Itaca - Centro di Psicoterapia, Psichiatria e Neuropsichiatria infantile

  • Casa
  • Italia
  • Tricase
  • Itaca - Centro di Psicoterapia, Psichiatria e Neuropsichiatria infantile

Itaca - Centro di Psicoterapia, Psichiatria e Neuropsichiatria infantile Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di Itaca - Centro di Psicoterapia, Psichiatria e Neuropsichiatria infantile, Psicoterapeuta, Via Olimpica 15, Tricase.

Itaca è un luogo di cura e ascolto, nato dalla passione di uno psichiatra e due psicoterapeuti
**
Orari per contattare il Centro Medico Itaca:
lun-ven 17:00-20:30, sab 10:00-12:00.

29/07/2025
"La tua assenza mi ha attraversato come un filo in un ago. Ogni cosa che faccio è cucita con il suo colore".W. S. Merwin...
22/07/2025

"La tua assenza mi ha attraversato come un filo in un ago. Ogni cosa che faccio è cucita con il suo colore".
W. S. Merwin

La scorsa settimana abbiamo illustrato un argomento frequentemente trattato in terapia: il lutto e la sua gestione. Aggiungiamo oggi che i clinici hanno individuato e descritto nel Manuale Diagnostico Statistico per i Disturbi Mentali (DSM-V) una nuova categoria: il Prolonged Grief Disorder (PGD), il lutto prolungato, o complicato.

Ciò significa che la teoria di Kübler-Ross sugli stadi del lutto (negazione, rabbia, contrattazione, depressione, accettazione) non rappresenta sempre ciò che accade, e che il lutto spesso non è superabile in maniera lineare, ma si può bloccare, diventando "patologico". Ciò è correlato alla presenza di fattori esterni (età della persona deceduta, condizioni in cui si è verificata la perdita, lunga malattia, possibilità di una rete di supporto) o interni (qualità del legame di attaccamento, resilienza, strategie di coping).

L'idea che il tempo guarisca ogni cosa è empiricamente smentita, perché nell'affrontare la perdita di un legame significativo, ognuno di noi è chiamato ad una sfida esistenziale cruciale che può mettere in crisi il senso profondo della nostra identità. "Chi sono io senza?", "Come posso continuare la mia vita d'ora in poi?" Sono domande che possono richiamare un'esperienza di vuoto angosciante.

Il processo del lutto trova il suo senso nel sostituire con un valore diverso il valore perduto, accettando di poter dimenticare, di lasciare andare, investendo nella rinuncia a far vivere nel presente dimensioni dell'esistenza passata. Quando queste condizioni non si verificano, il lutto si configura come un processo di crisi che impedisce una risoluzione in grado di favorire una ricostruzione della propria identità e un'apertura a nuove relazioni.

Il percorso terapeutico si fonda nella possibilità di costruire una nuova dimensione identitaria accogliendo l'idea che il disorientamento del lutto ha a che vedere con interrogativi di natura esistenziale. È a questi che prestiamo attenzione, e dalla comprensione del loro senso ricomincia la vita.

✍🏻 Dott.ssa Alessia Vilei

𝑳𝒂𝒔𝒄𝒊𝒂𝒓 𝒂𝒏𝒅𝒂𝒓𝒆: 𝒒𝒖𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒊𝒍 𝒍𝒖𝒕𝒕𝒐 𝒅𝒊𝒗𝒊𝒆𝒏𝒆 𝒖𝒏 𝒑𝒐𝒏𝒕𝒆 𝒕𝒓𝒂 𝒊𝒍 𝒎𝒆 𝒄𝒐𝒏 𝒕𝒆 𝒆 𝒊𝒍 𝒕𝒆 𝒅𝒆𝒏𝒕𝒓𝒐 𝒅𝒊 𝒎𝒆Lasciare andare non è dimenticare,...
15/07/2025

𝑳𝒂𝒔𝒄𝒊𝒂𝒓 𝒂𝒏𝒅𝒂𝒓𝒆: 𝒒𝒖𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒊𝒍 𝒍𝒖𝒕𝒕𝒐 𝒅𝒊𝒗𝒊𝒆𝒏𝒆 𝒖𝒏 𝒑𝒐𝒏𝒕𝒆 𝒕𝒓𝒂 𝒊𝒍 𝒎𝒆 𝒄𝒐𝒏 𝒕𝒆 𝒆 𝒊𝒍 𝒕𝒆 𝒅𝒆𝒏𝒕𝒓𝒐 𝒅𝒊 𝒎𝒆

Lasciare andare non è dimenticare, né rimuovere o spegnere il ricordo.
Lasciare andare, nel lutto, è un gesto lento e interiore.
È accogliere che ciò che era 𝑓𝑢𝑜𝑟𝑖 𝑑𝑖 𝑚𝑒 ora chiede spazio 𝑑𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜.
Il lutto è la fine di una forma, ma non dell’amore.
È la frattura del quotidiano, ma anche l’inizio di una nuova geografia del sentire.
Quella in cui il “noi” non esiste più nel tempo lineare, ma resiste nella memoria incarnata, nei gesti che restano, nelle parole che affiorano quando meno ce lo aspettiamo.
Quando attraversiamo un lutto, ci muoviamo tra due rive.
Da una parte il “me con te”: le abitudini, i rituali, la presenza.
Dall’altra, il “te dentro di me”: ciò che resta, ciò che trasforma.
Il ponte è fragile, ma reale.
Si chiama elaborazione, ma spesso si costruisce con lacrime, silenzi e ricordi improvvisi.
Lasciare andare non è smettere di amare, ma imparare a farlo in un altro modo.
È disegnare una nuova relazione.

Porta con te la domanda: “𝐶𝑜𝑠𝑎 𝑣𝑜𝑟𝑟𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑟𝑒𝑠𝑡𝑎𝑠𝑠𝑒 𝑑𝑖 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑙𝑒𝑔𝑎𝑚𝑒 𝑑𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑑𝑖 𝑡𝑒?”.
Nel carosello troverai la lettura clinica del lutto con le fasi che lo caratterizzano e alcune indicazioni e strumenti per attraversarlo al meglio.

✍🏻 Dott.ssa Selenia Greco

Mi ritrovo spesso in stanza di terapia a spiegare la differenza tra il lessico quotidiano e quello che scherzosamente de...
08/07/2025

Mi ritrovo spesso in stanza di terapia a spiegare la differenza tra il lessico quotidiano e quello che scherzosamente definisco "psicologese". In molte circostanze, infatti, per avviare un lavoro psicoterapico efficace, è necessario ridefinire il significato delle parole.

Oggi vorrei riflettere con voi sul tema del perdono affidandomi agli studi di Clara Mucci. Mucci descrive il perdono non come clemenza, pentimento o semplice generosità, ma come frutto di un intenso lavoro di mentalizzazione – cioè la capacità di comprendere il comportamento altrui come risultato di stati mentali simili ai nostri – promosso dal rapporto di fiducia con il terapeuta. È proprio questa relazione terapeutica che consente alla persona di abbandonare gradualmente quello che Bromberg (1995) chiama il "santuario dissociativo del dolore", superando la paura che si prova nel lasciare andare le proprie difese e iniziando a pensare, al futuro e dunque al proprio passato.

Si ritiene, infatti, che il perdono abbia effetti benefici non soltanto sulla salute mentale, ma anche sulla salute fisica, agendo attraverso il sistema immunitario, la regolazione emotiva e le risorse psicologiche generate dalle emozioni positive. Frederickson e Levenson (1998) sostengono che certe emozioni positive possano accelerare il recupero da disturbi cardiovascolari e migliorare il funzionamento immunitario.

Al contrario, studi recenti (McEwen, 2002) hanno dimostrato che sentimenti negativi, come il risentimento, agiscono sul corpo come stress cronico, generando sintomi non dissimili da quelli osservati nel disturbo da stress post-traumatico.
Questi risultati evidenziano quanto sia necessario in psicoterapia affrontare gli stati emotivi negativi utilizzando la mentalizzazione, la funzione riflessiva e coltivando empatia e comportamenti prosociali. Perché il perdono, nelle parole di Clara Mucci, "viene sperimentato come puro dono per chi lo riceve, ma soprattutto per chi lo concede". E forse la forma più importante di perdono è proprio quella rivolta verso il Sé, che permette una rinascita personale e un avanzare ottimistico verso nuovi orizzonti.

✍🏻 Dott.ssa Noemi Santoro

Stress, emozioni trattenute, dolori che faticano ad incontrare le parole, sofferenze custodite nel silenzio, sensi di co...
01/07/2025

Stress, emozioni trattenute, dolori che faticano ad incontrare le parole, sofferenze custodite nel silenzio, sensi di colpa taciuti in fondo al cuore, quando non sono riconosciuti ed elaborati sul piano psichico, imboccano quel canale che permette loro di avere voce: il corpo.
E’ il corpo a soffrire laddove la mente non può darsi il permesso di farlo: il linguaggio delle emozioni non prevede che contenuti psichici così importanti, anche se tenuti alla larga dalla consapevolezza, possano smettere di reclamare il loro spazio e così vengono esternalizzati sul corpo.
Sapere che ogni evento psichico ha una base biologica ci aiuta a superare il dualismo mente-corpo e a considerare il nostro corpo molto più di un involucro fatto di cellule e tessuti.
Per stare bene nella mente e nel corpo dobbiamo imparare ad ascoltare e decodificare i “messaggi” che arrivano dal corpo, volgendo lo sguardo dentro, a quelle parti del nostro mondo interno che, spesso, chiedono di non essere taciute con i farmaci, ma di raccontarsi e dare voce al bisogno di navigare nel grande mare della vita con uno zaino più leggero e un paio di occhiali nuovi.
E’ importante non giudicarsi o colpevolizzarsi tutte le volte che il dolore bussa alla porta del proprio mondo interno: lasciarlo entrare con gli occhi di chi conserva dentro la certezza di poter apprendere qualcosa di nuovo su di sé e sulla vita può liberare il corpo dal compito di tradurre in sintomi fisici quelle parole e quelle emozioni relegate negli scomparti della mente.

✍ Dott.ssa Daniela Uglia

Il terapeuta e la persona. Il terapeuta è la persona.Ieri, al Castello di Tutino, si è tenuto un dialogo aperto tra il D...
25/06/2025

Il terapeuta e la persona.
Il terapeuta è la persona.

Ieri, al Castello di Tutino, si è tenuto un dialogo aperto tra il Dott. Vinci e il Dott. Vito, insieme a tanti colleghi psicoterapeuti. Stare tra quelle parole è stato come sedersi accanto a chi non ha paura di raccontarsi, con lucidità e tenerezza. Mi sono sentita in buona compagnia oltre che rassicurata. Non perché condividessi ogni pensiero, ma perché ho riconosciuto un modo di stare nella cura che sento mio: onesto, vulnerabile, profondamente umano. Vito afferma: “Il nostro lavoro non si fa dall’alto. Si fa a partire da sé.” Del resto, il terapeuta non è immune dal dolore, ma è qualcuno che ogni giorno si espone, si lascia toccare e si mette in discussione.

Come ricorda il Dott. Vinci: “Il terapeuta è quella persona che deve poter rispondere, con sufficiente approssimazione, alla prima domanda: chi sono io? E alla seconda: come sto io?” Porto con me anche un’altra frase: “Quello che diciamo agli altri non può non riguardarci.”
Quando accogliamo un paziente, accogliamo anche le nostre parti che somigliano, che provocano e che ci spiazzano. Ecco che il controtransfert diviene esso stesso spazio terapeutico e non rischio da neutralizzare. È una voce viva che ci parla di noi, che apre uno specchio e che chiede autenticità. Guida insieme al desiderio che nutriamo per quel paziente, diviene torcia che illumina il percorso.

E poi quella parola, letta da un paziente all’ingresso dell’ospedale: ACCETTAZIONE, che lui interpreta come un messaggio terapeutico, non come indicazione logistica e forse ha ragione.
Accettare significa lasciare spazio a ciò che arriva, anche quando è scomodo e quando fa paura. Ci siamo chiesti insieme: Cosa rende oggi davvero terapeutica la nostra presenza? Non cosa facciamo, non perché lo facciamo… Ma come ci lasciamo attraversare dalla nostra fallibilità. Come restiamo in ascolto delle nostre crepe, come accettiamo che il controtransfert ci parli anche quando ci scompone?
Forse è proprio da lì, da quel punto cedevole e umano, che il nostro esserci comincia davvero a curare.

Favorire lo sviluppo dell’autonomia nei bambini è un processo fondamentale per la crescita e il benessere psicologico. A...
24/06/2025

Favorire lo sviluppo dell’autonomia nei bambini è un processo fondamentale per la crescita e il benessere psicologico. Aiuta il bambino a diventare progressivamente più responsabile, sicuro di sé e indipendente e pone le basi per vivere l’adolescenza e la futura età adulta con una migliore capacità di affrontare le piccole e grandi sfide della vita quotidiana. Alcune semplici regole che possono aiutare i genitori:

- creare un ambiente di vita stabile e sereno, prevedendo spazi a misura di bambino, che lo incoraggino a provare a fare da solo
- promuovere lo svolgimento in autonomia delle comuni azioni di vita quotidiana (mangiare, vestirsi, spogliarsi, lavarsi…) in base all’età del bambino e alle sue capacità
- assegnare piccoli compiti nelle routine familiari e domestiche
- imparare a non anticipare il bambino, a non intervenire troppo presto, ad accettare l’errore e lodare l’impegno, non solo il risultato
- favorire sempre la comunicazione e l’ascolto e aiutare il bambino a verbalizzare emozioni e scelte
- stabilire regole chiare e coerenti, che aiutano a delineare i confini entro cui il bambino possa muoversi e agire in autonomia
- rappresentare un modello: il bambino impara molto di più osservando e seguendo l’esempio del genitore.

✍ Dott.ssa Roberta Mazza

Chiudiamo gli occhi. Immaginiamo di trovarci al buio in una stanza del tutto sconosciuta o quasi. Pochi riferimenti noti...
17/06/2025

Chiudiamo gli occhi. Immaginiamo di trovarci al buio in una stanza del tutto sconosciuta o quasi. Pochi riferimenti noti, solo qualche stimolo uditivo. I suoni, le ombre e le sensazioni vengono amplificati, la sensazione di pericolo ci agita molto.

Tale attivazione emotiva si verifica quando ci troviamo in situazioni ignote, all’interno delle quali la nostra mente inizia a proiettare scenari di paura e ansia. Questo avviene perché, in assenza di informazioni chiare, la corteccia prefrontale attiva meccanismi orientati alla difesa e all’autoprotezione. Essa elabora esperienze passate, associazioni emotive e risposte comportamentali, creando una narrativa che spesso si basa su ipotesi negative. Il buio diventa così un palcoscenico per la nostra immaginazione, dove si materializzano le ansie e le fobie.
La corteccia prefrontale, infatti, non agisce da sola; è in stretta comunicazione con il sistema limbico, il centro delle emozioni. Questa interazione può amplificare le nostre reazioni in situazioni di incertezza. Quando ci troviamo di fronte all'ignoto, la corteccia prefrontale cerca di anticipare il pericolo, ma spesso finisce per esagerare le minacce percepite.

Affrontare il buio, sia fisicamente che metaforicamente, richiede un processo di consapevolezza e riflessione. La psicoterapia può aiutare a riconoscere e ristrutturare queste paure, utilizzando degli approcci di pensiero più evoluti e meno primitivi. Attraverso il lavoro psicoterapico, infatti, è possibile iniziare ad accendere una luce che consenta di:
- riconoscere quali stimoli sono realmente pericolosi (e quali no) nella quotidianità che vivo come angosciante;
- comprendere quali paure sto proiettando all’interno delle mie relazioni e nei contesti di vita che sto affrontando;
- dare un senso alle paure più antiche collocandole in un tempo ed uno spazio più adeguato.

Apriamo gli occhi: questa stanza non fa più così paura!

✍ Dott. Giacomo Rescio

10/06/2025
Di fronte alla tragedia che si consuma oggi a Gaza, il pensiero si misura con l’enigma del male e con il lutto nella sua...
10/06/2025

Di fronte alla tragedia che si consuma oggi a Gaza, il pensiero si misura con l’enigma del male e con il lutto nella sua forma più traumatica: perdita senza narrazione, sofferenza senza mediazione simbolica. Ma proprio dove il significato si frantuma, nasce la responsabilità di custodire il ricordo, di dare voce a ciò che sembra indicibile.

Il lutto traumatico.

Nel lutto traumatico, il dolore non riguarda solo la perdita dell’altro, ma l’esperienza dell’incolmabile, dell’irrappresentabile. È la morte che non si lascia pensare, che irrompe senza appello, cancellando la possibilità stessa di dire addio. Non c’è tempo per il congedo, né parola che possa ricucire la ferita. Il trauma non è solo ciò che accade, ma ciò che resta senza senso: un’eccedenza muta, un reale che sfugge al simbolico.

La psicoanalisi ha mostrato come il lutto sia un lavoro della parola, un’elaborazione della mancanza che permette di reinscrivere il soggetto nel desiderio. Ma nel lutto traumatico, questa funzione simbolica si arresta: il tempo si blocca, la rappresentazione si spezza, e il dolore si fissa come corpo estraneo nella psiche. È l’impossibilità di dire che rende il lutto traumatico una ferita aperta: il soggetto è catturato in un tempo senza scorrimento, dove la memoria non redime e il futuro non promette.

Jacques Derrida ha pensato il lutto non come un compito da compiere, ma come una struttura fondamentale del rapporto con l’altro. Per lui, ogni legame autentico è già abitato dall’anticipazione della perdita. Fare il lutto significa allora conservarne la traccia senza appropriarsene: rispettare l’alterità anche dopo la morte.

Paul Ricoeur, invece, ha insistito sul carattere narrativo del lutto,per lui elaborare significa reinserire la perdita in una trama di senso, senza cancellare la ferita. Il dolore, dice, può trasformarsi in memoria riconciliata: non come dimenticanza, ma come capacità di dire il male senza lasciarsene distruggere.

Il compito - se così si può dire - non è guarire, né dimenticare, ma aprirsi a una forma di fedeltà che non chiuda la ferita, ma la custodisca come traccia dell’incontro.

✍ Dott. Andrea Zizzari

Maggio si è appena concluso, ricordandoci delle date importanti per i diritti delle persone 𝐋𝐆𝐁𝐓𝐐𝐀+: il 𝟏𝟕 𝐦𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 ricorr...
04/06/2025

Maggio si è appena concluso, ricordandoci delle date importanti per i diritti delle persone 𝐋𝐆𝐁𝐓𝐐𝐀+: il 𝟏𝟕 𝐦𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 ricorre la 𝐆𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐨𝐦𝐨𝐟𝐨𝐛𝐢𝐚, 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐬𝐟𝐨𝐛𝐢𝐚 𝐞 𝐛𝐢𝐟𝐨𝐛𝐢𝐚. Un giorno per riflettere sui progressi fatti e sul cammino ancora da percorrere per tutelare la salute mentale e i diritti della comunità LGBT. In quel giorno, nel lontano 1990, l'OMS riconosce l'omosessualità come variante della sessualità, un passo importante verso l'accettazione.

L'11 maggio 2016, l'Italia approva il ddl Cirinnà, disciplinando le unioni civili. E nel 2018, l'OMS rimuove la transessualità dalle malattie mentali, riducendo lo stigma e promuovendo l'accettazione sociale.

Eppure, proprio nel nostro Salento, maggio si è chiuso quest'anno con un brutto episodio di transfobia che ci riporta indietro di tanto: una ragazza trans si è vista rifiutare un affitto a causa del suo orientamento. La padrona si è giustificata spiegando di non voler problemi con i genitori delle altre ragazze. La salute mentale di queste persone è spesso messa a dura prova a causa di discriminazioni, stigma e violenza. È fondamentale creare un ambiente inclusivo e rispettoso, dove ogni persona possa vivere senza paura di essere ciò che è.

Accettare che esistano modi differenti vivere se stessi e la propra affettività consente di superare la rigidità delle categorie e garantire a noi e anche agli altri una base di sicurezza e serenità.

✍ Dott.ssa Alessia Vilei

♻️ Nel mondo medico la relazione è sempre rivolta unidirezionalmente al paziente, al suo sintomo, al suo organo sofferen...
30/05/2025

♻️ Nel mondo medico la relazione è sempre rivolta unidirezionalmente al paziente, al suo sintomo, al suo organo sofferente. Nel vasto terreno della psicopatologia questa prospettiva cambia radicalmente: lo psicoterapeuta deve necessariamente allargare il suo sguardo ed includere non solo la persona in difficoltà, il suo testo, il suo corpo, la sua rete di affetti e la sua storia, ma anche se stesso, il suo assetto, la sua postura ed il concentrato di emozioni che contatta nel qui ed ora dell’incontro terapeutico.

Itaca, sposando pienamente questo paradigma di cura, circolare e grandangolare, organizza un incontro-dibattito che, partendo dall’esperienza professionale di esperti, guarda con attenzione alla persona del terapeuta, alle sue potenzialità ed ai suoi limiti, da una prospettiva etica, scientifica ed umanistica.

👉🏻 Al dialogo prenderà parte il Dott. Alberto Vito, psicologo, psicoterapeuta familiare, sociologo, responsabile dell’UOSD di Psicologia Clinica dell’A.O.R.N. Ospedali dei Colli di Napoli, Didatta della Scuola Romana di Psicoterapia Familiare, autore di numerose pubblicazioni scientifiche inerenti la terapia familiare, la psicologia giuridica e la psicologia ospedaliera, autore del libro “Il Sé e le emozioni del terapeuta”(Luigi Guerriero Editore, 2018) ed il Dott. Giuseppe Vinci, psicologo, psicoterapeuta, formatore, supervisore, co-responsabile della Scuola di Psicoterapia Change di Bari, Presidente dell’Ordine degli Psicologi di Puglia e autore di diversi volumi, tra cui “Conversazioni sulla psicoterapia” (con L. Cancrini, Alpes, Roma, 2013) ed “Essere terapeuti. Forza e fragilità dello psicoterapeuta e della psicoterapia” (Alpes, 2022).

🗓️ L’incontro si terrà Martedi 24 Giugno 2025 alle ore 18.30 presso il Castello di Tutino a Tricase (LE) ed è aperto a professionisti della salute mentale. È possibile prenderne parte previa prenotazione al seguente link https://forms.gle/KGy4AhUDs4WX4tK86(50 posti disponibili) oppure alla mail itacacentropsicoterapia@gmail.com.

Indirizzo

Via Olimpica 15
Tricase
73039

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 13:00
15:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 13:00
15:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 13:00
15:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 13:00
15:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 13:00
15:00 - 20:00
Sabato 09:00 - 13:00
15:00 - 20:00

Telefono

+393284703283

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Itaca - Centro di Psicoterapia, Psichiatria e Neuropsichiatria infantile pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Itaca - Centro di Psicoterapia, Psichiatria e Neuropsichiatria infantile:

Condividi

Digitare