23/05/2018
Conoscete il triangolo del SALVATORE-VITTIMA-CARNEFICE?
È una dinamica che viene spesso usata nelle relazioni tra le persone.
Usatissima è per esempio nella relazione mamma-figlio quando si tratta di STUDIARE.
Si parte dalla figura del SALVATORE che viene messa in atto dalla mamma che prova a fare di tutto per far studiare suo figlio, pensando di doverlo “salvare” dall'ignoranza, dalle brutte figure, dal giudizio di incapacità, ecc. (“lo faccio per il suo bene, la scuola è importante, i compiti gli servono per imparare, ecc.”).
Il figlio mal sopporta di essere “salvato” e quindi tiranneggia la mamma nelle maniere più svariate, reagendo con provocazioni e sfide alla pazienza di lei che neanche un santo riuscirebbe a sopportare: non trova il diario, la penna cade cento volte, si distrae con tutto, tenerlo fermo alla scrivania è un'impresa titanica, ecc.
Diventa una situazione molto stressante a cui la mamma si adegua per spirito di sacrificio e finchè è forte il “bisogno” di fare la salvatrice.
Ma poi inevitabilmente ad un certo punto la mamma sente di non poterne più e assume il ruolo di VITTIMA, cominciando appunto a non tollerare più L'INGIUSTIZIA della situazione in cui lei sta facendo di tutto per lui: “Ma come, io subisco tutto questo, lo faccio per il suo bene e lui mi ricambia con questo atteggiamento sprezzante, menefreghista, senza il senso del dovere? Ma come, io mi faccio in quattro e lui non obbedisce nemmeno? Io gli dedico tutto il mio tempo e lui neanche ci prova, nemmeno si sforza???”
Al senso di ingiustizia si accompagna la FRUSTRAZIONE del risultato che la mamma, pur con tutti i suoi sforzi, non è riuscita ad ottenere perchè in questi casi di solito il figlio, che scappa come un'anguilla, non porta a termine i compiti o li fa male o ne salta una buona parte.
INGIUSTIZIA + FRUSTRAZIONE = RABBIA. Ecco che parte il ruolo del CARNEFICE: la mamma, cioè, assalita dalla delusione di aver dato tanto al figlio per il suo bene e di essere stata ricambiata con incomprensione, incoerenza e disobbedienza non riesce più a frenare la sua rabbia che riversa sul figlio con litigi, minacce, insulti e varie ed eventuali... Ovviamente il comportamento del figlio peggiora sempre di più.
Questa è la dinamica più frequente che succede quando un genitore tenta di far fare i compiti al proprio figlio.
Ma perchè succede così? Perchè le buone intenzioni della mamma non raggiungono l'obiettivo che si era posta, giusto e lecito?
Perchè è sbagliato il presupposto di tutta questa dinamica: voler fare il salvatore.
STUDIARE È UN DOVERE DEI FIGLI CHE VA IMPOSTO COME REGOLA, non assunto come una missione dalla mamma: tutti compiti vanno fatti, tutte le materie vanno studiate bene, non si può scendere sotto la sufficienza perchè la scuola è un DOVERE.
Se si stabilisce una regola, questa ha un carattere di oggettività a cui il bambino si adegua in modo naturale per il suo innato senso del dovere: si sente in colpa quando non la rispetta.
Ma se la mamma la impone come un desiderio soggettivo, personale, un favore che il figlio deve fare a lei, parte il triangolo sopra descritto.
Mancano tutti i presupposti perchè si crei in lui il senso di responsabilità e di prendersi cura della sua vita per le parti che sono di sua compentenza (proporzionatamente all'età), e la scuola è sicuramente il primo ambito di cui i bambini dai sei anni in poi DEVONO farsi carico.
Quindi stabilire chiaramente la regola e mettere da parte lo spirito del salvatore per il bene del figlio permetterà di valutare - SENZA RABBIA - se la regola è stata seguita o meno: se si, bene, un premietto ci può anche stare, soprattutto se poi ne è uscito un bel voto; se no, un castighetto può rimarcare l'obbligo che la regola va rispettata.
In sintesi: REGOLE CHIARE, FERME E PRECISE E NON “LO FACCIO PER TE”, altrimenti poi legate vostro figlio ad una dipendenza, ad un legame di debito che non ha ragione d'essere e che è solo controproducente. Riuscirete in questo modo ad utilizzare la vostra pacifica autoritarietà e non la rabbia per farvi obbedire.
LA PRIMA REGOLA FRA TUTTE È CHE A SCUOLA SI DEVE ANDARE BENE. PUNTO.
State tranquille che il bambino/ragazzo attiverà strategie incredibili per questo.