04/07/2020
📍Tragedia Familiare: Padre uccide i due figli gemelli e si toglie la vita gettandosi da un ponte.
I professionisti de L'Angolo dell'Ascolto, il nuovo progetto realizzato in collaborazione con l'ACUE per fornire supporto nei casi di violenza e conflittualità, hanno analizzato il caso dal punto di vista criminologico, legale e psicologico.
✅ Dott.ssa Maria Pia Giulia Turiello- Criminologa e Mediatrice per l'alta conflittualità:
"La risposta a simili episodi, con i quali continuamente ci scontriamo, va ricercata nel profilo di chi, come quest'uomo che risulterebbe difficile definire padre, compie simili gesti, e nell'analisi della relazione di coppia tra i coniugi.
E' frequente che di individui che mettono in atto tali atrocità si parli come di brave persone.
La radice di queste tragedie familiari va ricercata nella non accettazione della separazione dal coniuge, dalla paura della perdita della quotidianità consolidatasi e dal timore di restare soli. Ciò genera profondi sentimenti di rabbia e odio, che inducono a utilizzare i figli quale strumento di vendetta e punizione verso il coniuge che ha scelto di interrompere una relazione ormai disfunzionale.
In qualità di consulente per l'alta conflittualità mi ritrovo spesso ad assistere a casi di separazioni estremamente critiche, fondate sulla contesa per l'affido dei figli minori, offese reciproche, talvolta alla presenza di questi ultimi e dei rispettivi difensori, menzogne e accuse.
A ciò si aggiunga un'inefficienza dei servizi sociali, con una tendenza allo "schieramento" piuttosto che a garantire la tutela dei figli minori, e una inadeguata cognizione della situazione familiare da parte della giustizia, che portano a una trattazione pressoché superficiale dei casi, che non tiene conto del bisogno di aiuto che si cela dietro alle separazioni”.
✅ Avv. Barbara Pascale- Cassazionista, specializzata in diritto penale, civile e di famiglia.
“Partendo dal messaggio “per sempre insieme” che Mario Bressi ha inviato alla moglie la notte dell’omicidio dei gemellini, faccio una breve riflessione , senza peraltro giustificare l’orribile gesto che ha compiuto il papà di Gessate ,che prescinde da qualsiasi logica umana, sul sistema dell’affido condiviso in Italia e della sua reale efficacia, che è ad oggi ancora una ferita aperta. Con la Legge 54/2006 sull’affidamento condiviso e sulla bigenitorialità è stato superato il principio della “ maternal preference”, ma a distanza di 14 anni quanti figli passano lo stesso tempo con mamma e papà? Sicuramente oggi gli uomini sono più presenti con i figli, ma i conflitti tra i genitori che scelgono di separarsi sono ancora devastanti. Come avvocato, purtroppo, presenzio quotidianamente a litigi sugli orari di accompagnamento o sulle interferenze del nuovo partner. Se da una parte molte donne continuano ad escludere il padre e a non rispettare gli accordi di visita con le scuse più banali, dall’altra mi confronto con uomini che omettono il versamento dell’assegno di mantenimento per i figli. A loro mi sento di dire che nella conflittualità non si deve mai perdere di vista il benessere dei minori, evidenziando come numerose ricerche internazionali hanno sottolineato il danno che i figli subiscono nel frequentare meno di un terzo del loro tempo un genitore, sia in termini di rendimento scolastico che di rischio di sviluppare una sindrome depressiva. L’orientamento dei giudici , a colpi di sentenze e linee guida innovative, è quello di dare sempre più voce alle richieste dei padri sull’affido condiviso, censurando in modo deciso e con sanzioni i genitori che, con atteggiamento ostruzionistico , non rispettano i tempi di visita reciproci in violazione del diritto al rapporto continuativo. Oggi ci siamo trovati davanti ad un gesto estremo, mostruoso ed inconcepibile di un uomo che non ha accettato la separazione, non ha elaborato il perdono di essere lasciato solo, mostratosi irriconoscibile a conoscenti ed allo stesso coniuge, tanto la sua rabbia è diventata patologica, ma non dobbiamo dimenticare che ci sono uomini, che per fortuna rappresentano la maggioranza, che stanno lanciando un segnale forte per trascorrere più con i propri figli sacrificando anche le loro carriere. Spero di non sentire più nessun padre ripetermi : “Avvocato io non perdo, lascio perdere”.
✅ Dott. Vinicio Faggiana- Psicoterapeuta
“Il matrimonio è tra gli investimenti emotivi più alti ed impegnativi della nostra vita, ogni separazione coniugale trasforma in modo deciso il rapporto tra noi ed il mondo circostante. Ci si separa fondamentalmente perché non ci si sente amati nella maniera che desideriamo e, in genere, attribuiamo all'altro questa poca adeguatezza.
Inizialmente la separazione è un distacco di fatto e solo successivamente si ricorre alle vie legali.
Chi chiede la separazione elabora prima dell'altro il distacco e spesso chi la subisce vive questa esperienza come un fallimento personale. È dunque ovvio che tenda a "negare" questa realtà cercando di recuperare il rapporto con il partner con promesse e comportamenti insoliti per la loro relazione. In questo tentativo di riappacificazione i figli spesso sono il tramite migliore ma, in questa fase, angoscia e collera sono sempre presenti e possono indurre a desideri di vendetta o a comportamenti punitivi verso il partner.
Con il passar del tempo, nella maggior parte dei casi, il partner che subisce la separazione giunge a livelli di consapevolezza diversi dai precedenti infatti, la rabbia si manifesta attraverso comportamenti oscillanti tra accuse verso l'altro e sensi di colpa versi i propri modi di fare.
In questa fase di consapevolezza emerge il dolore per la relazione ormai inesistente.
L'elaborazione del lutto per la perdita dell'amato richiede tempo e situazioni che facilitino la protezione intorno a sé, e sensi di colpa, rabbia, ansia e incertezza del futuro non sono certi utili al percorso.
In realtà, spesso, il partner che ha subito la separazione tende a trovare una nuova maniera di relazionarsi al mondo, un nuovo modo di raccontarsi e raccontare, a volte anche annullando, con un atteggiamento magico, la presenza dell'altro.
Altre volte risulta più difficile elaborare vissuti depressivi ed è facile che si instauri un dolore insopportabile.
La colpa della separazione e del fallimento è ovviamente dell'altro coniuge quindi, in qualche modo, il colpevole deve essere punito così" io sarò vendicato".
Per la presenza di una avidità patologica (non condividere quello che è mio con nessuno), i figli della coppia diventano "i miei figli" non sono più tuoi,quindi non li avrai più.
L'interesse principale non è più il benessere della propria vita ma diventa il dolore che devo provocare nell'altro.”
⚠️ Per chiunque stia subendo violenza, di ogni genere, i professionisti dell’angolo dell’ascolto metteranno a disposizione le proprie competenze per fornire aiuto e supporto.
📞 3889380086
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