Dott.ssa Raffaella Enria - Ginecologa

Dott.ssa Raffaella Enria - Ginecologa Sono medico ginecologo, esperto in trattamenti chirurgici miniinvasivi. Libero professionista.

Quello che dice Levante è verissimo. Ci si occupa sempre molto della gravidanza e troppo poco del dopo. Da donna medico ...
30/05/2024

Quello che dice Levante è verissimo. Ci si occupa sempre molto della gravidanza e troppo poco del dopo. Da donna medico e ginecologo posso dire di avere provato questa sensazione sulla mia pelle. Dopo aver partorito, quando poi si sono spenti i riflettori e mi sono trovata da sola a casa, ho pensato che nessuno mai mi aveva preparato a quello… e io ero pure, in teoria una privilegiata! Posso invece assicurarvi che in tutti i miei anni di studi nessuno mi aveva mai parlato di allattamento o di gestione base di un neonato! Ero pronta ad ogni dettaglio del Prima o del parto ma per nulla a quello che sarebbe successo dopo e all’allattamemto. Sì perché per una donna in post partum tutto è amplificato ed è possibile che anche un grammo perso dal suo bambino diventi angoscia. Sei fragile e vulnerabile ma devi essere forte perché questo ti viene chiesto.
Ma se io mi sono sentita così come può sentirsi una mamma meno privilegiata?
E mi sono detta che può essere troppo senza un aiuto! Dobbiamo parlarne e sostenerci perché la solitudine non fa bene!





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In una recente intervista Levante ha parlato del post parto e di come molte donne non siano pronte ad affrontarlo, avendo spesso anche timore ad esternare le loro ansie o la tristezza che può colpirle. Che ne pensate delle sue parole?

"Segui il corso pre-parto e non ti danno gli strumenti per affrontare il post, senza considerare che il corpo ce la fa comunque, è il cervello a non farcela. . Io oscillavo tra la gioia di aver dato la vita e la tristezza di non avere più me. All’inizio pensavo fossero gli ormoni. Nessuno mi aveva preparata. Nemmeno mia madre. non bisogna aver paura di ammettere che non è solo un periodo di gioia. Succede a tante donne. Mi verrebbe voglia di aprire un consultorio che sostenga le donne proprio dopo la gravidanza"

Photo | Getty

E’ così! E’ la cenerentola della ginecologia nonostante oggi una terapia giusta possa migliorare la qualità di vita e ri...
01/05/2024

E’ così! E’ la cenerentola della ginecologia nonostante oggi una terapia giusta possa migliorare la qualità di vita e ridurre la probabilità di svilupparsi di tante malattie metaboliche e cardiovascolari. Troppo spesso la paziente mi riferisce che nessuno le ha mai proposto una terapia medica adeguata instillandole paura. Esistono oggi trattamenti su misura. Le conseguenze del non trattamento adeguato vengono troppo spesso minimizzate…dai colleghi stessi (più spesso maschi ma non solo).

Anna Paola Cavalieri, ginecologa con un dottorato di ricerca in Psiconeuroendocrinologia della riproduzione e della sessualità, da 25 anni si occupa di menopausa, definita «la Cenerentola della ginecologia» da lei stessa. «Nella letteratura medica è il campo dove ci sono meno studi scientifici». Per Mondadori ha scritto il libro Senza paura di cambiare sul tema. Sottovalutata e poco indagata perché riguarda le donne? «Il fatto è che la fine dell’età fertile viene considerata uno stigma. Perché alla medicina la donna interessa fino a che serve alla riproduzione della specie, almeno nella cultura occidentale. Sa che molte donne non lo dicono al partner?».

L’intervista completa di Maria Corbi è su Specchio de La Stampa

Bertolaso mi fa paura per quanto in modo ignorante e supponente stia insultando noi “vecchi”Medici ma soprattutto le gen...
23/04/2024

Bertolaso mi fa paura per quanto in modo ignorante e supponente stia insultando noi “vecchi”
Medici ma soprattutto le generazioni future!
In Italia formiamo medici e specialisti validissimi e soprattutto lo facciamo in numero sufficiente.
Lo facciamo attraverso un percorso difficile lungo e quasi unico per competenze e lo facciamo con i soldi dei nostri contributi… poi però li lasciamo andare a cercare fortuna e dignità all’estero..
ma cosa e come pensa costui??!

Una storia vera e toccante che deve farci rifletterci tutti.
03/04/2024

Una storia vera e toccante che deve farci rifletterci tutti.

Al terzo mese di gravidanza ho dovuto fare il cerchiaggio a causa di una incontinenza cervicale che ho riscontrato dopo la prima gravidanza portata a termine a 40 settimane nel 2008. Nel 2010 purtroppo ho perso un bimbo nato a 23 settimane.

Nel 2013 sono rimasta di nuovo incinta. E alla morfologica scopro che aspettavo una fe*******ia (il mio sogno). Avendo il cerchiaggio si pensava a un parto 20 giorni prima del termine, previsto per il 18 gennaio. Il 12 ottobre a causa di un forte spavento comincio a perdere le acque. Chiamo la mia ginecologa, che mi dice di andare subito in ospedale.

Arrivata con mio marito in ospedale, mi fanno tutti i controlli. La bimba è okay e il liquido è sufficiente, ma, siccome non si può bloccare quella piccolissima fuoriuscita, mi ricoverano con flebo e punture. Rimango immobile una settimana, le acque non si fermano, ma i dottori mi spiegano che il mio corpo le sostituisce naturalmente, ma devo rimanere lì e far passare più settimane possibili.

Purtroppo alle ore 00:30 del 18 ottobre 2013 inizio ad avere i brividi, mi sale la temperatura. Chiamo le infermiere e quando arrivano comincio ad avere forti dolori, mi controllano "giù" e si vede sangue. Vado nel panico più totale. Chiamano d'urgenza il dottore e l'ostetrica e vengono a prendermi. Io faccio solo in tempo a dare alla mia compagna di stanza il cellulare, pregandola di chiamare mio marito e di farlo arrivare prima possibile.

Vado in sala parto, dove per prima cosa tolgono il cerchiaggio, si rompono le acque e con una piccola spinta nasce Beatrice. Io non la vedo, dato che viene portata in un altra stanza. Per fortuna mio marito arriva. Vengo lasciata sola, ma dopo non ricordo quanti minuti vedo la dottoressa con un sacchetto di plastica che mi dice: "Qui c'è la vostra topolina". La porta subito in neonatologia.

Arriva il ginecologo a sistemare me: una tortura. La placenta è molto alta e per tirarla fuori mi distruggono, tanto che perdo i sensi. Poi ricordo di essermi risvegliata in stanza. Dopo due ore arriva mio marito. Mi dice che la bimba è viva, ma è grave. Beatrice è nata a 26 settimane con 900 grammi di peso. I dottori dicono che dobbiamo aspettare 72 ore per sapere se è fuori pericolo. Ricordo solo di essermi addormentata verso le 6 del mattino, mentre mio marito mi tiene le mani.

Mio marito può andare a vedere la bimba in terapia intensiva negli orari stabiliti. Io riesco a vedere la piccola solo dopo due giorni perché prima non potevo alzarmi. Quando arrivo al settimo piano dell'ospedale, entro dopo un processo di vestizione nella sala di terapia intensiva. La mia scimmietta è piccolissima e piena di tubicini, con un casco in testa... e si sente sempre quel bip bip degli allarmi.

Da quel giorno vado sempre negli orari stabiliti per poter vedere la bimba. Metto le mani nell'oblò e la accarezzo e canto spesso una canzone per farle sentire la mia voce. Ogni giorno ha un problema nuovo. Ha l'ittero. Un'infezione e in più mi dicono che c'è il rischio di dover fare un'operazione al cuore. È una sofferenza continua. Lacrime su lacrime... ma io continuo ad avere fede. Dopo un mese esatto di incubatrice mi dicono che dobbiamo iniziare la marsupioterapia, che consiste nel portare fuori dall'incubatrice la bimba per appoggiarla sul mio seno n**o.
La mia bimba prematura. Ogni giorno di marsupioterapia è stato un piccolo passo in avanti

La prima marsupioterapia è meravigliosa e tragica. Bellissima perché posso dare il mio primo bacio alla piccola e tragica perché lei è piccolissima e piena di tubicini. Sembra una rana e sinceramente è proprio br**ta, tanto che dico a mio marito che avevamo messo al modo una scimmia. Ora è una bellissima bambina... Ogni giorno di marsupioterapia è un piccolo passo in avanti. Infatti inizia a respirare, non ha problemi di cuore e nel giro di 15 giorni facciamo la marsupioterapia senza tubicini e senza bip bip. E lei comincia ad avere sembianze di bambina.

In quei giorni di novembre faccio i turni con mio marito negli orari di entrata. Io vado alle 8 di mattina, mio marito alle 11. Alle 14 entro io, per restare fino alle 17.30 e alle 20.30 con mio marito. Poi rimane con gli angeli della neonatologia. Tutti i pomeriggi dalle 14 alle 17.30 facciamo marsupioterapia. A dicembre inizio a darle il latte nel biberon. Vi dico solo che io inizio da 40 ml. Figuratevi che i primi giorni le davano 4 ml con la siringa.

Questi ricordi mi fanno ve**re un magone... Il giorno dell'Immacolata una dottoressa mi dice: "Signora se Beatrice continua così ve la ritrovate sotto l'albero". Io sono incredula dato che Beatrice è la più piccola di età gestazionale. La più piccola, ma la più combattiva.

La mia guerriera. Ogni giorno mi spiegano qualcosa che mi servirà per aiutarla a casa. Anche cambiare il panno è difficile, io ero abituata con il primogenito nato di kg 4. Però imparo e inizio anche a farle il bagno. Poi il 19 dicembre mi dicono che se la bambina arriverà a più di 2 kg, potranno dimetterla. I bambini prematuri possono essere dimessi già con kg 1.800, ma lei era nata troppo piccola.

Il 23 dicembre vado da lei e mi dicono che posso andare a prendere il necessario per farla uscire. Così corro a casa e ritorno a prendere la mia scimmietta di kg 2050. Il regalo di Natale più bello della mia vita. Anche se il giorno delle dimissioni mi dicono che la bambina ha avuto una emorragia celebrale e che dopo sei mesi dovremo fare la risonanza magnetica.

Per i primi sei mesi la tengo sotto una campana di vetro e ogni mese la porto a fare un vaccino specifico per i prematuri. Arriva la data della risonanza e l'esito è che c'è una macchia, ma i dottori non riescono a dirmi se ci sono problemi. Io faccio tutte le visite consigliate e i controlli. Certo Beatrice fa tutto con ritardo, ma tutti mi dicono che è normale. Inizia a camminare a 18 mesi. Ma sembra tutto nella norma. Al compimento dei tre anni io noto che la bambina dice poche cose. Il linguaggio è quasi a zero così decido di portarla da una logopedista.

A marzo 2017 la piccola inizia a fare logopedia, ma i medici mi consigliano di andare a fare un controllo in una determinata fondazione medica per avere una diagnosi specifica. Per fortuna il ricovero mi viene confermato per giugno 2017. Rimango in ospedale 10 giorni, durante i quali le fanno tantissimi esami, RM, EEG, visite oculistiche, genetica e tanto altro. Purtroppo il giorno delle dimissioni mi dicono che la bimba ha un ritardo cognitivo che si porterà dietro per tutta la vita.

L'emorragia celebrale ha causato danni permanenti e mi dicono che posso ritenermi fortunata perché per la posizione in cui si trova l'ematoma Beatrice avrebbe dovuto essere cieca e paralizzata. Ritardo medio. Può fare solo logopedia e psicomotricità, per arricchire la sua mente e aiutarla a raggiungere una minima autonomia.

Il secondo controllo viene prenotato per dicembre 2018. Purtroppo nei mesi tra la prima e la seconda visita Beatrice peggiora. Linguaggio quasi a zero e manifesta aggressività e violenza. Così alle dimissioni mi consigliano uno psicofarmaco che la deve calmare e quindi lavorare sulla sua attenzione. Io a malincuore accetto, ma devo convincere mio marito a firmare per farle prendere il farmaco. Gli effetti collaterali sono tantissimi, ma capiamo che è l'unica strada da percorrere.

Anche se all'inizio ero scettica, dopo tre mesi si vedono i risultati. Beatrice è più calma, non scappa più, non mi riempie di botte e all'asilo comincia a partecipare con la classe. Mio marito mi dice: "Santo farmaco!". In questi mesi di farmaco Beatrice è migliorata tanto. Anche il linguaggio è migliore: adesso dice delle piccole frasi compiute di sette o otto parole, è dolcissima, ama stare con i bimbi. Purtroppo il Covid per lei è stato un trauma. Le sue abitudini sono state distrutte e stare chiusa l'ha bloccata.

A settembre 2020 siamo tornati alla fondazione medica. E, dopo il solito controllo durato 5 giorni, mi hanno detto che la bambina ora è più collaborativa, che dobbiamo lavorare di più e che a livello cognitivo risulta una bambina di poco più di 3 anni.

Io spero di avere la forza sempre di poter stare accanto a Beatrice perché la strada è ancora lunga e lei deve arrivare ad essere autonoma, anche solo un minimo. Vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato e concludo dicendo che i bambini prematuri sono bambini speciali, forti e combattivi, ma alcune volte sono destinati a combattere per tutta la vita.

Mamma Caterina
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Photo Credits | Shutterstock

Andare in Paraguay Argentina a cercare professionisti medici o infermieri è un insulto a tutti noi medici di oggi e a tu...
06/03/2024

Andare in Paraguay Argentina a cercare professionisti medici o infermieri è un insulto a tutti noi medici di oggi e a tutti quelli che verranno. In Italia si formano medici di alta qualità “ferrari” che poi vanno a lavorare all’estero o al privato!! Siamo gestiti da incoscienti e ignoranti che diventano inconsapevolmente o meno… pedine della sanità privata che ci guadagna e trova sempre più spazio!

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