01/07/2025
Ieri si è realizzato qualcosa che sognavamo da tempo. Ci siamo incontrate, professioniste diverse, ma unite da una stessa urgenza: prenderci cura della cura.
È stato uno di quegli spazi rari, preziosi, in cui ci si ascolta davvero, ci si guarda negli occhi e si ragiona su come cambiare insieme le cose.
Eravamo in tante, con sguardi differenti ma profondamente intrecciati:
🔹 4 ostetriche (una anche osteopata)
🔹 2 ginecologhe
🔹 1 educatrice
🔹 1 pedagogista
🔹 1 doula
🔹 1 psicoterapeuta
🔹 1 TNEEP
🔹 1 osteopata
🔹 1 dottoranda in filosofia, con una ricerca sulla violenza ostetrica che ha riacceso una miccia nel mio cuore e ha reso possibile tutto questo.
Abbiamo parlato di quanto questo sistema faccia male. A chi riceve cura, ma anche - e soprattutto - a chi si occupa di cura.
Abbiamo nominato la violenza ostetrica per quello che è: un fatto sistemico, culturale, antico e dalle radici patriarcali.
Ci siamo chieste: come si cura chi cura? E abbiamo cercato insieme risposte, idee e visioni per rivoluzionare davvero la pratica della cura.
Abbiamo così discusso l’importanza di programmi di formazione nuovi, di una comunicazione efficace ed empatica, di cure rispettose.
Abbiamo fatto un mea culpa collettivo, raccontando di quando siamo state noi, involontariamente, a ferire con le nostre parole e sfidando, così, il retorico “not all med”.
Grazie a chi c’era.
Grazie a chi ci sarà.
Grazie a chi continua a mettersi in discussione ogni giorno.
Se anche tu senti che è tempo di cambiare la narrazione della cura, resta con noi.