
15/12/2020
LE PIANTE RACCONTATE ATTRAVERSO LA MEMORIA E LE TRADIZIONI POPOLARI
Ⅰ IL FI*****IO
Il fi*****io selvatico (Foeniculum vulgare L.), appartenente alla famiglia delle Ombrellifere, è una pianta erbacea perenne, che cresce in tutto il bacino del Mediterraneo, prediligendo terreni sassosi, incolti e assolati, lungo le strade di campagna e in riva al mare.
Sin dall’antichità, il fi*****io viene associato agli occhi e alla sua capacità di potenziare la vista. In numerose comunità rurali dell’Italia Centrale, infatti, era molto sentita la relazione tra la pianta del fi*****io e Santa Lucia, protettrice degli occhi, alla quale venivano rivolte invocazioni per ottenere la guarigione.
Tra le tante, un’antica preghiera, rivolta alla Santa, documentata dalla tradizione orale nella zona di Cascia, in Umbria, recita:
Santa Lucia,
entra a casa mia,
co’ ‘n mazzo de fi*****io
guariscime quest’occhio.
Il fi*****io, inoltre, insieme all’aglio, al ginepro e al serpillo, viene considerato una pianta apotropaica, capace, cioè, di tenere lontane le energie negative, e per questo utilizzata per la protezione della persona, della casa, del bestiame, delle coltivazioni e di tutte le attività, fonte di sostentamento o reddito.
In Valle d’Aosta, nel giorno di San Giovanni Battista, il 24 giugno, è usanza portare in chiesa per la benedizione numerose erbe, tra le quali non manca mai il fi*****io che, poi, viene mescolato nel foraggio per il bestiame, inserito in piccoli sacchettini appesi al collo dei gatti per evitare che portino in casa le malìe delle streghe, e amalgamato nella farina di segale per farne un pane sacro, ciré, nel periodo natalizio.
In Veneto, nel Bellunese, era tradizione appendere alle corna dei bovini sacchetti contenenti semi di fi*****io e foglie d’acero per proteggere gli animali dalle malattie.
In Francia si usava introdurre ciuffi di fi*****io selvatico nei buchi delle serrature per impedire alle streghe di introdursi nelle stanze da letto dei bambini e arrecare loro nocumento.
Infine, mi piace ricordare l’origine del significato del verbo “infinocchiare” che, nell’uso comune, viene usato come sinonimo di “ingannare”. Questo risale al fatto che il fi*****io, in virtù del suo olio essenziale, ricco di anetolo, limonene e canfene, riusciva ad alterare la percezione delle papille gustative degli acquirenti di vino, ai quali gli osti ne offrivano a profusione, falsando così il vero sapore del vino e la sua reale qualità.
Fonte: Polia M. Le piante e il sacro. Editore Quater, 2010.