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Percorso di uscita dalla violenza
Codice rosa: con questo siamo partiti tre anni fa ad occuparci di violenza in sanità, perché la violenza è un problema di salute pubblica mondiale, non solo perché lo afferma l’ONU o l’OMS ma perché parte dal disagio e crea malattia . Il disagio è educativo culturale e sociale, si pone a modello e si annida fra questi anfratti della vita e della evoluzione umana ripetendosi e riproponendosi nei processi di identificazione maschile e femminile con effetto domino e si infrange in tutte quelle forme di incessante violenza quotidiana che le cronache stancamente ci riportano.
Non è più una novità che una donna venga ammazzata ogni giorno in Italia è una tragica “normalità” a cui purtroppo ci stiamo abituando e per proteggerci dalla paura e dal dolore, prendiamo le distanze immaginando tali eventi lontani dalla nostra vita, dalla nostra famiglia. Se in questi tre anni di attivazione del codice rosa in tutti gli ospedali dell’ asp si rilevano più di seicento accessi al pronto soccorso, in maggioranza volontari vuol dire che il fenomeno non è distante da noi .Facciamo i miracoli? Certamente no. Facciamo tutto ciò che è previsto dalle norme? Decisamente no. Facciamo quello che donne e uomini di buona volontà nell’ambito dei propri ruoli istituzionali ( e spesso anche fuori dai propri ruoli e dagli orari di servizio) possono fare organizzando servizi ,procedure e soprattutto rete interistituzionale per contrastare la violenza e lo stillicidio di donne morte ammazzate o femminicidi, come oggi si usa definire, che in provincia di Siracusa negli ultimi dieci anni ha riguardato 18 Donne ,dunque 36 famiglie e un numero imprecisato di figli rimasti orfani. Tutto questo ci riguarda . Eccome se ci riguarda! Tutti.
Quando si parla di violenza o maltrattamento in ambito familiare è chiaro che non ci si riferisce alle normali liti coniugali o alle discussioni talvolta aggressive tra familiari o coppie o padri madri e figli, fratelli e congiunti. Facciamo riferimento a rapporti di potere impari ,a relazioni malate, a tutti quegli atti di violenza fondati sull’appartenenza al sesso femminile che causano gravi conseguenze fisiche, psicologiche, sessuali, sociali e che comprendono anche la minaccia di tali atti. La violenza è un atto turpe ovunque si manifesti in famiglia, nei luoghi di lavoro, nelle istituzioni educative. La legislazione nazionale affronta il problema sotto l’aspetto penale introducendo negli ultimi anni importanti e sostanziali cambiamenti e tipologie di reato con inasprimento delle pene.
Nel febbraio 2011 l’Italia ha varato il primo piano nazionale contro la violenza di genere e lo stalking con linee guida destinate a figure professionali sanitarie e ad altre figure professionali. In Sicilia il piano della salute 2011/2013 emanato dall’assessorato alla salute introduce il tema degli effetti sulla salute delle violenze verso le donne e prevede nell’organizzazione dei servizi, luoghi dedicati alla presa in carico delle persone(minori donne fragili) vittime e/o a rischio di maltrattamento e violenza. Con la circolare 6/2012 si attiva il codice rosa la cui diffusione in Sicilia resta ancora vincolata alla volontà di pochi e decisamente “a macchia di leopardo”. Nei pronto soccorso lavoriamo in strettissima collaborazione con le associazioni antiviolenza, che hanno un peso sostanziale nell’accoglienza, nella cura e nel difficilissimo percorso di uscita. Ci muoviamo in strettissima sinergia con le forze dell’ordine e la magistratura in virtù di un protocollo d’intesa siglato nel 2014 risultato fattivo ed operativo.