Benessere Bambini Bergamo e Provincia

Benessere Bambini Bergamo e Provincia La pagina del Centro Divenire Infanzia, con tutti i percorsi offerti al centro,le news, gli articoli

🎉È con grande gioia che vi condividiamo questo nuovo progetto di crescita personale GRATUITO: LA PALESTRA DEL SÉNTIRE©Si...
07/10/2022

🎉È con grande gioia che vi condividiamo questo nuovo progetto di crescita personale GRATUITO: LA PALESTRA DEL SÉNTIRE©

Si tratta dell'evoluzione delle conferenze esperienziali Pre-Covid di prevenzione del disagio e promozione del benessere psicologico.

Il Centro Dive**re torna a dialogare con il territorio e a dare un piccolo contributo alla cittadinanza offrendo un'occasione completamente gratuita di socializzazione di qualità e di crescita personale per persone dai 18 ai 99 anni.

❓️Di cosa si tratta?
✅️esperienze guidate con sé stessi e gli altri nell’ottica di una sorta di allenamento alla relazione o, visto che ci occupiamo della psiche, di un “allenaSENTO”.
✅️uno spazio in cui la figura del relatore evolve in quella dell’agevolatore di esperienze

Ogni incontro sarà dedicato ad un tema specifico.

Venerdì 4 novembre ore 19.30-21.30 esploreremo la SOFFERENZA CHE NASCE DALLE RELAZIONI.

❓️dove?
Via Corridoni, 97 Bergamo (presso la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni che mette a disposizione gratuitamente i suoi spazi.

Basta cliccare qui sotto e prenotarsi compilando il form alla fine della pagina.

Venite a dare il vostro contributo a questo esperimento sociale
innovativo.



Eppen

LA PALESTRA DEL SÉNTIRE© TEMA DELLA SERATA: Quando l’altro fa male: l’amore, l’amicizia, i legami familiari INCONTRO ESPERIENZIALE DI CRESCITA PERSONALE GRATUITO VENERDÌ 4 NOVEMBRE ORE 19.30-21.30Via Corridoni, 97 Bergamo (presso la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni)Pren

Sono giorni di bilanci questi, giorni in cui i bambini e le bambine sono incontenibili, ti abbracciano stretta come a tr...
11/06/2021

Sono giorni di bilanci questi, giorni in cui i bambini e le bambine sono incontenibili, ti abbracciano stretta come a trattenerti ancora un po’.

Quando a settembre abbiamo iniziato le lezioni ho immaginato che avremmo chiuso la scuola il giorno dopo, invece, i bambini e le bambine, come al solito mi hanno stupito. La loro resilienza credo non la dimenticherò facilmente.

Impossibile dimenticare la voglia di andare avanti nonostante tutto.

A settembre sono entrata in una classe che non era più la nostra, noi che eravamo abituati a tavoloni da 8 alunni e lavori di gruppo, ci siamo trovati con banchi da uno e delimitazioni segnate con lo scotch sul pavimento.

Ricordo gli sguardi dei bimbi, i corpi rigidi, gli occhi sotto alle mascherine, le regole impartite con severità…è una cosa seria la pandemia, se vogliamo continuare a vederci e ve**re a scuola dobbiamo stare attenti. E l’hanno fatto, per come ne sono stati capaci, hanno resistito, anzi, di più: hanno investito come non fa nessuno nella scuola di tutti.

Ricordo elenchi e moduli da firmare. Chi entra? chi esce? niente contaminazioni con altre classi, nei corridoi in fila per uno, nei giardini al massimo dieci minuti, una classe per volta.

Le mani da igienizzare dopo ogni starnuto, materiale ad uso individuare: non toccate le cose degli altri, non scambiatevi niente...ci guardavano con gli occhi sgranati, perché noi è dalla prima che della condivisione abbiamo fatto una bandiera del nostro modo di stare a scuola.

Non è cambiato molto in questi due anni di pandemia, ci aspettavamo grandi riforme dai governi, invece, in dono abbiamo avuto i banchi da uno senza rotelle, le mascherine che sembravano pannolini e tiravano le orecchie, ora accatastate in un angolo; la Dad che sembrava fosse la scoperta innovativa del secolo, per il resto, come sempre sono state le famiglie e i docenti che hanno tenuto in piedi la scuola.

E i bambini. Sì, perché, i bambini piano piano si sono riappropriati della vicinanza, lo scotch è saltato quasi subito, i banchi si spostavano da soli per incontrarsi, se a qualcuno mancava qualcosa, qualcun altro gliela prestava, le matite hanno ripreso a passare di mano in mano, gli occhi a sorridere.

Oggi abbiamo chiesto ai bambini cosa li aveva resi tristi o felici in questo anno scolastico. Erano così tanti i motivi per cui sono stati felici da riuscire a contagiarmi, ma una di loro ha detto una cosa talmente semplice che mi ha commosso. “Io sono felice che stiamo tutti bene”.

I bambini e le bambine sono riusciti ad essere un Noi, anche quando era impossibile.

Ecco, credo che alla fine, sarà questo il mio bilancio: stiamo tutti bene.

Basterebbe per mandare avanti la scuola di tutti. Invece ci prodighiamo in giochi pirotecnici, inventandoci innovazioni che non innovano niente.

Basterebbe pensare ai bambini e alle bambine per fare una scuola di senso, loro lo sanno più di noi che per stare davvero bene, per crescere, per imparare, abbiamo bisogno di esserci tutti, nessuno escluso.

E noi ci siamo guardati e c’eravamo tutti, nessuno escluso. Credo sia questa la nostra dolce tenace vittoria contro la pandemia.

Sono giorni di bilanci questi, giorni in cui i bambini e le bambine sono incontenibili, ti abbracciano stretta come a trattenerti ancora un po’. Quando a settembre abbiamo iniziato le lezioni ho immaginato che avremmo chiuso la scuola il giorno dopo, invece, i bambini e le bambine, come al solito ...

Ci preoccupiamo sempre che i nostri figli o i nostri alunni abbiano dei buoni risultati scolastici, a volte, sembra che ...
04/06/2021

Ci preoccupiamo sempre che i nostri figli o i nostri alunni abbiano dei buoni risultati scolastici, a volte, sembra che il successo scolastico sia l’unico strumento che possa riconoscerli di fronte al mondo.

Come insegnante ho incontrato bambine e bambini e poi adolescenti e ragazzi/e con grandi capacità che hanno conseguito risultati scolastici ottimali, alcuni di loro, però, alla fine, non sono stati in grado di aderire all’esistenza, affettiva, relazionale e sociale.

Ci preoccupiamo spesso di ciò che i nostri figli e i nostri alunni sanno fare, delle competenze raggiunte e lodiamo chi persegue le eccellenze, senza domandarci invece se i nostri ragazzi e le nostre ragazze sanno “essere”.

Perché dentro alla vita è questo che conta. Saper essere.

Non ci preoccupiamo se sanno interrogarsi e soprattutto affrontare l’esistenza. Se sono davvero capaci di abitare una vita felice.

Eppure dovrebbe esserci chiaro che il talento non basta e nemmeno lo studio, ho visto ragazzi talentuosi disperdere il proprio dono dentro storie di incapacità affettive ed emozionali.

Crediamo che insegnare le varie discipline e impilare conoscenze possa bastare ai nostri figli per stare al mondo, possa bastare ai nostri alunni per costruire il loro futuro, ma non è così.

Questi due anni dovrebbero averci insegnato molto, ad esempio, cosa valutare.

Dovremmo tener conto quando, come insegnati, compiliamo la scheda e quando, come genitori, la riceviamo, la capacità di adattamento e di superamento delle difficoltà dei nostri ragazzi/e, perché, saranno queste due azione nella vita che li salveranno.

Mi dispiace, invece, verificare che continua ad esserci una scissione tra competenze richieste dal nostro sistema scolastico e, spesso, anche famigliari, e quella che è la capacità di affrontare l’esistenza e la capacità di essere felici.

Nella valutazione dei nostri figli e dei nostri ragazzi, insieme alla matematica e alla lingua italiana, dovrebbe contare quell’abilità di “saper essere” delle nuove generazioni, così indispensabile alla sopravvivenza in situazioni come quella che si sono trovati a vivere negli ultimi due anni.

Non mi preoccuperei troppo dei programmi persi o lasciati indietro, perché quelli, in qualche modo si possono recuperare. Non cambia la nostra esistenza se sappiamo più o meno cose, mi preoccuperei dei silenzi, dell’incapacità di relazionarsi con l’altro, della perdita di tutta quell’attività sociale così indispensabile per la loro crescita.

E tutti noi dovremmo tener conto, quando compiliamo o leggiamo una scheda, della capacità dei nostri alunni o figli di “essere stati” dentro alla sospensione dell’esistenza, dentro all’insicurezza e alla perdita.

Se riuscissimo a farlo, se solo ci avvicinassimo a ciò che gli serve davvero per costruire la loro identità e il loro futuro, probabilmente molti voti si ribalterebbero, molti giudizi sarebbero sospesi, molti danni sarebbero evitati.

In fondo, la verità, è che dentro alla nostra incompiutezza, di fronte ad una pandemia, loro sono dei sopravvissuti.

Per lo meno, quelli che sono rimasti, perché, vorrei ricordare che una parte di loro è sparita dietro ad uno schermo e chissà se mai tornerà.

Chissà se i nostri bambini/e, ragazze/i saranno in grado di perdonarci, la nostra risposta meritocratica al sapere come panacea di tutti i mali, per quello che noi “grandi” non siamo stati capaci di affrontare.

Il mio è un appello accorato a tutti quei docenti che fanno della scuola un luogo di accoglienza dell’essere e a quei genitori in grado di guardare oltre una scheda, specchio per le allodole.

Non è con quella che i nostri figli sapranno abitare una vita felice.

Ci preoccupiamo sempre che i nostri figli o i nostri alunni abbiano dei buoni risultati scolastici, a volte, sembra che il successo scolastico sia l’unico strumento che possa riconoscerli di fronte al mondo. Come insegnante ho incontrato bambine e bambini e poi adolescenti e ragazzi/e con grandi c...

Se un essere di sesso maschile si occupa dei propri figli è un padre? La risposta è “dipende in che modo lo fa”. Siamo i...
19/03/2021

Se un essere di sesso maschile si occupa dei propri figli è un padre? La risposta è “dipende in che modo lo fa”. Siamo in tanti ad avere le idee poco chiare su cosa contraddistingue la funzione genitoriale materna da quella paterna.

Lei vuole denunciare una nascita? Mi dica, il padre è lei e nessun altro? TOTO’ Se un essere di sesso maschile si occupa dei propri figli è un padre? La risposta è “dipende in che modo lo fa”. Siam…

L’ambulatorio si rivolge ai preadolescenti e agli adolescenti in crisi, di età compresa tra gli 11 e i 18 anni, e ai lor...
05/03/2021

L’ambulatorio si rivolge ai preadolescenti e agli adolescenti in crisi, di età compresa tra gli 11 e i 18 anni, e ai loro genitori in difficoltà, per problemi evolutivi quali:

✅difficoltà scolastiche come fragilità o disturbi dell’apprendimento, ✅fobia scolare
✅difficoltà relazionali o conflittuali con i pari, con gli insegnanti, con i genitori
✅difficoltà familiari come momenti di conflittualità, separazione o l✅utti familiari
✅difficoltà nella mentalizzazione del corpo (ritiro sociale, agiti autolesivi, difficoltà di alimentazione)
✅ansia, umore depresso, noia.

Si offre un servizio di consultazione e psicoterapia per il preadolescente e l’adolescente e di sostegno alla genitorialità. Inoltre il lavoro proposto considera l’intero contesto entro cui il ragazzo è inserito, come la scuola, lo sport e/o altre attività educative o ricreative.

Ambulatorio per la preadolescenza e l'adolescenza 11-18 anni Una risposta altamente specifica alle esigenze e alle difficoltà di ragazzi che si trovano in questa fase di vita caratterizzata da un significativo cambiamento, e ai loro genitori genitori. " I preadolescenti possono essere

" Amanda è cresciuta come una " brava bambina" ma fondamentalmente  molto arrabbiata con il padre che usava un'ironia ch...
18/02/2021

" Amanda è cresciuta come una " brava bambina" ma fondamentalmente molto arrabbiata con il padre che usava un'ironia che la feriva continuamente. Perché erano così importanti per Amanda le scuse che un padre, concentrato sulla sua fatica quotidiana di adattarsi a vivere, non le ha mai rivolto?
Perché aveva bisogno che fosse riconosciuto il suo grande sacrificio, ovvero quello di aver tradito il suo se' bambino per paura di perdere l'amore dei suoi genitori.
Il prezzo che Amanda pagava per questo tradimento consisteva nel non sentirsi più viva e reale, ma solo spettatrice di un mondo visto come attraverso un vetro.
Da adulta Amanda riusciva sentirsi appartenere al mondo reale solo rivestendo i ruoli di moglie, madre, imprenditrice eccetera, che servivano solo a coprire un guscio vuoto di emozioni e sentimenti.

liberamente tratto da " Il bambino arrabbiato" di Alba Marcoli

Connessi on line e disconnessi liveI bambini, preadolescenti e adolescenti di oggi sono cresciuti a "pane e 2.0". Talvol...
29/01/2021

Connessi on line e disconnessi live

I bambini, preadolescenti e adolescenti di oggi sono cresciuti a "pane e 2.0". Talvolta per noi genitori non è facile capire questo cambiamento vorticoso e rapidissimo. Molta (troppa) parte della vita e delle relazioni sono mediate dall'on line e dallo schermo

I lockdown e la DAD hanno incrementato ancora di più il tempo passato on line e, purtroppo, i rischi molteplici legati all'iperconnessione e la dipendenza da web/smartphone

Come possiamo aiutare i nostri figli?

Innanzitutto chiediamoci: qual è il nostro rapporto con smartphone e web? Posso stare un giorno senza cellulare? quando, quanto e come lo uso? Quanto tempo rimango "connesso" nell'ambiente domestico e quindi "disconnesso" dalla relazione con i figli e il partner?

Ricordiamoci che i nostri piccoli imparano da noi, dalle nostre azioni, dal nostro esempio molto di più che dalle nostre parole.

Il Movimento Etico Digitale ha stilato alcuni consigli utili e molto concreti e pratici che volevo condividere con voi, genitori (e non):

1) attenzione al tempo di uso. Esistono numerose funzionalità e app che permettono di tenere traccia delle ore passate davanti allo schermo, è possibile anche impostare notifiche o blocchi quando si eccede un determinato numero di ore (utile specialmente nel caso di dispositivi utilizzati dai più giovani).

2) stabilire delle “no-smartphone-zones”: creare delle vere e proprie zone della casa dove il telefono “non può entrare” può dare un aiuto significativo nel limitarne l’uso. Vietato tenere il telefono sul tavolo durante i pasti.

3) disattivare le notifiche. Questo è un modo semplice ed efficace per frenare il circolo vizioso che ci spinge a controllare il telefono in continuazione.
grazie Giada Maslovaric per questo post!

Negli ultimi anni noi genitori abbiamo permesso ai nostri figli di avere in mano uno smartphone personale sempre prima. ...
27/01/2021

Negli ultimi anni noi genitori abbiamo permesso ai nostri figli di avere in mano uno smartphone personale sempre prima. Gli smartphone abbattono la percezione del tempo e allontanano dal principio di realtà, due aspetti che in età evolutiva rappresentano fondamentali obiettivi educativi. Nell’online infatti si perde così tanto tempo che i genitori oggi sono sempre più preoccupati che la passione per social network e videogiochi dei loro figli li allontani e demotivi nei confronti di studio, amicizia e sport.

Il virtuale è diventato una sorta di «paese dei balocchi» di collodiana memoria: ci entri dentro e ti dimentichi tutto il resto. In effetti, il cervello dei più piccoli non possiede le competenze per resistere all’attrattività eccitatoria e pulsionale di un mondo virtuale che ti tiene agganciato con milioni di proposte dove puoi divertirti, sperimentare sensazioni intense e potenti, sentirti grande e importante, ricevere gratificazione immediata. Mentre gli adulti, nella vita reale, ti propongono di studiare, frequentare sport e oratorio, giocare a palla o a Monopoli, il web ti permette di vedere pornografia e di esibirti su un red carpet virtuale che è sempre lì che ti aspetta.

Tra l’altro noi genitori del terzo millennio abbiamo sviluppato un’ansia iperprotettiva per cui vietiamo ad un preadolescente di andare da solo da casa a scuola oppure di fare un giro in bicicletta nel suo quartiere, attività che ipotizziamo troppo pericolose. Scortiamo i figli dappertutto, così loro vedono sempre più ridotti il loro potere d’azione e la percezione della propria autoefficacia. In un videogioco o in un social invece possono fare tutto: diventare supereroi e dotarsi di un potere seduttivo che li fa sentire unici e speciali, competenti e potenti.

L’emergenza Covid ha ulteriormente complicato la situazione. Anche per questo oggi ci confrontiamo con tragici fatti di cronaca che hanno per protagonisti bambini che facendo nel virtuale cose da grandi – senza capirne il significato, le implicazioni, i limiti necessari – si sono fatti così male, da non uscirne vivi. Le neuroscienze ci dicono che l’età più vulnerabile nei confronti dei rischi online è la preadolescenza. Noi genitori inconsapevolmente abbiamo mandato i nostri figli in trincea e, senza accorgercene, ogni giorno subiscono l’attacco di un nemico invisibile che si presenta a loro come un amico straordinario. Del resto anche Pinocchio non si era reso conto che Lucignolo, portandolo nel paese dei Balocchi, lo avrebbe messo in grave pericolo.

Lo smartphone prima dei 13 anni rappresenta un rischio estremo per ogni minore. Lo sanno anche gli esperti della Silicon Valley che in ogni intervista ribadiscono che ai loro figli lo mettono in mano solo al termine della preadolescenza. Noi genitori dobbiamo avere il coraggio di guardare le tecnologie per quello che sono: un’opportunità da cogliere al momento giusto. L’infanzia non è un tempo di «tutto troppo presto». Non puoi accelerarla. Devi rispettarla.

Inconsapevolmente abbiamo mandato i nostri figli in trincea e ogni giorno subiscono l’attacco di un nemico invisibile che si presenta a loro come un amico straordinario

È importante fare in modo che i bambini si sentano sufficientemente al sicuro da mostrarsi così come sono e da condivide...
14/01/2021

È importante fare in modo che i bambini si sentano sufficientemente al sicuro da mostrarsi così come sono e da condividere con noi le loro emozioni e le loro esperienze, senza il timore che le nostre reazioni suscitano in loro un senso di umiliazione e vergogna, oppure di paura o terrore. In tal modo, avremo la possibilità di raggiungere una comprensione più completa dei bambini.
Se, invece, non si sentono al sicuro nel manifestare emozioni e stati d'animo, i nostri figli non potranno mostrarci chi sono davvero.
Facciamo un esempio. Se una madre fa vergognare il figlio per la paura che prova - di stare da solo, del buio, di affrontare una situazione come una festa - il bambino non le farà più sapere quando proverà ansia. Per questa madre, quindi, sarà molto più difficile capire davvero il figlio. La conseguenza è che il bambino si ritrova a dover gestire da solo le proprie emozioni. Da lì si innesca un effetto valanga. Quando viene assalito dall'ansia in previsione della cosa che gli fa paura, il bambino è restio a rivelare alla madre il suo vero stato d'animo. Ciò significa che viene lasciato solo ad affrontare la situazione, il che spesso non fa che acuire la sua ansia. A questo punto il bambino si rifiuterà di affrontare la situazione che teme e potrebbe fingere di stare male o fare le bizze. La mamma interpreta questi comportamenti come segno di ribellione e lo punisce, senza mai accorgersi di quello che in realtà sta avvenendo dentro di lui. Il senso della vergogna è un potente ostacolo all'atto di comprendere i nostri figli e nelle relazioni in genere. Si può indurre un senso di vergogna in maniera diretta, con frasi sprezzanti che, se abbinate alla rabbia, possono arrivare a mortificare il bambino. Ma la vergogna può essere indotta anche in maniera indiretta. Questo può avve**re, ad esempio, quando il bambino prova emozioni intense e non ci sintonizzato col suo stato d'animo. Tutto ciò alimenta oltre che la vergogna, un senso profondo di inadeguatezza perché egli penserà che in lui qualcosa non va. L'obiettivo della sintonizzazione non è tenerli nella bambagia ma aiutarli a comprendersi a loro volta per imparare a gestire le proprie emozioni

29/12/2020
21/12/2020

Quanti di noi hanno desiderato poter sentire una calma presenza affettuosa in un momento buio della vita? Nel giorno più buio dell’anno, il Solstizio d’Inverno, proviamo a ritrovarci, grazie al web e all’immaginazione, intorno ad un fuoco sotto il cielo stellato di un deserto. Come viandanti ci sediamo per raccontarci delle nostre esperienze di vita, dei nostri attraversamenti.
Questa conferenza, ideata un anno fa quando l’emergenza era inimmaginabile, inizialmente incentrata sui temi dell’autostima e del dilemma dell’accettazione, si propone di allargare la riflessione per dare un contributo al bisogno di consolarsi e di trovare nuovi orizzonti di senso.
Al cuore facciamo appello tutti noi nei momenti decisivi. A qualche livello ne abbiamo fatto tutti esperienza, solo che difficilmente ne sappiamo parlare.
Come se il nostro vocabolario avesse più parole per l’odio che per l’amore, per il rifiuto che per la comprensione.
Ma alla banalità del male, per citare il famoso libro della filosofa Anna Arendt, noi preferiamo correre il rischio di sembrare banali nella pratica del bene, a cui oggi dedichiamo troppo poco tempo.
In questa conferenza esperienziale, proveremo ad alimentare e a ritrovare uno sguardo sulla vita che contempli non solo l’indagine speculativa, come fa la scienza, ma anche la verità dell’esistenza, che ci è indispensabile per fare del tempo della vita un tempo buono.
Relatrice: Gloria Volpato
Psicologa, psicoterapeuta della Gestalt, EMDR therapist, Gestalt Body Worker, esperta di Mindfulness in relazione, fondatrice e direttrice del Centro Dive**re, Centro di Psicoterapia Umanistica Integrata di Torre Boldone Bergamo. Svolge attività clinica con giovani adulti, adulti, coppie e gruppi. È responsabile dell’equipe clinica del Centro Dive**re. Svolge attività di supervisione clinica. È l’ideatrice del Festival della Consapevolezza Il Potere del Sentire.
Con la partecipazione di alcuni dei collaboratori del Centro Dive**re

Il breve video è tratto Da Chocolat - il Discorso finale di Padre Henri - regia di Lasse Hallstroem

Amici, vi aspettiamo stasera sulla Pagina Facebook  del Centro Dive**re per l'ultima diretta dell'anno.Sarà una puntata ...
21/12/2020

Amici, vi aspettiamo stasera sulla Pagina Facebook del Centro Dive**re per l'ultima diretta dell'anno.
Sarà una puntata speciale, diversa da tutte le altre. Con la dott.ssa Volpato ci saranno anche i collaboratori del Centro. Ci siederemo intorno ad un fuoco enorme , sotto le stelle del Deserto Marocchino! Si si proprio così, che a Natale siamo tutti un po' bambini e con l'immaginazione possiamo fare tutto!!
Dai dai, ci venite?

!
💭 Spesso ci allontaniamo da noi stessi nel tentativo di compiacere gli altri. In occasione del Il Potere del Sentire - Festival della consapevolezza questa sera il Centro Dive**re e la psicologa e psicoterapeuta Gloria Volpato affronteranno la questione con una esperienziale per lavorare sull’ , mettendo in luce i dilemmi con cui prima o poi tutti facciamo i conti: soddisfare le aspettative altrui o dare voce alle nostre reali inclinazioni?

Tutti i dettagli nell’evento
EVENTO ⤵️
http://bit.do/consapevolezzabg

Basta scorrere il menu della pagina e cliccare su  " Recensioni". grazie per il tuo contributo!!
11/12/2020

Basta scorrere il menu della pagina e cliccare su " Recensioni".
grazie per il tuo contributo!!

I consigli di Anna Rita Verardo per accompagnare i più  piccoli in questo   Natale inedito
06/12/2020

I consigli di Anna Rita Verardo per accompagnare i più piccoli in questo Natale inedito

Cosa fa di un padre un padre? Abbiamo provato a fare un elenco delle caratteristiche fondamentali di questa funzione, pe...
23/11/2020

Cosa fa di un padre un padre?
Abbiamo provato a fare un elenco delle caratteristiche fondamentali di questa funzione, perché non è detto che le possa svolgere solo un uomo.. Leggete l'articolo e dateci i vostri preziosi feedback , grazie!

“Dottoressa mia moglie si lamenta del fatto che io non faccio il padre e la psicologa da cui va mia figlia dice che sono un padre assente. Le sembra assente uno che quando non è via per lavoro pass…

Indirizzo

Via REICH, 39 E 76
Torre Boldone
24052

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