Giuseppe Marino - Psicologo

Giuseppe Marino - Psicologo Ciao! Sono Giuseppe Marino, psicologo della provincia di Pavia. Mi occupo di clinica, formazione, di

Psicologo, iscritto all'Ordine degli Psicologi della Lombardia. Mi sono laureato a Pavia e da sempre coltivo la passione per la formazione, la psicologia clinica e le dinamiche sociali e di gruppo! La pagina Giuseppe Marino - Psicologo vuole essere uno strumento per stimolare l'interesse delle persone verso la psicologia, utilizzando articoli divulgativi, immagini, video e contenuti multimediali.

27/09/2025

«Ciao, sono Giovanni e non bevo da tre giorni»

Capita un sacco di volte. Quasi sempre, quando invito qualche gruppo di persone a riunirsi o a sedersi in cerchio, stai pur certo che qualcuno dirà: «Ciao, sono ... e non bevo da tre giorni». Mah.
A me sta cosa non ha mai fatto ridere; sarà che ormai la sento fino alla nausea, ma è proprio una di quelle battute che a mio parere, più che strappare un sorriso hanno lo scopo di mitigare il senso di disagio personale che il barzellettiere di turno prova al solo pensiero di stare di fronte agli altri.

Eh sì, perchè c'è questo grande problema in giro: che tutti, almeno qua dove abito, denunciano nel confronto uno ad uno il bisogno di spazi nuovi, interessanti, dove poter coltivare pensieri maturi e riflessioni profonde. Tutti abbiamo bisogno di gruppi che ci aiutino a crescere. Tuttavia, almeno qua, non è la norma. Qualcuno prova un tentativo, magari un coraggioso propone un'idea e immancabilmente arriva il guastafeste che ti ostacola con la sua frasetta irrisoria, dandoti del malato, del debole, dell'ipotetico alcolizzato - come se nel metterti in gioco, nel provare a conoscere qualcuno o provare un discorso meno superficiale del chiacchierare sul tempo, ci sia qualcosa di sbagliato o di ridicolo.

Io a questo gioco al ribasso non ci sto. Così, anche quest'anno, ho deciso di proporre a Stradella un percorso di gruppo che vada da metà Ottobre alla fine di Marzo, diviso in due fasce di età (dai 20 ai 35 anni; dai 35 anni in su), con cadenza bisettimanale e con lo scopo di coltivare un luogo di crescita per raggiungere assieme gli obiettivi personali di ogni componente del gruppo. Non è un gruppo di psicoterapia. Non un posto dove tutti si raccontano solo i problemi, ma piuttosto un’occasione per stare insieme in modo diverso: ascoltarci, creare, esplorare, condividere momenti autentici.

A volte è proprio da un piccolo passo che comincia qualcosa di grande. Se dentro di te senti che è il momento giusto per cambiare - o se conosci qualcuno che ha bisogno di una "spinta gentile" - questa potrebbe essere l’occasione giusta ;)

Per info: 338 237 1585
O scrivimi in chat qui :)

👶Aspettare un bambino e/o diventare genitori rivoluziona la tua vita!I mesi dell'attesa e i primi anni da genitori sono ...
24/09/2025

👶Aspettare un bambino e/o diventare genitori rivoluziona la tua vita!

I mesi dell'attesa e i primi anni da genitori sono un viaggio meraviglioso, ma anche carico di domande, paure e nuove responsabilità. Molti genitori ci hanno raccontato di sentirsi soli o giudicati, e di avere il bisogno di un luogo protetto dove poter parlare liberamente. Dopo aver ascoltato e condiviso così tante storie nel nostro studio, e dopo aver raccolto i vostri preziosi feedback, abbiamo capito che c'era un bisogno comune: quello di un luogo protetto e non giudicante dove potersi confrontare e crescere assieme.
✨➡️Per questo, abbiamo deciso di creare "Genitori: primi passi", un percorso online per accompagnare le mamme e i papà, futuri e neogenitori, in questa grande avventura.

📌Cosa prevede:
* Supporto professionale di due psicoterauti (entrambi genitori);
* Esercizi e attività settimanali, per riflettere assieme e trovare nuovi equilibri;
* Strumenti pratici e concreti per affrontare le piccole e grandi sfide;
* Un gruppo senza giudizio dove potrete condividere liberamente paure e incertezze, sapendo che non siete soli;
* La comodità di partecipare online da casa, ottimizzando al meglio il vostro tempo.

📝 Programma e Costi
Il percorso si articola in 9 incontri, più due sessioni dedicate esclusivamente ai papà e due alle mamme.
Date: Dal 5 novembre 2025 al 25 febbraio 2026.
Orario: Dalle 20:30 alle 22:00.
Costo: 350 € a coppia.
Chiusura iscrizioni: 21 ottobre 2025. ⚠️ Attenzione: i posti sono limitati!

📞Per informazioni e prenotazioni, contattaci al numero 3342651170 (Dott.ssa Mara Lupica Spagnolo) o 3382371585 (Dott. Giuseppe Marino).

🎙️ "C'è un bisogno che non posso più ignorare!"È quello che mi sono detto qualche anno fa, dopo alcune sessioni di terap...
16/09/2025

🎙️ "C'è un bisogno che non posso più ignorare!"
È quello che mi sono detto qualche anno fa, dopo alcune sessioni di terapia con pazienti che lamentavano
sempre la medesima difficoltà: trovare spazi di confronto, crescita e di relazione sani e interessanti.

🌿 "Essere Autentici" nasce da questo bisogno.
È un percorso, sì - ma soprattutto è una scelta coraggiosa: quella di prendersi cura di sé con onestà, con presenza e desiderio di crescere.
Se anche tu senti che qualcosa dentro di te vuole cambiare, ma non sai da dove iniziare… questo potrebbe essere il tuo posto giusto.

🌱 ESSERE AUTENTICI – Edizione 2025/2026
✨ Un viaggio di 6 mesi verso il tuo benessere psicologico

📌 Stradella | Piazza Trieste n. 23
📆 Dal 16 ottobre 2025 – Posti limitati

📣 "Essere Autentici" non è una terapia di gruppo. È un viaggio insieme a persone che vogliono darsi nuove possibilità. Uno spazio per confrontarti, mettere a fuoco i tuoi obiettivi e costruire, passo dopo passo, una versione più centrata e consapevole di te stesso/a.

💡 COSA FAREMO IN QUESTI 6 MESI:

🔍 Esplorazione personale - esercizi pratici e riflessioni per conoscerti meglio;
🤝 Relazioni autentiche - in un gruppo dinamico, accogliente, senza giudizio;
🎯 Obiettivi concreti - strategie semplici per dare forma ai tuoi desideri;
🌱 Integrazione e crescita - trasformare le intuizioni in abitudini quotidiane.

🕗 QUANDO?
📍 Il giovedì sera, ore 20:30 - 22:00
📅 Due edizioni separate per fasce d’età (inizio ad Ottobre 2025 e termine a Marzo 2026):
👥 20-35 anni;
👥 36+ anni;

L'iscrizione al percorso è di 250€ e include: 11 incontri, materiali, esercizi, guida professionale e un gruppo che ti accompagna davvero.

📢 Iscrizioni aperte fino al 2 ottobre 2025, ore 20.00
⚠️ I posti sono limitati!
👉 Contattami ora per info e iscrizioni
📞 Dott. Giuseppe Marino: 3382371585

10/09/2025

🦈 AMMAZZIAMO TUTTI GLI SQUALI

È il 1975. Nelle sale di tutti i cinema esce un film destinato a segnare la storia delle pellicole audiovisive: Steven Spielberg presenta “Lo Squalo” (Jaws, 1975): la storia di un enorme pescecane assassino, dipinto come un mostro divora uomini. 🩸
Il successo fu clamoroso, la colonna sonora la conosciamo tutti (John Williams fece l'ennesimo capolavoro di composizione). Ma altrettanto forte fu la paura che il film suscitò nelle platee. Molte persone svilupparono un terrore irrazionale degli squali e si diffuse la convinzione che fossero animali “malvagi” e da eliminare.

Diverse ricerche hanno mostrato che, a partire dalla fine degli anni ’70, ci fu un incremento della pesca sportiva e della caccia agli squali, in particolare negli Stati Uniti (National Geographic, Smithsonian Magazine).

Alcuni dati riportati dagli studiosi:
- Dopo l’uscita del film, le gare di pesca sportiva agli squali aumentarono, con una forte riduzione di popolazioni locali, soprattutto di squali bianchi e tigre;
- Negli anni successivi, la percezione culturale dello squalo come “predatore spietato” alimentò politiche poco favorevoli alla conservazione;

Ancora oggi gli esperti di conservazione marina ritengono che il film abbia contribuito a rallentare la tutela degli squali e a legittimare la loro uccisione (BBC).

Lo stesso Spielberg non se lo aspettava e ha espresso un profondo rammarico per aver contribuito alla caccia agli squali, scatenata dal successo del film, assumendosene infine e in parte della colpa.

👉 In sintesi: Lo Squalo non è stato la sola causa, ma ha avuto un impatto culturale enorme. Ha alimentato un immaginario collettivo negativo che ha giustificato per anni la persecuzione degli squali, con conseguenze reali sulle loro popolazioni.
Questo fenomeno in psicologia si chiama profezia che si autoavvera (self-fulfilling prophecy): quando un’idea, anche se esagerata o persino falsa, viene ripetuta con forza e caricata di emozione, può influenzare i comportamenti delle persone fino a farla diventare persino reale.

Tradotto su Stradella:
- Se si parla continuamente di una città sporca, la gente non comincerà un circolo virtuoso di pulizia - ma tenderà ad accomodarsi e rispettare di meno le regole, sporcandola di più;
- Se si descrive Stradella come una città insicura, la paura spingerà alcuni a comportamenti più aggressivi, quasi legittimati dall’idea che “tanto qualcun altro farà lo stesso con me”.

Quando ci chiediamo di chi è la colpa di alcune dinamiche, domandiamoci se noi per prima stiamo affrontando il problema con metodo e con il giusto vocabolario.

Questo non significa tacere o non denunciare. Anzi, è tutto l'opposto: qui s'intende risolvere il problema con serietà. Per farlo, occorre però trovare parole nuove per aprirsi al dialogo e non al conflitto. Esistono luoghi adatti, definizioni corrette e metodi verificati per affrontare le situazioni. È necessario smetterla con questa retorica. Non serve a nulla che le diverse amministrazioni continuino a puntarsi il dito l’una contro l’altra: questo goffo modo accusatorio non porta soluzioni, ma alimenta soltanto il divario tra opinioni, l'odio per il diverso e la caccia allo squalo, trasformando ogni problema - isolato o meno - in un mostro collettivo che, difatti, poi rischia di diventare reale. Così, le preoccupazioni che alcuni esprimono con toni violenti per strada o sui social - e che pure destano timore perché potrebbero concretizzarsi - se caricate solo di emotività e non orientate alla soluzione, finiscono per trasformarsi in accuse e scontri. In questo modo il problema non si risolve, ma rischia di autoalimentarsi e crescere. E noi, che pensavamo di esserne i paladini, finiamo per diventarne inconsapevolmente i sostenitori involontari (proprio come Spielberg per gli squali).

Creare fazioni non crea comunità.
Se davvero vogliamo una Stradella più sicura, vivibile e accogliente, dobbiamo costruirla insieme, aprirci in dialoghi costruttivi e diretti e non distruggere sempre Stradella a colpi di narrazioni tossiche. E non vale la scusa "Loro/gli altri non mi/ci ascoltano!" perchè se ci sentiamo davvero migliori di altri (e già questo è il pressupposto per non dialogare) dovremmo allora trovare noi il modo efficace per creare un ponte e collaborare.

Come ho già scritto, che ognuno di noi si senta responsabile di ciò che scrive, di come lo scrive, di quello che posta o che condivide. Chiediamoci sempre qual è il nostro obiettivo a lungo termine.

09/09/2025

"SIAMO INVASI DAGLI ALIENI!" 👽

«Signore e signori, è la cosa più terribile alla quale abbia mai assistito. Aspettate un momento! Qualcuno sta cercando di affacciarsi alla sommità. Qualcuno... o qualcosa. Nell'oscurità vedo scintillare due dischi luminosi: sono occhi? Potrebbe essere un volto. Potrebbe essere... [Urlo di terrore della folla]»

🎙️ Il 30 ottobre 1938 Orson Welles presentò una trasmissione radiofonica in forma di finto notiziario sull’invasione marziana, tratto da The War of the Worlds di H.G. Wells.

Tuttavia, molti ascoltatori credettero fosse reale, scatenando il panico. Alcune persone corsero via, cercarono rifugio, telefonarono a parenti nel panico più totale. Difatti, poi, i veri casi di panico generalizzato furono relativamente pochi e già nel giorno successivo emergeva come tutti si trattasse di un’interpretazione eccessiva e distorta del pubblico e dei reportage.
La stampa però esagerò fortemente l’impatto, raccontando di una nazione in preda al caos, e creando una narrazione collettiva amplificata e irrealistica!

👉 Un altro esempio interessante?
Negli Stati Uniti, tra la fine degli anni ’70 e la metà degli anni ’80, si diffuse un vero e proprio panico morale legato ai bambini scomparsi: il fenomeno ebbe inizio con casi tragici e reali, come il rapimento di Etan Patz nel 1979 e di Adam Walsh nel 1981.
Anche in quel caso i media diventarono una grancassa distorta, diffondendo cifre allarmistiche (per esempio, la falsa affermazione che 1,5 milioni di bambini sparissero ogni anno).
Questa distorsione alimentò la paura collettiva del “stranger danger” (il pericolo rappresentato da estranei) e contribuì a trasmettere false associazioni tra rapimenti di bambini e altre categorie stigmatizzate (ad esempio, omosessuali).

➡️ Ora, immagina che a Stradella capiti un evento serio, che richieda attenzione e - più di mille parole - azioni concrete, sia di risposta immediata che tavoli di lavoro per garantire nuove forme di prevenzione. L'evento, o gli eventi, fanno parte chiaramente di un contesto più ampio di dinamiche che forse sono il risultato, costante negli anni di politiche poco fruttuose (episodi di aggressioni e bullismo non hanno radici tenere e sottili, ma si ripetono ciclicamente e indipendentemente dalle amministrazioni).

Questa volta, tuttavia, viene coinvolto il vice-parroco: e proprio per ciò che la sua figura rappresenta, questo episodio necessita di ancora più attenzione a come si racconta e si interpreta l'evento.
Questa è una situazione delicata: in psicologia e sociologia fenomeni simili possono diventare la miccia per deformare la realtà in modo collettivo attraverso media, una politica poco lungimirante o una distratta opinione pubblica. Chi sta ai vertici di un comune (maggioranza e minoranza assieme) dovrebbe conoscere - o chiedere aiuto quando non è a conoscenza - di fenomeni quali:

📌 Panico morale (moral panic)
Termine coniato dal sociologo Stanley Cohen negli anni ’70. Indica una reazione collettiva sproporzionata verso un evento o un gruppo percepito come pericoloso, spesso alimentata dai media. Classico esempio: le “paure sataniche” negli USA negli anni ’80;

📌 Contagio emotivo / panico collettivo
Fenomeno in cui emozioni (paura, rabbia) si diffondono rapidamente in un gruppo o comunità, portando a comportamenti irrazionali e amplificati rispetto al fatto originario;

📌 Amplificazione sociale del rischio (social amplification of risk)
Teoria secondo cui un rischio reale viene percepito come molto più grande del reale a causa del modo in cui viene comunicato (media, social, discorsi politici);

📌 Bias di disponibilità (availability heuristic)
Tendenza cognitiva a sovrastimare la probabilità di un evento solo perché è molto discusso, visibile o emozionante, anche se i dati reali dicono il contrario.

📌 Effetto Pigmaglione: per cui, il ripetersi di un concetto o di uno stato d'animo, fan sì che questo - anche se prima smorzato o non presente - si amplifichi e talvolta, se parliamo di un fatto, si auto-avveri.

A Stradella, dopo alcuni episodi di bullismo e soprattutto dopo lo schiaffo di una ragazza fragile al viceparroco (tutti eventi denunciabili e su cui bisogna prestare attenzione e dare risposta), si è arrivati a una narrazione di città “insicura”, quasi sotto assedio. Ci sono video con gazzelle dei carabinieri che continuano a girare per la città; reportage con colonne sonore da incubo o da film thriller. Giornalisti che cercando di scaldare a parole la cronaca. Il mio grande timore è che l’eco amplificata dei social e di certa stampa rischi di produrre effetti concreti:
- Una descrizione di Stradella come luogo estremamente non sicuro, che non corrisponde ai fatti;
- Il timore di entrare in oratorio: uno dei pochi spazi pubblici che salvaguardano i ragazzi da tantissimi problemi psicologici e di carattere sociale;
- Una crescente tensione da parte di tutti, che se alimentata può anche sfociare in ulteriori scontri, frizioni e situazioni di violenza sempre peggiore;
- La paura di vivere, crescere i propri figli o investire qui, con ricadute sulla nostra comunità e la qualità della vita di tutti.

Chiediamoci: vogliamo davvero questo?

⚠️ Qui non significa essere buonisti o nascondere i problemi sotto il tappeto, ma piuttosto di affontarli con cognizione e senso di responsabilità: conoscendo le dinamiche che possono derivare da una cattiva gestione degli eventi, sia sul breve che sul lungo periodo. Occorre fare un'analisi precisa, concreta, una mappatura seria dei problemi e poi sedersi ad un tavolo comune e trovare soluzioni a breve e lungo termine pratiche e possibilmente lungimiranti. Non si può rispondere a situazioni così complicate mossi dalle emozioni, dai ricordi (che per natura sono sempre falsati), dalle soluzioni basate sulla propria esperienza personale o dalle semplificazioni.
Alimentare dinamiche che ci dividono è sbagliato: ricordiamoci che Stradella siamo tutti noi. Se c’è un problema, lo si affronta insieme, con azioni pratiche e collettive, non con narrazioni che ci tuffano nel terrore o ci mettono gli uni contro gli altri.

Spero che questo post sia utile a capire meglio quali dinamiche di gruppo mi allarmano. La mente collettiva può essere uno strumento virtuoso, se mosso da ragione. Odio, risentimento, sfida, rabbia sfociano nella perdita di controllo della psiche sociale, quindi dell'intera comunità. Che ognuno di noi si senta responsabile sempre di ciò che scrive, posta, condivide.

"UNA GANG DI MINORENNI SI È ORGANIZZATA PER PESTARE IL NOSTRO DON, SPUTARGLI ADDOSSO E HA MINACCIATO DI INCENDIARE TUTTA...
07/09/2025

"UNA GANG DI MINORENNI SI È ORGANIZZATA PER PESTARE IL NOSTRO DON, SPUTARGLI ADDOSSO E HA MINACCIATO DI INCENDIARE TUTTA LA PARROCCHIA"
.. o meglio, questo è il risultato di un ping-pong mediatico che ha tramutato un fatto spiacevole in una vicenda drammatica e nazionale.
La premessa è questa: dopo le prime voci confuse ho chiamato personalmente Don Daniele che mi ha raccontato la sua versione dei fatti. Durante una festa dell'oratorio, una ragazza in difficoltà ha tentato di aggredirlo e lui l'ha contenuta: un fatto che merita attenzione, che forse poteva essere evitato, su cui è giusto riflettere perchè non si ripeta. Eppure... persino l'ANSA o TgCOM riportano un episodio molto differente da questa testimonianza. Come mai?

Ebbene, quando siamo coinvolti in situazioni simili il nostro cervello e la mente collettiva non funzionano in modo equilibrato. Ci sono almeno tre variabili che:
📌 Euristica della disponibilità: tendiamo a credere che ciò che ricordiamo più facilmente (perché recente, scioccante o emotivamente forte) sia la versione più attendibile. Così, tra un racconto meno d'impatto e veritiero e uno più allarmante, ma inventato, tendiamo a crede che il secondo sia quello più fondato e rappresentativo della realtà;
➡️ Nel caso specifico ieri si parlava di un'aggressione da parte di qualche ragazzo, poi di una banda, poi di una gang organizzata. Si è poi arrivati a ipotizzare sputi, calci, pugni e minacce personali. Alcuni adulti e genitori hanno espresso la preoccupazione per l'oratorio: così il racconto è diventato che questa gang voleva incendiare l'oratorio. Infine l'intera parrocchia.

📌 Bias di conferma: selezioniamo inconsciamente i racconti che rinforzano le idee che già abbiamo (“i giovani sono tutti senza rispetto”, “una volta non succedeva”). Questo rende difficile vedere la complessità dei dati.
➡️ Un esempio? In più contesti tra ieri ed oggi ho provato a riportare la versione di Don Daniele. Tuttavia, se un altro post veniva condiviso con la notizia del nostro prete aggredito da una banda di minori delinquenti, questa versione riceveva più credito e attenzione persino della versione che lo stesso Don Daniele mi aveva autorizzato a condividere. Inoltre, sul web fioccano i ricordi nostalgici di paesi senza vicende drammatiche o di cronaca nera: questo non perchè non siano accadute, solo tendiamo a rimuoverle.

📌 Effetto del passaparola: ogni volta che una storia viene ripetuta, tende a semplificarsi e a caricarsi emotivamente. Così da un’aggressione circoscritta si passa, nel giro di pochi giorni, alla percezione che “non si può più uscire di casa senza rischiare”.
➡️ Sia sui gruppi locali che quelli nazionali la tensione è fortissima. Il processo di analisi delle fonti è davvero scarso e, permettetemi una riflessione: per me è davvero allarmante come delle testate nazionali preferiscano il clickbaiting ad un giornalismo attento, scrupoloso e verificato.

A Stradella un episodio simile era già capitato: una decina di anni fa qualcuno per scherzo aveva condiviso la notizia di un coccodrillo 🐊 che sguazzava nel torrente Versa. La burla si era tramutata in un uragano di avvistamenti dopo che una signora denunciò la scomparsa del suo cagnolino.

📚 Se tra chi legge, fosse interessato a questi argomenti, può approfondire con "Pensieri lenti e veloci" di Daniel Kahneman.

Facciamo però finta che tutto questo sia accaduto. Come comportarsi? Tanti commenti su facebook propongono di rispondere alla violenza con altrettanta violenza, di punire uno o un gruppo per dare l'esempio al rimanente, di utilizzare la legge del taglione o organizzare ronde di cittadini per bene che veglino sulla quiete pubblica.

Due considerazioni.
📌 La prima; ammettiamo davvero che esista una gang di ragazzi minorenni che utilizzi l'aggressione come metodo di confronto. Crediamo davvero che tutta questa visibilità mediatica possa giovare a un qualsiasi metodo rieducativo (aggressivo o meno)? Proviamo ad uscire dallo schema autoreferenziale del "Se parlassero di me in tutta Italia in questo modo, beh, io mi scaverei la fossa dalla vergogna" e proviamo ad empatizzare: un ragazzo fragile, che vive un mondo di solitudini, come potrà giudicare tutta questa attenzione? Un invisibile, come tradurrà questo "essere (forse finalmente) visto"? Non stiamo rischiando di rinforzare questi loro atteggiamenti, come la soluzione più rapida per essere finalmente, nel bene o purtroppo nel male, qualcuno?

📌 I metodi sopra-citati sono tutti comprensibili: quando le persone si sentono insicure, è naturale che qualcuno invochi “più durezza”, o addirittura il ritorno a punizioni fisiche. Ma la ricerca psicologica è chiara:

- La violenza punitiva non riduce i comportamenti aggressivi
(Gershoff, E. T., & Grogan-Kaylor, A., 2016, Journal of Family Psychology: meta-analisi su 50 anni di studi sulle punizioni corporali);
- Genera rancore, desiderio di vendetta e spesso recidiva
(Donnelly, M., & Straus, M. A., 2005, Corporal Punishment of Children in Theoretical Perspective: correlazione tra punizioni fisiche, ostilità e ripetizione della violenza).
- Trasmette ai più giovani un messaggio implicito: “alla violenza si risponde con violenza”
(Bandura, A., Ross, D., & Ross, S. A., 1961, Journal of Abnormal and Social Psychology: celebre esperimento della “Bobo doll” sul modeling dell’aggressività).

La vera sicurezza nasce non dal colpo più forte, ma da istituzioni che intervengono con rigore ed equità, da una comunità che educa e da reti di sostegno che prevengono i comportamenti a rischio
(Mikton, C., & Butchart, A., 2009, World Health Organization: studi di prevenzione della violenza familiare e comunitaria). Questo disordine è chiaramente il risultato dell'incapacità di noi adulti di trasmettere quei valori che speriamo possano migliorare le generazioni future. Penso che sia necessario capire quali siano quelle azioni, singole e di comunità, che possano agevolare un processo di crescita positivo. Dobbiamo impengarci in schemi costruttivi e soluzioni alternative alla violenza per non lasciare ai ragazzi un mondo fatto di solitudini e risposte aggressive. Abbiamo bisogno di spazi di confronto e luoghi di aggregazione per destrutturare il concetto per cui chi ci è differente allora è "altro" e speriamo che si integri da sè o a bastonate.
Abbiamo vite sempre meno aperte alla comunità o la dividiamo in fazioni che si scontrano perchè il conflitto accende più che il confronto: così non ci apriamo ad una visione sul lungo periodo. E questo è un grande peccato; perchè non concentrandoci sulla prevenzione cadiamo nella trappola che i problemi si risolvano quando arrivano e anche velocemente, con una toppa: che il tutto subito è meglio. E così facciamo anche con i giovani: anzichè accompagnarli, arriviamo alla fine - quando è difficile persino rattoppare. Quando diventano aggressivi o si mettono in situazioni che non gli avremmo mai augurato.
Abbiamo bisogno di altre notizie allarmanti per muoverci tutti assieme? Penso sia nostro dovere impegnarci a coltivare una responsabilità adulta e sociale, così da evitare il dibattito su quali possano essere invece le punizioni esemplari. Se occorre una punizione significa che siamo arrivati tardi. Il mondo non si dovrebbe dividere in ciò che puoi o non puoi fare perchè altrimenti le buschi, ma in ciò che è giusto o sbagliato fare per far parte di una comunità bella, ricca, che ha le sue regole e in cui vale la pena vivere e contribuire a migliorare. La domanda è: noi la siamo?
E' necessario rinnovare il concetto di "assieme" che abbiamo vissuto e che tendiamo a dimenticare (quante volte sento la frase "eh ma mio figlio non è così..."): dobbiamo proporre alternative sane e cittadine piuttosto che rintanarci o rinunciare, vivendo nei ricordi, per non fare i conti con un presente e un futuro che in modo sempre più evidente ci sta dicendo che forse dobbiamo impegnarci a dire "noi".

Il suo nome da battaglia era Montecarlo. Aveva 22 anni ed era un giovanotto quando, tra le colline di Ruino, litigò con ...
25/04/2025

Il suo nome da battaglia era Montecarlo. Aveva 22 anni ed era un giovanotto quando, tra le colline di Ruino, litigò con i compagni partigiani perchè lasciassero libera una giovane tedeschina che aveva davvero poco a che fare con le politiche di ogni regime. Quando si è giovani con la guerra non si dovrebbe mai avere a che fare, come da vecchi. Ebbene, Montecarlo quella ragazza riuscì a liberarla.

Nei giorni seguenti lo catturarono insieme agli altri suoi compagni. In quelle settimane lo portarono a Broni, a Villa Nuova Italia, e poi a Cigognola, dove avevano sede le stazioni della Sicherheits.

Li misero tutti in fila, davanti ai parenti. Un attimo prima che l'esecuzione avesse luogo, quella ragazza tedeschina fece capolino tra i soldati nazisti e riconobbe Montecarlo. Si caricò allora un fucile a salve e tutti i partigiani, tutti tranne Montecarlo si accasciarono a terra. Ma mio zio, che con quei ragazzi - amici - ci aveva vissuto i suoi soli e pochi 22 anni, non riuscì a sopportare di potersene andare a casa da solo e con gli stivali sporchi del loro sangue. E così anche Montecarlo chiese il colpo di grazia. Tra la gente presente sua sorella svenne dal dolore. Si risvegliò dopo poco, ma lui non c'era più.

Io di storia ne racconto una, che sta da quella parte della collina in alto. Ce ne sono mille altre di storie, non partigiane anche, di fronti e fazioni diverse, ma sempre tante storie così: piene di ragazzi che lo sono rimasti per sempre perché costretti. Racconti carichi di dolore, schieramenti difficili e decisioni crudeli: perché quando non hai memoria puoi solo vivere l'attimo, sperando che la tua scelta non sia troppo distante dal futuro che speri per tutti.

Oggi, invece, una morale comune per prevedere ce l'abbiamo.
In guerra tutti perdono.
Facciamone tesoro, liberi, insieme. Facendo più rumore possibile in questa giornata così tanto importante! Forse (purtroppo) sempre più importante!

Buona Giornata. Buon 25 Aprile! 🇮🇹

✨ Un cuore al centro. E attorno, tante mani colorate. 👐🏼🎨È così che si chiude questo percorso.O meglio… è così che si ap...
25/03/2025

✨ Un cuore al centro. E attorno, tante mani colorate. 👐🏼🎨
È così che si chiude questo percorso.
O meglio… è così che si apre qualcosa di nuovo.

Ad Ottobre 2024 è cominciato un percorso di gruppo chiamato "Essere Autentici"; l'obiettivo era quello di raccogliere in un cerchio persone che desiderassero cambiare, provare, sentirsi, incontrare: insomma, vivere un'esperienza autentica quando tutto intorno sembra rinchiuso e soffocato.

Così, è accaduto: che nove partecipanti sconosciuti sono diventati una piccola comunità che ha scelto di stare bene, diventando testimoni gli uni degli altri. Quello che è successo, va oltre le parole di post. Una cosa è certa: da qui, non si torna indietro.

Questo cuore, al centro del quadro, racchiude un pezzetto di ognuno.
Le mani sono il segno concreto di chi c’era, di chi ha avuto il coraggio di esserci davvero.

A chi ha fatto parte di questo viaggio: grazie.
Avete reso questo percorso un’esperienza viva, piena, trasformativa. 🐛🦋✨
E a chi sente che è il momento di iniziare a conoscersi un po’ di più… Le porte sono sempre aperte.
Ci sono cammini che aspettano solo di essere iniziati.

08/01/2025

Ogni anno ci riempiamo di buoni propositi…
E poi, diciamocelo, dopo la prima settimana, tornano le vecchie abitudini. La routine prende il sopravvento e quei piccoli grandi sogni rimangono solo idee.

Per questo, da qualche anno, nel Comune di Stradella ho deciso di proporre una soluzione allo stallo: una serie di gruppi di crescita personale. Non sono gruppi di psicoterapia, ma spazi dove possiamo lavorare insieme sui nostri obiettivi, esplorare le nostre emozioni e costruire progettualità autentiche.

Un luogo diverso dai soliti bar o dalle conversazioni superficiali, dove si può riflettere, condividere e creare qualcosa di significativo per l’anno a ve**re.

Se vuoi dare valore ai tuoi buoni propositi e trasformarli in azioni concrete, c’è questo spazio per te:
📆 11 incontri da gennaio a giugno 2025
📍 Stradella, Piazza Trieste 23
👥 Un piccolo gruppo dedicato al cambiamento e alla crescita personale

👉 I posti sono limitati, le iscrizioni chiudono il 9 gennaio 2025.
Se hai tra i 35 e i 65 anni e vuoi affrontare in modo diverso quest’anno, contattami e scrivimi un Whatsapp a:
📞 338 237 1585

Il tuo viaggio verso il benessere personale inizia da un piccolo passo!!

Chi mi conosce lo sa: questo è un fossile. Nella mia libreria personale ne custodisco alcuni davvero particolari: ci son...
31/12/2024

Chi mi conosce lo sa: questo è un fossile. Nella mia libreria personale ne custodisco alcuni davvero particolari: ci sono denti appartenuti a lucertoloni giganti, alcune conchiglie di tantissimi anni fa. C'è persino un frammento di Mammuth. E poi c'è lei: una formichina, un dono che mi è stato fatto quest'anno da un carissimo amico. Pensate: ha 56 milioni di anni!

La posto a fine anno perchè questa formichina racchiude un po' il significato di questi ultimi 365 giorni. Sapete che le formiche possono costruire ponti sull'acqua? Che allevano altri insettini e coltivano funghi nei loro cunicoli sotterranei? Sapete che il più grande formicaio al mondo è lungo più di 6000 km?! E pensate, una formica tutto questo non sa neppure che sia possibile! Eh sì, perchè non c'è nulla di tutto questo iscritto nel suo DNA. È stando assieme alle compagne che scopre di cosa sia capace! Ecco, questo per me è stato un anno costellato dalla parola "noi": l'ho trovato nei due libri pubblicati per i miei studenti, nella laurea in filosofia (che non avrei mai conseguito senza il supporto di chi mi Ama e della mia cara relatrice). Ci sono stati noi nelle ore di lavoro e psicoterapia, che mi hanno fatto prendere nuove strade professionali. "Noi" per un bellissimo gruppo sperimentale che è linfa anche per lo stesso conduttore. E poi un "NOI" che ad Agosto ha rivoluzionato per sempre le stagioni della mia vita.

Questa formichina ha 56 milioni di anni; Non è meraviglioso? Credo sia un tempo da capogiro: siamo qui di passaggio e neppure per troppo. Eppure, proprio come la formichina, che da sola sembra fragile, ma insieme alle sue compagne costruisce meraviglie, anche noi possiamo realizzare cose straordinarie quando ci uniamo e ci sosteniamo a vicenda. La nostra grandezza non sta nella durata della nostra esistenza, ma nell’intensità e nel significato che riusciamo a darle.

Auguro a tutti di non dimenticare il potere del "noi," di prenderci cura delle relazioni che ci nutrono, di salutare con gentilezza ciò che non è necessario e costruire, insieme, ponti di signicati che resistano al tempo... almeno 56 milioni di anni! (quanto una formichina)

Buon Nuovo Anno a tutti!

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Piazzale Trieste, 23
Stradella
27049

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