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Unimondo Face2Facebook Unimondo? Qualcuno è così pazzo da credere nell’unità del pianeta? Tutto congiura contro l’unità. Michele Serra La miglior descrizione la da Michele Serra.
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Lode a chi cerca di ricostruire un pensiero che ci comprenda tutti. Unimondo è un progetto che si occupa di pace, sviluppo umano, ambiente, democrazia vera e diritti umani.

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27/08/2025

L'Europa è il continente che si scalda di più | L'editoriale di Telmo Pievani | Lucy - Sui mondi

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27/08/2025

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Guerra a Gaza: 4.000 palestinesi scomparsi senza lasciare tracciaLe Nazioni Unite lanciano l'allarme: ricevute 4.000 seg...
27/08/2025

Guerra a Gaza: 4.000 palestinesi scomparsi senza lasciare traccia

Le Nazioni Unite lanciano l'allarme: ricevute 4.000 segnalazioni di sparizione forzata dal 7 ottobre 2023, palestinesi di cui non si hanno più notizie. Ad essere colpiti sono soprattutto operatori sanitari, per ostacolare l'assistenza medica alla popolazione. Onu ha chiesto spiegazioni e collaborazione ad Israele, che però non collabora

di Maurizio Bongioanni

Oltre al genocidio in corso a Gaza, le famiglie dei sopravvissuti devono fare i conti anche con un’altra tragedia silenziosa: la sparizione forzata di migliaia di persone. Sono almeno 4.000 i palestinesi di cui non si hanno più notizie dal 7 ottobre 2023. Un numero che racchiude storie di bambini, anziani, donne e uomini inghiottiti nel nulla sotto l’occupazione militare israeliana.

A lanciare l’allarme sono gli esperti delle Nazioni Unite, che parlano di un fenomeno sistemico alimentato da leggi di emergenza e ordini militari che autorizzano la detenzione a tempo indeterminato, senza accusa né processo, in flagrante violazione del diritto umanitario internazionale.

Una pratica che secondo l’Onu ha colpito in particolare gli operatori sanitari, oltre a giornalisti, membri della società civile e civili comuni, spesso arrestati ai checkpoint, prelevati dagli ospedali o fatti sparire durante le operazioni di terra condotte dall’esercito israeliano.

Guerra a Gaza: la realtà invisibile delle sparizioni forzate

I detenuti, quando sono ancora in vita, non hanno contatti con i familiari né accesso a un rappresentante legale. Non sono registrati formalmente, non è possibile verificarne la posizione e non viene comunicata la loro privazione della libertà. È questo, denunciano gli esperti, il tratto distintivo delle sparizioni forzate: un buco nero legale e umano, dove si dissolve ogni diritto e ogni traccia.

In caso di morte sotto custodia, le autorità di Israele hanno il dovere – mai assolto – di condurre un’indagine imparziale e restituire i corpi alle famiglie. Ma la maggior parte delle famiglie non sa nemmeno se i propri cari siano vivi o morti.

Ostaggi scomparsi, una «tortura psicologica» per i familiari

«Il dolore e la sofferenza dei familiari delle persone scomparse possono configurarsi come una forma di tortura psicologica», sottolineano gli esperti dell’Onu. Il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate riconosce anche la responsabilità dei gruppi armati palestinesi per casi di sparizioni “equivalenti”, in particolare riguardo ai 251 ostaggi israeliani catturati durante l’attacco del 7 ottobre, di cui almeno 51 risultano ancora dispersi.

La maggior parte delle segnalazioni analizzate riguarda Israele, ma dal 2019 il Gruppo ha esteso il proprio mandato anche ai gruppi non statali, come Hamas, in quanto esercitano un controllo effettivo su territori specifici. In questi casi si parla di sparizioni che “equivalgono” a quelle forzate: attualmente il Gruppo sta seguendo 14 casi specifici di ostaggi detenuti da Hamas...

SEGUE SU:

Guerra a Gaza, le Nazioni Unite lanciano l'allarme: ricevute 4.000 segnalazioni di sparizione forzata di palestinesi dal 7 ottobre 2023 a oggi. L'Onu ha chiesto spiegazioni a Israele. Ecco le ultime notizie

Un   con ventiquattromila baciPrima di sapere se il Ponte crollerà o non crollerà, per la gente del posto sarebbe priori...
27/08/2025

Un con ventiquattromila baci

Prima di sapere se il Ponte crollerà o non crollerà, per la gente del posto sarebbe prioritario comprendere se riuscirà ancora a vivere e a respirare. (Jacobin Italia)

Da decenni per il movimento No Ponte agosto è una tappa obbligata per un corteo, per ribadire che la cittadinanza deve difendere il diritto alla vita e farlo significa rifiutare il progetto di un’opera definita inutile e criminale dal movimento stesso. Ancora di più quest’anno dopo la conferenza stampa del ministro Matteo Salvini del 6 agosto in cui ha annunciato l’approvazione del progetto definitivo del Ponte da parte del Cipess (il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile).

Ne abbiamo parlato con Giuliana Sanò, attivista dell’assemblea No Ponte che insegna antropologia sociale all’Università di Messina.

A che punto è la narrativa e il progetto sul Ponte sullo Stretto?

Dipende da quale punto di vista vogliamo osservare le narrazioni e le rappresentazioni cucite addosso a questa grande opera. I sostenitori del ponte provano a tenere in vita una narrazione che si sviluppa intorno al grande tema del «progresso». Non è chiaro, tuttavia, a quale idea di progresso essi facciano riferimento, dal momento che quello che a noi viene venduto come un volano per lo sviluppo e il progresso del territorio non presenta nessuna delle caratteristiche (valore sociale, riduzione degli impatti ambientali, sostenibilità) che anche dall’Unione europea vengono associate all’idea di progresso. Insomma, anche volendo rimanere su un terreno distante dal nostro – cioè su un terreno che non contempla i bisogni della classe lavoratrice, delle soggettività oppresse e marginalizzate – e ragionando nei termini e con gli strumenti di chi dal cuore dell’Europa stabilisce le regole del gioco, il Ponte non si avvicina nemmeno lontanamente a ciò che viene venduto come «progresso». Comunque la si guardi (o la si pensi), la vicenda del Ponte sullo Stretto somiglia sempre di più a una scatola vuota: di idee, di contenuti, di concretezza e di reali speranze...

SEGUE SU: https://www.unimondo.org/Guide/Sviluppo/Grandi-opere/Un-No-al-Ponte-con-ventiquattromila-baci-266749

Dossier/   (1)La domanda di   legati alla transizione energetica è destinata a crescere in modo esponenziale. (Rita Cant...
27/08/2025

Dossier/ (1)

La domanda di legati alla transizione energetica è destinata a crescere in modo esponenziale. (Rita Cantalino)

Il contesto e la crescente domanda di minerali per la transizione

L'Unione Europea classifica le "materie prime critiche" (CRM) come materiali strategici alla transizione ecologica, con un elevato rischio di approvvigionamento. La lista di questa particolare classe di materie viene aggiornata ogni tre anni. I minerali critici non vanno confusi con le "terre rare", come il neodimio e il disprosio, che ne sono una particolare classe e sono utilizzate, ad esempio, nei magneti permanenti. L’estrazione dei minerali critici, essenziale per la transizione, genera però in tutto il mondo abusi dei diritti umani o danni ambientali. In questo dossier proveremo a scandagliare l’argomento mostrandone la diffusione, la domanda, e le contraddizioni che solleva, per rispondere insieme alla domanda: come si costruisce una transizione energetica che sia anche giusta ed equa?...

SEGUE SU: https://www.unimondo.org/Notizie/Dossier-Materie-prime-critiche-1-266868

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27/08/2025

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L’Italia dei cammini si mobilita per la causa palestineseLe cosiddette local march for Gaza si moltiplicano: nei prossim...
26/08/2025

L’Italia dei cammini si mobilita per la causa palestinese

Le cosiddette local march for Gaza si moltiplicano: nei prossimi fine settimana «sono previsti altri otto cammini per la pace e il sostegno al popolo palestinese in tutta Italia» fanno sapere dal network Movimento Lento.

«Dopo il successo della prima “marcia locale per Gaza” che dal 10 al 14 luglio ha coinvolto centinaia di persone lungo il Cammino di Oropa, in Piemonte, la società civile e varie associazioni in tutta Italia hanno deciso di organizzare manifestazioni simili lungo altri itinerari – spiegano dal network – Nei prossimi weekend la rete dei camminatori ha in programma altre otto “Local March for Gaza”: Sentiero Liguria (23–25 agosto), Cammino dei Briganti (Abruzzo, 24–27 agosto), Via Romea Nonantolana (Emilia-Romagna, 30-31 agosto), Val Maira (Piemonte, 30-31 agosto), Colline di Boca (Piemonte, 30 agosto), Corona delle Delizie (Piemonte, 30 agosto-27 settembre), Massarosa (Toscana, 31 agosto), Cammino della Pace (Abruzzo, 10-19 ottobre)».

«Le “marce locali per Gaza” sono nate per rispondere a un bisogno diffuso di “fare qualcosa” per reagire all’orrore che vediamo quotidianamente a Gaza e in Cisgiordania, chiedendo al nostro Paese di non esserne complice e proponendo un’azione di pace accessibile a tutti, ovvero camminare insieme. Ogni cammino d’Italia può diventare una “Local March for Gaza” e queste sono aperte a tutti, previa iscrizione (ovviamente gratuita) al sito www.localmarchforgaza.it» prosegue il network.

«L’obiettivo di questi cammini è di affrontare insieme la questione della guerra, che non riguarda solo la Palestina ma tutta l’umanità. Attraversando i paesi, chiedendo di essere ricevuti dagli amministratori, parlando con la gente e raccogliendo firme autografe affermiamo l’importanza delle relazioni “reali”, del passaparola, del fare comunità, della vita nei paesi che ancora oggi costituiscono il sistema circolatorio, malandato e non curato, del nostro Paese» dichiara Nazarena Lanza, tra le promotrici della prima local march for Gaza sul Cammino di Oropa.

«Ciò che “muove” le persone è la petizione che viene firmata dai partecipanti, che sarà consegnata a fine ottobre al Presidente della Repubblica e alle istituzioni, per chiedere lo stop all’esportazione di armi verso Israele, l’ingresso di aiuti umanitari nella striscia di Gaza e una posizione ferma per il cessate il fuoco – proseguono da Movimento Lento – Le local march for Gaza nascono dal basso, sono espressione della società civile e non di organizzazioni politiche, mantengono un carattere rigorosamente nonviolento. Chiunque può organizzarne di nuove con lo stesso schema operativo».

DA: https://www.terranuova.it/news/movimenti/litalia-dei-cammini-si-mobilita-per-la-causa-palestinese

Le cosiddette local march for Gaza si moltiplicano: nei prossimi fine settimana «sono previsti altri otto cammini per la pace e il sostegno al popolo palestinese in tutta Italia» fanno sapere dal network Movimento Lento.

Post-crescita: oltre il dogma del PIL | L'editoriale di Telmo Pievani | Lucy - Sui mondiUno studio pubblicato sulla pres...
26/08/2025

Post-crescita: oltre il dogma del PIL | L'editoriale di Telmo Pievani | Lucy - Sui mondi

Uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica «Lancet» dimostra che l'ossessione per l'aumento del PIL non è la chiave per il benessere della specie umana...

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 : attacco israeliano sull'  uccide almeno 20   tra cui 5  Almeno 20 persone sono state uccise da un attacco israeliano ...
26/08/2025

: attacco israeliano sull' uccide almeno 20 tra cui 5

Almeno 20 persone sono state uccise da un attacco israeliano contro un ospedale di Khan Younis. Tra le vittime alcuni giornalisti e operatori video che lavoravano per Associated Press, Reuters e Al Jazeera...

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Gaza: attacco israeliano sull'ospedale Nasser uccide almeno 20 persone tra cui 5 gionalistiAlmeno 20 persone sono state uccise da un attacco israeliano contr...

Nell’Ue le emissioni aumentano, peraltro senza benefici per l’economia: +3,4% a fronte di un Pil a +1,2%Lo segnala l’Eur...
26/08/2025

Nell’Ue le emissioni aumentano, peraltro senza benefici per l’economia: +3,4% a fronte di un Pil a +1,2%

Lo segnala l’Eurostat relativamente ai primi mesi del 2025: nel primo trimestre 900 milioni di tonnellate CO2 equivalente rispetto agli 871 dello stesso periodo del 2024. In Italia aumento del 2,3% dei gas serra, con una crescita dello 0,1% del prodotto interno lordo.

Nel primo trimestre del 2025 le emissioni di gas serra derivanti dall'economia dell'Unione Europea sono state pari a 900 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, in crescita del 3,4% rispetto agli 871 milioni dello stesso periodo del 2024. Tutto questo, a fronte di un aumento del Pil dell'Ue dell'1,2% annuo. Il dato, tutt’altro che entusiasmante, emerge dalle ultime stime diffuse da Eurostat.

Considerando i diversi settori, a contribuire maggiormente alle emissioni europee sono stati i consumi domestici (25,5%), le forniture di elettricità e gas (19,3%) e l'industria manifatturiera (18,6%). Il resto dei comparti è invece responsabile di circa un quarto della produzione di gas serra del periodo in esame. Invece, i maggiori aumenti annui sono stati messi a segno dalle forniture di elettricità, gas, vapore e aria condizionata (+13,6%) e i consumi delle famiglie (+5,6%). Al contrario, l'industria manifatturiera (-0,2%), i trasporti e lo stoccaggio (-2,9%) e l'agricoltura, la silvicoltura e la pesca (-1,4%) hanno registrato una diminuzione.

A livello territoriale, sono stati solo 7 gli Stati che hanno visto diminuire i loro livelli di emissioni, in controtendenza rispetto agli aumenti registrati negli altri 20 Paesi. In particolare, la produzione di gas serra nel primo trimestre 2025 è cresciuta di oltre il 5% in Bulgaria, Repubblica Ceca, Cipro, Polonia, Ungheria e Grecia. Le riduzioni più significative sono state messe a segno da Malta (-6,2%), Finlandia (-4,4%) e Danimarca (-4,3%).

Se poi si confrontano i dati sul Pil a quelli sulle emissioni climalteranti, dei 7 Paesi Ue che hanno registrato una diminuzione dei gas serra 3 (Estonia, Lettonia e Lussemburgo) hanno visto calare anche il loro Pil. Gli altri 4 invece (Danimarca, Finlandia, Malta e Svezia) la migliore performance climatica è stata accompagnata anche da un'accelerazione dell'economia. Il Pil di Malta è infatti salito del 3,3%, quello della Danimarca del 3,2%, quello della Finlandia dello 0,9% e quello della Svezia dello 0,4%.

Quanto al nostro Paese, i dati diffusi da Eurostat segnalano che l'Italia ha visto un aumento delle emissioni del 2,3%, a fronte di una crescita dello 0,1% della sua economia.

DA:

Nel primo trimestre del 2025 le emissioni di gas serra derivanti dall'economia dell'Unione Europea sono state pari a 900 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, in crescita del 3,4% rispetto agli 871 milioni dello stesso periodo del 2024. Tutto questo,

Gaza, morire di fame: le testimonianze dei palestinesi«La combinazione mortale tra fame e malattie non è uno sfortunato ...
26/08/2025

Gaza, morire di fame: le testimonianze dei palestinesi

«La combinazione mortale tra fame e malattie non è uno sfortunato effetto secondario delle operazioni militari ma è il risultato atteso di piani e politiche che Israele ha ideato e attuato, negli ultimi 22 mesi per infliggere deliberatamente alla popolazione palestinese della Striscia di Gaza condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, parte integrante del genocidio in corso». È questa la denuncia dell’organizzazione Amnesty International.

Israele sta portando avanti una deliberata campagna di riduzione alla fame nella Striscia di Gaza occupata attraverso la sistematica distruzione della salute, del benessere e del tessuto sociale della vita palestinese.

È quanto ha dichiarato Amnesty International rendendo nota una serie di sconvolgenti testimonianze di civili palestinesi, i cui racconti hanno rafforzato ulteriormente le conclusioni cui era già giunta l’organizzazione per i diritti umani: la combinazione mortale tra fame e malattie non è uno sfortunato effetto secondario delle operazioni militari ma è il risultato atteso di piani e politiche che Israele ha ideato e attuato, negli ultimi 22 mesi, per infliggere deliberatamente alla popolazione palestinese della Striscia di Gaza condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, parte integrante del genocidio in corso...

SEGUE SU: https://www.unimondo.org/Guide/Guerra-e-Pace/Genocidi/Gaza-morire-di-fame-le-testimonianze-dei-palestinesi-266747

  a  Le donne giornaliste di Gaza: “Continuano il loro lavoro nonostante siano bersagli di attacchi israeliani, di cares...
26/08/2025

a

Le donne giornaliste di Gaza: “Continuano il loro lavoro nonostante siano bersagli di attacchi israeliani, di carestia e di violenza”. (Monica Pelliccia)

Ieri cinque giornalisti sono stati uccisi nel corso di un duplice raid dell’esercito israeliano che ha preso di mira l’ospedale Nasser di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Tra loro anche Mariam Dagga, giornalista visiva palestinese che ha lavorato come freelance per AP dall'inizio della guerra.

A Gaza più di un terzo di lavoratori e lavoratrici del settore giornalistico e dei media sono donne. Oltre 200 donne giornaliste, reporter, videomaker, fotoreporter del settore erano presenti nei registri del sindacato sui 600 iscritti totali al 7 ottobre 2023 (anche se un numero considerevole di giornaliste non è registrato).

Tra loro, Ayat Khadoura, giornalista freelance e conduttrice di podcast, la cui casa a Beit Lahiya, nel nord di Gaza, è stata colpita da un attacco aereo israeliano. Nel tentativo di documentare la catastrofe umanitaria, Khadoura ha condiviso dei video sui social media prima della sua morte. E Sally Abdullah Thabit, la corrispondente di Alkofiya TV a Gaza, svenuta durante una diretta tv, dopo giorni bevendo acqua e sale a causa della carestia in corso, confermata dall’analisi dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC). Altre giornaliste si sono dovute separare dalla famiglia per continuare il proprio lavoro come Nour Swirki, che ha dovuto mandare i propri figli in Egitto con la madre per proteggerli e continuare a documentare il genocidio nella Striscia. Come riporta l’emittente Al Jazeera, 270 giornalisti e giornaliste sono stati uccisi dall'esercito israeliano dal 7 ottobre 2023, il numero più alto che si sia mai registrato in un conflitto. Tra le ultime notizie, l’assassinio di Anas al-Sharif e cinque altri giornalisti di Al Jazeera durante un attacco dell’esercito israeliano mirato alla loro tenda. Una situazione sempre più pericolosa, come denuncia Reporter Senza Frontiere che ha chiesto una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Abbiamo intervistato Reham Owda, ricercatrice e analista politica Palestinese che ha pubblicato a fine luglio un’analisi sulla situazione delle donne giornaliste di Gaza, a partire dal 7 ottobre ad oggi, per racacontare questo lavoro ad altissimo rischio...

SEGUE SU: https://www.unimondo.org/Notizie/Giornaliste-a-Gaza-266865

Indirizzo

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Trento
38123

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