
05/06/2025
In questi giorni si è parlato molto degli occhiali amplificatori e ho sentito spesso utilizzare due parole: opportunità e prevenzione.
Sull’opportunità non entro nel merito, ognuno ha la propria visione imprenditoriale (anche se, a mio avviso, i veri guadagni li fa solo l’azienda produttrice).
Vorrei invece soffermarmi sull’uso, a mio parere improprio e talvolta abusato, data la sua accezione positiva, del termine prevenzione per giustificare l’introduzione di questo tipo di prodotto nel nostro settore.
Quella che propongo non è una posizione ideologica o di categoria, ma nasce dalla mia formazione psicologica e fa riferimento a modelli motivazionali e dinamiche cognitive riscontrabili nella pratica clinica.
L’uso degli OTC nei soggetti con forte stigma non rappresenta una soluzione riabilitativa né preventiva.
Lo stigma, nella psicologia della salute, è un meccanismo di difesa che porta il soggetto a negare o minimizzare la perdita uditiva per non confrontarsi con vissuti di fragilità, disabilità o invecchiamento.
In questo contesto, l’adozione di un dispositivo OTC, (o categoria simile) diventa una strategia evitante: non richiede consapevolezza né accettazione.
Assecondare questa difesa con soluzioni “più socialmente accettabili” non è prevenzione, ma al contrario è un rinforzo dell’evitamento.
Il modello di Prochaska e DiClemente ci ricorda che il cambiamento passa per fasi che vanno dalla negazione all’azione.
Proporre un OTC a chi è ancora in precontemplazione o contemplazione rischia di bloccare l’evoluzione motivazionale, consolidando l’illusione che “basti poco” per affrontare la perdita uditiva.
Da considerare un altro aspetto, e cioè che l’insoddisfazione soggettiva nell’uso di questi dispositivi può portare a due conseguenze gravi:
In primis la generalizzazione del fallimento (ovvero “li ho provati, non servono”) e
in secondo luogo alimentare il senso di impotenza (“niente può aiutarmi”).
Così l’OTC da “primo passo” può diventare un rinforzo al disinvestimento riabilitativo.
Infine, bisogna considerare che per chi vive lo stigma, l’identità è in gioco.
L’OTC promette invisibilità, ma non accompagna la persona nella ricostruzione di un’identità uditiva integrata.
A mio avviso non si fa prevenzione incentivando a nascondere un deficit, per quanto auto percepito sia, ma offrendo strumenti di consapevolezza e rielaborazione.
Occupandomi di riabilitazione uditiva cerco di approcciare a questo compito nel modo più etico possibile, per cui preferisco guidare la persona alla consapevolezza, piuttosto che assecondare le difese.
Motivo per cui lascio ad altri questo modo di fare prevenzione e di cogliere l’opportunità.
Offrire soluzioni “semplici” per non spaventare spesso è solo una collusione rassicurante ma inefficace.