Sara Viola-Psicologa Psicoterapeuta

Sara Viola-Psicologa Psicoterapeuta Psicologia

15/11/2025

“Quando la psicoterapia rischia di gonfiare l’ego invece di guarire il cuore

C’è un aspetto della psicoterapia di cui si parla poco, quasi con imbarazzo:
il fatto che, nel suo svolgersi, può risvegliare parti narcisistiche che stavano dormendo.
Non è un errore del processo, né un difetto del paziente.
È un passaggio naturale, a volte inevitabile, quando una persona comincia a mettere se stessa al centro della propria vita.

La terapia ti offre qualcosa che molti non hanno mai ricevuto: uno spazio in cui sei ascoltato senza distrazione, visto senza pregiudizio,
legittimato senza condizioni.
È come passare da una stanza buia a una luce troppo forte: all’inizio abbaglia, poi confonde, e solo dopo illumina davvero.

In quella luce iniziale accade qualcosa di sottile:
il sé si espande.
A volte troppo.

Quel “finalmente esisto” può trasformarsi in “solo io esisto”. Quel “mi stanno curando” può diventare “sto diventando migliore degli altri”.
Quel “sto capendo chi sono” può sfociare in “io so e tu non sai”.

È qui che molti inciampano.

Non perché siano narcisisti,
ma perché la terapia tocca la parte più affamata, più trascurata, più assetata di riconoscimento.
E quando una fame è stata ignorata per anni,
la prima reazione non è la gratitudine:
è l’abbuffata.

Così alcune persone, dopo un po’ di terapia, iniziano a camminare come se avessero conquistato un altare interiore:
si sentono più consapevoli, più complesse, più profonde. Si convincono che vedere se stessi equivalga a vedere tutto.
E confondono la sensibilità con la superiorità.

Ma l’intimità con sé stessi non è superiorità:
è responsabilità.

La psicoterapia diventa pericolosa solo quando nutre l’ego senza toccare il cuore.
Quando alimenta la narrazione del “mio percorso”, “la mia evoluzione”, “la mia consapevolezza”,
ma non insegna la parte più essenziale:
stare in relazione senza sentirsi sopra o sotto gli altri.

La vera crescita non rende speciali.
Rende umani.
Più umani, non più rari.

E il narcisismo che emerge in terapia non è un fallimento:
è un segnale.
Indica il punto esatto in cui siamo ancora fragili,
ancora spaventati, ancora alla ricerca di un valore che sappiamo nominare,
ma che non sappiamo ancora incarnare.

Una buona terapia lo sa:
dopo averti gonfiato, ti riporta a misura.
Dopo averti messo al centro, ti rimette nel mondo.
Dopo averti fatto sentire unico, ti fa riscoprire simile.

Il rischio non è che il narcisismo emerga.
Il rischio è restarci dentro.

Perché l’obiettivo non è diventare straordinari.
È diventare integri.
E solo chi abbandona l’illusione della superiorità
può davvero guarire”

Da Dr. Carlo D’Angelo – Voce delle Soglie

13/11/2025
12/11/2025

“È possibile cambiare la dinamica di una relazione "mal-sana", lavorando solo su se stessi?
La risposta — è: sì e no.

Sì, perché ogni dinamica relazionale è uno specchio.
Se cambi tu — profondamente, non a livello mentale ma energetico, emotivo, vibrazionale, spirituale — la relazione non può restare la stessa.
Le tue scelte, i tuoi limiti, il tuo modo di reagire e di stare cambiano.
E se l’altro è pronto, si muove con te.
Se non lo è… quella relazione si trasforma comunque, anche attraverso una separazione.
Quindi, lavorando su di te, guarisci la parte tua che teneva in piedi quel disequilibrio.

No, perché una relazione è fatta di due sistemi che si intrecciano.
Tu puoi portare consapevolezza, presenza, amore… ma se l’altro rimane nel suo schema — nella difesa, nel controllo, nella paura — non basta la tua luce per due.
Puoi illuminare la stanza, ma non puoi obbligare l’altro ad aprire gli occhi.

La guarigione autentica di una dinamica arriva quando entrambi scelgono di guardarsi, di sentire, di prendersi la responsabilità del proprio pezzo.
Ma il lavoro su di sé resta sempre il punto di partenza.
È quello che decide se continui a nutrire il vecchio schema… o se inizi a danzare una nuova frequenza”

Dal web

31/10/2025
28/10/2025

“Prima di discutere con qualcuno, chiediti—sono abbastanza maturi mentalmente da capire il concetto di una prospettiva diversa?” Perché se non lo sono, non ha senso provarci.
Non ogni discussione merita il tuo tempo o la tua energia. Alcune persone non ascoltano per capire—ascoltano per reagire. Sono intrappolate nella propria visione, incapaci di uscirne, e confrontarti con loro ti lascia solo esausto.
C’è una grande differenza tra un confronto sano e un dibattito inutile. Una vera conversazione—radicata nel rispetto reciproco e nella curiosità—può essere illuminante, anche quando non si è d’accordo. Ma cercare di ragionare con qualcuno che si rifiuta di vedere oltre le proprie convinzioni? È come discutere con un muro di mattoni. La logica non romperà la negazione. La verità non raggiungerà una mente chiusa.
La maturità non consiste nel vincere le discussioni—ma nel sapere quali non vale la pena affrontare. È scegliere la tua pace invece del tuo orgoglio. Alcune persone non vedranno mai il tuo punto di vista, non perché tu abbia torto, ma perché hanno deciso che non ne hanno bisogno.
Ed è va bene così. Non devi spiegarti a tutti. A volte, la cosa più forte e saggia che puoi fare è semplicemente andartene—non per sconfitta, ma per pace—sapendo che il silenzio spesso dice più di qualsiasi discussione possa mai dire."

Helen Mirren

19/10/2025

Se litighiamo me ne vado. Quando la minaccia di fuggire è una risposta al trauma.

È online il nuovo articolo sulla rubrica 7 respiri di Corriere della Sera: https://www.corriere.it/sette/25_ottobre_15/se-litighiamo-me-ne-vado-quando-la-minaccia-di-fuggire-e-una-risposta-al-trauma-a0bc0486-4bd1-4ccc-8dc2-85146b2b6xlk.shtml?refresh_ce

In questo articolo:

-Cosa c’è dietro alla minaccia della rottura definitiva
-Ciò che impariamo da bambini su sicurezza, vicinanza e conflitto plasma il modo in cui da adulti gestiamo l’intimità e le rotture
-le 4 “quattro cavalcate” e l’importanza cruciale di repair attempts.

16/10/2025

Tu non mi devi niente…
Il giorno in cui la vita ti porterà lontano da me, voglio che tu vada leggero, senza pesi, senza debiti, senza pensare di dovermi qualcosa.
Tu non mi devi niente.
Io ti ho dato la vita, sì, ma perché l’ho scelto io, perché dal momento in cui seppi della tua esistenza decisi di amarti con tutto ciò che sono.
Ti ho nutrito, ti ho accudito, ti ho abbracciato nelle notti stanche e nei giorni interminabili, ma non è mai stato un sacrificio… è stato un dono, il più grande che la vita mi abbia dato.

Quando crescerai e sceglierai la tua strada, sii felice senza guardare indietro con colpa.
Non temere di lasciarmi, non pensare di dovermi restituire il tempo e ciò che ho fatto per te: l’ho fatto e lo rifarei altre mille volte.
L’unica cosa che desidero è che tu sia libero, che viva con intensità, che ami come vuoi amare, che corra verso i tuoi sogni senza catene.

E quando penserai a me, che non sia con peso, ma con tenerezza.
Se un giorno mi vedrai invecchiare, ricordami che così è la vita, che io ho già vissuto la mia e ora tu hai la tua.

La maternità non è un contratto né un debito: è amore infinito che non chiede nulla in cambio.

— María Valle Oro Blanco

Immagine da Pinterest

15 Ottobre: Giornata mondiale della consapevolezza sulla perdita perinatale e infantile (International Baby Loss Awarene...
15/10/2025

15 Ottobre: Giornata mondiale della consapevolezza sulla perdita perinatale e infantile (International Baby Loss Awareness Day)

15/10/2025

Del perché il mese della consapevolezza sul lutto perinatale e infantile è un’occasione preziosa per tutti, non solo per chi ci è passato, non solo per chi incontra le persone in lutto nella sua professione, ma per chiunque abiti la quotidianità guardandosi intorno con un po’ di accortezza.

Perché il lutto perinatale lascia tracce profonde nelle storie delle persone.

Tutte e tutti noi veniamo da famiglie in cui, prima o dopo, in primo, secondo o terzo grado a qualcuno è successo, una, due, tre, quattro volte, dieci venti trenta quaranta cinquanta cento anni fa;

magari siamo proprio noi i fratelli maggiori, o siamo quelli nati dopo un bambino che è volato via troppo presto, e quindi abbiamo conosciuto una versione diversa dei nostri genitori; oppure siamo i nipoti di zii o nonni che hanno un dolore antico senza più parole ma tanto presente nel quotidiano;
magari siamo noi gli zii, e niente della nostra esperienza trova spazio nelle narrazioni dei coetanei, o addirittura siamo i genitori di bambini che non ci sono più e oscilliamo tra cielo e terra, senza trovare un posto che ci accolga tutti interi.

Ecco, comunque lo si guardi, da qualunque ruolo lo si viva, il lutto é un’esperienza che scuote e trasforma nel profondo, é un lavoro molto personale, ma anche molto familiare e persino collettivo che può lasciare molte tracce in chi ne è colpito e nelle generazioni successive, soprattutto se al lutto non diamo il tempo per essere elaborato e lo spazio per fare si che l’elaborazione avvenga, un frammento alla volta.

Il mese della consapevolezza porta all’attenzione di familiari, amici, parenti, operatori, cittadini comuni le storie dei bambini (mai del tutto) perduti : perché il viaggio da compiere per riportarli nel cuore è lungo, certo, ma possibile. Soprattutto insieme.

14/10/2025
05/10/2025

Per arrivare a te, devi tradire molte volte e molte persone.

Primo, devi tradire il patto familiare, che ti veste di abiti non tuoi, che ti dà un volto che non riconosci e una direzione che non t’appartiene.

Poi devi tradire la scuola, che t’insegna solo il valore dell’obbedire e mai quello di essere scomodo, originale, che colora fuori dalle righe.

Devi tradire la società e le sue idee di giusto, sbagliato, bello, buono e sano.

Devi tradire, cioè rompere i patti interni che hai stretto con tutto quel che ti ha fatto tradire te stesso, perché te stesso non lo puoi tradire.

Perché chi tradisce sé stesso alla fine comunque tradirà tutti, non uscendo dai patti, ma rendendosi inaffidabile. Che è diverso.

Tradisci consapevolmente per non abbandonarti, per non tradire più.

(Claudia Crispolti)

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