
13/10/2025
In studio spesso conosco studenti con DSA senza diagnosi e mai riconosciuti, che ormai frequentano la scuola secondaria di primo grado.
Dopo lunghi cinque anni di scuola primaria, finalmente con lo sguardo basso, le lacrime e la paura giungono in studio.
Si siedono e puntualmente appena propongo un brano da leggere iniziano a piangere, la comprensione di una pagina richiede due ore e le risposte sono tutte sbagliate.
Un pianto incolmabile e una voce che sussurra " Io non ce la faccio perché non capisco nulla!".
DSA non riconosciuto: niente potenziamento, nessuno strumento compensativo o misure dispensative, rifiuto, fatica, quel 5 e 6 in pagella.
Ed è lì che si crea quel circolo vizioso, che diventa difficile da bloccare se non con l'aiuto multidisciplinare e la collabozione tra logopedisti, psicologi, scuola e genitori. Quindi è giusto non diagnosticare un DSA perché sono troppi? Sono davvero troppi?
L'iperdiagnosi, riscontrata negli ultimi anni, potrebbe essere un problema da discutere in separata sede tra professionisti competenti e non sui social.
Una buona equipe comprende quando è un disturbo o una difficoltà.
Molti genitori, ahimè in parte li capisco, non aspettano altro perché con dolore e fatica, non riescono a guardare in faccia alla realtà.
Lasciamoli brillare i nostri studenti, hanno solo bisogno di fiducia e dei loro "occhiali magici"❣️