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Sūtra 13, 14 e 15 del Primo Pāda (Samādhi Pāda) degli Yoga Sūtra di Patañjali.Questi tre aforismi si trovano in una sezi...
21/10/2025

Sūtra 13, 14 e 15 del Primo Pāda (Samādhi Pāda) degli Yoga Sūtra di Patañjali.

Questi tre aforismi si trovano in una sezione in cui Patañjali sta descrivendo il processo di interiorizzazione e trasformazione della mente attraverso la pratica dello yoga.

Sūtra I.13

Tatra sthitau yatno ’bhyāsaḥ

Traduzione:
«Lo sforzo costante per dimorare stabilmente in quello [stato] è la pratica (abhyāsa).»

“Tatra” si riferisce allo stato di quiete mentale descritto nei sutra precedenti (nirodhaḥ).

Abhyāsa è quindi definita come la volontà di mantenere la mente ferma, costantemente orientata verso la realtà interiore (Puruṣa).

Questa pratica non è occasionale, ma sistematicamente applicata per lungo tempo. Non basta “provare” bisogna applicare lo sforzo consapevole e disciplinato verso la stabilità interiore.
È lo yoga come disciplina attiva e volontaria, non semplice passività o attesa.

Sūtra I.14

Sa tu dīrgha-kāla-nairantarya-satkārāsevito dṛḍha-bhūmiḥ
Traduzione:
«Quella pratica, quando compiuta per lungo tempo, senza interruzione, e con devozione, diventa ben radicata.»

Questo sutra specifica le condizioni che rendono efficace la pratica (abhyāsa):

Dīrgha-kāla: lunga durata la trasformazione richiede tempo.

Nairantarya: continuità, non basta praticare solo quando si è motivati.

Satkāra-āsevitaḥ: con rispetto, fede, amore per la pratica.

Questo è il fondamento della stabilità interiore: non una tecnica, ma un atteggiamento spirituale costante.

Il progresso nello yoga dipende dalla qualità e costanza della dedizione, più che da tecniche isolate o sforzi intensivi occasionali.

Sūtra 1.15
Dṛṣṭānuśravika-viṣaya-vitṛṣṇasya vaśīkāra-saṁjñā vairāgyam

Traduzione:
«Il distacco (vairāgya) è la padronanza sul desiderio per le cose visibili e udibili (esperienziali e scritturali).»

“Dṛṣṭa”: ciò che è visto, cioè i piaceri sensoriali mondani.

“Anuśravika”: ciò che è udito, cioè le gioie promesse dai testi sacri (cielo, paradiso, siddhi).

Vairāgya è quindi indifferenza sia verso i piaceri materiali che verso quelli spirituali.

Il vero vairāgya e' come una libertà interiore dal desiderio, non una repressione. È il risultato della comprensione che ogni oggetto è impermanente e non può dare la felicità ultima.

“Vaśīkāra” implica padronanza: la mente è libera, non più condizionata da attrazioni o repulsioni.

Sintesi dei tre sutra

Sutra Tema principale Insegnamento chiave

I.13 Abhyāsa (pratica) La pratica è lo sforzo costante per stabilizzarsi nella quiete interiore
I.14 Le condizioni della pratica La pratica diventa salda solo se fatta con costanza, devozione, e a lungo
I.15 Vairāgya (distacco) Il distacco è libertà dal desiderio verso il mondo fenomenico e spirituale

Siamo regolari nella pratica: meglio pochi minuti ogni giorno, che ore saltuariamente.

Coltiviamo la devozione: non è un esercizio meccanico, ma un atto d’amore verso il tuo Sé più profondo.

Osserviamo i desideri: non giudicarli, ma vederli come sorgono e svaniscono. Il vero distacco nasce dalla comprensione,
non dalla repressione.
Un caro saluto
AM

19/10/2025
Quando fuori tutto sembra muoversi troppo in fretta... lo yoga ti insegna a restare fermo dentro.Ci sono momenti in cui ...
17/10/2025

Quando fuori tutto sembra muoversi troppo in fretta... lo yoga ti insegna a restare fermo dentro.

Ci sono momenti in cui ci sentiamo persi, confusi, senza una direzione chiara.
È proprio in questi spazi di vuoto che lo yoga diventa qualcosa di più di un movimento del corpo:
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Non serve essere flessibili, forti o esperti.
Serve solo il desiderio di ricominciare da sé.

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16 ottobre 2025Yoga Sūtra 1.7–1.11: La natura della conoscenza e il cammino della concentrazioneCari allievi, questi sūt...
16/10/2025

16 ottobre 2025

Yoga Sūtra 1.7–1.11: La natura della conoscenza e il cammino della concentrazione

Cari allievi, questi sūtra rappresentano la transizione fondamentale tra la descrizione della mente e la via per trascenderla. Patañjali elenca cinque tipi di vṛtti (modificazioni mentali) e poi indica come ridurle per giungere allo yoga (cioè alla cessazione dei movimenti mentali).

Esaminiamo i sūtra 1.7–1.11

Sūtra e significati (con traduzione e sintesi)
1.7 pratyakṣa-anumāna-āgamāḥ pramāṇāni La conoscenza valida (pramāṇa) deriva dalla percezione diretta, inferenza e testimonianza autorevole
1.8 viparyayo mithyājñānam atadrūpa-pratiṣṭham L’illusione (viparyaya) è una comprensione falsa, non fondata sulla realtà
1.9 śabdajñānānupātī vastuśūnyo vikalpaḥ L’immaginazione (vikalpa) è conoscenza verbale priva di realtà
1.10 abhāva-pratyayālambanā vṛttir nidrā Il sonno (nidrā) è uno stato mentale basato sull’assenza di contenuto
1.11 anubhūta-viṣayāsaṃpramoṣaḥ smṛtiḥ La memoria (smṛti) è la conservazione dell’esperienza

Taimni, nel suo libro The Science of Yoga, sottolinea come questi sūtra siano una mappa della mente, utile per orientarsi nel lavoro interiore. Vediamoli uno ad uno.
1.7 – Le tre fonti della conoscenza

> pratyakṣa-anumāna-āgamāḥ pramāṇāni
“Percezione diretta, inferenza e testimonianza sono fonti valide di conoscenza.”

Taimni osserva che queste tre vie sono gli strumenti con cui la mente raccoglie “verità” nel mondo fenomenico:

1. Percezione diretta (pratyakṣa) – ciò che vediamo/sperimentiamo direttamente.

2. Inferenza (anumāna) – deduzione logica, spesso inconscia.

3. Testimonianza (āgama) – insegnamenti autorevoli (testi, maestri).

Ma attenzione: queste fonti sono utili solo finché siamo nella sfera della mente razionale. Il vero yoga richiede andare oltre anche la conoscenza sensoriale, logica e dottrinale.
Pratica: Osserva da quale fonte proviene ciò che credi. È esperienza, deduzione, o ascolto? Sei consapevole dei filtri?

1.8 – L’errore percettivo (viparyaya)

> viparyayo mithyājñānam atadrūpa-pratiṣṭham
“L’illusione è una conoscenza erronea, basata su ciò che non è reale.”

Taimni spiega che la mente crea errori quando proietta significati sbagliati su dati incompleti. È il caso di chi scambia una corda per un serpente. Questa vṛtti è potente perché la mente crede di sapere, anche se ciò che percepisce è falso.
Questo è un ostacolo importante nel cammino: finché non riconosciamo le illusioni, non possiamo trascenderle.

1.9 – L’immaginazione (vikalpa)

> śabdajñānānupātī vastuśūnyo vikalpaḥ
“L’immaginazione è conoscenza verbale priva di realtà concreta.”

Per Taimni, vikalpa è una delle forze più distruttive se non viene controllata: la mente costruisce castelli di parole, concetti e opinioni non radicati nella realtà.
È il pensiero che “gira a vuoto”. Molti problemi psicologici nascono dal vivere in questo mondo di concetti verbali irreali.
Pratica: Nota quando la tua mente si aggrappa a concetti, idee, opinioni senza riscontro diretto. Riporta l’attenzione al presente

1.10 – Il sonno come vṛtti

> abhāva-pratyayālambanā vṛttir nidrā
“Il sonno è una modificazione mentale basata sull’assenza.”

Taimni sottolinea un punto importante: anche il sonno è una vṛtti, cioè una modifica della coscienza, solo più sottile. Anche quando dormiamo, la mente non è "spenta", ma immersa in uno stato di non-percezione.

La mente non si spegne, ma cambia modalità: per questo anche nel sonno profondo la coscienza pura può restare presente (come nelle esperienze yogiche).

1.11 – La memoria (smṛti)
> anubhūta-viṣayāsaṃpramoṣaḥ smṛtiḥ
“La memoria è la non-perdita dell’esperienza passata.”

Per Taimni, la memoria è la base del senso dell’io, perché mantiene la continuità dell’esperienza. Ma è anche ciò che condiziona il presente: reagiamo oggi in base a ciò che ricordiamo ieri.
Comprendere smṛti significa vedere quanto il passato colora ogni percezione.
Anna Maria Bello

𝐉𝐚𝐥𝐚𝐥 𝐚𝐝-𝐃𝐢𝐧 𝐌𝐮𝐡𝐚𝐦𝐦𝐚𝐝 𝐑𝐮𝐦𝐢, 𝐢𝐥 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐩𝐨𝐞𝐭𝐚 𝐞 𝐦𝐢𝐬𝐭𝐢𝐜𝐨 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐗𝐈𝐈𝐈 𝐬𝐞𝐜𝐨𝐥𝐨, 𝐡𝐚 𝐞𝐬𝐩𝐫𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐯𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐯𝐞𝐳𝐳...
15/10/2025

𝐉𝐚𝐥𝐚𝐥 𝐚𝐝-𝐃𝐢𝐧 𝐌𝐮𝐡𝐚𝐦𝐦𝐚𝐝 𝐑𝐮𝐦𝐢, 𝐢𝐥 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐩𝐨𝐞𝐭𝐚 𝐞 𝐦𝐢𝐬𝐭𝐢𝐜𝐨 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐗𝐈𝐈𝐈 𝐬𝐞𝐜𝐨𝐥𝐨, 𝐡𝐚 𝐞𝐬𝐩𝐫𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐯𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐯𝐞𝐳𝐳𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨 𝐝𝐞𝐟𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐭𝐞𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐫𝐢𝐠𝐢𝐝𝐞, 𝐦𝐚 𝐜𝐨𝐧 𝐦𝐞𝐭𝐚𝐟𝐨𝐫𝐞 𝐩𝐨𝐞𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚𝐧𝐨 𝐚𝐥 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞 𝐞 𝐚𝐥𝐥'𝐚𝐧𝐢𝐦𝐚.

Ecco alcune delle sue frasi e concetti chiave sulla salvezza spirituale:

𝟏. 𝐋𝐚 𝐌𝐨𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐄𝐠𝐨 𝐞 𝐥𝐚 𝐑𝐢𝐧𝐚𝐬𝐜𝐢𝐭𝐚 𝐒𝐩𝐢𝐫𝐢𝐭𝐮𝐚𝐥𝐞
La salvezza è un processo di morte dell'ego per poter rinascere a una nuova realtà spirituale.

"Sono morto come minerale e come pianta sono sorto. Sono morto come pianta e risorto come animale. Sono morto come animale e risorto come uomo. Perché temere allora di divenire meno morendo? Ancora una volta morirò come uomo per risorgere come un angelo." Questo è uno dei suoi versi più famosi, che descrive un ciclo di trasformazione e ascensione spirituale. La morte fisica e spirituale è vista come un passaggio necessario verso una forma superiore di esistenza.

"Quando tagli i legami dell'ego, mille catene svaniranno. Così completamente, ritornerai alla radice della radice della tua anima."

𝟐. 𝐋𝐚 𝐒𝐨𝐟𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐕𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐏𝐮𝐫𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞
Anche il dolore e la sofferenza non sono ostacoli, ma strumenti per la crescita spirituale e la salvezza.

"La ferita è il luogo dove la luce entra in te." Rumi vede le ferite e le difficoltà come opportunità per l'anima di aprirsi e accogliere la luce divina.

"Ogni dolore che senti è un messaggero. Ascoltalo." Invece di respingere il dolore, Rumi suggerisce di accoglierlo, perché ha un messaggio spirituale da trasmetterci e serve a purificare l'anima.

𝟑. 𝐋𝐚 𝐑𝐢𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚 𝐈𝐧𝐭𝐞𝐫𝐢𝐨𝐫𝐞 𝐞 𝐢𝐥 𝐒𝐢𝐥𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨
La salvezza non si trova nel mondo esterno, ma all'interno di sé stessi.

"Non agire così in piccolo quando hai l'intero universo dentro di te." L'anima umana contiene la stessa essenza divina dell'universo. La salvezza è il riconoscimento e la realizzazione di questa verità.

"C'è una voce che non usa parole. Ascolta."
Il silenzio è il mezzo per connettersi con il Divino. È nel silenzio che si possono udire le verità più profonde e trovare la via per la salvezza.

🧘‍♀️ Rallenta. Respira. Ritrova te stesso.Scopri i benefici dello Yoga al Samadhi Yoga Studio APS -Tortona - Marchio Reg...
14/10/2025

🧘‍♀️ Rallenta. Respira. Ritrova te stesso.

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Il Sutra 5 e 6 della Yoga Sutra di Patanjali, sono:Sutra 1.5"Vrittayah pancatayyah klistaklistah""Le modificazioni della...
14/10/2025

Il Sutra 5 e 6 della Yoga Sutra di Patanjali, sono:

Sutra 1.5
"Vrittayah pancatayyah klistaklistah"

"Le modificazioni della mente sono cinque e possono essere dolorose o non dolorose."

Spiegazione:
In questo sutra, Patanjali definisce le vrittis come le modificazioni della mente, che sono cinque. Taimni evidenzia che queste modificazioni non sono neutre, ma si dividono in due categorie: quelle che portano dolore (klista) e quelle che non lo portano (aklista).

Vrittis dolorose (klistah): Le vrittis che sono radicate nell'ignoranza, nel desiderio, nell'avversione, nell'attaccamento al corpo e nella paura della morte. Queste vrittis generano sofferenza e disturbi nella nostra mente.

Vrittis non dolorose (aklistah): Queste sono le vrittis che non causano sofferenza, come quelle che derivano dalla saggezza, dalla calma mentale o dalle pratiche spirituali.

La maggior parte delle vrittis sono dolorose, poiché la nostra mente è generalmente occupata da pensieri e emozioni legati al desiderio, all'avversione e all'ignoranza. Tuttavia, è possibile ridurre le vrittis dolorose e coltivare quelle che favoriscono la pace mentale e la conoscenza.

Sutra 1.6
"Pramana viparyaya vikalpa nidra smritayah"

"Le modificazioni della mente sono: la cognizione corretta, l'errore, la fantasia, il sonno e la memoria."

Spiegazione:
in questo sutra, Patanjali descrive le cinque principali categorie in cui si suddividono le vrittis della mente. Taimni traduce queste categorie come segue:

1. Pramana (cognizione corretta): Questa è la percezione diretta e veritiera della realtà, che si ottiene tramite i sensi e la corretta inferenza. È la comprensione corretta che porta alla conoscenza.

2. Viparyaya (errore): Questo è l'errore o la percezione distorta, che si verifica quando la nostra comprensione della realtà è incompleta o sbagliata. È un tipo di vritti che genera confusione e malintesi.

3. Vikalpa (fantasia): Questa è la creazione di idee o concetti che non sono basati sulla realtà, ma sono frutto della nostra immaginazione o speculazione mentale. Taimni lo descrive come un'illusione mentale.

4. Nidra (sonno): Il sonno è visto come uno stato di mente che non ha né percezione né cognizione chiara, ma è comunque una forma di modificazione della mente. In questo stato la mente si "riposa" ma non è del tutto in uno stato di consapevolezza.

5. Smritayah (memoria): La memoria è la capacità di ricordare esperienze passate, ed è anch'essa una forma di modificazione mentale. La memoria, a volte, può essere distorta o confusa, ma è un aspetto fondamentale del nostro processo mentale.

Queste modificazioni come gli aspetti essenziali della nostra esperienza mentale quotidiana, che oscillano tra verità e illusione. Ogni tipo di modificazione (vritti) ha il potenziale di guidarci verso la liberazione (quando corretta), ma anche di intrappolarci nel ciclo di ignoranza e sofferenza (quando errata o distorta).

Sintesi:
I Sutra 1.5 e 1.6 illustrano la natura della mente umana e come le sue modificazioni possano essere sia produttive che distruttive. Patanjali ci invita a riconoscere queste diverse modificazioni e a coltivare quelle che favoriscono la crescita spirituale e la consapevolezza, riducendo quelle che ci allontanano dalla verità e dalla serenità.
Un caro buongiorno
Anna Maria Bello

9 ottobre 2025Commento ai Sūtra 1.3 e 1.4 di Patañjali 1.3 – TADĀ DRAṢṬUḤ SVARŪPE ’VASṬHĀNAM"Allora il veggente dimora n...
09/10/2025

9 ottobre 2025

Commento ai Sūtra 1.3 e 1.4 di Patañjali

1.3 – TADĀ DRAṢṬUḤ SVARŪPE ’VASṬHĀNAM
"Allora il veggente dimora nella sua vera natura."

1.4 – VṚTTI-SĀRŪPYAM ITARATRA
"Negli altri momenti, il veggente si identifica con le modificazioni della mente."

Cari allievi,
questi due sutra racchiudono il cuore dell'intero Yoga Sūtra: il problema fondamentale dell'esistenza umana e la sua possibile soluzione.

In questi versi Patañjali ci mostra il contrasto tra due stati di coscienza:
Da una parte, l’essere nella nostra vera natura (svarūpa), cioè lo stato di pura consapevolezza, non condizionata, in cui l'anima (o "veggente", draṣṭṛ) è libera dalle influenze della mente.

Dall’altra, l’identificazione con i pensieri e i movimenti mentali (vṛtti-sārūpyam), che è la nostra condizione abituale.

Quando la mente è silenziosa, cioè quando le vṛtti (modificazioni, fluttuazioni) si placano allora, dice Patañjali, la coscienza può riflettere la realtà del Sé, come un lago perfettamente calmo riflette la luna senza distorsioni.
L'uomo ordinario è quasi sempre identificato con il contenuto della propria mente: pensieri, emozioni, desideri, ricordi, immagini. In questo stato, non siamo davvero noi stessi, ma ci confondiamo con ciò che attraversa la nostra mente. È come se uno specchio si confondesse con le immagini riflesse.

Solo attraverso la pratica dello yoga, inteso come disciplina integrata della vita interiore, possiamo invertire questo processo: disidentificarci dalle vṛtti e ritornare alla nostra essenza, pura, stabile, immutabile.

Questo ci ricorda che lo yoga non è soltanto una tecnica, ma un percorso di liberazione dalla confusione tra ciò che siamo e ciò che appare nella nostra mente. È un viaggio verso la consapevolezza nuda, silenziosa, libera, che già ci abita.

Spunto per la pratica:
durante la pratica, osservate quando la mente corre dietro ai suoi pensieri. Potete domandarvi, senza giudizio:
Sono questo pensiero? O sono colui che lo osserva?
Anche solo riconoscere la distanza tra voi e i vostri pensieri è già un primo passo verso svarūpa, la nostra vera natura.
Un caro saluto
Anna Maria Bello

✨ Siamo felici di annunciare che Samadhi Yoga Studio APS è tra gli sponsor dell’esclusivo evento organizzato dal Lions C...
07/10/2025

✨ Siamo felici di annunciare che Samadhi Yoga Studio APS è tra gli sponsor dell’esclusivo evento organizzato dal Lions Club Specialty Valli Cultura Filosofia il prossimo 24 ottobre presso il Castello di Piovera! ✨

📍 Castello di Piovera
🗓️ 24 ottobre 2025
🎨 Conferenza dedicata ad Amedeo Modigliani
🎙️ Relatori d’eccezione: Christian Parisot (Presidente dell’Archivio Modigliani) e Giancarlo Graziani

Un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati d’arte e cultura: un viaggio nella vita e nell’anima di Amedeo Modigliani, genio sensibile e inquieto del Novecento, noto per i suoi ritratti dall’eleganza inconfondibile e lo sguardo profondo.
Una serata all’insegna della bellezza, dell’arte e dell’impegno culturale, in una cornice d’eccezione.

💛 Per noi del Samadhi Yoga Studio è un onore sostenere eventi che promuovono la conoscenza, la creatività e la connessione tra le persone.

6 ottobre 2025🕉️ "Yogaḥ citta-vṛtti-nirodhaḥ" — Il secondo sutra di Patanjali(Yoga Sūtra 1.2)Il cuore dell’intero sistem...
06/10/2025

6 ottobre 2025

🕉️ "Yogaḥ citta-vṛtti-nirodhaḥ" — Il secondo sutra di Patanjali
(Yoga Sūtra 1.2)

Il cuore dell’intero sistema dello Yoga secondo Patanjali si trova già qui, nel secondo sutra:
"Yogaḥ citta-vṛtti-nirodhaḥ",
che si può tradurre come:
"Lo yoga è la cessazione delle fluttuazioni della mente."

Decodificando il significato

Yogaḥ = yoga, unione, integrazione.

Citta = la mente nel suo senso più ampio: include pensieri, emozioni, ricordi, percezioni.

Vṛtti = onde, attività, modificazioni.

Nirodhaḥ = arresto, contenimento, pacificazione.

In altre parole, lo yoga non è solo una pratica fisica, ma uno stato dell’essere in cui la mente non è più agitata dalle sue continue oscillazioni. È quieta, stabile, limpida. È in quel silenzio interiore che emerge la vera consapevolezza.

🧘‍♀️ Perché è così centrale?

Patanjali non perde tempo con preamboli: nel primo sutra annuncia che parlerà dello yoga, e già nel secondo ne dà la definizione essenziale.

Ci dice che il fine dello yoga non è diventare flessibili, ma liberi.

Le fluttuazioni mentali – pensieri incessanti, emozioni reattive, identificazioni con il passato e l’ansia per il futuro – sono ciò che ci separa dalla nostra vera natura. Quando la mente si quieta, ci riconosciamo per ciò che siamo veramente, al di là delle maschere, dei ruoli e delle storie interiori.

🕯️ Un invito alla pratica

"Yogaḥ citta-vṛtti-nirodhaḥ" non è solo una definizione filosofica: è una direzione per la pratica quotidiana.
Ogni volta che portiamo attenzione al respiro, che torniamo al momento presente, che osserviamo senza giudizio i nostri pensieri... stiamo praticando nirodhaḥ.
Non si tratta di reprimere la mente, ma di trascendere le sue onde attraverso consapevolezza e presenza.

✨ Conclusione

Questo sutra è un faro per chiunque voglia approfondire lo yoga come via interiore.
Ci ricorda che la pace non si trova cercando di controllare il mondo, ma imparando a comprendere e pacificare il proprio mondo interiore.

"Quando la mente si acquieta, il Sé si rivela."
Maestra Anna Maria Bello

Indirizzo

Via Cavalieri Di Vittorio Veneto 4/a
Tortona
15057

Orario di apertura

Lunedì 16:00 - 18:30
Martedì 16:00 - 19:00
Mercoledì 16:00 - 19:00
Giovedì 16:00 - 18:30

Telefono

+393389357661

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