28/08/2025
“Amori tossici” di Laura Pigozzi esplora i meccanismi inconsci che trasformano l’amore in dipendenza patologica, offrendo una riflessione puntuale sulle radici psicoanalitiche delle relazioni affettive malsane. Psicoanalista e psicologa clinica formata tra Italia e Francia, Pigozzi utilizza il suo sguardo clinico per mappare le dinamiche che avvelenano il legame di coppia e i rapporti familiari.
Fondamenti teorici: il nastro di Moebius e i confini dell’Io
L’autrice riprende la metafora lacaniana del nastro di Moebius per rappresentare il continuum tra inconscio e Altro: amanti che «danzano sul nastro», entrando nel campo dell’altro senza sovrastarlo e tornando al proprio senza perdere sé stessi. Questo modello diventa la lente con cui indagare come un’eccessiva fusione o un’eccessiva distanza strutturino le dipendenze affettive.
Il confine come membrana psichica
Al cuore del saggio c’è l’idea che l’amore sano dipenda da confini «porosi, mobili, morbidi» che permettano scambi nutritivi senza dissolvere l’identità individuale. Quando queste membrane cedono — per iper-protezione, invadenza o rifiuto — il legame si trasforma in simbiosi distruttiva o isolamento mortificante, generando sofferenza e ripetizioni nevrotiche.
Fenomeni contemporanei di dipendenza affettiva
Pigozzi documenta come condotte quali ghosting, serial loving e gaslighting rispecchino la stessa radice patologica: un confine mal regolato che oscilla tra fusione estrema e astinenza totale.
Per Pigozzi il ghosting si configura come un’estrema forma di abbandono: il partner si dilegua senza spiegazioni, interrompendo ogni contatto. Questo gesto radicale spinge l’altro in uno stato di vuoto e crisi d’identità, richiamando il trauma originario del rifiuto infantile. Sul piano psicoanalitico, il ghosting attesta un confine rigidissimo: il “ghost” costruisce una barriera invalicabile che, anziché proteggere, annienta il legame e ripropone l’angoscia primaria dell’abbandono.
Il “serial lovers” o serial loving emergono come soggetti che inseguono ossessivamente l’idea dell’amore assoluto, ma non ne tollerano la concretezza. La loro strategia relazionale è una fuga continua: appena si avverte la minima fragranza di intimità stabile, ripartono alla ricerca di nuove emozioni. Pigozzi interpreta questo comportamento come la ripetizione di un copione infantile di ricerca di nutrimento affettivo mai soddisfatto, dove ogni “luna di miele” diventa il riattivarsi del bisogno di fusione seguita da un panico di dissoluzione del sé.
Il gaslighting, secondo l'Autrice, la forma più subdola di manipolazione: il gaslighter mina la percezione della realtà del partner, facendolo dubitare di sé, dei propri ricordi e delle proprie emozioni. In ottica psicoanalitica, questa dinamica rispecchia il desiderio di potere sullo spazio psichico altrui, un’invasione predatoria che corrode la membrana confinale tra Io e Altro. Colpire la certezza interna dell’altro equivale a costruire un dominio totale, riproducendo l’assedio di una figura genitoriale invadente o autoritaria vissuta in età infantile.
Verso la consapevolezza
Riconoscere queste tre manifestazioni è il primo passo per ricostruire confini sani. Pigozzi invita a esplorare le radici infantili di tali comportamenti, aiutando a sviluppare una “membrana psichica” porosa ma difensiva, capace di nutrire il legame senza dissolvere l’identità personale.descrive come «genitori elicottero» e dinamiche familiari invadenti formino nell’infanzia un’impronta indelebile di insicurezza e bisogno di conferme continue.
Analisi clinica e prospettive terapeutiche
Il valore psicoanalitico del libro risiede nella capacità di intrecciare casi clinici e teoria:
- L’interpretazione delle ripetizioni affettive e della trasmissione intergenerazionale di modelli di attaccamento.
- L’attenzione al transfert nei setting individuali e di gruppo.
- Le proposte di intervento volte a ristabilire confini sani attraverso esercizi di mentalizzazione e tecniche di mindfulness integrata.
Questa pluralità di livelli offre uno strumento sia diagnostico sia preventivo, utile a clinici e lettori in cerca di consapevolezza sui propri schemi relazionali.
Conclusioni
“Amori tossici” rappresenta un contributo significativo alla psicologia delle dipendenze affettive, fondendo rigore psicoanalitico e concretezza clinica. Consigliato a terapeuti, counselor e a chiunque voglia riconoscere e sanare le crepe invisibili dei propri legami, questo saggio invita a coltivare confini flessibili e a prendersi cura dell’equilibrio tra sé e l’altro.