21/10/2025
Sūtra 13, 14 e 15 del Primo Pāda (Samādhi Pāda) degli Yoga Sūtra di Patañjali.
Questi tre aforismi si trovano in una sezione in cui Patañjali sta descrivendo il processo di interiorizzazione e trasformazione della mente attraverso la pratica dello yoga.
Sūtra I.13
Tatra sthitau yatno ’bhyāsaḥ
Traduzione:
«Lo sforzo costante per dimorare stabilmente in quello [stato] è la pratica (abhyāsa).»
“Tatra” si riferisce allo stato di quiete mentale descritto nei sutra precedenti (nirodhaḥ).
Abhyāsa è quindi definita come la volontà di mantenere la mente ferma, costantemente orientata verso la realtà interiore (Puruṣa).
Questa pratica non è occasionale, ma sistematicamente applicata per lungo tempo. Non basta “provare” bisogna applicare lo sforzo consapevole e disciplinato verso la stabilità interiore.
È lo yoga come disciplina attiva e volontaria, non semplice passività o attesa.
Sūtra I.14
Sa tu dīrgha-kāla-nairantarya-satkārāsevito dṛḍha-bhūmiḥ
Traduzione:
«Quella pratica, quando compiuta per lungo tempo, senza interruzione, e con devozione, diventa ben radicata.»
Questo sutra specifica le condizioni che rendono efficace la pratica (abhyāsa):
Dīrgha-kāla: lunga durata la trasformazione richiede tempo.
Nairantarya: continuità, non basta praticare solo quando si è motivati.
Satkāra-āsevitaḥ: con rispetto, fede, amore per la pratica.
Questo è il fondamento della stabilità interiore: non una tecnica, ma un atteggiamento spirituale costante.
Il progresso nello yoga dipende dalla qualità e costanza della dedizione, più che da tecniche isolate o sforzi intensivi occasionali.
Sūtra 1.15
Dṛṣṭānuśravika-viṣaya-vitṛṣṇasya vaśīkāra-saṁjñā vairāgyam
Traduzione:
«Il distacco (vairāgya) è la padronanza sul desiderio per le cose visibili e udibili (esperienziali e scritturali).»
“Dṛṣṭa”: ciò che è visto, cioè i piaceri sensoriali mondani.
“Anuśravika”: ciò che è udito, cioè le gioie promesse dai testi sacri (cielo, paradiso, siddhi).
Vairāgya è quindi indifferenza sia verso i piaceri materiali che verso quelli spirituali.
Il vero vairāgya e' come una libertà interiore dal desiderio, non una repressione. È il risultato della comprensione che ogni oggetto è impermanente e non può dare la felicità ultima.
“Vaśīkāra” implica padronanza: la mente è libera, non più condizionata da attrazioni o repulsioni.
Sintesi dei tre sutra
Sutra Tema principale Insegnamento chiave
I.13 Abhyāsa (pratica) La pratica è lo sforzo costante per stabilizzarsi nella quiete interiore
I.14 Le condizioni della pratica La pratica diventa salda solo se fatta con costanza, devozione, e a lungo
I.15 Vairāgya (distacco) Il distacco è libertà dal desiderio verso il mondo fenomenico e spirituale
Siamo regolari nella pratica: meglio pochi minuti ogni giorno, che ore saltuariamente.
Coltiviamo la devozione: non è un esercizio meccanico, ma un atto d’amore verso il tuo Sé più profondo.
Osserviamo i desideri: non giudicarli, ma vederli come sorgono e svaniscono. Il vero distacco nasce dalla comprensione,
non dalla repressione.
Un caro saluto
AM