Dott.ssa Lorenza Di Gaetano - Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Lorenza Di Gaetano - Psicologa Psicoterapeuta Ricevo adulti e adolescenti presso lo studio di psicoterapia in via Duchessa Jolanda n.16 e in via Mombasiglio n.29 a Torino
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Spesso con i pazienti si affronta il tema della paura della morte. Si tratta di un argomento complesso, con cui anche no...
16/01/2023

Spesso con i pazienti si affronta il tema della paura della morte. Si tratta di un argomento complesso, con cui anche noi terapeuti - come spesso accade - dobbiamo fare i conti in quanto esseri umani. Tutti hanno in qualche modo e più o meno consapevolmente paura della morte: la propria o quella dei propri cari.
Spesso ciò che fa la differenza è proprio il pensiero rispetto a quello che ci aspetta "dopo". Per molti nulla, ma per altrettanti la morte apre le porte a diversi scenari.
Ciascuno di noi può trovare conforto nella soluzione che ritiene più affine al proprio modo di pensare e di vivere. Un paziente, per esempio, di recente mi ha detto che crede che noi siamo energia e come tale alla nostra morte non scompariremo ma diventeremo qualcos'altro, magari un'altra forma di vita.
Vi lascio qualche spunto.

Se sei da sola e stai percorrendo un tratto di strada che non ti sembra sicuro c'è Donnexstrada.Il servizio è gratuito e...
27/11/2022

Se sei da sola e stai percorrendo un tratto di strada che non ti sembra sicuro c'è Donnexstrada.
Il servizio è gratuito e funziona H24.
Seguitele sulle pagine social per avere maggiori informazioni.

Molto spesso i pazienti mi raccontano le loro difficoltà nelle interazioni sociali: "Dottoressa, quando gli altri parlan...
07/11/2022

Molto spesso i pazienti mi raccontano le loro difficoltà nelle interazioni sociali: "Dottoressa, quando gli altri parlano io faccio fatica a intervenire perché tutto quello che mi viene in mente mi sembra stupido!". Oppure "Dottoressa, quando sono in una situazione sociale tutti mi appaiono sciolti e a proprio agio, io invece vorrei che si aprisse una botola sotto di me e mi facesse sparire".
Essere molto critici verso se stessi o considerare gli altri dei severi giudici (due facce di una stessa medaglia) sono spesso i fattori che contribuiscono a creare questa difficoltà nelle relazioni. Nonostante ciò, dobbiamo riconoscere che esistono delle differenze individuali, caratteriali, che non possiamo nascondere e che forse, al contrario, possiamo provare a valorizzare. Eviteremo così di rimproverarci eccessivamente e di vivere con angoscia queste situazioni. C'è chi è più bravo a raccontare, sa usare un buon linguaggio e rende le proprie storie, anche le più semplici, interessanti e piacevoli. C'è chi è più capace di ascoltare e quindi tende maggiormente a rimanere in silenzio, ma ciò non significa che non partecipi attivamente alla conversazione... anzi! Immaginate un mondo in cui tutti sono concentrati a parlare e nessuno è disposto a fermarsi ad ascoltare... sarebbe un disastro!
E voi, da che parte state? 😄
Io vi confesso che sono sempre stata più brava ad ascoltare (d'altra parte non ho scelto a caso questo lavoro), ma ammetto di rimanere sempre affascinata da chi sa raccontare e raccontarsi perché mi piace conoscere sempre nuove storie. 😉

Spesso quando arriva un nuovo paziente, dopo i primi convenevoli, mi capita di chiedergli/le: "Perché siamo qui?".Le rea...
06/09/2022

Spesso quando arriva un nuovo paziente, dopo i primi convenevoli, mi capita di chiedergli/le: "Perché siamo qui?".
Le reazioni sono le più diverse.
Qualcuno sorride imbarazzato e, con un po' di fatica e con qualche giro di parola, inizia a raccontare.
Qualcun altro scoppia in un grande pianto: ho come la sensazione che arrivare fino al mio studio e finalmente trovare qualcuno a cui poter consegnare quel "pacchetto" di dolore, sia già una "liberazione". Come a dire: "Ok, adesso posso lasciarmi andare". ᴇ̀ frequente che la persona si scusi per quel comportamento.
Mi è anche capitato che qualcuno arrivasse con una lista scritta di cose che riteneva importante dire fin da subito.
Molte persone scelgono in questo periodo dell'anno di cominciare un percorso che li conduca verso una condizione di maggiore benessere e consapevolezza. Le ragioni che le spingono a fissare quell'appuntamento possono essere moltissime perché la vita a volte può essere complessa e ciascuno la affronta con il proprio bagaglio di risorse, che talvolta può essere insufficiente o necessitare di un supporto esterno.
Ma tutti - TUTTI! - vivono questa decisione e il momento in cui si trovano per la prima volta di fronte a un terapeuta con imbarazzo, paura, dubbi. Quindi non preoccupatevi se vi sentite in questo modo: è normale perché è UMANO.
Succede anche a noi terapeuti nei nostri percorsi personali! 😉
Allora, perché siamo qui?

La maggior parte di noi in questi giorni (o nei prossimi) sono alle prese con il solito problema: come si fa a tornare d...
29/08/2022

La maggior parte di noi in questi giorni (o nei prossimi) sono alle prese con il solito problema: come si fa a tornare dalle vacanze senza quell'alone di tristezza/stanchezza/poca-voglia-di-ricominciare?
In realtà spero per voi che vi siate ricaricati abbastanza per affrontare il "nuovo anno" e che abbiate fatto qualche passettino indietro per prendere la rincorsa: in fondo in tanti riprendono progetti a cui tengono molto o tornano a lavori in cui si trovano bene!
Ma non per tutti è così e, in ogni caso, un po' di calo dell'umore post-vacanza è del tutto normale.
Vi do qualche semplice suggerimento per rientrare in armonia con la vostra quotidianità.
P.S.: l'ultimo è il più importante! 😁
Le illustrazioni sono di Saydung.89

😎 Chiuso per ferie! 🧳🌊☀️
28/07/2022

😎 Chiuso per ferie! 🧳🌊☀️

Iniziamo il fine settimana con l'approccio giusto 😌
22/07/2022

Iniziamo il fine settimana con l'approccio giusto 😌

"Non so, ho la sensazione che sono sempre io che finisco per adattarmi a te..." E a voi capita di avere la sensazione di...
19/07/2022

"Non so, ho la sensazione che sono sempre io che finisco per adattarmi a te..."
E a voi capita di avere la sensazione di adattarvi agli altri nelle relazioni della vostra vita? Di sacrificare parti di voi, i vostri bisogni e desideri, per far stare bene il vostro partner?
Una relazione equilibrata e sana è quella in cui c'è spazio per ciascun membro della coppia e si riesce a negoziare in modo equo. Sapersi adattare, essere flessibili, sono tutte delle ottime risorse ma rischiano di diventare delle armi contro se stessi se non si è in grado di mettervi un limite! ⚖️
Illustrazione di René Merino.

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14/07/2022

💜

Di recente ho letto questo magnifico libro (che vi consiglio!). Tra gli spunti più interessanti ho trovato quello che ri...
11/07/2022

Di recente ho letto questo magnifico libro (che vi consiglio!). Tra gli spunti più interessanti ho trovato quello che riguarda il "𝑝𝑟𝑖𝑛𝑐𝑖𝑝𝑖𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑡𝑎𝑟𝑎𝑠𝑠𝑎𝑐𝑜".
Ci dice l'autrice: "[Il tarassaco è] una pianta che a seconda del contesto si può considerare un'erbaccia da estirpare o una preziosa erba medicinale da coltivare". E aggiunge: "L'erborista lo considera una medicina, che aiuta a disintossicare il fegato, a pulire la pelle, a rafforzare la vista. Per un pittore è un pigmento; per un hipppie una corona, per un bambino, in forma di soffione, un desiderio da esprimere. Per la farfalla è nutrimento; per l'ape un letto dove accoppiarsi; per la formica una bussola olfattiva".
Perché questo principio non dovrebbe valere anche per noi umani? Chiaro che di fronte alla maestosità del mondo e dell'universo ciascuno di noi rappresenta un puntino, una briciola. Ma è soltanto una questione di 𝐩𝐫𝐨𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐚. Se guardiamo con la lente d'ingrandimento, nel loro contesto, le nostre vite e le nostre anche piccole azioni, ci accorgiamo di quanto esse possano avere un'immensa importanza: per noi stessi, per chi ci è vicino e - nell'era della vicinanza virtuale - anche per chi ci segue da lontano.
Ricordiamocelo questo. Quando facciamo un gesto di gentilezza per uno sconosciuto, quando raccogliamo una cartaccia da terra, quando scriviamo un commento cattivo contro qualcuno su un social.
Tutto ha importanza in base al punto di osservazione da cui lo guardiamo... nel bene e nel male!

Il potere delle emozioni, capaci di imprimere ricordi indelebili nella memoria.
06/07/2022

Il potere delle emozioni, capaci di imprimere ricordi indelebili nella memoria.

➡️ Tutti abbiamo il diritto di crollare ogni tanto. Di fermarci e dire a voce alta: non ce la faccio più.Se lo facessimo...
01/07/2022

➡️ Tutti abbiamo il diritto di crollare ogni tanto. Di fermarci e dire a voce alta: non ce la faccio più.
Se lo facessimo, forse le tragedie potrebbero essere fermate prima, il dolore riconosciuto e il malessere affrontato.
Abbiamo il diritto di essere diverse da quelle che siamo state un attimo prima. Di non essere comprese. “Non ti riconosco”
“Lo so, pazienza, non mi riconosco nemmeno io, per questo mi fermo”.
[...]
Abbiamo il diritto di crollare ogni tanto. Di dire no, di ritirarci nel nostro guscio, di non sorridere, di non acconsentire, di non piacere, di deludere, di non rispondere alle aspettative.
Ne abbiamo bisogno per noi e per i nostri figli perché sia accettabile la caduta. ⬅️

🆘 Le belle parole di Cinzia Pennati! Grazie Sosdonne

📣 Alzi la mano chi lo ha pensato almeno una volta nella sua vita!  Spesso i pazienti riportano questa esperienza: non c'...
22/06/2022

📣 Alzi la mano chi lo ha pensato almeno una volta nella sua vita!
Spesso i pazienti riportano questa esperienza: non c'è spazio per me, ci sono cose più importanti!
𝐒𝐮𝐜𝐜𝐞𝐝𝐞 nelle famiglie in cui una o più persone hanno qualche tipo di sofferenza (fisica o psicologica) oppure quando c'è un problema che concentra su di sé tutte le attenzioni (conflitti tra i coniugi, difficoltà economica, problema che riguarda la famiglia allargata e le relazioni con essa, ecc.).
𝐂𝐨𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚 che almeno uno dei componenti della famiglia (a volte più di uno) debba fare un passo indietro e collaborare, senza poter esprimere il suo stato d'animo o i propri bisogni. Pensate quando questo accade a un bambino o un adolescente che non trova spazio di accoglienza proprio nel luogo preposto a farlo: la famiglia.
Ne consegue che quel bambino imparerà a "non dare problemi", a mettere una maschera di serenità in tutte le situazioni che si troverà a vivere e quindi a sacrificare parti importanti di se stesso. Il prezzo da pagare è l'autenticità: chi sono veramente?
𝑵𝒐𝒏 𝒔𝒊 𝒑𝒖𝒐̀ 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒇𝒆𝒍𝒊𝒄𝒊 𝒔𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒊 𝒑𝒖𝒐̀ 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒔𝒆 𝒔𝒕𝒆𝒔𝒔𝒊.

Mood del fine settimana!🌹
18/06/2022

Mood del fine settimana!🌹

Il più bello dei mariè quello che non navigammo.Il più bello dei nostri figlinon è ancora cresciuto.I più belli dei nost...
14/06/2022

Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.
N. Hikmet

Parole d'amore. Parole di speranza.

"Il curioso paradosso è che quando mi accetto per come sono, allora posso cambiare" (C. Rogers) 💖
10/06/2022

"Il curioso paradosso è che quando mi accetto per come sono, allora posso cambiare" (C. Rogers) 💖

🌬 Ogni tanto bisogna fare pulizia di certi retaggi culturali.Diamo importanza ai papà, che svolgono un ruolo fondamental...
06/06/2022

🌬 Ogni tanto bisogna fare pulizia di certi retaggi culturali.
Diamo importanza ai papà, che svolgono un ruolo fondamentale nella crescita dei figli, psicologicamente e concretamente. Alla pari delle mamme.

Illustrazione di Silvia Lonardo.

La felicità può davvero suonare alla porta? 🛎🥰 L'immagine è molto dolce e affascinante ma la risposta è chiaramente nega...
11/04/2022

La felicità può davvero suonare alla porta? 🛎

🥰 L'immagine è molto dolce e affascinante ma la risposta è chiaramente negativa. La felicità, questo stato di benessere e gioia volatile e precario, può essere ricercata e coltivata, ma difficilmente ci piomba dall'alto. E questo perché è molto difficile pensare a una vita senza problemi e ostacoli al nostro bene-stare.

Facciamoci però guidare da essa, da quello che crediamo possa farci felici, perché quella è la strada. Teniamo la "porta aperta", accogliamo il nuovo e diamo spazio a quello che potrebbe divenire... ☘️

"Ai bambini noi non possiamo consegnare l’oceano un secchiello alla volta, però gli possiamo insegnare a nuotare nell’oc...
04/04/2022

"Ai bambini noi non possiamo consegnare l’oceano un secchiello alla volta, però gli possiamo insegnare a nuotare nell’oceano e allora andrà fin dove le sue forze lo porteranno, poi inventerà una barca e navigherà con la barca, poi con la nave…
Dobbiamo cioè consegnare degli strumenti culturali. La conoscenza non è una quantità, è una ricerca. Non dobbiamo dare ai bambini delle quantità di sapere ma degli strumenti per ricercare, degli strumenti culturali perché lui crei, spinga la sua ricerca fin dove può; poi certamente toccherà sempre a noi spingere più in là e aiutare ad affinare i suoi strumenti".
(G. Rodari, da "La Grammatica della Fantasia")

Dobbiamo consegnare ai bambini degli strumenti culturali, psicologici, emotivi, perché imparino a esplorare il mondo e sperimentare la vita senza esserne sopraffatti, ma sempre correggendo la direzione quando necessario.

Non insegniamo loro cosa pensare o come risolvere un problema, ma li sosteniamo e incoraggiamo a trovare la propria soluzione o la propria idea. Presenti, stabili, affettuosi, mai invadenti o pronti a sostituirci a loro.
👩‍👧‍👦👨‍👧‍👦

"Amavo il suo sorriso ma ho preferito il mio" 💔A volte chiudere una relazione è fare un passo verso l'amore per se stess...
25/03/2022

"Amavo il suo sorriso
ma ho preferito il mio" 💔

A volte chiudere una relazione è fare un passo verso l'amore per se stessi. Una relazione di coppia deve farci stare bene, deve migliorarci.
Quando questo non accade bisogna cominciare a farsi delle domande...

😁Fa sorridere ma in realtà è una trappola in cui spesso ci sentiamo ingabbiati. Perché prendersi del tempo per se stessi...
23/03/2022

😁
Fa sorridere ma in realtà è una trappola in cui spesso ci sentiamo ingabbiati.
Perché prendersi del tempo per se stessi, anche di solo riposo, viene visto spesso come scorretto, ingiusto, da pigri.
E molte volte si finisce per mandare a monte i propri programmi ma sentendosi contemporaneamente incapaci di rilassarci, di oziare. E alla fine le sensazioni che si provano sono fatica per aver LOTTATO contro se stessi e stanchezza come se avessimo lavorato.

Capita anche a voi?

“Nonna, sono stanca. Tanto stanca di questa vita…”“Prendi la tua stanchezza, bambina mia, e avvolgila intorno a te stess...
08/02/2022

“Nonna, sono stanca. Tanto stanca di questa vita…”
“Prendi la tua stanchezza, bambina mia, e avvolgila intorno a te stessa. Come una coperta nei freddi mesi invernali. La stanchezza giunge per farti da nido, per portarti ad indossare abiti comodi, per farti sprofondare nel suo caldo abbraccio. E’ un invito, a stare in te stessa. Senza forze, senza pensieri, senza azioni. Come la neve che copre tutto per ammorbidire il mondo, per renderlo ovattato, per proteggerlo dal rumore. Accogli i fiocchi della tua stanchezza e fatti coprire interamente da essi.”
“Potrei morire sepolta là sotto…”
“Rinascerai invece. Come il seme nel terreno. Non resistere alla tua stanchezza, non rifiutarla con mille azioni, mille propositi, mille sensi di colpa. Ti vuole solo prendere per mano e condurti ad inabissarti nel vuoto. Proprio là, dove giace la fonte di ogni forza interiore. Ci hanno insegnato ad essere forti resistendo. Ma è nell’arrendersi che emergono i veri eroi.”
“Ho paura, nonna. E se la stanchezza mi annienterà?”
“Bambina mia, tu non hai paura della stanchezza ma di perdere il controllo di te stessa. E’ arrivata l’ora per te di concederti alla vita. E di generare insieme a lei i figli più meravigliosi: i frutti della tua anima!”
(E. Bernabé - La nonna)
🥰

Due etti di isolamento da portar via, grazie!Ebbene sì, tocca anche a me. Pausa covid, chiamiamola così. Certo stare in ...
02/02/2022

Due etti di isolamento da portar via, grazie!
Ebbene sì, tocca anche a me. Pausa covid, chiamiamola così. Certo stare in isolamento in una piccola camera da letto non è il massimo, ma per fortuna sto bene (starnuti a parte) e ho a disposizione tecnologia e libri per trascorrere il tempo. Lungo eh. Noioso a tratti. Per fortuna riesco a lavorare con i pazienti on line, alcuni nella mia identica situazione!
Poi mi fa compagnia giorno e notte la signora dormiente alle mie spalle, soggetto del mio quadro preferito di Tamara de Lempicka. Se mi rispondesse, certo, sarebbe meglio! 😁
Cercherò di prenderla come uno stop dalla routine quotidiana, un momento da dedicarmi, magari può essere utile. E poi un po' di ozio fa anche bene, no? Anche se spesso ascolto racconti di persone che non sono capaci di oziare perché se lo fanno si sentono in colpa.
Vi è mai capitato?

Ho pescato queste parole per caso, purtroppo non ne conosco l'autore. Ovunque sia, lo ringrazio. Ieri ho detto ai ragazz...
27/01/2022

Ho pescato queste parole per caso, purtroppo non ne conosco l'autore. Ovunque sia, lo ringrazio.

Ieri ho detto ai ragazzi: “Domani venite a scuola con una bottiglietta d'acqua vuota”.
Sui loro volti, lampante che neanche le insegne di Las Vegas, la domanda “E che cavolo si inventerà stavolta il prof?”
“Lo vedrete domani”.
Oggi sono entrato in classe. Con un secchio.
Ho detto ai ragazzi di sedersi in cerchio. Ho dato a ciascuno di loro un piccolo foglio di carta.
Gli ho detto: “Adesso pensate alla persona a cui volete più bene al mondo. Poi disegnate un omino stilizzato e vicino ci scrivete il suo nome”
“Ma io posso scriverne due?”
“Certo, anche tre se vuoi!”
E dopo ho chiesto loro di riempire la bottiglietta, di versarla nel secchio e di tornare a sedersi.
L'idea me l'ha data un libro: Ammare, di Alberto Pellai e sua moglie Barbara Tamburini. Perché domenica è la Giornata della Memoria, e sinceramente a me di parlare solo di Shoah non mi va più.
Perché per pensare che il passato si stia ripetendo identico bisogna essere un po' miopi. Ma per non vedere pezzi di quel passato nel nostro presente, bisogna essere proprio ciechi.
Davanti ai loro occhi ho fatto una grande barca di carta, e gli ho detto di metterci ciascuno il proprio foglietto sopra. Poi ho appoggiato la barca sulla superficie dell'acqua. Infine ho iniziato a far vacillare il secchio, fino a che la barchetta non si è ribaltata, facendo cadere giù tutti i foglietti. Tutti quei nomi, quegli omini, giù in fondo al secchio.
C'era chi aveva messo il papà, chi la migliore amica, chi il cuginetto di un anno.
Si è creato un silenzio incredibile. Più di un minuto senza che nessuno fiatasse. E se qualcuno sa come sono i ragazzi di terza media, sa che avere un minuto di totale spontaneo silenzio è quasi un miracolo.
C'erano anche degli occhi lucidi. Oltre ai miei, dico.
E allora ho raccontato loro del naufragio del 18 aprile 2015, in cui nel Canale di Sicilia sono morte più di mille persone, tante quasi come nel Titanic. La loro barca, un peschereccio fatiscente che di persone ne poteva contenere al massimo duecento.
E ho raccontato loro di una di quelle: un bambino più piccolo di loro, originario del Mali, che è stato ritrovato con la pagella cucita sulla giacca.
“Secondo voi perché un bambino dovrebbe salire su una barca così?”
“Per far vedere che aveva studiato!”
“Per dire a tutti che era bravo a scuola!”
E poi un ragazzino macedone, di fianco a me, a bassa voce ha detto:
“Forse per far vedere che non era cattivo, come molti pensano di tutti quelli che arrivano”.
La campanella è suonata. Anche per non appesantire troppo il momento, ho detto loro di mettere a posto tutto, di andare a ricreazione. Sono usciti, e piano piano hanno ricominciato a parlare, a chiedersi la merenda, le solite cose.
Sono rimasto solo a sistemare la mia roba.
Poi è successa una cosa.
A un certo punto sento dei passi dietro di me.
Tre ragazze.
“Scusi prof”
“Sì?”
“Noi vorremmo...”
“Voi vorreste...?”
La più coraggiosa delle tre prende il coraggio e dice tutto in un fiato:
“Possiamo ti**re fuori quei fogli da lì?”.
Ci siamo chinati, li abbiamo tirati su uno per uno, insieme.
E intanto io le guardavo, e dentro di me pensavo che finché tre ragazze decidono di saltare la ricreazione per ti**re su dal fondo di un secchio dei fogli di carta, c'è ancora motivo per credere in un mondo diverso.

"Io non riesco a guardare a lungo il mare, se no tutto quello che succede a terra non mi interessa più" (dal film "Deser...
24/01/2022

"Io non riesco a guardare a lungo il mare, se no tutto quello che succede a terra non mi interessa più" (dal film "Deserto rosso", 1964).
Rifugio, conforto, pace. Riconciliarsi con la natura e con le mie radici. Questo è il mare per me. 🌊
La foto è di qualche anno fa, a Castellammare del Golfo.

Quando ero bambina avevo i capelli sempre legati in una lunga treccia perché la mia maestra credeva che i capelli sciolt...
17/01/2022

Quando ero bambina avevo i capelli sempre legati in una lunga treccia perché la mia maestra credeva che i capelli sciolti non fossero adatti ad andare a scuola. Questa tortura quotidiana rendeva i miei poveri capelli molto stressati (e non solo loro!). Per non farsi mancare nulla, io sognavo di avere una fluente chioma liscia e quindi spesso li pettinavo, infierendo ulteriormente. Erano, insomma, completamente snaturati e, francamente, bruttini.
Con l'adolescenza però ho scoperto che se li avessi valorizzati anziché pretendere che diventassero diversi da come erano realmente, forse avrei ottenuto risultati migliori.
E così ho imparato non solo a curare i miei ricci, ma anche ad apprezzarli e con essi ad accettare il mio aspetto. Non perché io sia esattamente come vorrei essere - nessuno lo è! - ma perché cerco di essere sempre il meglio di ciò che sono davvero.
Ricci e capricci compresi 😉

03/01/2022

Per l'ultimo giorno dell'anno Nicolò ci fa dono del suo racconto più intimo.
Con coraggio n**o davanti allo specchio riflette sulla fine, sull'inizio e sui bivi che ognuno di noi può incontrare sul cammino. A chiunque si trovi oggi avvolto dal dolore, possa il suo racconto arrivare come uno sguardo fraterno, amico, che allevia la solitudine fino a domani, all'alba di uno dei tanti inizi possibili.
Non è successo niente

Quando avevo ventidue anni ho provato a suicidarmi.
Aspettate, m’hanno detto di farla divertente.
Un uomo entra in un caffè, quando aveva ventidue anni ha provato a suicidarsi.
Ci ho provato perché, in quel periodo, ero assolutamente convinto fosse la cosa migliore per me.
Di questa faccenda ne ho accennato ogni tanto nelle mie storielle, ma concretamente nessuno sa niente.
Mia madre, per esempio, lo legge qua, ora, sulla pagina Facebook dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi del Veneto. La cosa, immagino, renderà assai particolare il resto della giornata.

Insomma, ho ventidue anni e decido che voglio farla finita. Tanta gente che s’ammazza lo fa d’istinto, magari ce l’ha dentro da un po’, un giorno vede un Frecciarossa che gli ispira e supera la linea gialla. Altri pianificano, progettano, si titillano col pensiero per mesi, anni, come se dovessero decidere quale friggitrice ad aria comprare o se rifare o no il pavimento della cucina.
Io, per forza di cose, l’ho dovuto pianificare.
Vedete, essendo figlio di un certo tipo di giochi di ruolo sono una persona fortemente restia a prendere decisioni importanti senza prima aver vagliato tutte le opportunità a mia disposizione. Perciò ho fatto quello che avrei fatto se avessi dovuto comprare la friggitrice: un bel giro su internet.
Ci sono un sacco di siti (soprattutto in inglese) che spiegano in modo esaurientemente grottesco come ammazzarsi senza dolore. Dal tagliarsi le vene al monossido di carbonio fino al numero di caffè al giorno necessari per ridare l’anima (per un uomo sono 156), la questione della morte autoindotta è esaminata da ogni prospettiva. Ne risultano tante piccole smartbox esperienziali ricche di consigli e opzioni per il trapasso.

Dopo averle vagliate attentamente, quella che mi creava meno turbamento e imbarazzo, e che soprattutto richiedeva il minor numero di seccature per essere messa in atto, era l’impiccamento.
Sorgeva un problema. Io sono un metro e novantasette d’altezza e il soffitto di casa si è rivelato decisamente inadeguato alle mie esigenze su***de. L’idea di approfittare con una scusa della casa di amici o parenti mi sembrava, al pari di usarne il bagno per sfogare una lunga stitichezza, poco educato.
Qui nel testo originale c’era tutta una sezione in cui, partendo da una spedizione al Bricocenter, spiegavo in una dettagliata sequenza alla Ocean’s Eleven le modalità e i passaggi con cui ho messo in atto il mio tentativo di suicidio. Visto che non sono un irresponsabile id**ta egoriferito solo nella vita, ma anche sulla carta, quando ho scritto questa parte ho allegramente ignorato l’eventualità che ciò potesse dare adito a tentativi d’imitazione. Spesso quello che basta è una spinta o uno spunto. E io uno spunto non lo voglio dare. Perciò glissiamo. Vi basti sapere che si trattava di una modalità che negli anni ho scoperto, con un certo imbarazzo, essere pratica autoerotica diffusa. Per qualche strano motivo (e per mamma) sento di dover specificare che non era questo il caso.

Insomma se hai fatto tutto Nicolò, com’è che sei qui a farci il pippotto gramelloso invece che star lassù a insegnare agli angeli come perdere il dono della sintesi?
Perché ho avuto paura. Paura da pisciarmi addosso. Paura di morire, paura del dolore, paura di lasciarmi andare, non saprei. Fatto sta che mi son tolto tutto, ho vomitato niente, sono uscito di casa e, per ragioni che al momento mi sfuggono ma sicuramente legate a un concetto piuttosto distorto di arma del delitto, sono andato a buttare tutta l’attrezzatura in un cestino a sei chilometri di distanza. Non ci ho più riprovato, ma ci ho pensato spesso. Fine.

Ora, voi giustamente mi direte: sottospecie di emo bagonghi, perché devi rovinarci l’ultimo dell’anno? Non potevi inventarti una storiella scema su uno psicologo petomane che poi ce ne andavamo tutti allegri al cenone?
Chiariamoci, ho cercato di raccontarla nel modo più demenziale possibile. L’ultima cosa che voglio è che parta la musichetta di Masterchef quando si scopre che quello che sta cucinando i cappelletti in brodo ha la sindrome di Guillain-Barré costringendovi di conseguenza a strizzare fuori un po’ di lacrime. Mi piacerebbe, invece, approfittare dell’ultimo post dell’anno per provare a fare in extremis un discorso serio.
Un discorso sulla fine, sull’inizio e sullo stare bene.

Io non so perché la gente s’ammazza. Conosco le motivazioni dietro al mio tentativo e non so dire se, a distanza di anni, siano o meno risibili. Nonostante tutto credo che, indipendentemente dal giudizio che si vuole dare a un gesto del genere, niente giustifica e mai giustificherà lo st***zo che batte il piede e si lamenta per il ritardo del treno o la metro bloccata.
I motivi dietro un suicidio sono infiniti, ma credo che molti abbiano a che fare con le fini, con gli inizi e con una vaga presa di coscienza che ci arriva piano piano mentre diventiamo adulti, cioè:
stare bene non è la nostra condizione naturale.
Non so come, ma nella testa di molti si forma questa strana idea secondo cui la serenità e l’equilibrio sono la nostra configurazione di base, l’assetto con cui usciamo dalla confezione. Di conseguenza, se stare bene è la prassi, stare male diventa un’anomalia, una disfunzione, qualcosa che ci fa scivolare via dai binari della normalità lasciandoci soli e sbagliati.
In un mondo dove tutti sono invitati costantemente a dimostrare funzionalità e armonia, è facile che il nostro dolore non solo ci faccia sentire scollegati dal resto, ma diventi una vergogna da tenere segreta.
Insomma, per la maggior parte delle persone stare bene è un traguardo da raggiungere quotidianamente, una montagna che viene scalata ogni giorno nella speranza di arrivare più vicini possibile alla vetta senza esaurire l’ossigeno.

Quindi? Quindi domani è l’anno nuovo e noi siamo tutti qui gonfi di ansie, paure, rimpianti, ma pure di gioie e soddisfazioni, ci mancherebbe. Ecco, in bilico tra fine e inizio (o inizio e fine), io volevo solo ricordarvi che avete il diritto di stare male, di avere paura, di non farcela più, di cambiare idea su voi stessi e sul mondo. Volevo ricordarvi che il dolore non è una questione personale, che quelli che vi dicono che la vita è una magica avventura al sapore di pistacchio sono stupidi o in malafede, e che tutti i vostri abissi sono giustificati. Volevo ricordarvi, infine, che lì fuori troverete quasi sempre aiuto, e che vale la pena cercarlo.
Augurarvi un anno felice mi sembrerebbe un po’ in contraddizione col pi***ne di cui sopra, perciò ve ne auguro uno che tenga il vostro passo, che vi permetta di rallentare, fermarvi e ricominciare.
E se non va così, vi auguro di poterlo cambiare.

Aggiornamento dell’ultima ora:
pare che il bonus psicologo previsto nella nuova legge di bilancio non sia passato in favore di altri ritenuti più importanti. Perciò, in futuro, cercare quell’aiuto sarà un po’ più difficile.
Quindi se un domani sentite di non farcela più, di essere soli, pesanti, in equilibrio su un vuoto senza fondo, ascoltate il mio consiglio: compratevi un monopattino.

Ieri sera per la prima volta nella mia vita ho passato la sera del 31 dicembre a teatro. Io e mio marito abbiamo deciso ...
01/01/2022

Ieri sera per la prima volta nella mia vita ho passato la sera del 31 dicembre a teatro. Io e mio marito abbiamo deciso che non avevamo voglia di accogliere il nuovo anno come al solito: conto alla rovescia, brindisi, scambio di auguri. Nulla di tutto questo. Questa volta lo abbiamo aspettato tra le risate di uno spettacolo comico, quasi facendo finta che non fosse davvero scattato l'anno nuovo. Ci sentivamo così, perché ad augurarsi "buon anno" avevamo la sensazione di prenderci un po' in giro.
All'uscita dal teatro, in totale armonia con il nostro stato d'animo, ci siamo trovati davanti questo scenario. Vi chiederete di che si tratta, dato che non si vede nulla. Quello che vedete è un grande incrocio di una strada di Torino, in città (vi giuro, non in campagna), totalmente sommerso dalla nebbia. E ho proprio pensato: "Guardalo lì il 2022: un'incognita!". Perché se è sempre vero che non sappiamo mai cosa aspettarci da un nuovo anno, questo periodo un po' f***e che stiamo vivendo (ormai da due anni) sembra ricordarci ancora di più quanto non abbiamo alcuna indicazione o segnaletica, quanto indefinito e incerto sia il nostro futuro.
Navighiamo a vista, insomma, un po' più del solito. E ci auguriamo di non andare a sb****re da nessuna parte. Ci affidiamo al nostro buon senso, come al solito, ma cerchiamo anche di trovare dei punti di riferimento che possano un po' guidarci. Quindi è così che lo vedo, questo appena nato 2022: nebbioso. Eppure lo accetto, mi sento più equipaggiata per affrontarlo, più realista e pronta.
Allora niente auguri, solo un messaggio indirizzato al nuovo anno: ABBI PIETÀ! 😂
P.S.: Buon 2022! 🤫

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