23/06/2025
Come chirurgo plastico, ho imparato che sotto ogni richiesta di un ritocco estetico si nasconde molto più di una piega da distendere o un volume da ripristinare. Spesso c’è una storia. A volte c’è dolore. Sempre, c’è un desiderio profondo: sentirsi bene con sé stessi.
Negli ultimi anni ho visto crescere la consapevolezza: pazienti più informati, più aperti, ma anche più influenzati da immagini irrealistiche. Alcuni arrivano con selfie filtrati da cui vogliono uscire “dal vivo”, altri pensano che un lifting possa risolvere ansia, insicurezza, persino solitudine.
La chirurgia può dare molto – sicurezza, armonia, serenità. Ma non è una terapia per l’autostima, né un filtro permanente sulla realtà.
Per questo, nel mio lavoro:
- Dedico tempo all’ascolto, prima ancora che alla diagnosi.
- Parlo apertamente di aspettative, risultati, ma anche del post-operatorio – che non è sempre facile, soprattutto dal punto di vista emotivo.
- Quando serve, collaboro con psicologi e terapeuti: perché prendersi cura del volto senza curare la mente è un intervento a metà.