17/05/2025
Gin Agnes ce l’ha fatta di nuovo.
Per la 𝘁𝗲𝗿𝘇𝗮 𝘃𝗼𝗹𝘁𝗮 è entrato tra i finalisti della Gin Guide Awards 2025 di Londra, uno dei concorsi più 𝗽𝗿𝗲𝘀𝘁𝗶𝗴𝗶𝗼𝘀𝗶 al mondo dedicati al gin.
𝘁𝗲𝗿𝘇𝗼 𝗽𝗼𝘀𝘁𝗼 nella categoria 𝗚𝗶𝗻 𝗔𝗿𝗼𝗺𝗮𝘁𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗶.
Etichetta: “𝗔𝗹𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗖𝗼𝗻𝘀𝗶𝗴𝗹𝗶𝗮𝘁𝗼”.
E soprattutto: 𝘂𝗻𝗶𝗰𝗮 𝗮𝘇𝗶𝗲𝗻𝗱𝗮 𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗮 𝗶𝗻 𝗴𝗮𝗿𝗮.
Non male per due che non hanno mai cercato 𝘀𝗰𝗼𝗿𝗰𝗶𝗮𝘁𝗼𝗶𝗲.
E che sono partiti da una terra che 𝗻𝗼𝗻 𝗳𝗮 𝘀𝗰𝗼𝗻𝘁𝗶:
il 𝗩𝗮𝗹𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗗𝗶𝗮𝗻𝗼, 𝗖𝗮𝗺𝗽𝗮𝗻𝗶𝗮.
Incastonato tra montagne che conoscono più la 𝗳𝗮𝘁𝗶𝗰𝗮 che le cartoline.
È da qui che nasce Gin Agnes.
𝘕𝘰𝘯 𝘥𝘢 𝘶𝘯𝘢 𝘁𝘦𝘯𝘥𝘦𝘯𝘻𝘢, 𝘮𝘢 𝘥𝘢 𝘂𝘯𝘢 𝘁𝘦𝘳𝘳𝘢.
Dietro ci sono 𝗘𝗻𝘇𝗼 𝗩𝗲𝘀𝗽𝗼𝗹𝗶 e 𝗠𝗮𝘂𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼 𝗖𝗮𝗽𝗼𝗿𝗮𝗹𝗲.
Un’𝗮𝗺𝗶𝗰𝗶𝘇𝗶𝗮 𝗹𝘂𝗻𝗴𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮 e un accordo che vale più di mille contratti:
«Io non entro nei 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗶. Tu non entri nei 𝗰𝗮𝗺𝗽𝗶.»
Abbiamo deciso di farvi leggere quello che Enzo ci ha raccontato.
Non per celebrare un 𝗽𝗿𝗲𝗺𝗶𝗼.
Ma per farvi capire cosa c’è davvero dentro un bicchiere di questo gin: 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼, 𝘁𝗲𝘀𝘁𝗮𝗿𝗱𝗮𝗴𝗴𝗶𝗻𝗲 e il 𝗰𝗼𝗿𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗿𝗲𝘀𝘁𝗮𝗿𝗲.

𝐂𝐨𝐦’𝐞̀ 𝐧𝐚𝐭𝐨 𝐆𝐢𝐧 𝐀𝐠𝐧𝐞𝐬?
«È cominciato tutto per caso, con pochi bulbi di zafferano regalati.
Li abbiamo piantati senza pensarci troppo, giusto per vedere cosa succedeva.
Oggi siamo tra i maggiori produttori in Campania.
All’inizio facevamo creme, liquori, cose semplici.
Poi qualcuno ci ha detto: "Perché non provate a fare un gin?"
Non sapevamo niente, ma avevamo voglia.
Ci siamo messi sotto, un passo alla volta.
E alla fine è nato Gin Agnes.»

𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐢𝐥 𝐧𝐨𝐦𝐞 𝐀𝐠𝐧𝐞𝐬?
«Volevamo un nome che rappresentasse quello che stavamo costruendo.
Agnes in greco significa puro, ed è questo che volevamo trasmettere:
un prodotto autentico, fatto con pochi ingredienti scelti e lavorati con il massimo rispetto.»

𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐬𝐜𝐫𝐢𝐯𝐢 𝐢𝐥 𝐯𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐠𝐢𝐧?
«Gin Agnes è un gin aromatico e floreale, caratterizzato da una grande morbidezza al palato.
All'inizio si percepiscono gli agrumi e il pepe, poi arriva la nota calda dello zafferano che non sovrasta, ma accompagna.
È un gin che può essere bevuto anche in purezza, grazie alla sua struttura equilibrata e avvolgente.»

𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐯𝐢𝐞𝐧𝐞 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐭𝐨 𝐆𝐢𝐧 𝐀𝐠𝐧𝐞𝐬?
«Con mani lente e teste testarde.
Abbiamo scelto di affidarci ai fratelli Nicolas e Banni Lottino, distillatori artigiani cresciuti tra l’Inghilterra e il Giappone, che oggi guidano la distilleria Lottino Spirits.
La loro esperienza internazionale e il nostro radicamento al territorio si sono incontrati in un metodo preciso:
ogni botanica viene distillata singolarmente, a bassa temperatura, con il Rotary Evaporator.
Alla fine, il nostro zafferano viene aggiunto in infusione a freddo, per mantenere intatti profumi e autenticità.
Una collaborazione nata da rispetto, fiducia e dal desiderio di fare le cose con calma, come si deve.»

𝐄̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐟𝐚𝐜𝐢𝐥𝐞 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐟𝐨𝐫𝐦𝐮𝐥𝐚 𝐠𝐢𝐮𝐬𝐭𝐚?
«Per niente.
Il primo tentativo, con un’altra distilleria, è stato un buco nell’acqua:
il gin era torbido, sbilanciato, senza anima.
Quando abbiamo incontrato i fratelli Lottino, abbiamo capito che era il momento di ricominciare.
Ci siamo messi a tavolino, bottiglia dopo bottiglia, assaggio dopo assaggio.
Abbiamo messo a dura prova il fegato, è vero.
Ma ci vuole fegato per credere nei sogni.
Alla fine l’abbiamo trovato: il sapore che cercavamo, il gin che ci somiglia.»

𝐐𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐚𝐯𝐞𝐭𝐞 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐞𝐫𝐚 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐝𝐚 𝐠𝐢𝐮𝐬𝐭𝐚?
«Abbiamo partecipato al Gin Guide Awards di Londra, uno dei concorsi più prestigiosi al mondo dedicati al gin. Il primo anno siamo arrivati in finale, il secondo abbiamo ricevuto una menzione speciale nella categoria Floreale come uno dei migliori gin per preparare il Negroni.
Quest’anno siamo saliti ancora: 𝘁𝗲𝗿𝘇𝗼 𝗽𝗼𝘀𝘁𝗼 nella categoria 𝗚𝗶𝗻 𝗔𝗿𝗼𝗺𝗮𝘁𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗶 e l’etichetta “𝗔𝗹𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗖𝗼𝗻𝘀𝗶𝗴𝗹𝗶𝗮𝘁𝗼”. Una bella conferma che la 𝘀𝘁𝗿𝗮𝗱𝗮 è quella giusta.»

𝐐𝐮𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐯𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢𝐨 𝐜’𝐞̀ 𝐝𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐛𝐨𝐭𝐭𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐆𝐢𝐧 𝐀𝐠𝐧𝐞𝐬?
«Tantissimo.
Il nostro zafferano viene coltivato a Sala Consilina, in provincia di Salerno, e molte delle botaniche che utilizziamo crescono tra queste colline del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
Ma soprattutto c'è l’anima del nostro territorio: il lavoro duro, la pazienza, l’amore per la terra.
Ogni sorso racconta la nostra storia.»

𝐄̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐢𝐜𝐢𝐥𝐞 𝐟𝐚𝐫 𝐚𝐜𝐜𝐞𝐭𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐥’𝐢𝐝𝐞𝐚 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐠𝐢𝐧 𝐚𝐥𝐥𝐨 𝐳𝐚𝐟𝐟𝐞𝐫𝐚𝐧𝐨?
«Sì, parecchio.
La parola "zafferano" spaventa.
Molti la associano subito al risotto e fanno fatica a immaginarlo in un gin.
Ricordo una degustazione a Siena: una ragazza, appena ha sentito “gin allo zafferano”, ha fatto una smorfia e ha detto: “No, grazie.”
Le ho risposto: “Assaggialo. Se non ti piace, non lo paghi.”
Alla fine, lei e i suoi amici si sono fatti otto gin tonic.
Quella stessa ragazza, che gestisce un villaggio turistico a Sibari, è diventata una nostra cliente affezionata.
Nel bar del suo villaggio il nostro gin non manca mai.
È così che si superano i pregiudizi: lasciando che sia il bicchiere a parlare.»

𝐀𝐯𝐞𝐭𝐞 𝐦𝐨𝐝𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐥’𝐢𝐦𝐦𝐚𝐠𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐝𝐨𝐭𝐭𝐨?
«Sì, da quella esperienza abbiamo imparato una 𝘭𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲.
Abbiamo capito che a volte i 𝗻𝗼𝗺𝗶 parlano troppo, e confondono chi non sa 𝗮𝘀𝗰𝗼𝗹𝘁𝗮𝗿𝗲.
Così abbiamo scelto di non evidenziare più la parola “𝘇𝗮𝗳𝗳𝗲𝗿𝗮𝗻𝗼” sull’etichetta.
Oggi si chiama semplicemente Gin Agnes.
Chi lo assaggia, capisce da sé la sua 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗮𝗿𝗶𝘁𝗮̀, senza bisogno di spiegazioni.
Per raccontarlo 𝘃𝗶𝘀𝘂𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲, ci siamo affidati a 𝐁𝐥𝐚𝐬è 𝐂𝐨𝐦𝐮𝐧𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞.
Gente che sa 𝗮𝘀𝗰𝗼𝗹𝘁𝗮𝗿𝗲.
Hanno tirato fuori qualcosa che ci somiglia: 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗻𝘇𝗶𝗮𝗹𝗲, 𝗽𝘂𝗹𝗶𝘁𝗼, 𝗺𝗮 𝗰𝗼𝗻 𝗰𝗮𝗿𝗮𝘁𝘁𝗲𝗿𝗲.»

𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐠𝐮𝐬𝐭𝐚𝐫𝐥𝐨?
«Gin Agnes si può gustare in purezza, proprio per la sua morbidezza e complessità aromatica.
È perfetto anche in un gin tonic, fresco e pulito, o in un Negroni, dove riesce a dare una nota più calda e avvolgente.
In cucina si abbina molto bene a carpacci di mare, crudi di pesce e tartare.»

𝐑𝐚𝐜𝐜𝐨𝐧𝐭𝐚𝐭𝐞𝐜𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝐯𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐢𝐦𝐩𝐞𝐠𝐧𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐢 𝐠𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐢.
«Crediamo molto nell'importanza di trasmettere il valore della terra alle nuove generazioni.
Per questo andiamo negli istituti agrari e alberghieri a raccontare la nostra esperienza.
Vogliamo mostrare che l'agricoltura non è un ripiego, ma una possibilità concreta di costruire il proprio futuro, rimanendo radicati al proprio territorio.»

𝐄 𝐢𝐥 𝐯𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐢𝐦𝐩𝐞𝐠𝐧𝐨 𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨 𝐥’𝐚𝐦𝐛𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞?
«Siamo anche apicoltori, e negli anni abbiamo visto morire migliaia di api a causa dei pesticidi e dell'inquinamento.
Da questa esperienza dolorosa è nato il Progetto Evodia: ogni bottiglia venduta contribuisce alla piantumazione di alberi di Evodia, che fioriscono a fine estate e danno nutrimento alle api proprio nei mesi più critici.
Un piccolo gesto concreto per proteggere l’ambiente.»

𝐐𝐮𝐚𝐥𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐢 𝐯𝐨𝐬𝐭𝐫𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐠𝐞𝐭𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨?
«Vogliamo continuare a crescere senza tradire i nostri principi.
Stiamo lavorando su nuovi gin aromatizzati e su nuovi liquori artigianali.
Ci piacerebbe collaborare un giorno con grandi nomi internazionali, ma senza perdere mai il contatto con la nostra terra e la nostra storia.
Crescere, ma restare fedeli a noi stessi: questo è il nostro vero obiettivo.»
𝐆𝐢𝐧 𝐀𝐠𝐧𝐞𝐬 𝐧𝐨𝐧 è 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐮𝐧 𝐠𝐢𝐧.
È un modo di 𝘳𝗲𝘀𝘁𝗮𝗿𝗲, quando tutto spinge ad andare via.
Dentro ogni bottiglia c’è un 𝘤𝗮𝗺𝗽𝗼 𝗱𝗶 𝘇𝗮𝗳𝗳𝗲𝗿𝗮𝗻𝗼, un’𝗮𝗺𝗶𝗰𝗶𝘇𝗶𝗮 𝗹𝘂𝗻𝗴𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮, la 𝘁𝗲𝘀𝘁𝗮𝗿𝗱𝗮𝗴𝗴𝗶𝗻𝗲 di chi sceglie la 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗮 invece della scorciatoia.
Non cerca di 𝘀𝘁𝘂𝗽𝗶𝗿𝗲, ma di farsi 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗲𝗿𝗲 da chi ha il 𝗽𝗮𝗹𝗮𝘁𝗼 – e il 𝗰𝘂𝗼𝗿𝗲 – per capire le 𝗰𝗼𝘀𝗲 𝘃𝗲𝗿𝗲.
Non si racconta con favole: 𝘀𝗶 𝗮𝗽𝗿𝗲, 𝘀𝗶 𝘃𝗲𝗿𝘀𝗮, 𝘀𝗶 𝗯𝗲𝘃𝗲.
E se ti convince, 𝗻𝗼𝗻 𝗹𝗼 𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶𝗰𝗵𝗶 𝗽𝗶𝘂̀.
(Zafferano Agnes)
Grazie💛 Enzo Vespoli Maurizio Caporale