19/09/2025
Onorato di aver ricevuto in studio Mons. Aladino De Iuliis e la copia del suo libro: “La spia” vestita da seminarista. Un episodio nel massacro nazista a Gamberale.
Presentazione del libro di S.E. Mons. Giuseppe Di Falco, Vescovo della Diocesi di Valva e Sulmona (1985-2007).
“Potevano essere pagine, emozionanti come tante, di un condannato a morte.
Sono invece pagine di uno scampato alla condanna a morte emessa, e già in fase di esecuzione, dai militari tedeschi accampati in Gamberale, suggestivo angolo del nostro territorio diocesano, il cui scenario ha registrato altre note atrocità durante il periodo della loro occupazione.
Pagine tuttavia che vedono la luce a distanza di decenni dall’accaduto evento, mentre chissà quante pagine, di quelle vicende belliche, che hanno innocentemente coinvolto persone singole e comunità in insopportabili tragedie, restano purtroppo bianche e mute per pudore o disinteresse, per pigrizia o per calcolo, privando la storia di testimonianze educativamente feconde.
I motivi invece per i quali Mons. Aladino De Iuliis ha taciuto fino ad oggi la vicenda che lo ha visto allora protagonista e ora accurato narratore, sono da lui scrupolosamente manifestati nelle premesse al racconto.
In realtà durante la lotta di liberazione vi fu un altissimo numero di Sacerdoti e di Seminaristi uccisi da parte dei nazifascisti e dei partigiani comunisti.
Di loro e dei loro martirii non si è avuta quella doverosa risonanza che invece non è mancata ad altri.
Giustamente la naturale ritrosia, umiltà, religioso pudore, che connotano la personalità di Mons. De Iuliis lo hanno portato a pensare che quanto vissuto da lui, quattordicenne seminarista, non avesse rilevanza alcuna.
La lettura delle sue pagine, ricche di precisione narrativa, di calore umano e testimonianza di fede, ci convince invece della rilevanza che esse hanno anche nell’evidenziare le indicibili sofferenze di tanti nostri conterranei in quelle vicende belliche e soprattutto la grande dignità e solidarietà con cui sono state affrontate e vissute.
Tuttavia penso che le motivazioni più profonde e più nobili che hanno spinto il nostro don Aladino a uscire dal suo silenzio vanno individuate nel forte attaccamento alla sua comunità nativa di cui è stato anche parroco, e soprattutto nel voler rendere omaggio di amore e gratitudine ai suoi famigliari, sommamente al suo papà che per lui resta esemplare uomo di saggezza umana, sentimenti cristiani e amore incondizionato alla famiglia.
La circostanza, poi, che queste pagine vedano la luce in occasione della celebrazione del suo cinquantesimo anniversario di Ordinazione Sacerdotale è il modo più eloquente per mettere un sigillo di gratitudine al Signore per la feconda fedeltà al ministero sacerdotale, ma anche al dono di nobili sentimenti di fede, così bene espressi nella sua narrazione, in quei tragici momenti della sua vita di quattordicenne seminarista.
Personalmente sono vivamente grato a lui anche per questa perla di testimonianza che onora il presbiterio diocesano”.
Sulmona, 1° marzo 2005
Studio Medico AREL