02/12/2023
🍁 A CHI PIACE INVECCHIARE? 🍂
"Quando, con l’età e la rinuncia a qualsiasi seduzione, abbiamo raggiunto un elevato livello di Coscienza, possiamo sciogliere gli ormeggi che ci tengono legati al corpo. Tutto è un regalo: le piccole soddisfazioni, i sottili messaggi dei sensi, l’affetto che ci scalda il cuore come un balsamo, gli incontri gentili con altri esseri umani, la capacità di essere di aiuto agli altri. Ogni giorno è un buon giorno."
Alejandro Jodorowsky - La gioia di invecchiare, Feltrinelli.
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Casanova, invece...
Vi racconto una storia.
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"Il ritorno di Casanova" è un racconto che potrei definire di ‘non-formazione all’invecchiamento sereno’ scritto nel 1918 dallo scrittore e drammaturgo austriaco Arthur Schnitzler - noto al grande pubblico soprattutto per Doppio sogno, romanzo dal quale è stato tratto il film “Eyes Wide Shut” con la (ex) coppia Kidman-Cruise.
L’autore che fa ruzzolare con enormi scossoni e alterne gioie il famoso libertino Giacomo Casanova dalla cima della virilità alla dura terra, dritto nella categoria degli ultra-cinquantenni in crisi, è stato un medico contemporaneo di Sigmund Freud, appassionato alla neonata Psicoanalisi.
Freud e Schnitzler hanno avviato un rapporto nutrito di ricerca negli spazi tra le distanze, più che di (rare) epistole. In una famosa lettera del 1922, l’esploratore dell’inconscio confessa allo scrittore (ormai quasi sessantenne) di aver a lungo evitato di incontrarlo per una sorta di “timore del doppio”. Scrive: “Mi sono sempre chiesto con tormento per quale ragione io non abbia mai cercato in tutti questi anni di avvicinarla e di avere un colloquio con lei (senza considerare, naturalmente, se lei avrebbe gradito una tale iniziativa da parte mia). La risposta a questa domanda contiene la confessione che a me sembra troppo intima. Io ritengo di averla evitata per una specie di timore del sosia.” (A. Schnitzler, Sulla psicoanalisi, trad. it. a cura di Luigi Reitani, SE, Milano, 2001)
Gli anni di Schnitzler contano certamente le cinquanta primavere, quando il personaggio di Casanova emerge dal suo animo come un potente doppio da esorcizzare scrivendo, perché scrivere è cura e conoscenza dei dubbi e dei timori che si agitano nella mente.
“Una nuova epoca creativa” si apre per l’autore dopo il suo cinquantesimo compleanno; così lo stesso Schnitzler confida alle pagine del diario il 25 dicembre del 1917.
A cinquanta e tre anni anche il veneziano, in fuga dalla città amata, brama il ritorno a casa: non è più l’età dei viaggi, vagabondando di letto in cuore e di paese in ideale.
Ora Giacomo Casanova deve fare i conti con il piano di realtà, e la verità del tempo si mostra superficie dura, nuda e cruda. Non c’è più il fascino della giovinezza. Una vita imbottita di eccessi non ha favorito il corpo e nemmeno lo spirito di quest’uomo che, attaccato al potere dell’Io come pochi, fatica ad avviarsi lungo il viale del tramonto.
Il lungo racconto ci conduce in un bel podere nel territorio mantovano, luogo apparentemente sereno nel quale Casanova soggiorna per un breve periodo prima del suo definitivo ritorno a Venezia. La dimora e i terreni appartengono a Olivo, un parvenu che il libertino ha aiutato economicamente in passato, non senza approfittare, in cambio, delle grazie della di lui consorte. È in questa sede che si intestardisce, volendo imporre il proprio desiderio, decisamente non ricambiato, a Marcolina, una colta fanciulla del tutto immune al fascino verboso e vanesio dell'astuto avventuriero. Il non-eroe del caso è costretto a fare i conti con se stesso ma ancora una volta fugge dalla possibile presa di coscienza.
Qualche moderno Casanova, probabilmente, nella stessa situazione eviterebbe la crisi acquistando un’auto nuova o tenterebbe in ogni modo di riportare in vita la relazione traballante con la ventenne del caso, così come è accaduto a un paziente che seguivo in terapia tanti anni fa. Chissà che fine ha fatto il Signor P., figlio e nipote di imprenditori di successo, instancabile viveur capace di indossare aspetti ‘Senex’ soltanto in ambito lavorativo e completamente ‘Puer’ nelle relazioni amorose? Ossessivamente attratto da una ragazza straniera, P. aveva rischiato di dilapidare buona parte delle proprie sostanze per correrle dietro, perdendo per strada se stesso, facendo finta di non accorgersi del disprezzo che il suo comportamento provocava in lei. All’epoca, il soggetto in questione non aveva molta voglia di impegnarsi nel complesso discorso terapeutico. Nel momento in cui stava cominciando a intravedere il proprio ‘doppio’ ha preferito fuggire verso l’altrove, come Casanova.
La convincerò. Lei mi dirà: “Eccellente, signor Casanova!”
Arthur Schnitzler è impietoso nei confronti del proprio non-eroe; ne analizza i sentimenti facendoci immergere nei contrasti di quello che soleva chiamare “medioconscio”; ci racconta tutto quello che sarebbe meglio evitare per accettare il tempo, insieme a tutti i possibili e nuovi significati che lo scorrere degli anni porta nella nostra vita di umani rivolti a un destino comune e ineluttabile.
Nel 1914 l’autore aveva letto le memorie di Casanova e voleva trattare il tema della gelosia utilizzando la figura del libertino. Ma “Il ritorno di Casanova” è molto più di un mini-romanzo sulla gelosia: si tratta piuttosto di un trattato sul rischio che ogni uomo corre, e l’appunto val bene in tutte le epoche, quando non accetta l’idea e la realtà dell’invecchiamento.
Invitandovi a leggere il gustosissimo libretto e ad accompagnare Casanova verso i suoi ultimi fuochi d’artificio, tento di estrapolare alcuni punti, quasi per gioco e al contempo per offrire ai miei lettori qualche riflessione.
Se volete leggere il seguito, scoprendo l'elenco, ecco il link del mio articolo su Psiconline.it - https://www.psiconline.it/blog-di-psicologia/casanova-e-l-invecchiamento-tra-le-pagine-di-schnitzler-il-tempo-della-vita.html
Valeria Bianchi Mian