09/04/2025
Le forme di Kung Fu sono un mero esercizio fisico oppure c’è altro?
Esercizio fisico oppure un mix di cultura ed esoterismo ed arti marziali?
Leggendo questo articolo iniziamo un viaggio attraverso la storia non detta e quella tramandata sui miti e leggende del Kung Fu…
Iniziamo la nostra lettura...
Tenuto conto che il daoismo abbia assorbito rituali antichi ad esso precedenti, le arti marziali ad esso connesse potrebbero derivare delle attività di stregoneria antica, rituali vicini allo sciamanesimo in cui si imitava la caccia, la danza, la pittura, ma anche il combattimento.
Nei rituali sciamanici è infatti piuttosto solita l’usanza di mimare combattimenti con bestie e con nemici, credendo così di poter influenzare, con la forza della ripetizione, le azioni future, in modo magico. Allo stesso mondo ancestrale viene legato anche il movimento in cerchio associato a molti stili di neijia.
Questo potrebbe essere alla base sia delle tecniche riportate nelle arti marziali, che nell’uso di ripeterle in forme. Conosciute al mondo sportivo come forme, 套路 taolu è un termine che si riferisce all’abitudine di combinare tecniche di combattimento, fino a comporre un esercizio unico, composto da numeri di tecniche assai variabili, da ripetere, come ogni pratica daoista, con lo scopo ultimo del raggiungimento della perfezione in ogni singolo movimento.
(La parola usata per definire la “sequenza di movimenti nelle arti marziali” è “套路 - Tao Lu”, dove il primo carattere “套 – Tao” viene tradotto come: set, impostare, collezione, mentre il secondo carattere rappresenta “路 – Lu” tradotto come: strada, percorso.
Quindi in un senso più ampio Tao Lu viene tradotto come “sequenza di movimenti nelle arti marziali”, ma secondo una analisi più attenta possiamo tradurlo come “percorso impostato” per raggiungere un obbiettivo. Il percorso poi viene stabilito dal nome del taolu che si sta studiando, sarà poi il nome del Taolu a definire cosa è fondamentale studiare e cosa vuole trasmettere il taolu in questione.)
Negli ambienti che negano l’originalità degli stili attuali di wushu, c’è l’accusa che tali taolu siano stati composti solo per fini commerciali, ma, ad onor del vero, seppur chiaramente ritoccati per scopi agonistici (i taolu, negli ultimi cinquant’anni, sono stati spesso arricchiti di calci ed acrobazie con scopi artistici che nulla hanno a che fare con il combattimento) le testimonianze della pratica dei taolu sono assai più antiche del commercio che è seguito all’apertura della pratica ai non discepoli.
Ed in effetti, il collegamento tra rituali ancestrali e i taolu attuali, getterebbe una luce diversa sul loro valore: pur non pretendendo assolutamente che tali pratiche non abbiano subito le modificazioni del tempo, come accade con tutto, l’attribuzione sottointesa di un valore magico potrebbe essere stata la forza propulsiva di una sostanziale traduzione di tali rituali alle generazioni future in maniera abbastanza fedele.
Siamo, ovviamente, nel campo delle ipotesi, ma questo giustificherebbe anche, a livello antropologico, alcune caratteristiche immutate di alcuni stili: dagli stili zoomorfi, che si riallaccerebbero ai rituali totemici, fino alla lentezza della pratica del Taijiquan.
Lentezza di esecuzione che, in realtà, conosce una serie di spiegazioni piuttosto frettolose, nutrite da una serie di frasi standard, come «tutto quello che puoi fare lentamente, puoi farlo velocemente» o che lega la lentezza alla meditazione e al fluire del respiro, ma che, a livello pratico, resta di fatto un unicum nel mondo: non esiste altra pratica marziale che si svolge lentamente.
In questa prospettiva, il Taijiquan potrebbe essere effettivamente l’espressione di wushu più legata ai rituali ancestrali e quindi, la forma di wushu dalle radici più antiche.
Sugli stessi testi si afferma, inoltre, che, sebbene alcune posizioni accomunino il Taiji di Wudang ai moderni Chen e Yang, è vero che generalmente il primo rispecchia maggiormente la magia tradizionale daoista.
Tutto, nelle tecniche fondamentali, è impregnato di Dao: così i fondamentali, 八门 ba men, le otto porte, 五步, wu bu, i cinque passi (le cinque posizioni fondamentali) si collegano direttamente alle otto porte del bagua e ai cinque elementi.
十三势 shi san shi, le tredici tecniche, il cui numero 13 è la somma delle otto porte e i cinque elementi, rappresentano le tecniche di combattimento fondamentali del Taiji.
La combinazione delle tredici tecniche, unite alle cinque posizioni fondamentali e alle otto direzioni, creano innumerevoli tecniche, proprie del Taijiquan.
L’insieme di passi, chiamati 踏罡步斗 ta gang bu dou (la traduzione potrebbe essere resa come “salire con gli scalini sul secchio” oppure “salire con grandi pedate sul secchio”, ma, come molte tecniche, non rende assolutamente l’idea dell’azione.) ,
tecnica di spostamento fondamentale del Wudang pai, proviene dalla cerimonia daoista di invocazione agli dèi: il 高功 gao gong (Gao Gong, il nome proprio di un maestro taoista. Durante le cerimonie religiose, il monaco più alto in grado siede al centro, sul seggio più alto: da qui il nome gao (alto) gong.
Quando si tengono cerimonie religiose, il seggio alto è centrato, e tra i monaci taoisti, è considerato il più alto dao gong, quindi è chiamato gao gong.
Solitamente è l’officiante principale dei rituali di purificazione e digiuno, accompagnato da altri due officianti, che formano i “Tre maestri”), con il fine di invocare gli dèi, percorre lo schema delle stelle dell’Orsa Maggiore.
Quanto sia importante lo studio del footwork nel Taijiquan, è testimoniato dal proverbio, riportato nel quan pu e diffuso negli ambienti marziali «教拳不教步,教步打 师傅» jiao quan bu jiao bu, jiao bu da shifu «insegna i pugni e non insegnare i passi, insegna i passi per sconfiggere il maestro».
Così come nel combattimento, nei rituali daoisti una grande importanza viene data allo schema di passi utilizzato durante le cerimonie, e come nel combattimento, molti schemi richiedono grande sforzo fisico e ottima pratica per la perfetta esecuzione.
Da cosa deriva, quindi, il Taijiquan?
Lo spiegheremo in un altro articolo correlato da testi e testimonianze...
articolo tratto dal testo “Wudang e la Cina”. all rights reserved