Dott.ssa Susanna Biancifiori sociologa e coach

Dott.ssa Susanna Biancifiori sociologa e coach Colgo potenzialità e coltivo talenti con il Metodo di Orientamento Vocazionale. Coaching | Orientam Cosa puoi trovare se ti rivolgi ad un Coach Umanista?

Dott.ssa Susanna Biancifiori - Sociologa, Life & Teen Coach Umanista
Membro di AICP (Associazione Italiana Coach Professionisti)
specializzata in: orientamento allo studio e al lavoro con l'applicazione del M.O.V. Metodo di Orientamento Vocazionale; allenamento delle potenzialità di pre-adolescenti e adolescenti; miglioramento della performance scolastica; allenamento delle potenzialità e delle co

mpetenze educative di genitori ed insegnanti; recupero di ragazzi rinunciatari. A volte non siamo appagati dal lavoro, abbiamo difficoltà nello studio, viviamo relazioni che non ci soddisfano appieno, non riusciamo a comunicare come vorremmo con i nostri figli, vogliamo chiarire un obiettivo o migliorare una situazione. Ma ci troviamo bloccati perché non sappiamo come fare ad imporre alla nostra vita un cambiamento. Il Coach Umanista è come un personal trainer che può supportarti favorendo la presa di consapevolezza delle tue capacità, accompagnandoti ad allenare i tuoi talenti e ad usare le tue potenzialità per ridisegnare e realizzare la tua vita privata, scolastica o professionale. Il Coaching Umanistico è un metodo concreto che ti conduce alla scoperta di ciò che desideri e alla definizione dei processi da mettere in atto, consentendoti di trasformare il tuo desiderio di cambiamento e autorealizzazione in obiettivi reali e raggiungibili. Il Coaching è una disciplina di matrice anglosassone, nata dalla commistione di alcune scienze come la sociologia, la psicologia positiva, la filosofia e persino lo sport. Ha come fine ultimo il raggiungimento dei propri obiettivi, siano essi di crescita che di miglioramento. L’approccio umanistico al Coaching è stato introdotto in Italia dalla Scuola Italiana di Life & Corporate Coaching di Luca Stanchieri e si basa sull’allenamento del potenziale umano con l’obiettivo di raggiungere la propria autorealizzazione e quindi la felicità. Come Coach Professionista opero nel campo del Life Coaching, rivolgendo agli adulti sessioni individuali per affrontare tematiche attinenti le sfere personale, relazionale e professionale, e nel campo del Teen Coaching offrendo un percorso rivolto agli adolescenti che si concentra sul supporto alle difficoltà scolastiche, sulla conoscenza e l’accettazione di sé nel gruppo e con gli altri. Si tratta di un servizio di cui i ragazzi possono avvalersi sia durante che dopo il percorso di studi, quando si avviano alla vita professionale. Quello a cui punta il Teen Coaching Umanistico è il superamento dei disagi adolescenziali mediante l’allenamento delle potenzialità e delle intelligenze personali del ragazzo, finalizzato ad allenare l’autostima, la relazionalità affettiva e il progetto di vita in vista dell’autorealizzazione. ADULTI
Sessioni individuali per domande riguardanti la sfera personale, relazionale e professionale. ADOLESCENTI
Sessioni individuali per domande riguardanti la sfera personale, relazionale, scolastica e universitaria. Percorsi di orientamento allo studio e al lavoro con l’utilizzo del MOV, Metodo di Orientamento Vocazionale della Scuola di Life & Corporate Coaching. Campus estivi finalizzati alla scoperta delle potenzialità e delle vocazioni. Sportello di coaching presso scuole medie e superiori. BAMBINI
Laboratori creativi, ludici ed espressivi per l’allenamento delle potenzialità. Campus estivi creativi, ludici ed espressivi per l’allenamento delle potenzialità.

A che mi serve la scuola?Quante volte i nostri figli, i nostri alunni, i nostri studenti ci fanno questa domanda.E non s...
25/07/2025

A che mi serve la scuola?

Quante volte i nostri figli, i nostri alunni, i nostri studenti ci fanno questa domanda.

E non so se a te è capitato, ma sulle prime a me veniva da dare delle risposte banali, frutto dei luoghi comuni o di quello che all’epoca era stato detto a me. Ma più di tutto, frutto del fatto che non mi ero mai messa davvero in ascolto di cosa fosse significata per me, la scuola.
Si, certo, in sottofondo la sentivo la risposta, è sempre stata dentro di me. Ma fidati se ti dico che le cose le capisci davvero solo quando (te) le dici a voce alta, o le scrivi. Insomma, quando prendono una forma materica. Quando diventano coscienti. Quando ne diventi consapevole.

A che cosa mi è servita, la scuola?

È dopo essermi risposa a questa domanda, che ho saputo rispondere davvero ai miei studenti o ai ragazzi che seguo a studio. Con qualcosa che potesse avere davvero un senso, per loro, perché per prima lo aveva avuto, per me.

In questo carosello ho deciso di condividere con te il testo della email che ho mandato ad un mio studente un paio di mesi fa, sperando che possa essere un’occasione di riflessione anche per te.

Stai vivendo un momento della tua vita in cui ti senti sprovvista di un equilibrio tra come stai, cosa pensi e come ti c...
13/07/2025

Stai vivendo un momento della tua vita in cui ti senti sprovvista di un equilibrio tra come stai, cosa pensi e come ti comporti? Un momento in cui guardi alla tua vita, alle scelte che l’hanno instrada e delineata e ti sembra che non abbiano un senso? Questo ti sta portando a mettere in dubbio anche te stessa e il tuo valore?

Se hai risposto si a tutte e tre le domande, posso offrirti la possibilità di uno spazio e di un momento per guardarti allo specchio con gentilezza e coraggio. Per rileggere con indulgenza e gratitudine la tua vita e le decisioni che ti hanno portata fin qui e che ti hanno resa la persona che sei. Per immaginare con amore e speranza un capitolo nuovo della tua vita da scrivere e vivere.

Lo spazio è “Conversazioni in Alchimia. Ascoltarsi e trasformarsi”, un workshop articolato in due mezze giornate, in un gruppo piccolo e accogliente nel quale conoscerai persone, ciascuna con la propria storia unica e irripetibile, eppure simili a te per sentire.

Ci vediamo lunedì 21 luglio dalle 10 alle 13 e giovedì 24 luglio dalle 16 alle 19.

Le iscrizioni sono aperte fino a mercoledì 16.
Scrivimi in DM se vuoi saperne di più.

MI È VENUTA UN’IDEA!Tre anni fa, mentre lavoravo come docente di una classe seconda di un istituto di istruzione seconda...
11/07/2025

MI È VENUTA UN’IDEA!

Tre anni fa, mentre lavoravo come docente di una classe seconda di un istituto di istruzione secondaria di secondo grado, ho vissuto una profonda crisi interiore.
Lavorare a contatto con gli adolescenti è impegnativo per una ragione, sopra ogni altra: ci vuole integri. Il più possibile interi. Consapevoli delle nostre ferite, in cammino e aperti alle suggestioni. L’adolescenza è per elezione una fase in cui l’Altro muove perché onnipotente, specchio delle nostre fragilità.
Io invece in quel momento mi sentivo monca, sprovvista di un equilibrio tra come stavo, cosa pensavo e come mi comportavo.
Avevo raggiunto delle cose, ne avevo guadagnate altre, scartate altre ancora. Fare delle scelte aveva posto dei vincoli alla mia vita, le aveva dato una definizione, l’aveva instradata. Mi stavo accorgendo però di non essere gratificata, e ho saputo di dover cambiare per provare ad esserlo.
Ho avuto paura, perché come avevo già sperimentato in passato, scegliere è rinunciare.
Stavo in classe con i ragazzi provando il senso di colpa di essere inadeguata, fino a quando poi una mia studentessa - Aurora B. a cui sarò grata per sempre - mi ha detto una cosa che mi ha fatto capire che avrei potuto guardare alla mia storia da un’altra prospettiva: quella di essere una persona interessantissima dalle mille vite, alle quali avrei potuto aggiungerne un’altra in più, e sarebbe stato solo un ulteriore arricchimento.
E così, ho fatto come si fa con le cose che sai che devi fare anche se non sai come. Mi sono guardata con coraggio allo specchio, mi sono chiesta cosa desiderassi davvero, e dopo essermi risposta ho fatto semplicemente quello che dovevo fare. Un giorno alla volta.

Oggi che mi sento più intera e più me che mai, ho pensato che mi piacerebbe offrire anche a te la possibilità di uno spazio e di un momento per guardarti allo specchio con gentilezza e coraggio. Per rileggere con indulgenza e gratitudine la tua vita e le decisioni che ti hanno portata fin qui e che ti hanno resa la persona che sei. Per immaginare con amore e speranza un capitolo nuovo della tua vita da scrivere e vivere.

Lo faremo nel corso di “Conversazioni da Alchimia. Ascoltarsi e trasformarsi”, un workshop articolato in due mezze giornate, in un gruppo piccolo e accogliente nel quale conoscerai persone, ciascuna con la propria storia unica e irripetibile, eppure simili a te per sentire.

Le date che ho pensato sono lunedì 21 luglio dalle 10 alle 13 e giovedì 24 luglio dalle 16 alle 19.
Che dici, ti va?

Sarà perché ho sostenuto l’esame di psicologia dinamica e ho preso il voto che rispecchia tutta la cura, l’amore e la fa...
10/07/2025

Sarà perché ho sostenuto l’esame di psicologia dinamica e ho preso il voto che rispecchia tutta la cura, l’amore e la fatica pratica ed emotiva che c’ho messo.
Sarà perché ho trovato una ragazza gentilissima che mi ha detto “Vuoi che ti scatto io la foto?”.
Sarà perché mi sono diretta a prendere il treno al binario 2est camminando, anziché nella solita corsa frenetica in cui mi lancio per paura di perderlo ogni volta che sono a Termini.
Sarà perché sono andata a pranzo da mamma e ho mangiato una pasta fredda pachino, mozzarelline e basilico che è così buona solo quando la cucina lei.
Sarà perché Marco è tornato a casa dal lavoro e mi ha proposto un cinema di pomeriggio senza programma, che alle 17:40 ero in doccia e alle 18 ero al The Space.
Sarà perché ho mangiato i pop corn.
Sarà perché ho visto un film che mi è piaciuto tanto, tanto, tantissimo, che prima di lui nella classifica dei film sui supereroi c’é solo The Amazing Spiderman.
Sarà perché ho conosciuto una canzone vecchia nuova che ascolto in loop da quasi 24 ore.
Sarà perché in cielo c’era una luna piena meravigliosa che mi ha fatto respirare bellezza.
Sarà perché non mi sono mai sentita tanto me come in questo momento.
Ma sono felice.

Non ho mai conosciuto mio nonno Ezio, eppure l’ho conosciuto attraverso i racconti di mia madre e di mia nonna. Attraver...
06/06/2025

Non ho mai conosciuto mio nonno Ezio, eppure l’ho conosciuto attraverso i racconti di mia madre e di mia nonna. Attraverso le fotografie che aveva scattato. La p**a riposta in un cassetto in sala, che quando da bambina aprivo sprigionava un odore dolce di tabacco.

Ho sempre amato ascoltare le storie di famiglia, conoscere gli episodi del passato dei miei genitori, come erano stati da bambini, gli eventi della loro vita e della loro coppia. Ma anche aneddoti sui loro fratelli o cugini, gli zii e i nonni. Guardare le vecchie fotografie. Conoscere le persone che erano state. Scoprire da dove arrivassi io.
Mi ha permesso di farmi un’idea di un tempo precedente. Di aprire la mente alla curiosità. Di sviluppare un senso di appartenenza. Di elaborare esperienze. Di comprendere le radici della mia famiglia, conoscerne i valori e le tradizioni tramandate. Di sviluppare la resilienza e far fronte a situazioni difficili con maggiore fiducia. Di prepararmi per il futuro.

È proprio questo che fanno i racconti familiari, contribuendo a far emergere nei bambini un senso di sé, sia come individui che come membri di una famiglia unita.

Così, quando ieri mia madre mi ha chiesto se volessi prendere una delle macchine fotografiche che erano state di suo padre e portala a casa per farne un pezzo d’arredamento, quando ho visto che una di loro era una Rolleiflex, quando in testa mi è apparsa come un flash la foto di Vivian Maier riflessa su una vetrina di New York, quando ho ripensato al mio matrimonio nella città che ho eletto a casa lontano da casa, ho sentito di essere parte della storia di famiglia. Di contribuire ad arricchirla.

Non ho mai conosciuto mio nonno Ezio, eppure l’ho incontrato.

Sarà che mercoledì sono stata al concerto di  con la mia amica  , ed è stata una festa, un mare di ricordi, una promessa...
30/05/2025

Sarà che mercoledì sono stata al concerto di con la mia amica , ed è stata una festa, un mare di ricordi, una promessa.
Sarà che giro per i corridoi della scuola con le finestre aperte sul verde che circonda Villa Palma, e incrocio ragazzi leggeri nello spirito e nell’abbigliamento, perché sono gli ultimi giorni prima della campanella che darà il benvenuto all’estate.
Sarà che stamattina al mentoring, con tre ragazzi abbiamo parlato dell’autonomia, di quanto sia bello conquistarla progressivamente e di come sia uno strumento che bisogna imparare a gestire avendo accanto l’Adulto che accompagna responsabilmente.
Sarà che N. mi ha raccontato di quella sera che ha fatto il campeggio in tenda con il cugino nel giardino di casa sua, e mi sono ricordata di quando anche io organizzavo la veglia alle stelle - ma mi vengono in mente mille altre iniziative, che mi vedevano in compagnia di mia sorella, di mio cugino, di Marco - con lo spirito di chi, essendo in divenire, è capace di trasformare lo spazio delimitato del quotidiano in ogni mondo possibile semplicemente perché immaginabile. E la nostalgia che ho provato mi ha fatto ricordare di quanto fosse bello-senza-saperlo sognare di e giocare a diventare grande. E mi sono fermata a guardarli con un sorriso, augurandogli di vivere ogni istante di questi anni.
Sarà che N.due durante la nostra ora di mentoring ha fatto a me una domanda, e io mi sono fatta incontrare nella persona dietro la professionista, con le mie fragilità, le mie contraddizioni, i miei fallimenti, ma anche con la mia tenacia, il mio coraggio e il mio essere appassionata, non per narcisismo ma per speranza e responsabilità, per essere per lui uno di quegli Adulti che io ho avuto la fortuna di incontrare, che mi hanno fatto desiderare diventare me.
Sarà…
Esco da scuola, e respiro questa libertà.

Ho approfittato di questo sabato di pioggia per finire di vedere l’ultimo episodio di Adolescence, l’imperdibile miniser...
22/03/2025

Ho approfittato di questo sabato di pioggia per finire di vedere l’ultimo episodio di Adolescence, l’imperdibile miniserie Netflix.

La serie parla di Jamie, un tredicenne accusato dell’omicidio di una compagna di classe.
Parla di Jamie, ma non solo.
Parla della sua famiglia e delle conseguenze che la drammatica e violenta vicenda avrà su tutti loro (padre, madre, sorella).
Parla dell’Ispettore che cerca di capire cosa sia successo e perché, finendo per scoprirsi inadeguato in un copione che credeva di padroneggiare alla perfezione.
Parla della psicologa, che cerca di entrare nella mente, nella biografica, nel vissuto del ragazzo, per capire se il ragazzo sia in grado di comprendere cio che ha fatto. E cerca risposta andando a guardare da vicino anche e soprattutto nelle crepe più piccole e all’apparenza insignificanti. Le crepe del vissuto familiare, le crepe del vissuto emotivo e sentimentale, le crepe delle relazioni con i pari, alle quali Jamie cerca risposte nella Rete.

La storia viene raccontata in quattro episodi girati in piano sequenza, per cui la sensazione che si prova è di essere lì, a vivere la vicenda in tempo reale insieme a loro.

⚠️ Allerta spoiler ⚠️

Sto ancora metabolizzando il carico emotivo e sentimentale che ha portato con sé. Riflettendoci mi viene da pensare che l’aspetto su cui maggiormente dovremmo riflettere come adulti e come comunità educante sia scegliere di consegnare ad un ragazzino le chiavi per accedere ad un mondo immenso e pieno di insidie - quello della Rete - di cui come adulti sappiamo poco e niente, e lasciarlo andare in giro per quel mondo da solo. Senza accompagnarlo, senza esplorarlo insieme, senza vigilare. Dare per scontato che il mondo che vivono i ragazzi oggi sia lo stesso che abbiamo abitato un tempo noi adulti.
Lasciare che i ragazzi si muovano da soli alla ricerca di modelli da seguire, senza avergli consegnato una bussola per orientarsi e al cospetto di modelli in continua evoluzione.

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Ho approfittato di questo sabato di pioggia per finire di vedere l'ultimo episodio di Adolescence, l'imperdibile miniser...
22/03/2025

Ho approfittato di questo sabato di pioggia per finire di vedere l'ultimo episodio di Adolescence, l'imperdibile miniserie Netflix.

La serie parla di Jamie, un tredicenne accusato dell'omicidio di una compagna di classe.
Parla di Jamie, ma non solo.
Parla della sua famiglia e delle conseguenze che la drammatica e violenta vicenda avrà su tutti loro (padre, madre, sorella).
Parla dell'Ispettore che cerca di capire cosa sia successo e perché, finendo per scoprirsi inadeguato in un copione che credeva di padroneggiare alla perfezione.
Parla della psicologa, che cerca di entrare nella mente, nella biografica, nel vissuto del ragazzo, per capire se il ragazzo sia in grado di comprendere cio che ha fatto. E cerca risposta andando a guardare da vicino anche e soprattutto nelle crepe più piccole e all’apparenza insignificanti. Le crepe del vissuto familiare, le crepe del vissuto emotivo e sentimentale, le crepe delle relazioni con i pari, alle quali Jamie cerca risposte nella Rete.

La storia viene raccontata in quattro episodi girati in piano sequenza, per cui la sensazione che si prova è di essere lì, a vivere la vicenda in tempo reale insieme a loro.

⚠️ Allerta spoiler ⚠️

Sto ancora metabolizzando il carico emotivo e sentimentale che ha portato con sé. Riflettendoci mi viene da pensare che l'aspetto su cui maggiormente dovremmo riflettere come adulti e come comunità educante sia scegliere di consegnare ad un ragazzino le chiavi per accedere ad un mondo immenso e pieno di insidie - quello della Rete - di cui come adulti sappiamo poco e niente, e lasciarlo andare in giro per quel mondo da solo. Senza accompagnarlo, senza esplorarlo insieme, senza vigilare. Dare per scontato che il mondo che vivono i ragazzi oggi sia lo stesso che abbiamo abitato un tempo noi adulti.
Lasciare che i ragazzi si muovano da soli alla ricerca di modelli da seguire, senza avergli consegnato una bussola per orientarsi e al cospetto di modelli in continua evoluzione.
Penso a Jamie che su Instagram pubblica foto di donne adulte, penso alla sottocultura online degli incel, e lo metto a confronto con il racconto dei genitori che alla stessa età andavano al ballo della scuola, con il papà 13enne che indossava la parrucca rosa e il professore che faceva il deejay e vigilava sulla serata.
Stessa età, adolescenti simili in senso biologico e antropologico, ma mondi e vite così diverse.

Di fatto questa serie parla dell’incomunicabilità tra le generazioni. Di figli lasciati ad abitare mondi che siamo noi a consegnargli fin da piccolissimi senza assumerci la responsabilità di esplorarli noi per primi. Senza selezionare per loro quali contenuti sono accessibili e quali no. Senza vigilare sui loro device. Senza parlare della vita che si vive dentro lo schermo. Senza cercare di capirne il linguaggio. Senza educarli. Perché siamo noi i primi privi di educazione.
Dell’illusione di sapere un figlio al sicuro solo perché sta chiuso in camera sua, mentre dentro quelle quattro mura si consuma l’abisso.

DI QUANDO TI SENTI FUORI TEMPO (e anche un po’ fuori posto)Succede a volte di sentirci fuori tempo. In ritardo. Non al p...
07/03/2025

DI QUANDO TI SENTI FUORI TEMPO (e anche un po’ fuori posto)

Succede a volte di sentirci fuori tempo. In ritardo. Non al passo con le vite degli altri, che ci sembrano arrivati e realizzati.

Succede a volte di sentirci disorientati, smarriti, fuori posto. E succede ogni volta che la nostra mente viene abitata dal pensiero che ci saremmo dovuti trovare da un’altra parte, in questo momento della nostra vita.

E così i nostri pensieri viaggiano, e ci troviamo affollati di “se”.

“E se mi fossi iscritta a giurisprudenza anziché ad architettura?”
“E se avessi rinunciato ad un po’ della mia libertà per assecondare le richieste della mia fidanzata e l’avessi coinvolta di più nelle mie uscite con gli amici, anziché chiudere la nostra relazione?”
“E se avessi fatto un figlio a 30 anni?”
“E se avessimo fatto un’offerta per quell’appartamento, che sembrava una buona occasione?”

Oggi chi sarei e che farei?
Oggi non mi sentirei solo?
Oggi potrei dire di essere un buon genitore?
Oggi avrei uno spazio che posso chiamare “casa”?

Chissà.

La verità è che il tempo è un’idea che ci inganna, soprattutto perché consideriamo esclusivamente il tempo cronologico. Esiste invece un tempo vissuto. Che è il tempo della nostra biografia. Della nostra storia. Delle scelte fatte in un dato momento, perché in quel dato momento erano le migliori per noi o le più opportune che avremmo potuto prendere, o le sole che avevamo a disposizione. Insomma, quelle più in linea con chi eravamo in quel “qui e ora”.

Accogliere il tempo vissuto significa abbracciare l’idea di essere nel tuo tempo.

Significa tenere a mente che tu sei nel tuo tempo!

04/12/2024
14/10/2024

Indirizzo

Via Fratini 55
Terni
05100

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 19:00

Telefono

+393207961574

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