08/07/2025
Il controllo attraverso il cibo: quando l’alimentazione diventa un’illusione di sicurezza
«L’alimentazione è uno strumento ideale per convincersi di avere il controllo della situazione: puoi sempre scegliere cosa e quanto mangiare, quando digiunare, quando abbuffarti.»
(Tratto da Verrà l’alba, starai bene)
In certi momenti, la vita ci travolge. Relazioni che si incrinano, ansie che stringono il petto, situazioni che ci sfuggono di mano. In quel caos, cerchiamo un appiglio. Qualcosa che ci faccia sentire “in controllo”.
Molto spesso, quel qualcosa è il cibo.
Ma può essere anche l’alcool, l’eccesso di sport, il bisogno compulsivo di ordine, il lavoro incessante o la ricerca ossessiva del “miglioramento personale”.
Quando il cibo diventa un’arma di compensazione
C’è chi, di fronte alla confusione o al dolore, si rifugia in una dieta ferrea: “Almeno qui decido io”.
C’è chi digiuna per punirsi, per sentirsi più “forte”.
C’è chi si abbuffa di nascosto, cercando nel cibo un conforto che nessuno ha saputo dare.
Sono atti quotidiani, silenziosi, ma profondamente carichi di significato.
• Una donna si sveglia dopo una lite col compagno e decide che non mangerà nulla tutto il giorno. Non è fame o dieta: è bisogno di controllo.
• Un ragazzo torna a casa dopo una giornata di stress e si consola con un’intera vaschetta di gelato. Cerca conforto, ma si sente in colpa subito dopo.
• Una madre, abituata a mettere sempre gli altri al primo posto, beve due bicchieri di vino ogni sera. Non per il gusto, ma per anestetizzare la fatica, la solitudine, la mancanza.
• Un uomo rientra a casa dopo ore di lavoro, stanco, deluso, carico di aspettative inespresse. Apre una birra, poi un’altra, poi mangia senza davvero sentire i sapori. Ha bisogno di staccare, ma non sa come farlo se non così.
Il bisogno di “sentire meno”
Quando il dolore emotivo è troppo, il corpo cerca una scorciatoia: anestetizzarsi.
E il cibo – così come l’alcool, lo shopping compulsivo, le ore passate davanti allo smartphone – è una via veloce per non sentire.
Non sentire la rabbia, il vuoto, il bisogno d’amore, la paura di fallire.
Ma il prezzo da pagare è alto: si resta intrappolati in cicli ripetitivi, pieni di colpa, frustrazione, vergogna.
Dalla punizione al nutrimento
Uscire da questa spirale non significa “mangiare bene” o “smettere di bere”.
Significa rimettere al centro il proprio sentire, riconoscere che dietro certi comportamenti c’è una richiesta di aiuto. Un bisogno legittimo, anche se espresso in modo disfunzionale.
La Mindfulness e l’alimentazione consapevole ci invitano proprio a questo:
• A fermarci.
• A chiederci “Cosa sto davvero cercando?”
• A scegliere non per controllare, ma per prenderci cura.
Domande chiave per un ascolto profondo
• Cosa succede in me quando sento il bisogno di controllare il cibo?
• Uso il cibo per nutrirmi… o per consolarmi o punirmi?
• Ci sono emozioni che sto cercando di zittire con un bicchiere di vino, uno spuntino, una restrizione?
Conclusione: il vero controllo nasce dall’ascolto
Controllare ci fa sentire forti. Ma ascoltare ci rende liberi.
Liberi di nutrirci con rispetto, di fermarci senza colpa, di riconoscere i nostri bisogni più profondi.
Non per giudicarli, ma per accoglierli.
Perché sì, può darsi che oggi tu abbia saltato un pasto o bevuto troppo. Ma dietro quell’azione non c’è debolezza: c’è un essere umano che sta cercando di sopravvivere.
E forse, proprio in quell’onestà, può cominciare la guarigione.
©️ Lara Ghedin