
27/08/2025
Non preoccuparsi ed essere felici è tutt’altro che semplice!
Ecco perché, spesso, la psicoterapia è un percorso lungo, a volte doloroso, caratterizzato da miglioramenti e ricadute. Passi avanti e passi indietro, alcuni periodi di stasi.
Può venir voglia di mollare, a volte può essere una buona idea prendersi una pausa di riflessione solitaria. Qualche volta cambiare terapeuta è la cosa giusta. Altre volte, invece, chiudere la terapia precocemente potrebbe essere un tentativo di evitare di lavorare sulla propria vulnerabilità.
Ma se non riesco ad essere felice non sta funzionando?
Lo scopo di molti esercizi proposti in psicoterapia non è riuscire subito o sempre nell’intento, ma provarci. Attivare la spinta verso lo scopo. Bisogna desiderare di stare meglio e accettare che questo desiderio richieda impegno.
Impegnarsi a smettere di rimuginare, sforzarsi di limitare strategie disfunzionali per gestire stati emotivi dolorosi, provare a fidarsi della persona che si ha davanti.
Non deve essere facile, non deve essere veloce, nemmeno devi farlo volentieri: ma puoi provarci e vedere come va.
• Provo ad astenermi dal coping. E vedo che effetto mi fa.
• Provo a lasciarmi andare e osservo che mi succede.
• Provo a tollerare la frustrazione e scopro che ce la faccio, per poco, ma ce la faccio.
A volte si lavora con il contagocce: non puoi innaffiare troppo, ma nemmeno troppo poco. Serve luce, ma non diretta. Come per le piante, anche l’essere umano ha bisogno di cura e attenzioni adeguate, per poter crescere liberamente senza sentirsi soffocato.
Le condizioni ambientali dello studio non sono così favorevoli per le piante, così approfitto di esemplari più resistenti, una happy Pilea e una altrettanto happy Dracena (grazie .ssavalentinaluciani per il regalo) e in questo modo tutte le mie risorse possono andare nella cura dei pazienti!
Tutto questo sproloquio per avvisarvi che si sono aggiunti 2 nuovi Lego alla mia numerosa collezione, divisa tra casa e studio!