Montessori a casa

Montessori a casa Micronido montessoriano per bambini dai 3 ai 36 mesi al centro di Trieste. Offriamo:
- visione olist

10/09/2025

A golden, light-soaked moment by Ricky Mujica—Mother and Child captures the tender balance of self and motherhood. Loose brushwork, warm tones, and a mirror’s reflection turn a morning ritual into something timeless and intimate. ❤️

06/09/2025

Molti adulti, diventando genitori, ripetono inconsapevolmente ciò che hanno vissuto nella propria infanzia. È naturale, ciascuno educa attingendo al patrimonio emotivo e inconscio che porta dentro di sé. Questo comporta che spesso ci troviamo a riprodurre schemi antichi, non sempre rispettosi dei bisogni profondi di un bambino.
Quando un genitore scopre che le ferite più durature nascono proprio nei primi anni di vita, può sentirsi schiacciato da un senso di colpa terribile. Accettare di non essere stati dei genitori "perfetti" significa anche riconoscere che i nostri stessi genitori, ai quali siamo rimasti leali interiormente, non erano affatto infallibili. È un pensiero difficile e doloroso da tollerare.
Proprio per questo, per difendersi da ciò, alcuni scelgono di rifugiarsi nelle regole del passato: negare i sentimenti, obbedire ciecamente, sopportare senza lamentarsi, e vivere come se la forza nascesse solo dal sacrificio, affrontando le difficoltà senza concedersi fragilità. In questo modo si evita di guardare in faccia la verità emotiva dell’infanzia e si mantiene l’illusione che quella severità fosse necessaria e giusta.
In realtà le nuove conoscenze non sono così lontane, basta osservare i bambini che oggi hanno l’opportunità di crescere in un clima più libero, in cui vengono ascoltati e accolti. Da loro possiamo apprendere che ciò che fa davvero la differenza è l’autenticità, la possibilità di esprimere i propri sentimenti e la sicurezza di un adulto presente e affidabile.
Riconoscere questi bisogni significa interrompere la catena che lega il dolore del passato al presente. Significa dare ai nostri figli ciò che forse a noi è mancato: il diritto di essere sé stessi, senza paura.

05/09/2025

Mi piace salutare l'inizio delle scuole con questo scatto del 1959 che ritrae i bambini di Guiglia, piccolo comune ai primi rilievi dell'Appennino modenese, che per recarsi a scuola a valle dovevano attraversare il fiume Panaro con una carrucola. Ogni giorno.

Perché la scuola È l'unico ponte per aggrapparsi al futuro. Perché, citando Hugo, «Chi apre la porta di una scuola, chiude una prigione» e condanna l'ignoranza.

19/07/2025
15/06/2025

Ero a casa di mio padre, questa settimana, quando mi ha detto con quel tono da “ora ti insegno qualcosa di importante”:

— “Vieni, voglio mostrarti la differenza tra l’adesso e il ‘una volta’... con solo due oggetti.”

È tornato con in mano due mollette per il bucato.

Una era degli anni ’60. L’altra appena uscita da una confezione del 2025.

La prima, quella a destra, era in legno massiccio. Forse acero, forse faggio. Pesava. Aveva consistenza, calore. E soprattutto: funzionava ancora. Dopo sessant’anni. Silenziosa, tenace, fedele al suo scopo. Un piccolo testimone del passato, sopravvissuto al tempo e all’uso.

La seconda, quella a sinistra, era un’altra storia. Leggerissima. Legno tenero, tipo pioppo. Fragile. La molla sembrava già stanca, pronta a mollare il colpo — nonostante la confezione proclamasse: “extra resistente”.

Una era ancora lì, a compiere il suo dovere con dignità.
L’altra… sembrava già rassegnata a finire nella spazzatura.

Una durerà forse altri decenni.
L’altra non vedrà nemmeno la prossima primavera.

Due oggetti nella mano.
E tra loro, il racconto di un mondo che ha scambiato la durabilità con la velocità, la solidità con l’apparenza, la permanenza con la praticità.

A volte, la storia non si legge nei libri. È lì, nascosta nelle cose che usiamo ogni giorno, e che abbiamo smesso di guardare davvero.

Forse la vera rivoluzione è tornare a costruire — e a scegliere — ciò che resiste. Anche se sembra solo una molletta.

04/06/2025

🌱 IL VALORE DI UN NO. ESSERE GUIDA CONSAPEVOLE

⚠️Dire NO a un bambino e a una bambina non è un atto di ubbidienza e autorità.

🫀Dire No a un bambino/a, quando nasce da un’intenzione chiara e amorevole, è una scelta educativa profonda.
🫀Un No detto con cura, presenza e coerenza è una guida che orienta, un confine che protegge, un atto di amore che contiene.

🆘 Ma c’è un punto fondamentale da tenere presente.
❗Spesso i NO che pronunciamo non nascono da intenzioni stabili, coerenti ma dal nostro stato emotivo del momento.

⚠️Cambiano con la stanchezza, con l’ansia, con il bisogno di controllo o con il timore del giudizio altrui.
Un giorno diciamo NO perché siamo stanchi, il giorno dopo diciamo SÌ per senso di colpa, e il giorno dopo ancora ignoriamo.

⚠️Così facendo, i nostri No diventano fragili, incoerenti, talvolta arbitrari. E il bambino/a, che si affida a noi per orientarsi nel mondo, ne riceve un messaggio ambiguo: i confini che riceve non sono chiari né affidabili. Il bambino/a non trova una guida sicura, ma un mondo affettivo instabile, dove i confini cambiano di continuo.
Non sa più cosa aspettarsi.
⚠️E utilizza strategie comportamentali quali opposizione, “sfide e provocazioni” … per sentire immediatamente quella connessione stabile ed affettiva con l’adulto. Vitale. Ma altrimenti non assicurata.

🌱Un NO educativo ha bisogno di coerenza, presenza e consapevolezza. È un atto che nasce dal sentire.
Un No consapevole non soffoca, non punisce, non umilia. Accompagna. E dietro quel No il bambino può scoprire i suoi primi Sì: il sì al rispetto, il sì all’altro, il sì a se stesso.
🌈Non serve essere rigidi, manipolatori, severi, ma autentici. Non perfetti, ma presenti.

🌿 Quando un bambino incontra un No stabile, gentile e deciso, può tastare i contorni del mondo, comprenderne le regole affettive, sentirsi visto, riconosciuto, custodito. È come un seme che trova nel terreno la giusta cura: non troppa acqua, non troppo sole, ma la misura che gli permette di germogliare.

🌳Anche per noi adulti, dire No con presenza è una conquista. È un modo per prenderci cura dei nostri valori, dei nostri bisogni e del nostro ruolo educativo. Ed è proprio attraverso la coerenza tra ciò che sentiamo, ciò che pensiamo e ciò che agiamo, che possiamo trasmettere sicurezza emotiva e senso del limite. Ed ascolto profondo.

🫀Accogliere un No – da parte di un bambino/a o dentro di noi – è un atto di maturità emotiva e di rispetto per la vita. È riconoscere che non tutto è disponibile, che i desideri non si trasformano sempre in diritti, che i limiti sono anche protezione.

Atelier della Pedagogista

13/05/2025

❣️I bambini e le bambine hanno il SACRO DIRITTO di NON DOVERSI ADATTARE a tutto.❣️

🌈 Hanno il diritto di esistere autenticamente, di essere accolti nella loro unicità, non addestrati a compiacere o a reprimersi per essere amati.

⛔️Basta pensare - reiterando ancora oggi pedagogia nera - che “Tanto sono piccoli, non si ricordano e non comprendono!”.

🫀I bambini ricordano.
Con il corpo, con il respiro, con i muscoli, con i sensi.
🫀Comprendono più di quanto immaginiamo.
Comprendono con la pelle, con gli occhi, con il battito del cuore che accelera quando non si sentono al sicuro.

⛔️ Dire “non si ricordano” serve spesso a liberare l’adulto dalla responsabilità, non il bambino dal dolore.

⚠️ Gli adulti hanno il DOVERE RESPONSABILE di:

🌱 Prendersi cura della propria storia educativa ricevuta e vissuta.
Abbracciare con coraggio le ferite emotive che il corpo porta con sé è un atto d’amore verso se stessi e verso l’infanzia: solo così possiamo smettere di proiettare ciecamente sui bambini/e ciò che abbiamo subito.
Solo così possiamo riconoscere le nostre reazioni (urla, punizioni, silenzi punitivi, ricatti emotivi…) come memorie antiche e non come “mezzi educativi”.
Prendersi cura delle radici, per diventare “genitori di se stessi” e interrompere le catene transgenerazionali della pedagogia nera e della violenza, anche quando si traveste da “falso amore”.

🌱 Conoscere il funzionamento del sistema nervoso e lo sviluppo cerebrale del bambino.
Saper riconoscere una richiesta di aiuto dietro un comportamento difficile è una responsabilità educativa. Solo la conoscenza – non il giudizio – può generare uno sguardo empatico e regolatore.

🌱 Abbattere consapevolmente stereotipi sessuali, culturali ed educativi che ci portiamo dietro da generazioni.
Essere adulti consapevoli significa smettere di trasmettere, in automatico, ciò che abbiamo ereditato.
Significa scegliere, non ripetere. Significa destrutturare la corazza “Si è sempre fatto così”.

🌱 Guardare bambini e bambine come persone a tutti gli effetti.
Persone intere, portatrici di diritti, emozioni e pensieri. Competenze.
Non futuri adulti, ma esseri umani presenti, già degni di rispetto, ascolto e verità.

🌱 Avere fiducia incondizionata nel loro essere VITA.
Fiducia consapevole e profonda. Fiducia che custodisce l’unicità del SEME.

☀️ I bambini e le bambine sono Maestri di Vita.

🌿 Ogni giorno ci ricordano ciò che abbiamo dimenticato: la libertà di essere, il bisogno di connessione, la verità del corpo che parla.
🌿Ogni bambino è un corpo parlante che chiede rispetto.
Il nostro compito è ascoltarlo, non addestrarlo.

Atelier della Pedagogista

09/05/2025
02/05/2025

🗺️🌱 𝐏𝐈𝐂𝐂𝐎𝐋𝐈 𝐄𝐒𝐏𝐋𝐎𝐑𝐀𝐓𝐎𝐑𝐈 – 𝐀𝐯𝐯𝐞𝐧𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐭𝐫𝐚 𝐧𝐚𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐞 𝐟𝐚𝐧𝐭𝐚𝐬𝐢𝐚! 🌱🗺️

Durante la 𝐅𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐏𝐫𝐢𝐦𝐚𝐯𝐞𝐫𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐀𝐬𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐀𝐫𝐭𝐞𝐦𝐢𝐬, i bambini saranno protagonisti di un’emozionante caccia al tesoro tra i prati e gli angoli nascosti della polisportiva.
Un percorso fatto di indizi e scoperte meravigliose, pensato per nutrire il senso di osservazione, la collaborazione e la gioia di esplorare insieme.

"𝐈𝐥 𝐕𝐢𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐏𝐢𝐜𝐜𝐨𝐥𝐢 𝐄𝐬𝐩𝐥𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢" è un’attività ispirata alla pedagogia Steiner-Waldorf, dove ogni bambino può vivere la magia della ricerca, immergersi nella natura e sentirsi parte di un’avventura condivisa.

🌸 Un’esperienza da vivere con occhi curiosi, passo dopo passo, tra giochi, stupore e spirito di gruppo.

🌼 𝐅𝐄𝐒𝐓𝐀 𝐃𝐈 𝐏𝐑𝐈𝐌𝐀𝐕𝐄𝐑𝐀 – 𝐃𝐎𝐌𝐄𝐍𝐈𝐂𝐀 𝟏𝟏 𝐌𝐀𝐆𝐆𝐈𝐎
🕰️ Dalle 11:00 alle 16:00
📍 𝐏𝐨𝐥𝐢𝐬𝐩𝐨𝐫𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐝𝐢 𝐎𝐩𝐢𝐜𝐢𝐧𝐚 – 𝐕𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐀𝐥𝐩𝐢𝐧𝐢 𝟏𝟐𝟖, 𝐓𝐫𝐢𝐞𝐬𝐭𝐞
🎉 𝐈𝐧𝐠𝐫𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐨 – In caso di maltempo la festa sarà annullata

👧🏼 Laboratori creativi, caccia al tesoro, pesca delle meraviglie, fiabe, gustose merende e un angolo open day per scoprire la nostra realtà educativa.

🌱 Il ricavato andrà a sostegno delle attività pedagogiche dell’associazione.

👉 𝐏𝐞𝐫 𝐦𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨𝐫𝐢 𝐝𝐞𝐭𝐭𝐚𝐠𝐥𝐢, 𝐬𝐞𝐠𝐮𝐢 𝐢𝐥 𝐥𝐢𝐧𝐤 𝐧𝐞𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢.

19/04/2025

Portiamo i nostri figli nel cuore, ma anche letteralmente nei nostri organi.

La scienza ha scoperto un fatto straordinario: le cellule dei nostri figli attraversano la placenta durante la gravidanza e si stabiliscono nel nostro corpo. Non spariscono dopo il parto, ma rimangono con noi.

Queste cellule "migranti" non vagano semplicemente nel flusso sanguigno. Si integrano nei nostri tessuti, inclusi organi vitali come il cuore e persino il cervello.

La parte più sorprendente? Possono rimanere nel corpo materno per decenni - fino a 27 anni dopo il parto. E non sono cellule passive...

Svolgono funzioni attive, possono differenziarsi in cellule specializzate e alcuni studi suggeriscono che potrebbero persino aiutare a riparare tessuti danneggiati. Una forma di protezione che i figli offrono alle loro madri.

Questo fenomeno, chiamato microchimerismo fetale, conferma ciò che le madri hanno sempre intuito: il legame con i propri figli non è solo emotivo o psicologico, ma letteralmente cellulare, biologico, fisico.

La prossima volta che sentirai quel legame speciale con tuo figlio, ricorda che non è solo nel tuo cuore, ma scritto nelle cellule di tutto il tuo corpo.

17/04/2025

In terza dimensione facciamo i genitori attraverso lo stato energetico dell'Io bambino.
Senza saperlo siamo fermi nei primi 12 anni e non siamo presenti nè nella realtà attuale, né collegati al nostro adulto.
Obbediamo ad una sorta di divieto di crescere, assunto tramite il karma dei nostri genitori con il patto di fedeltà.
Diventare “grandi” per la matrix famigliare significa deludere i genitori, abbandonarli, tradirli.
I genitori hanno valore solo nel ruolo di genitori e quind, per senso di colpa e debito, noi restiamo piccoli per farli sentire importanti, amati, utili.
Quindi energeticamente restiamo bambini, anche se facciamo una vita normale, compreso generare figli.
Ma restando tali, ci rapportiamo ai figli in modo infantile, chiedendo cose, aspettandoci che abbiano determinate modalità di comportamento, usandoli a nostra volta per avere valore e potere, pretendendo che siano in un certo modo, creiamo simbiosi, dipendenze, ricatti, ce la prendiamo a livello personale quando sbagliano, chiediamo a loro attenzione e considerazione che sono bisogni che andrebbero prima soddisfatti da noi.
E così passiamo lo stesso karma, ricreiamo la stessa matrix famigliare schiacciante.

Il genitore che usa lo stato di coscienza dell'adulto è energeticamente molto diverso, più consapevole, più autonomo, si auto-gestisce, è molto più staccato dai figli, non ne ha bisogno per la propria soddisfazione personale e si occupa di far sviluppare la piantina che è nel figlio, senza aspettarsi nulla.
Ha consapevolezza che prima di tutto ha la propria vita da gestire e soddisfare, il proprio equilibrio personale, la riarmonizzazione del proprio essere.
Quando i genitori dicono che i figli sono egoisti, ingrati e irriconoscenti, parlano dall'ego, dallo stato del bambino, hanno aspettative interiori sui figli, scarica responsabilità e compiti sui figli che non spettano a loro.
Dobbiamo attivare lo stato di coscienza dell'adulto per poter essere genitori capaci, adeguati ed efficaci, dobbiamo tagliare il legame con il passato e diventare grandi noi per primi.
Guardiamoli i giochi karmici ed egoici che creiamo con i figli, le proiezioni, le pretese. Riprendiamo in mano la nostra vita interiore per poterci rapportare con loro in modo adulto.
Quando ci rapportiamo con loro, chiediamoci da quale stato di coscienza stiamo agendo, se quello dell'adulto o del bambino, perché fa la differenza...

Luͧcͨiͥaͣ Goͦldͩoͦniͥ

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