Dott.ssa Ilaria Bracuti Monaco - Psicoterapeuta

Dott.ssa Ilaria Bracuti Monaco - Psicoterapeuta Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di Dott.ssa Ilaria Bracuti Monaco - Psicoterapeuta, Psicoterapeuta, Via delle perle 16, Torre del Greco.

🖼 Psicologa Clinica
🛋 Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale presso Istituto di Psicoterapia Relazionale
Psicoterapia individuale, coppia e famiglia 🌈
📍Torre del Greco

Scusami se non sono fuggita al primo segnale, se agli occhi del mondo ho dato l’impressione di restare per scelta e non ...
25/11/2025

Scusami se non sono fuggita al primo segnale, se agli occhi del mondo ho dato l’impressione di restare per scelta e non per sopravvivenza.
Scusami se qualcuno ha creduto che avessi barattato la pelle con un po’ di compagnia,
come se il dolore potesse essere un compromesso sensato.

Scusami se sono cresciuta in una terra dove alle donne insegnano a chiedere perdono anche per ciò che subiscono, dove l’amore si confonde con l’obbedienza
e il rispetto con la rinuncia.
Scusami se ho cercato dentro di me
la colpa che non avevo, come se ogni suo scoppio di rabbia fosse un refuso della mia carne.

Scusami per la paura della solitudine,
quella che a volte sembra più feroce dei lividi, più buia delle notti insonni.
Per le volte in cui ho creduto di meritare solo briciole, come se non meritassi una tavola imbandita.

Scusami se ho creduto che l’amore fosse un sacrificio silenzioso, una preghiera di resistenza tramandata da madre in figlia,
da storia a storia, da cultura a cultura.
Non ero fragile:
ero stata educata a portare pesi che non mi appartenevano.

Oggi posso vedere:
la violenza non comincia da un gesto,
ma da un’idea.
Un’idea che si annida nelle parole,
nelle fiabe che ci raccontano,
nei modelli che ci mostrano,
nei “sopporta”, “comprendi”, “non farlo arrabbiare”.

Non ero cieca.
Ero immersa in un’ombra antica,
una storia scritta molto prima di me.
E adesso che la vedo
posso finalmente scioglierla.

Ti prometto che
non ti chiederò più “perché non sei andata via?”.
Ti chiederò soltanto:
“come posso proteggerti, adesso?”.

E questa volta, amore mio,
sarò io a restare.

La psiche a volte confonde memoria con destino e allora crediamo che ciò che è stato debba per forza ripetersi. Che l’am...
11/11/2025

La psiche a volte confonde memoria con destino e allora crediamo che ciò che è stato debba per forza ripetersi.
Che l’amore farà male come allora.
Che ancora una volta subirò un abbandono.
Che avere paura sia la sola strada che ho.

Ma la memoria non è un oracolo, è il racconto di ciò che è stato che va letto e rivisto, corretto e revisionato per trasformarlo in ciò che sarà, per fare in modo che il ricordo della strada non diventi la strada stessa, per non chiamare destino ciò che è il nostro copione emotivo.

Il lavoro terapeutico è spesso questo: rimettere ogni cosa al suo posto. Restituire al passato il suo tempo, togliendogli il potere di scrivere il futuro. Guardare le memorie senza lasciarsi intrappolare. Riconoscere che non siamo tenuti a ripetere nulla.

Il destino, quello vero, lo creiamo quando smettiamo di obbedire ai vecchi racconti e ci concediamo di immaginarne uno nuovo.

La terapia di coppia è un luogo dove la relazione si posa, respira e si lascia guardare.Uno spazio che rende chiari i bi...
06/11/2025

La terapia di coppia è un luogo dove la relazione si posa, respira e si lascia guardare.
Uno spazio che rende chiari i bisogni, restituisce voce ai silenzi e apre strade nuove.
Un percorso che, in ogni caso, offre strumenti per scegliere come stare insieme.

Cara stanza,Contieni il suono dei silenzi,i respiri sospesi,le risate improvvise che alleggeriscono l’aria.Le lacrime ch...
04/11/2025

Cara stanza,
Contieni il suono dei silenzi,i respiri sospesi,
le risate improvvise che alleggeriscono l’aria.
Le lacrime che scendono piano e le parole che trovano finalmente spazio.
Assisti a ricostruzioni lente, a verità che nascono timide, a corpi che imparano di nuovo a respirare.

Sei il palco di incontri che cambiano qualcosa, a volte non senza dolore.

Grazie per saper contenere tutto:
la fatica, la bellezza, il dubbio e la rinascita.
Per essere ogni giorno un luogo di cura —
non solo per chi mi affida la sua storia,
ma anche per me.

Con affetto,
Ilaria

Il ghosting è una parola nuova per un gesto antico: sparire.Chi lo subisce resta spesso nel silenzio a chiedersi perché,...
30/10/2025

Il ghosting è una parola nuova per un gesto antico: sparire.
Chi lo subisce resta spesso nel silenzio a chiedersi perché, cercando nel vuoto una spiegazione, un senso, una colpa.

Ma quel silenzio non parla solo di disinteresse: parla di paura.
Di chi non sa come restare, di chi non ha parole per dire un addio,
di chi fugge per proteggersi da qualcosa che non sa reggere — la vulnerabilità dell’altro, o la propria.

Eppure, anche chi resta ha una parte nel copione.
Restare può voler dire attendere, idealizzare, inseguire una chiusura che non arriva.
Può voler dire non accettare che l’altro non voglia più esserci, e trasformare l’assenza in un enigma da decifrare.
Chi resta, a volte, resta troppo: nell’attesa, nella fantasia, nella speranza che il silenzio cambi forma.

Parlare di ghosting non serve a giudicare,
ma a riconoscere che entrambi — chi va e chi resta —
si muovono nello stesso terreno fragile:
quello della difficoltà a separarsi.

Sparire o restare sono due estremi della stessa paura:
quella di ferire o di essere feriti.

Capirlo non giustifica, ma apre uno spazio.
Uno spazio per dire, per capire,
per scegliere relazioni in cui si possa salutarsi — anche quando fa male.

Roma 04.10.25Il dolore non visto si espande, macera, fermenta e prima poi esce fuori in modo più o meno consapevole, più...
05/10/2025

Roma 04.10.25
Il dolore non visto si espande,
macera, fermenta e prima poi esce fuori in modo più o meno consapevole, più o meno violento.
Scavalcare il meccanismo di difesa della negazione, aggiustare l’esame di realtà, renderlo tollerabile è sintomo di un Io funzionale, per questo, uno dei compiti della psicoterapia.
In quella sistemica, poi, impariamo a prenderci cura degli ambienti e dei legami per poterci prendere cura del singolo.

Così accade nel mondo: non basta guarire un frammento se l’intero sistema continua a sanguinare. La responsabilità è collettiva: vedere, nominare, manifestare.
Perché la realtà non scompare solo perché scegliamo di non guardarla.

E solo se la riconosciamo, possiamo trasformarla.

Con il gruppo delle Falconi 15, parlavamo di cosa significhi fidarsi.Non “fidarsi con riserva”, cioè restando sempre in ...
15/09/2025

Con il gruppo delle Falconi 15, parlavamo di cosa significhi fidarsi.
Non “fidarsi con riserva”, cioè restando sempre in guardia, nel sospetto, nel timore di essere feriti.
Ma fidarsi davvero.

Vuol dire accogliere che l’altro, a volte, potrà farmi soffrire.
Vuol dire sapere che delusione, rabbia, tristezza troveranno spazio
e che non sarà la fine del mondo, ma parte di esso.

È la nostra umanità fragile e legittima, che si incrina e si ricompone.
È la consapevolezza che la sofferenza, nelle relazioni, non è un incidente da evitare a ogni costo, ma un rischio inevitabile se vogliamo incontrarci davvero.

Così, fidarsi è un atto di coraggio:
Scegliere l’altro, anche quando non possiamo proteggerci da tutto.
Perché senza quel rischio, non ci sarebbe incontro.

Fidarsi non è proteggersi dal dolore,
ma credere che dentro il dolore ci sia ancora la possibilità di vita,
e dentro la vita, la possibilità di amore.

Darsi la possibilità di “non fare” è una competenza che riguarda la capacità di saper riconoscere quando un’azione aggiu...
08/09/2025

Darsi la possibilità di “non fare” è una competenza che riguarda la capacità di saper riconoscere quando un’azione aggiunge rumore, è scegliere una pausa per ricontattare il valore.

È capire che dalle sabbie mobili si esce con movimenti lenti e pensati, non agitandosi e sgomitando guidati dal panico.
A volte ci sembra che agire le nostre emozioni, “fare” per risolvere, sia l’unica via d’accesso alla sopravvivenza.

Quello che ci guida, però, è un meccanismo di difesa arcaico che punta allo scarico dell’ansia e dell’angoscia. È l’illusione del controllo sull’incontrollabile.

Quando sospendiamo, non perdiamo tempo: lo stiamo creando—spazio dove ascoltare, distinguere, orientarsi.

Il non fare è un ponte: dall’impulso alla scelta.
Nel mezzo, la vita si mette a fuoco

Che possiate portarvi un po’ di agosto in questo settembre e nei mesi a ve**re, nei singoli giorni, che agosto sia nella...
02/09/2025

Che possiate portarvi un po’ di agosto in questo settembre e nei mesi a ve**re, nei singoli giorni, che agosto sia nella risata che vi fa perdere il fiato, il quello sguardo all’ orologio che fa esclamare “il tempo è volato!”, nella speranza che tutto andrà bene.
Che agosto sia quella riunione disdetta all’ultimo che vi consente di uscire prima da lavoro, l’orecchino che credevate di aver perso e invece è finito sotto al divano, quei pomeriggi di dicembre in cui non fa troppo freddo per andare a mangiare un gelato.
Che sia Agosto quando il treno arriva con due minuti di anticipo a destinazione, quando esultate per il vostro sport preferito, quando il plumcake ha effettivamente le gocce di cioccolato e non l’uva passa.
Che ci sia un po’ di Agosto in tutti i vostri giorni.

Nel primo episodio di Un raggio di sole al giorno viene raccontato, attraverso gli occhi della protagonista, infermiera ...
06/08/2025

Nel primo episodio di Un raggio di sole al giorno viene raccontato, attraverso gli occhi della protagonista, infermiera in un reparto psichiatrico, il rapporto tra Oh Ri-na (affetta da disturbo bipolare e ricoverata a seguito di un episodio maniacale) e sua madre.
Ci viene presentata una madre spaventata maggiormente dallo stigma della malattia mentale piuttosto che dallo stato emotivo della figlia, e dall’altra parte una donna di quarant’anni non in grado di capire chi sia, cosa desideri realmente.
Nel racconto Oh Ri-na è invischiata in un rapporto di dipendenza dalla madre che ha sempre scelto per lei, plasmandone desideri e bisogni con l’intento di indirizzarla verso ciò che riteneva più giusto: una buona formazione, una buona immagine esteriore, un buon matrimonio.
In questa tessitura ideale, però, Oh Ri-na ha perso di vista se stessa, soffocata dalle cure non richieste, da aspettative silenziose, da amore che si traduce in controllo.
Eppure la madre non riesce a starci antipatica, poiché ci sembra agire nelle migliori intenzioni, nella legittima preoccupazione materna che la figlia abbia la miglior vita possibile.
Dove sta, quindi, il bug? L’errore del sistema?
Khalil Gibran ci dice che i genitori sono l’arco che scaglia i figli verso il domani.
Mi sembra, quindi, l’illusione stia nel credere di poter controllare il tragitto della freccia.
Oh Ri-na compie il suo scatto evolutivo quando riesce a dar voce ai propri desideri andando contro le aspettative materne, generando una crisi del sistema ed un suo naturale aggiustamento quando la madre accoglie, contiene e riformula.
Una situazione ideale, insomma, ma non sempre è così. Cosa fare, dunque, quando l’affermazione del Sè genera un conflitto insanabile?
Elaborare il senso di colpa capendo che diventare adulti, spesso se non sempre, vuole dire potersi concedere di deludere l’altro.
Sopravvivendo tutti.

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Torre Del Greco
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