20/06/2024
Durante la separazione il figlio può assumere diversi ruoli: semplice osservatore, oppure può essere coinvolto e chiamato a prendere posizione da parte di uno dei genitori. Vari sono i possibili scenari in cui il bambino si può ritrovar coinvolto nel caso di separazione conflittuale dei genitori:
– Presa di posizione: il figlio accetta l’alleanza con un genitore
– Inversione di ruolo: relazione disfunzionale in cui il figlio subisce una sorta di “adultizzazione” e diventa pari del genitore, attribuendo al minore funzioni che non gli sono proprie;
– Partner sostitutivo: il genitore investe aspettative e desideri irrealizzabili sul figlio, che sente a sua volta il desiderio di consolare l’adulto se questo manifesta uno stato depressivo o di fragilità emotiva.
Le conseguenze negative della separazione possono essere però attenuate da alcune variabili psicologiche:
le capacità di coping e resilienza dei soggetti in età evolutiva (Di Blasio,2005), ossia capacità di far fronte alla difficoltà;
gli stili genitoriali e familiari sani;
capacità di mantenere e consentire relazioni buone con entrambi i genitori e con le famiglie di origine;
capacità dei genitori di elaborare la propria separazione affettiva;
mantenimento di livelli di qualità di vita, risorse, modalità quotidiani di cura e accudimento parentale precedenti alla separazione;
capacità degli adulti di offrire informazioni corrette, veritiere e comunicazioni coerenti;
i fattori protettivi ambientali, come i contesti extrafamiliari o l’accoglienza da parte dei Servizi.
In tutte le possibili conseguenze psicologiche per il minore che viene coinvolto nella conflittualità genitoriale costituiscono discriminanti:
Età e sviluppo psichico raggiunto;
Struttura della personalità;
Quante volte è stato esposto ai conflitti e per quanto tempo;
Se e di quali tipologie di violenza è stato spettatore;
Intensità e qualità dei supporti e rapporti sociali che li circondano;
Efficacia della comunicazione che ha con i propri genitori riguardo ciò che sta accadendo o accadrà;
Da un punto di vista psicologico in che modo si può lavorare su una separazione?
Si può interve**re sul minore e sui genitori.
In entrambi i casi si può lavorare sia con interventi psicoterapeutici individuali, rivolti ad ognuno dei due genitori singolarmente, o collettivi rivolti alla coppia insieme, oppure al bambino- adolescente, oppure ai familiari.
In particolare, l’intervento sui genitori può essere centrato sull’elaborazione e comprensione del fallimento del legame di coppia e si può promuovere l’impegno attivo degli ex coniugi finalizzato ad una gestione cooperativa del proprio conflitto.
L’obiettivo è quindi la ridefinizione dei confini coniugali e familiari, creando un nuovo “equilibrio di distanze” che comporta un “equilibrio di funzioni” tra l’essere ex coniugi e continuare ad essere genitori.
Questo in linea con il principio della bigenitorialità che trova riscontro, a livello legislativo, nell’applicazione della Legge n.54 del 8 Febbraio 2006 sull’affido condiviso.
In breve, si può affermare che un intervento riparativo sui genitori può basarsi sui seguenti principi:
Aiutare i genitori ad acquisire consapevolezza dei vissuti che la conflittualità ha prodotto sui figli e sulla loro qualità di vita presente e futura;
I genitori dovrebbero imparare a garantire loro continuità affettiva, anche attraverso lo sviluppo di forme di cooperazione con l’altro genitore.
Guidare i genitori a “vedere” i loro figli, intraprendere un processo di educazione per la lettura dei bisogni dei figli;
Quando non è possibile garantire la bigenitorialità in quanto l’affidamento condiviso del figlio ad entrambi i genitori potrebbe risultare pregiudizievole per il medesimo, il Tribunale dispone l’affidamento esclusivo ad uno dei due genitori, limitando così l’esercizio della responsabilità genitoriale nei confronti del non affidatario.
Quali sono le possibili ripercussioni a livello psicologico sul minore?
Oltre agli scenari già accennati, potrebbero essere soddisfatti tutti o alcuni sintomi della c.d. “sindrome di alienazione parentale” (c.d. PAS Parental Alienation Syndrome).
Tra questi, i principali sintomi sono:
Campagna di denigrazione dell’altro genitore: il bambino mima e scimmiotta i messaggi di disprezzo del genitore alienante;
Razionalizzazione debole dell’astio: il bambino spiega le ragioni del suo disagio nel rapporto con il genitore alienato con motivazioni illogiche, insensate o superficiali;
Mancanza di ambivalenza: il genitore rifiutato è descritto dal bambino «tutto negativo», mentre l’altro genitore è tutto positivo;
Fenomeno del pensatore indipendente: il bambino afferma che ha elaborato da solo la campagna di denigrazione del genitore;
Appoggio automatico al genitore alienante: presa di posizione del bambino sempre e solo a favore del genitore alienante;
Assenza di senso di colpa;
Scenari presi a prestito: affermazioni che non possono ragionevolmente ve**re da lui direttamente;
Estensione delle ostilità alla famiglia allargata del genitore rifiutato.
Quali valutazioni psicologiche involgono anche il genitore in sede di separazione personale?
Nelle separazioni non consensuali, soprattutto ove si discuta circa l’affidamento della prole, può essere disposta dal Tribunale una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), volta ad acquisire un’indagine psicologica e clinica finalizzata ad indagare le competenze genitoriale.