Dott.ssa Roberta Manzin Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Roberta Manzin Psicologa Psicoterapeuta Studio di Psicologia e Psicoterapia. Libero professionista. Fotografía Terapéutica.

In uno spazio di condivisione si affronta la possibilità di costruire punti di vista nuovi, per creare la differenza necessaria per il cambiamento. Può essere negli incontri individuali, oppure di gruppo (dalla coppia alla famiglia a un gruppo numeroso -esempio di genitori, di crescita, adolescenti..). E' possibile formare gruppi o organizzazioni per finalità di gestione del gruppo (relazione, com

unicazione...). Nell'ambito giuridico invece la consulenza riguarda tematiche inerenti la separazione, l'affidamento dei figli, le confilittualità; percorsi di mediazione familiare.

Adolescence di Netflix è una miniserie potentissima. Dal momento in cui termina, che l’invito deve restare impigliato co...
23/03/2025

Adolescence di Netflix è una miniserie potentissima.
Dal momento in cui termina, che l’invito deve restare impigliato come bussola.
Aprire gli occhi (e il cuore)!

Qualità del tempo di conversazione coi figli? Li conosciamo? Li conosciamo per quello che sono o per quello che abbiamo bisogno di vedere?

Il mondo che sta dietro la porta di una camera da letto è davvero così lineare?

Direbbe qualcuno, niente (e nessuno) e’ fino in fondo davvero quello che sembra.
Facciamo un passo indietro (con le nostre pseudo/sicurezze rampanti) e andiamo a bussare a quella porta.

E’ una cartina tornasole.
Potremo usarla come alibi o come deresponsabilizzazione o come invito/suggerimento.

PS
Guardate la miniserie con i figli accanto. Ogni pretesto è buono per farsi domande domande domande e creare una relazione.

Meraviglioso incastro, la prima!!Il pretesto è la fotografia La fortuna di un potente translateE la voglia di riabilitar...
19/01/2025

Meraviglioso incastro, la prima!!

Il pretesto è la fotografia
La fortuna di un potente translate
E la voglia di riabilitare lo sguardo ‘sulle cose’

come atteggiamento

19/09/2024

Un uomo e sua moglie vanno allo zoo.
Vedono una scimmia che gioca appassionatamente con la sua femmina.
La donna esclama: ′′Che romanticismo!".
Poi trovano un leone e la sua leonessa separati l'uno dall'altro.
Il leone silenzioso e solo nel suo angolo come se la leonessa non esistesse.
La donna commenta: ′′Che triste scena senza amore!".
Il marito replica: ′′Lancia una pietra verso la leonessa e osserva".
Quando lei getta la pietra, il leone salta ruggendo per difendere la sua leonessa.
Rivedono le scimmie e lei fa lo stesso gettando una pietra.
La scimmia salta e abbandona la sua femmina per salvarsi la pelle.
A questo punto il marito commenta: ′′Non lasciarti ingannare da ciò che vedi come romanticismo in alcuni, molte volte è un'apparenza ingannevole che nasconde un cuore vuoto; ce ne sono altri al contrario che non mostrano nulla, ma i loro cuori sono pieni di amore sincero".

Purtroppo al giorno d'oggi abbiamo così tante scimmie e così pochi leoni.

(Sulle relazioni, ai tempi dell’ involuzione. Ma sono solo parole 🎼🎤?)

Condivido questa breve riflessione di una collega.Voi cosa ne pensate?
08/09/2024

Condivido questa breve riflessione di una collega.
Voi cosa ne pensate?

Chi ti giudica, in fondo, è un inventa vite. Ti guardi attraverso le sue lenti e scopri un altro te. Perché chi parla di te lo fa a partire dalle sue categorie… | 37 commenti su LinkedIn

A volte, le riflessioni opportune Buona lettura!!https://www.facebook.com/share/NNBVLK4kZodPmRzF/?mibextid=WC7FNe
26/07/2024

A volte, le riflessioni opportune
Buona lettura!!

https://www.facebook.com/share/NNBVLK4kZodPmRzF/?mibextid=WC7FNe

Questo è dedicato a chi molla.
Questo è dedicato a chi rinuncia, a chi si arrende, a chi si ritira.
Questo è dedicato a chi, a un certo punto, si è reso conto che non era capace, che non era buono, che non era in grado. E al posto di provarci a tutti i costi, se ne è andato.
Questo è dedicato a chi è stanco, a chi è esausto, a chi almeno una volta ha detto: basta, non ce la faccio, ne ho avuto abbastanza, lascio.

Questo è dedicato a chi cede, a chi abbandona, a chi abdica, a chi si dimette. Anche da se stesso.
A chi non s’è fatto fregare dalla retorica dell’eroe, dagli anabolizzanti dell’ottimismo a tutti i costi, a chi da piccolo si è sentito dire “non mollare” e da quel momento in poi mollare è diventata soprattutto una questione di principio.
Questo è dedicato a chi ha lasciato un lavoro, un progetto, un rapporto o una concezione di se stesso. A chi ha accantonato un account, ha abbandonato un abbonamento, a chi ha chiuso i conti con un conto corrente.

A chi ha lasciato una città, perché già ci era nato e viverci pure gli pareva di infierire.
Questo è dedicato a chi chiude con l’università quando gli manca un solo esame e a chi sta a due passi dal traguardo quando capisce non ce la fa più. A chi non lo vuole neanche ba***re il calcio di rigore, a chi abbandona la nave. Magari non per primo, ma tra i primi dieci.
Questo è dedicato a chi si è reso conto di aver fallito, di aver disatteso aspettative ed eluso persone, e adesso deve fare i conti col fatto che forse non è abbastanza bravo in quell’unica cosa che era sicuro di saper fare.

Questo è dedicato a chi prende la decisione più facile e più difficile di tutte, a chi trova il coraggio di dichiarare: mollo.
Questo è dedicato a chi molla un punto di vista, un’opinione, un preconcetto. A chi trova la forza per scardinarsi dai propri giudizi, a chi si sbullona dal piedistallo. A chi, mollando, è costretto a fare quello che più fa paura: fermarsi. Ma fermandosi magari trova il tempo per guardarsi intorno.

A chi si ritrova deluso da sé a domandarsi se sia giusto, se doveva metterci più impegno, se sia il caso di aggiungere un rimpianto alla collezione.
A chi si ritira, a chi si ritirerà, a chi non prova la minima vergogna, anzi: voi tenetevi la vittoria, io mi tengo la dignità.
Questo è dedicato a chi molla perché è scontento, perché è infelice, questo è dedicato a chi molla perché è imperfetto.
Questo è dedicato a chi, in un mondo che ci vuole tutti concorrenti, ha scelto di non giocare piuttosto che giocare male, che giocare sporco. A chi ha deciso di mollare per paura di diventare come le persone che odia, di perdere quelle che ama o di trasformarsi in uno di quei fantasmi che lo tormentano. Quelli sì non mollano mai.

Questo è dedicato a chi ha mollato perché era la cosa più sensata da fare, perché era la più giusta, perché glielo chiedevano in tanti, perché sinceramente stava rendendo la vita difficile a tutti. È dedicato a chi si è reso conto di aver rotto un po’ il c***o.
Questo è dedicato a chi ha mollato quando stava vincendo e adesso passa la notte sveglio a domandarsi se poteva vincere molto di più. È dedicato a chi ha mollato mentre stava perdendo e adesso la notte dorme come un bambino.

Questo è dedicato a chi ha mollato perché aveva bisogno d’aiuto. A chi l’ha ricevuto. A chi no.
A chi rinuncia alla rivincita, alla bella, alla vendetta. A chi si è imparato a perdere senza fare tante storie e a chi non ha bisogno di vincere per sapere chi è.
Questo è dedicato a chi molla con stile, con generosità, con umiltà. A chi molla subito, a chi non trascina una cosa patetica per mesi, a chi ci scherza sopra anche se fa male.

Questo è dedicato a chi, mollando, si assume la responsabilità di deludere tutti quelli che credevano in lui. A chi, andandosene, si lascia dietro un bella scia di macerie. A chi dà una mano a pulire e a chi, con quelle macerie, ci farà i conti per il resto della sua vita.
Questo è dedicato a chi dopo aver mollato ha detto: e adesso? Sentendo la paura mo***re come un temporale.
Questo è dedicato a chi ha scoperto che c’era altro, che si sopravvive. A chi mollando ha trovato sollievo, ispirazione, libertà. E a chi invece ha trovato solo un vuoto che se l’è consumato un po’ alla volta.

Perché mollare, da queste parti, ti hanno insegnato che è un tabù, uno stigma, la ricetta per l’incostanza, l'improduttività e quindi per l’accidia e per l’infelicità.
E allora questo, soprattutto, è dedicato a chi ha mollato ma resiste, a chi ha mollato e nonostante c’è.
A chi ha mollato per restare.
A chi se n’è andato, ed è ancora qua.

Il testo è di Nicolò Targhetta e la grafica di Amandine Delclos.
Non è successo niente

Ciò che non uccide, fortifica. (L’egocentrismo -accessorio prettamente umano- ovvero quando ognuno ‘pretende’ di scriver...
18/06/2024

Ciò che non uccide, fortifica.

(L’egocentrismo -accessorio prettamente umano- ovvero quando ognuno ‘pretende’ di scrivere il copione universale, chiede -a nome non suo, naturalmente- di essere radiato dal vocabolario)

C’era una volta un luogo governato dal giovane Amore incondizionato. Tutti avevano diritti forti e chiari di rispetto fiducia solidarietà lealtà e di esistere per quello che erano. Ma in un equinozio poco chiaro alle scritture, e’ arrivato il signor Bisogno, accompagnato dalla revisora dei conti, la signora Ferita. (Chi scrive se li immagina, il primo piuttosto appiccicoso, la seconda piuttosto abbondante, non solo per il sovrappeso).
Un bel polverone. Al punto da contaminare chi abitava quel luogo. Polveri evidenti, affatto sottili. Un rimescolare le carte.
Il giovane Amore -a quel punto- cominciava a parlare al condizionale. E tutti iniziavano a confondere l’uso dei tempi.
(Chi scrive immagina che la grammatica e’ una questione affatto romantica).

Magari il caos di Amore e’ iniziato proprio così. In nome del ‘ti accolgo a prescindere’, ha ascoltato e lenito al varcare della soglia chi entrava, al pari della gratitudine, scordando che il saggio Proverbio aveva narrato, dalla notte dei tempi, il ritornello ‘ospite raro, ospite caro’.

(Si ripete che ciò che non uccide, fortifica. Si fa riferimento a chi è impavido, nell’accezione realistica di riferimento. Il resto è teoria. Come consuetudine)

-della serie, riflessioni inutili al tempo ‘di non so che dire’, che poi alla fine non sono altro che esercizi effimeri sulla verità-

24/12/2023

(Un bue e un asinello)

Per le strade nei negozi negli uffici nelle fabbriche uomini e donne parlavano fitto fitto scambiandosi come automi delle monotone formule buon Natale auguri auguri a lei grazie altrettanto auguri buon Natale. Un brusio che riempiva la città.
- Ma ci credono? - chiese il bue - Lo dicono sul serio? Vogliono davvero tanto bene al prossimo?
L'asinello tacque.
- E se ci ritirassimo un poco in disparte? - suggerì il bovino. - Ho ormai la testa che è un pallone... Sei proprio sicuro che non sono usciti tutti matti?
- No, no. È semplicemente Natale.
- Ce n'è troppo, allora".

Ce n'è troppo.
C'è tutto il superfluo.
Speriamo ci sia anche un pezzo di cielo...

(racconto di Buzzati)

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