09/11/2025
Ogni persona è come una corda e possiede una capacità di vibrazione. Quando incrociamo le nostre vere passioni, iniziamo a suonare davvero. "
Beppe Vessicchio aveva questo modo di parlare della musica che arrivava dritto al punto. La sua figura resterà impressa nella memoria di chiunque abbia seguito la televisione italiana: bastava sentir pronunciare "Dirige l'orchestra il maestro Vessicchio" per avvertire un senso di sicurezza, come se tutto fosse al proprio posto sul palco e tra il pubblico. Non era solo un direttore d’orchestra, ma una presenza gentile che entrava nelle case senza mai essere invadente.
Nato a Napoli nel 1956, Vessicchio aveva iniziato tra le strade della sua città, dove la musica si respira ovunque. Diplomato in pianoforte, aveva lavorato come arrangiatore per artisti come Nino Buonocore, Edoardo Bennato e Peppino di Capri. Il suo talento si era fatto notare presto anche fuori da Napoli e negli anni Ottanta aveva stretto un sodalizio artistico con Gino Paoli, grazie al quale sono nate canzoni che sono diventate dei classici.
La notizia della sua morte all’età di 69 anni, avvenuta all’ospedale San Camillo di Roma per una complicazione improvvisa, è stata uno shock. Era un punto fermo del Festival di Sanremo dal 1990, tanto che il suo nome è diventato sinonimo di eleganza musicale. Ha vinto come miglior arrangiatore in diverse edizioni e ha diretto successi di artisti come Avion Travel, Alexia, Valerio Scanu, Roberto Vecchioni, Mia Martini, Mango, Elio e le Storie Tese, Le Vibrazioni, Gianluca Grignani, Arisa e molti altri. Negli ultimi anni, il suo ingresso all’Ariston era sempre accolto da applausi speciali, affetto che andava oltre la musica.
Vessicchio non era legato solo a Sanremo. È stato anche insegnante e direttore d’orchestra nel programma "Amici" di Maria De Filippi per oltre un decennio, dove ha trasmesso ai ragazzi e al pubblico il rispetto per la disciplina musicale, sempre con una calma e una ironia che lo rendevano unico. Per lui, l’educazione musicale non era mai solo teoria, ma un modo per ricercare equilibrio interiore.
Spesso parlava di "armonia naturale" come chiave per capire non solo la musica, ma anche la vita: "Il silenzio è il tessuto in cui il suono si intrufola", spiegava. Credeva nella bellezza come proporzione e nel trovare il proprio ritmo, senza farsi schiacciare dalle mode. Nel 2024, vedere una sua composizione eseguita dall’Orchestra della Scala è stato per lui un ritorno alle origini, come tornare a casa dopo tanto tempo.
Negli ultimi tempi si era appassionato anche al vino, fondando una cantina in Abruzzo dove i vini maturavano ascoltando frequenze musicali. Un’idea che univa la passione per la musica a quella per la natura. I proventi di queste bottiglie andavano a borse di studio per giovani musicisti, con l’intento di portare la musica dove ce n’è più bisogno.