Liebeldoula

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Quattro ali di libellula 🧚🏼‍♀️ per sostenerti con amore (Liebe) nel viaggio della vita ... e oltre!
💖Doula💖 ⭐Operatore E.C.E.L ⭐
♡Rebozo♡REIKI I♡Rimedi placentari♡

17/07/2025

Perché restiamo senza parole davanti a questa esibizione? Forse perché troppo spesso ci fermiamo a guardare ciò che ci manca, quello che abbiamo “in meno” rispetto agli altri o alla cosiddetta normalità. E se invece imparassimo a vedere e valorizzare le nostre qualità, forse la vita sarebbe davvero un’altra cosa.

04/07/2025

E poi fate l’amore.
Niente sesso, solo amore.
E con questo intendo
i baci lenti sulla bocca,
sul collo,
sulla pancia,
sulla schiena,
i morsi sulle labbra,
le mani intrecciate,
e occhi dentro occhi.
Intendo abbracci talmente stretti
da diventare una cosa sola,
corpi incastrati e anime in collisione,
carezze sui graffi,
vestiti tolti insieme alle paure,
baci sulle debolezze,
sui segni di una vita
che fino a quel momento
era stata un po’ sbiadita.
Intendo dita sui corpi,
creare costellazioni,
inalare profumi,
cuori che battono insieme,
respiri che viaggiano
allo stesso ritmo.
E poi sorrisi,
sinceri dopo un po’
che non lo erano più.
Ecco,
fate l’amore e non vergognatevi,
perché l’amore è arte,
e voi i capolavori.

(Alda Merini)

Genitori esperti di logistica ne abbiamo?! 🙋‍♂️🙋‍♀️🙋🤣
25/06/2025

Genitori esperti di logistica ne abbiamo?! 🙋‍♂️🙋‍♀️🙋🤣

23/06/2025

“Nascere legati” — una storia (quasi) dimenticata
Fino agli anni 1950–1960, in alcune valli del Trentino-Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia, nascere non era l’inizio di una libertà. Era, paradossalmente, l’ingresso in una prigione silenziosa e accettata da tutti. Una prigione fatta di stoffa, lacci e fasciature.

Appena veniva al mondo, un neonato non veniva lasciato libero di muoversi. Anzi, il primo gesto compiuto su di lui — spesso dalla levatrice, talvolta dalla nonna — era quello di fasciare il suo corpo come una piccola mummia.

Si iniziava dalle gambe: venivano stese, dritte, con precisione millimetrica, e avvolte strette. Poi si passava al busto e alle braccia, bloccate lungo i fianchi. Infine, il tutto veniva chiuso con bende che salivano fino alle spalle. Il risultato era un fagottino perfetto, immobile, quasi rigido. E lì dentro, il bambino passava ore. Giorni. A volte settimane.

Era una tradizione antichissima. Nessuno la metteva in discussione.

Le madri la ripetevano come le avevano insegnato, con la convinzione di “fare il bene del bambino”: si credeva che così le gambe crescessero dritte, che si evitassero malformazioni, che il bambino dormisse meglio. Era anche una forma di praticità per le madri che, con altri figli da accudire e campi da lavorare, potevano “sistemare” il neonato al sicuro, sapendo che non si sarebbe mosso.

Ma a che prezzo?

Il cambiamento non fu facile. La svolta arrivò solo negli anni ’50, grazie al coraggio silenzioso di alcune persone che decisero di ascoltare prima di imporre.

Uno di loro fu il dottor Fabiani, un giovane medico inviato in un piccolo paese del Friuli per sostituire un medico condotto anziano. Quest’ultimo era rispettato da tutti, ma anche fermamente ancorato alle pratiche mediche dell’Ottocento. Nonostante la sua autorevolezza, non aveva mai messo in dubbio le fasciature.

Fabiani, invece, era diverso. Aveva studiato a Padova, conosceva le nuove teorie sullo sviluppo psicomotorio dei neonati, e sapeva che quei metodi non erano più solo superati… erano dannosi.

Ma non puntò il dito. Non giudicò. Iniziò a visitare casa per casa, a parlare con le madri, a sedersi nelle cucine, tra le pentole e i grembiuli, senza mai alzare la voce. Portava esempi, mostrava illustrazioni, ascoltava le paure. Non impose la scienza: la accompagnò con rispetto.

Al suo fianco c’era una figura fondamentale: Norma Marcuzzi, la levatrice del paese. Aveva fatto nascere centinaia di bambini, ed era considerata quasi una figura sacra. Quando anche lei iniziò ad appoggiare le parole di Fabiani, le donne cominciarono a fidarsi.

Così, a poco a poco, una pratica secolare scomparve. Silenziosamente, senza rivoluzioni, senza scontri. Solo grazie alla forza della fiducia, del dialogo, e della delicatezza.

Oggi, guardando indietro, sembra impossibile pensare che neonati venissero fasciati così stretti, e per tanto tempo. Ma è anche una lezione importante: non basta avere ragione per cambiare il mondo. Serve empatia, tempo e il coraggio di entrare nel cuore delle tradizioni — anche quelle sbagliate — senza calpestarle, ma trasformandole con amore.

Perché sì: anche una fasciatura può essere sciolta. Ma solo da mani che sanno accarezzare.

Piccole Storie

06/06/2025
04/06/2025
29/05/2025

"Il peso più grande che porta un figlio è la vita non vissuta dei suoi genitori."
(Carl Jung)
A volte, per amore, i figli rinunciano alla propria strada per portare avanti i sogni interrotti, le ferite, o le aspettative dei loro genitori.
Ma la verità è che l’amore che un genitore dona non può e non deve essere ripagato.
Perché la vita non ha prezzo.
E quando un figlio sente di “dover” qualcosa, si ferma, si limita, si sacrifica.
Non per scelta, ma per amore cieco.
Un amore che fa male.
La più grande benedizione che un genitore possa dare, dopo la vita, è la libertà.
Il permesso di vivere una vita propria, autentica, in armonia con i propri sogni e desideri.
Di costruire una famiglia, un progetto, un percorso nuovo, senza il peso di dover “ripagare” nulla.
"Figlio, oggi ti lascio andare.
Mi prendo cura della mia vita e ti libero dalle mie aspettative.
Dona il tuo amore al mondo e fiorisci pienamente.
Così mi onori davvero."

Sostienici e supporta chi ha un percorso nascita complesso a vivere la migliore esperienza di nascita possibile con una ...
25/05/2025

Sostienici e supporta chi ha un percorso nascita complesso a vivere la migliore esperienza di nascita possibile con una doula accanto!

Ci sono neonati che iniziano la loro vita dentro un'incubatrice.
E mamme che iniziano la maternità con una finestra di vetro tra le mani e il cuore.
Papà che imparano a toccare il proprio figlio attraverso guanti sterili.
Coppie che vivono la nascita come un campo minato di emozioni, paura, attese.
Poi arriva il giorno delle dimissioni.
Il monitor si spegne. Il neonato viene affidato alle braccia della famiglia. Ma chi si prende cura delle paure, della stanchezza, del ritorno a casa?
Il rientro è un momento vulnerabile. Le informazioni sono tante, i corpi sono provati, la solitudine può farsi sentire più forte che mai.
Una doula è una presenza calda e continua.
Aiuta la mamma a riposare, a riconoscere i propri bisogni, a sentirsi di nuovo capace.
Alleggerisce le incombenze quotidiane.
Accoglie le domande. Rassicura, senza giudicare.
Accompagna. Resta. Respira accanto alla famiglia.
Con il tuo contributo, possiamo garantire a cinque famiglie un accompagnamento continuativo dalla TIN al nido domestico.
Non è solo un aiuto pratico. È un investimento nella fiducia, nel legame, nella possibilità che ogni genitore venga sostenuto nei suoi primi passi.
Dona ora. Dona per non lasciare sole le famiglie.
Dona per trasformare il tuo gesto in cura, presenza, umanità. Dove finisce l’ospedale, inizia la vita.

Aiuta una doula a esserci.

https://www.retedeldono.it/progetto/doule-la-tino?fbclid=PAQ0xDSwKLQslleHRuA2FlbQIxMQABp6EOljK7Sz6Ueq1Z4xuB5r-eKw--pQaRHKbzzgCc1yxlanBK2e0v7FZRf5CX_aem_ja34ZKYEkyLi_2owK1gPjQ

Campagna di raccolta fondi organizzata da Mondo Doula in collaborazione con Fondazione Crescere Insieme e Genitori Senior.

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