25/09/2019
‼️Facciamo in po' di chiarezza sul ritiro avvenuto in questi giorni con un post dettagliato e completo.
⚠️👨🔬 ATTENZIONE ALLA FALSA INFORMAZIONE, COMPRESA QUELLA VIA AUDIO WHATSAPP!
🗣 PER I NON ADDETTI AI LAVORI CONTA SAPERE CHE è stato disposto il ritiro di medicinali contenenti il principio attivo RANITIDINA prodotti presso una officina farmaceutica indiana, in quanto alcuno lotti potrebbero contenere una sostanza ritenuta cancerogena per l'uomo (BEN DIVERSO DA DIRE CHE IL FARMACO FA VE**RE IL CANCRO) e derivata da un processo produttivo del farmaco, che non è del tutto "disciplinato" in quei Paesi. Per questo motivo, a scopo puramente precauzionale e a tutela della salute, l'autorità regolatoria ha ritirato dal commercio tutti i farmaci contenenti RANITIDINA in attesa di essere analizzati. Se sei in trattamento con questi farmaci consulta il tuo medico al più presto per una terapia alternativa in attesa di ulteriori disposizioni.
🧐 PER APPROFONDIRE LA COSA DICIAMO CHE: l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha disposto il ritiro dalle farmacie e dalla catena distributiva di tutti i lotti di medicinali contenenti il principio attivo prodotto presso l’officina farmaceutica SARACA LABORATORIES LTD – (India). La ranitidina (antagonista dei recettori H2 dell’istamina) è un inibitore della secrezione acida utilizzato nel trattamento dell’ulcera, del reflusso gastroesofageo, del bruciore di stomaco e di altre condizioni associate a ipersecrezione acida. È commercializzata in Italia sia come medicinale soggetto a prescrizione medica, sia come medicinale di automedicazione, in forma di compresse, sciroppi o soluzioni iniettabili per uso endovenoso.
Partiamo dal fatto che il ritiro è a scopo PRECAUZIONALE, perchè prevede di ridurre al minimo i rischi per il paziente, limitando l’esposizione di una sostanza potenzialmente dannosa, soprattutto perchè questi farmaci sono usati in terapie croniche. Non si attende in pratica un rischio acuto per il paziente che abbia già assunto medicinali contenenti ranitidina. A scopo precauzionale, l’AIFA ha anche disposto il divieto di utilizzo di tutti i lotti commercializzati in Italia di medicinali contenenti ranitidina prodotta da altre officine farmaceutiche diverse da SARACA LABORATORIES LTD, in attesa che vengano analizzati. Provvedimenti analoghi sono stati assunti o sono in corso di adozione negli altri Paesi dell’Unione Europea e in diversi paesi extraeuropei. L’AIFA sta lavorando insieme all’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e alle altre agenzie europee per valutare il grado di contaminazione nei prodotti coinvolti e adottare misure correttive.
Andiamo per gradi, innanzitutto il motivo centrale è la presenza, in alcuni di questi lotti, di un’impurezza derivante dal processo produttivo denominata N-nitrosodimetilammina (NDMA) appartenente alla classe delle nitrosammine, e già rilevata nel 2018 in una classe di farmaci anti-ipertensivi (tecnicamente alcuni sartani), seppur riguardando una modalità di sintesi differente, e in particolare in quegli antipertensivi che contengono nella struttura chimica l'anello tetrazolico.
Cosa significa tutto questo?
Innanzitutto riguarda il processo produttivo di questi farmaci prodotti in stabilimenti di Paesi come l'India o la Cina, dove "saltano un pochetto le regole" rispetto al nostro ordinamento europeo, e dove si utilizza un processo produttivo che ha delle differenze, tali da produrre queste impurezze incriminate. Nei sartani ciò era legato a quelle sintesi delle molecole contenenti l'anello tetrazolico. Ne parlammo qui ----> https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2217437774954680&id=448279378537204
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🇮🇳 Apriamo una bella parentesi sull'India, giusto per capirci:
Notizia del 2017 è che a più di 40 stabilimenti indiani. dal 2008, è stata revocata l’autorizzazione per problemi che vanno dalla frode dei dati all’igiene; in quell’anno, infatti, fu riscontrata una serie di violazioni negli stabilimenti di Ranbaxy, il più grande produttore di farmaci indiano. Le aziende farmaceutiche del Paese asiatico hanno speso milioni di dollari in formazione, nuove attrezzature e consulenze. Eppure l’associazione che riunisce le prime 20 aziende indiane afferma di aver bisogno di anni per raggiungere standard di produzione e affidabilità soddisfacenti.
L’India ha un organismo, la Central Drug Standard Control Organisation (CDSCO), che vigila sui controlli di qualità, affinché siano rigorosi abbastanza da garantire la sicurezza dei farmaci. Le norme in India sono diverse, le aziende indiane sono conformi ai nostri standard di produzione e non possono essere regolate secondo gli standard USA. La FDA si è però ampliata in India, con più di una dozzina di persone impiegate a tempo pieno. Le ispezioni agli stabilimenti sono frequenti e sempre meno annunciate. Se l’agenzia trova problemi, rilascia il modulo 483, un avviso che descrive le violazioni che, se non risolte, possono portare a una “lettera di avvertenza” e, nel peggiore dei casi, a una revoca dell’autorizzazione. Le violazioni possono andare dalla scarsa igiene agli inadeguati controlli sui sistemi di memorizzazione dei dati. In realtà, nessuna delle violazioni citate in India sarebbe espressamente riconducibile a scarsa sicurezza dei farmaci, né ci sono studi che dimostrano che i medicinali prodotti hanno danneggiato qualcuno nel mondo, ma gli avvisi vengono comunque rilasciati quando la FDA trova condizioni che potrebbero mettere a rischio la salute pubblica. Una raccolta di 17 articoli promossi dal Fogarty International Center del National Institute of Health dimostra che nel mondo circolano medicinali di bassa qualità, tra il 10 e il 30% secondo l’OMS, che provocano seri danni alla salute pubblica. Si tratta di farmaci volutamente contraffatti, oppure frutto di alterazioni accidentali dovute a errori nei processi di produzione o di conservazione. Per lo più sono antimalarici, antivirali e antitubercolotici, antibiotici usati nei paesi a basso reddito in Africa, Asia e America Latina.
Un esempio per tutti: nel 2013 più di 122.000 bambini al di sotto dei cinque anni nell’Africa sub-Sahariana sono morti perché curati con antimalarici scadenti. Lo sostiene uno degli studi firmato dai ricercatori del Center for Disease Dynamics, Economics and Policy di Washington. La maggior parte dei prodotti alterati proviene dalla Cina e dall’India, secondo i dati del Pharmaceutical Security Institute Counterfeit Incident System (PSI CIS) . Ma non è facile identificare i medicinali di bassa qualità, distinguere le alterazioni accidentali da quelle volontarie e risalire all’autore della manomissione. A impedirlo, sostengono gli autori di uno degli articoli del dossier, ci sono tre fattori: manca il consenso sulla definizione di farmaco scadente, scarseggiano le tecnologie per individuare i punti deboli di un medicinale prima che inizi la terapia, non esiste una organizzazione internazionale di controllo del mercato che imponga e vigili sul rispetto di standard condivisi come per esempio la statunitense Food and Drug Administration. Spesso la diffusione di farmaci di bassa qualità non viene segnalata alle istituzioni competenti anche perché non esiste un consenso internazionale sulle definizioni. Il problema per gli autori del dossier viene risolto così: «Noi classifichiamo i medicinali di scarsa qualità in tre categorie: contraffatti (frutto di una intenzionale fraudolenta manifattura), al di sotto dello standard (per errori involontari commessi durante la produzione) e deteriorati (diventati scadenti per una sbagliata conservazione o cattiva gestione). La prima categoria frutta al mercato criminale 75 miliardi di dollari l’anno, secondo i dati dell’Interpol che tra il 2010 e il 2014 ha condotto 1400 arresti e sequestrato 500 tonnellate di medicinali contraffatti. I paesi dovrebbero dotarsi di leggi per colpire e reprimere gli aspetti nocivi del mercato globale di farmaci, le medicine di bassa qualità e quelle contraffatte, senza interferire sulla legittimità del libero commercio.
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Torniamo alla sostanza incriminata:
Le nitrosamine sono classificate come POTENZIALMENTE cancerogene per l'uomo, e tanto per intenderci, insieme alla aflatossine e gli idrocarburi policiclici aromatici si formano anche in certi alimenti. A volte sono degli additivi E 250 E 252 (vedi insaccati e carni, o talvolta come gli altri citati possono generarsi dai processi di cottura). Questa classificazione proviene dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla base di studi condotti su animali. In ogni modo non ci si attende che possano causare danni quando ingerite in quantità molto basse.
Come agiscono queste nitrosamine? Potete far riferimento alla immagine che riporto qui in allegato. In pratica sono composti organici contenenti un gruppo nitroso, -N=O, legato all'azoto amminico e si ottengono per reazione dei nitriti con una ammina secondaria, che può essere presente anche all'interno di una struttura proteica. La reazione richiede condizioni molto acide, per favorire la formazione di acido nitroso a partire dai nitriti. L'acido debole formatosi subisce poi una scissione eterolitica generando lo ione nitrosonio, N≡O+, e ioni ossidrili OH-. Il nitrosonio è la specie chimica che reagirà con l'ammina per produrre la nitrosammina, mentre gli ioni ossidrili verranno neutralizzati. Anche l'effetto delle alte temperature può favorire la formazione di nitrosammine.
Schematizzando l'intera reazione, si possono descrivere le seguenti due fasi:
HO-NO (acido nitroso) + H+ (ambiente acido) → NO+ + H2O
R2NH (ammina secondaria) + NO+ → R2N-NO (nitrosammina) + H+
Il problema delle nitrosammine è legato alla presenza di nitrato NO3 quale componente naturale degli alimenti, che risulta convertibile in nitrito NO2 già a livello della bocca per azione delle ghiandole salivari, e all'uso di nitrito utilizzato proprio come conservante alimentare: tali nitriti trovano le condizioni ottimali per produrre N-nitrosammine all'interno dello stomaco o tramite trattamenti di cottura quali la frittura o l'arrostitura. Le disposizioni legislative italiane fissano i limiti massimi di nitrito ammissibile in 150 mg per kg di prodotto, onde prevenire il raggiungimento di concentrazioni potenzialmente nocive. D'altra parte, ad esempio, l'uso di nitrito è fondamentale per impedire il moltiplicarsi di microrganismi potenzialmente letali quali il Clostridium botulinum. Le vitamine C ed E, oltre agli amminoacidi, sono utili inibitori della formazione di nitrosammine che vengono comunemente sfruttati nell'industria alimentare.
Questi composti possono provocare mutazione genetica tramite alchilazione del DNA, come ampiamente dimostrato negli animali da laboratorio e la loro assunzione alimentare è associata POTENZIALMENTE al tumore dello stomaco e al cancro esofageo.
Concludendo, nei farmaci Ranitidina questa componente incriminata potrebbe non essere presente nei lotti non prodotti in Paesi diversi dalle produzioni condotte in India, ma AIFA ed EMA ritirano tutto a livello precauzionale. Sono disponibili in commercio altri medicinali con le stesse indicazioni terapeutiche, pertanto i pazienti che assumono medicinali a base di ranitidina devono rivolgersi al proprio medico per discutere la possibilità di una terapia alternativa.