27/11/2025
Sūtra I.44 — Sūkṣma–viṣayatvam ca aliṅga–paryavasānam
Tema: L’oggetto della meditazione può diventare sempre più sottile, fino a ciò che non ha forma.
Secondo Taimni, la coscienza può essere guidata a investigare piani sempre più sottili della realtà. Dopo aver stabilizzato l’attenzione su oggetti grossolani o concetti mentali chiari, il praticante è in grado di rivolgersi a livelli più profondi, dove gli oggetti non sono più percepibili attraverso la forma, ma solo come principi o essenze.
A questo livello, la meditazione non ha più come oggetto “qualcosa” di definito. La mente impara a restare stabile anche quando l’oggetto è un principio astratto, per esempio una qualità (pace, luce, ordine), un processo, o persino l’idea fondamentale che sta alla base di tutte le forme.
– Lo yogin non cerca più un’immagine.
– Entra nella struttura sottile della realtà.
– La mente diventa più trasparente e meno dipendente dalla forma.
Sūtra I.45 — Sthūla–svarūpa–sūkṣma–aliṅga—paryavasānam
Tema: Le differenti tappe del samāpatti, dal grossolano all’indifferenziato.
Taimni vede in questo sūtra la descrizione di un percorso progressivo:
1. sthūla – oggetti grossolani, fisici, concreti
2. svarūpa – l’essenza psicologica o archetipica dell’oggetto
3. sūkṣma – l’essenza sottile, priva di caratteristiche manifeste
4. aliṅga – ciò che ancora precede la forma: la radice stessa del manifestarsi
Patanjali non parla solo di livelli di oggetto, ma di livelli di coscienza. A ogni tappa la mente abbandona un velo, una sovrastruttura, un’interpretazione. Il meditante impara a percepire “ciò che è”, senza proiezioni.
– La meditazione è un processo di raffinamento.
– Più l’oggetto è sottile, più sottile deve diventare la mente.
– La coscienza comincia a funzionare oltre il pensiero concettuale.
Sūtra I.46 — Tā eva sabījaḥ samādhiḥ
Tema: Tutti questi stati sono ancora “con seme”.
Taimni sottolinea che finché c’è un oggetto, un “seme” di attenzione, lo stato non è ancora il samādhi finale. È una meditazione elevata, purissima, ma non totale.
Il seme è la direzione della mente. Non è più un pensiero ordinario, ma comunque esiste un punto di riferimento. Anche quando il meditante contempla un principio profondissimo, rimane una traccia di dualità: “io medito su qualcosa”.
– Questi stati sono alti, ma non ultimativi.
– Esiste ancora una dualità sottile.
– Comunque costituiscono il percorso indispensabile verso il senza-seme.
Sūtra I.47 — Nirvicāra–vaiśāradye adhyātma–prasādaḥ
Tema: Quando la meditazione senza riflessione diventa stabile, nasce la chiarezza interiore.
Per Taimni, qui Patanjali descrive uno stato in cui la mente, libera da ogni sovrastruttura discorsiva, diventa limpida come un cristallo. Non c’è più lotta, né interferenza del pensiero. L’intuizione spirituale può fluire nella coscienza.
La “chiarezza interiore” non è un’emozione, ma una condizione di trasparenza mentale. La mente non impone più interpretazioni: riflette direttamente la realtà sottile. È lo stato che permette all’intuizione autentica, non immaginata, di emergere.
– La mente è stabile e silenziosa.
– L’intuizione superiore comincia a manifestarsi.
– L’esperienza diventa “auto-luminosa”: la comprensione sorge da dentro.
Questi quattro sūtra descrivono il movimento che porta la mente:
1. dal concreto al sottile,
2. dal sottile al senza-forma,
3. dal senza-forma alla trasparenza interiore.
Seguire questo percorso significa apprendere a lasciare andare, strato dopo strato, ogni identificazione mentale, fino a permettere alla coscienza di rivelare la sua natura più chiara e profonda.
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Anna Maria Bello