28/12/2024
Una riflessione
CUSTODIRE IL PROPRIO VUOTO INTERIORE
«Il senso della propria esistenza dipende dalla coltivazione del proprio sé, in particolare dalla coltivazione del proprio spazio vuoto interiore. Per mantenerlo tale si deve evitare di riempirlo di chiacchiere, suoni, voci, come molti tendono a fare perché ne hanno paura. E siccome tra quei molti ci siamo anche noi, il nostro primo dovere consiste nel ripulirci, nel praticare una profonda pulizia di noi stessi, imparare a non riempire di cose inutili il nostro vuoto, governando la mente senza temere la noia che talora arriva.
Pensate, ad esempio, all’espressione di uso comune «ammazzare il tempo»: noi siamo tempo, siamo essere e tempo, e se ammazziamo il nostro tempo, ammazziamo il nostro essere avvelenandolo con la volgarità, l’idiozia, la sporcizia. Dobbiamo fare esattamente il contrario: custodire lo spazio vuoto della propria interiorità nutrendola di cose vere, di poche cose vere: poche vere amicizie, poca vera musica, poche vere letture (e meglio ancora, riletture).
Questa è la dimensione contemplativa della vita. Se custodiamo il nostro vuoto interiore, esso diverrà il nostro rifugio, la nostra isola, «il cuore dentro il cuore», come recita l’antico testo taoista: «Dentro il cuore un altro cuore racchiudi, dentro il cuore un altro cuore è presente. Questo cuore dentro il cuore è pensiero che precede le parole».