Dott.ssa Simona Bosco

Dott.ssa Simona Bosco Dottoressa Simona Bosco Psicologa

21/07/2025
13/07/2025
05/07/2025

TRENTO — Un dramma familiare inusuale ha messo in luce a Trento una realtà spesso invisibile: la violenza domestica subita da uomini e bambini. In questa vicenda, le vittime di maltrattamenti sono un padre e il suo piccolo figlio che ora sono stati messi in protezione in una struttura sicura. All...

01/07/2025

Co-regulation is not about us doing something to our child.

Co-regulation starts with us taking care of our own self-regulation.

If we start doing things to our child, telling them "take a breathe" or "slow down", they will feel that we're trying to get them to do something, that we're trying to change them, that what they're doing is wrong ... and that can make them feel more activated.

Our kids will likely resist our attempts to "get them regulated".

The good news is that most of the time, we don't need to DO anything TO our child.

-> When WE self-regulate, our child's nervous system will (unconsciously) notice the difference.

Co-regulation starts with our own self-regulation.

When we self-regulate:
🧡 our face relaxes,
🧡 our breathing slows down,
🧡 our heartbeat slows down,
🧡 our movements are softer,
🧡 our voice becomes more melodic,
🧡 and our eyes are able to make soft eye contact.

These behaviours are sending "Cues of Safety" to our child.
It is an unconscious process but a powerful one.

👉 When we self-regulate (and all the above happens in our body, face and voice), our child's brain and body feel a higher level of INNER SAFETY and naturally down-regulates.

So when you feel that your child is accelerating,
and becoming a little dis-regulated,
how would it be to take a pause for yourself,
and focus your own self-regulation?

With Love xx
Manon


30/06/2025

"Creare uomini capaci di fare cose nuove"...

(Fonte: edu action)

29/06/2025

"Se non sai cosa fare, dai la colpa al cellulare". La provocazione di Matteo Lancini, psicologo e presidente della Fondazione Minotauro, scuote le certezze di chi cerca risposte semplici ai problemi complessi della scuola di oggi.

17/05/2025

Aiutare i figli ad affrontare le sfide di ogni giorno: l’importanza di dare ascolto e presenza, non soluzioni!
Ascoltare i figli è fondamentale, è il primo passo per instaurare e mantenere aperta una relazione improntata sul dialogo e il confronto, anche nei momenti di difficoltà. Non è sempre facile riuscire ad ascoltarli e a comprendere i loro comportamenti e le loro motivazioni. Eppure è fondamentale: sentirsi ascoltati significa potersi fidare e sentire di essere importanti per l’altro!
L’ascolto è uno strumento potentissimo che permette di entrare in contatto con l’altro. Allenare l’ascolto è molto difficile, ma è la chiave per il successo familiare. Ci vuole pazienza perché si trovi una modalità efficace, ma non solo: servono anche allenamento e fiducia in quello che si sta facendo.
Se ci mettiamo nei loro panni, ci renderemo conto del fatto che anche noi adulti, quando esprimiamo una difficoltà o un dubbio, abbiamo soprattutto bisogno di essere ascoltati, compresi, non giudicati, senza ricevere soluzioni preconfezionate da altri.
Ascoltiamoli, in modo attento ed empatico, senza intervenire in maniera immediata, aiutiamoli a riconoscere i sentimenti e le emozioni che stanno sperimentando. Aiutiamoli a riflettere e ragioniamo insieme sulle possibili soluzioni, lasciando loro la possibilità di trovare delle alternative.
Questa modalità aiuta bambini e ragazzi a sviluppare maggiore consapevolezza di se stessi, sperimentando la loro libertà di pensiero e di azione. I figli hanno bisogno di fiducia, di sentire che mamma e papà sono lì per loro, per sostenerli e amarli sempre e che sono fiduciosi nelle loro capacità di far fronte alla vita.

19/04/2025
15/04/2025

"La buona madre è quella che diventa inutile" (N. Coosemans)
Una frase che spiazza, ma che racchiude una potente verità.

Nel percorso di crescita, il compito di un genitore non è creare dipendenza, ma allenare all’autonomia. È accompagnare, non sostituire. È costruire sicurezza interna, non controllo.

🧠 Il cervello adolescente ha bisogno di allenamento per imparare a prendere decisioni, gestire le emozioni e costruire la propria identità. Una iperprotezione può rallentare lo sviluppo delle aree cerebrali deputate all’autoregolazione e al problem solving.

Aiutare significa anche fare un passo indietro. Lasciare che il ragazzo o la ragazza inciampi, si rialzi, scelga. Perché solo così potrà sviluppare quella forza interiore che rende liberi e capaci. Essere “inutile” non vuol dire essere assente. Vuol dire essere diventati una base sicura.

👉 Se conosci qualcuno che può essere interessato a questi argomenti, condivido subito il post per fare rete e diffondere la conoscenza!

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