17/11/2025
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🔵 Parole che contano:
perché è importante usare il termine “Persona con Disabilità”
Quando parliamo di diritti e accessibilità, anche le parole fanno parte del cambiamento.
E spesso, senza rendercene conto, utilizziamo termini superati o addirittura abilisti.
🔹 La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (2006) stabilisce la definizione ufficiale:
👉 si dice “persona con disabilità”, non “disabile”, non “handicappato”.
Il termine “handicap”, infatti:
compare ancora nella legge 104/92 solo perché è una norma degli anni ’90;
deriva originariamente dal linguaggio sportivo e indicava uno svantaggio imposto ai concorrenti migliori nelle gare ippiche.
❗ Un termine legato allo “svantaggio”, quindi non adatto a definire un essere umano.
🔹 Così come non è corretto utilizzare espressioni come “diversamente abile”:
una formula apparentemente gentile, ma che minimizza, nasconde la condizione reale e crea distanza
🔵 Un passo avanti: l’Atto Europeo sull’Accessibilità
Una novità importante arriva dall’Europa: l’Atto Europeo sull’Accessibilità parla di “persone con limitazioni funzionali”.
Una definizione più ampia e moderna, che include:
disabilità motorie, sensoriali, cognitive;
limitazioni dovute all’età;
condizioni temporanee (fratture, infortuni, difficoltà momentanee).
👉 Significa riconoscere che tutti, in alcuni momenti della vita, possono incontrare barriere e aver bisogno di accessibilità.
🔵 Attenzione al linguaggio abilista
Essere attenti alle parole significa:
evitare termini stigmatizzanti, pietistici o infantilizzanti;
non ridurre la persona alla sua condizione;
riconoscere che la disabilità non è un problema dell’individuo, ma nasce quando l’ambiente e la società non sono accessibili.
✨ In conclusione
Usare il linguaggio corretto non è una formalità:
è rispetto, è consapevolezza, ed è soprattutto il primo passo per una cultura realmente inclusiva.
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