11/11/2025
Un biologo nutrizionista, in quanto professionista sanitario, ha il dovere di conoscere molto più che abitudini alimentari, stile di vita e parametri ematochimici di una persona, soprattutto in presenza o in caso di sospetto di un disturbo del comportamento alimentare.
Altrimenti è come accettare di conoscere un problema o una richiesta di aiuto da parte di un* paziente a metà e improvvisare delle soluzioni.
In realtà, anche in assenza di disturbo o disordine alimentare è utile conoscere di più il/la paziente, indagando di più rispetto alla sua vita privata.
Basti pensare a patologie stress correlate che possono avere un'insorgenza o riacutizzazione proprio in concomitanza con eventi importanti nella propria vita. In questi casi, anche in assenza di disturbo alimentare, è utilissimo fare questo tipo di indagine per conoscere meglio dettagli importanti di una patologia per quella persona.
Ovviamente questo tipo di indagine, sulla propria vita privata, sulle proprie relazioni, sul proprio vissuto, anche quello più lontano, richiede di essere condotta con estrema delicatezza e rispetto e la persona è sempre lasciata libera di raccontarsi di più o di meno.
Ma la richiesta di approfondimento di un ambito che sembra tanto distante dal contesto cibo/peso/corpo in realtà ha una valida motivazione.
Chi siamo oggi, come ci rapportiamo con gli altri, con noi stessi (e con il nostro corpo) e con il cibo dipende tantissimo da chi siamo stati e dalle esperienze vissute.
Per me conoscere il passato è un atto terapeutico. Rispetto al passato e ad eventuali eventi traumatici vissuti non ho l'intenzione e le capacità di intervenire (per questo può essere preziosa la collaborazione con figure psi).
Per me però è fondamentale e basilare la loro conoscenza con l'obiettivo di meglio delineare un percorso terapeutico di guarigione, da disturbo alimentare, adeguato alla persona e alla sua storia. 💜