07/07/2025
“Mi prendevano in giro per il mio cognome. Per anni ho fatto di tutto per nasconderlo, quel cognome. Era normale, come lo ero io. Eppure bastava quello, una parola che suonava diversa, forse buffa, forse solo insolita, a scatenare una cattiveria che non avevo mai capito davvero.
Sono stata bullizzata dalla prima elementare fino alle superiori.
Una sequenza di anni in cui ogni giorno era una sfida, ogni mattina una battaglia silenziosa. Non avevo difetti evidenti, non ero diversa, non ero strana. Ma bastava il mio cognome per diventare il bersaglio.
Mi prendevano in giro, mi davano soprannomi, ridevano di me nei corridoi, mi isolavano. E poi, dietro le risate, c’erano anche le cattiverie più sottili, quelle che non si vedono ma che fanno male: gli sguardi, i sussurri, l’indifferenza. Di cotte e di crude, come si suol dire. E io soffrivo, tantissimo. Mi chiudevo, mi nascondevo. Mi chiedevo cosa ci fosse di sbagliato in me.
Col tempo, ho imparato una cosa: a volte non serve avere un difetto per essere presi di mira. A volte basta esistere, e incontrare chi ha bisogno di sminuirti per sentirsi forte. Loro si nutrivano del mio dolore. Mi guardavano mentre soffrivo, e ne godevano. È crudele, ma è così. E allora ho imparato una lezione che mi ha salvato: se impari a farti scivolare le cose di dosso, non sei tu a morire dentro… sei tu che togli loro il potere.
Ci vuole tempo. Ci vuole fatica. Ci vuole rabbia, e poi silenzio, e poi ancora lacrime. Ma un giorno ti alzi e ti accorgi che non ti vergogni più. Che non ti importa più. Che puoi dire il tuo nome per intero, e perfino sorridere. Perché la ferita c’è stata, ma non è più la tua prigione.
Oggi ho un’età adulta. E il mio cognome lo scrivo ovunque. Non è cambiato lui, sono cambiata io. Non mi nascondo più.
A chi ancora soffre, voglio dire questo: non lasciare che la cattiveria degli altri diventi la tua verità. Tu sei molto più di quello che ti hanno fatto. E se impari a lasciarli fuori, se riesci a sopravvivere senza lasciarti spegnere, allora sì — hai vinto tu.
Un abbraccio a chi sta ancora lottando.”
➡️ La testimonianza che avete letto è un’esperienza comune a molte persone. Lo dimostrano anche tanti dei commenti condivisi in questa community.
Il fatto che non venga indicato il cognome della persona che ha deciso di raccontare pubblicamente un pezzo della propria vita, è una scelta consapevole e legittima, fatta per proteggere la privacy di chi ha chiesto venisse pubblicata la propria testimonianza,allo scopo di sensibilizzare e contrastare ogni forma di bullismo, aiutando chi si è trovato, chi si trova a subire lo stesso tipo di abuso e le sue conseguenze.
Ci teniamo a ricordare con pacatezza e senza alcuna velleità di polemizzare, che questa pagina tutela con fermezza l’anonimato e la riservatezza di chi condivide la propria storia.
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