Tutto è iniziato nel 2015 grazie alla realizzazione consapevole di un concetto scientifico. I cannabinoidi erano implicati nella regolazione dell’attività di un mediatore molecolare, mTor, a sua volta regolatore di un altro mediatore una bRAF-Kinasi.
Cosa significa tutto ciò vi starete chiedendo? Per molti probabilmente nulla, ma per me significava moltissimo. Quei mediatori sono implicati nei tumori maligni della pelle, i melanomi. Ne era affetta Silvia, aveva 27 anni. Le sono stato vicino per tutta la sua breve durata di malattia prima di un exitus già preannunciato sin dall’inizio.
Conoscevo la Cannabis solo come “droga”, “sostanza pericolosa”, “ludica”. Nessuno, nemmeno all’Università di Medicina e Chirurgia di Padova mi aveva trasmesso la conoscenza della sua importanza nel nostro organismo. Da allora è iniziato un profondo studio indipendente che si è rivelato essere un netto punto di svolta della mia vita sia di essere umano che di professionista.
All’inizio, il nome del progetto era “Abiura”, con questo nome di ipotetica associazione, ho firmato come unico italiano, la Dichiarazione Internazionale dei Pazienti in cura con Cannabis Medicinale. Tale dichiarazione è stata stilata e firmata in un congresso medico a Praga nel 2015 al quale ho partecipato su mia iniziativa personale. Durante il congresso ho avuto modo di incontrare di persona il Prof. Raphael Mechoulam (scopritore del THC) e di scambiare qualche opinione con il Prof. Ethan Russo.
Il primo progetto di ricerca in cui mi sono impegnato è stato RAW. Insieme ad altri giovani ricercatori abbiamo presentato questo progetto alla conferenza IACM (International Association for Cannabis as Medicine) del 2015 dove è stato accettato come Poster di proposta di studio.
Volevamo indagare l’efficacia del succo di Cannabis sativa cruda in pazienti con Sclerosi Multipla.
Lo studio non è stato condotto per mancanza dei fondi necessari.
L’arrivo di D**e
Dopo la Laurea ottenuta, nonostante le vicissitudini, col massimo dei voti e la lode ed entro i termini regolari del corso di studi, ho prestato opera come Medico di Continuità Assistenziale ad Adria, come sostituto di medici di medicina generale, tra Venezia e Padova e come libero professionista per assicurazioni private nel veneziano. Tutto questo senza mai smettere di frequentare il reparto di Ginecologia ed Ostetricia presso cui mi ero laureato e dove, l’anno successivo, sono stato ammesso come primo in graduatoria.
Allo scoccare del terzo anno di specializzazione su cinque ho realizzato che stavo contribuendo ad un’opera che non sentivo mia al punto di arrivare a considerarla antipodica rispetto a tutto quello che nella mia mente voleva dire “essere un medico”.
Solo nel tempo ho compreso come i responsabili principali del mio cambiamento di visione siano stati D**e, la mia labrador di ormai quasi 6 anni, ed il rapporto che si era sviluppato tra noi.
Non avevo mai avuto un cane e non credevo davvero possibile che potesse essere foriero di un cambiamento così radicale come quello che mi avrebbe coinvolto.
Quando ho scelto D**E il nome da dare alla piccola creatura che stava entrando nella mia vita, l’ho fatto con un’intenzione ben precisa, un augurio, un auspicio, un profondo desiderio nei confronti prevalentemente di me stesso: che nel mondo ci fosse più Giustizia, per me e per tutti.
“D**e, una dea per molti, un'angoscia per gli empi
Una benda sugli occhi che annoda coi lembi
Dal pianeta le raccolsi una rosa dei venti
Immaginavo i nostri volti da coppia nei lenti
Lei era la giustizia che non si concede
Io quello che la corteggia, che sta lì, non cede
Ero invaghito, miele, e capivo bene
Che non ci sarei uscito a bere dell'idromele
"Ciao, mi chiamo Atlas", petto gonfio, anfora
"Lascio ogni ragazza, con questo mio corpo, afona
E tu, sarai mia, ti voglio addosso, canfora
Posso darti il mondo, il mondo, non la metafora!"
Disse: "Non sono di nessuno, nemmeno di Ulisse
E sono chiara e ferma come le stelle più fisse
Usi la forza e la ricchezza per le tue conquiste?
Non sei più forte né più ricco, sei solo più triste!"
Caparezza – La caduta di Atlante
D**e Salute e D**e House
Ho lasciato la scuola di specializzazione in Ginecologia ed Ostetricia senza conseguire il titolo di specializzazione all’inizio del terzo anno su cinque. Ho preso la decisione di partire, di continuare autonomamente la mia formazione. Ho scelto di recarmi li dove la pianta ha visto la sua comparsa, centinaia di migliaia di anni fa, nel pianeta Terra, in Asia. Più precisamente in Nepal, dentro il cuore della catena Himalayana.
Per più di un anno ho tenuto un blog che aveva dei toni un po’ troppo accesi se lo riguardassi con i miei occhi di oggi. D**e Salute l’avevo chiamato. Avevo scritto più di un centinaio di articoli che, ad oggi, sono andati perduti. Non me ne dispiaccio più di tanto. Erano il simbolo di una fase che, col tempo, si è conclusa. Scrivevo e giravo video dalle meravigliose montagne più alte del mondo dove la pianta di Cannabis cresce libera e spontanea a dispetto delle leggi umane che la considerano “illecita”. Ho vissuto con i Sadhu, ho partecipato a 3 Maha - Shivaratri (festività dedicate al dio Shiva dove tutta la popolazione consuma Cannabis in ricordo di una sua impresa leggendaria) ho fatto esperienza di una vita di rinuncia, tutto per comprendere a fondo l’intima cultura che lega l’essere umano ad una pianta considerata sacra ancora oggi.
D**e Salute è trasmutata in D**e House quando, aggrappandomi fermamente alla volontà di rimanere in Nepal, ho preso in affitto una terra di 5000 metri quadri in Nepal, all’interno dello Shivapuri National Park, nel villaggio di Okhreni. La famiglia proprietaria è una famiglia molto povera di braccianti. Il padre, capofamiglia è morto ormai da diversi anni e, ad occuparsi della terra e della umile casa sono rimasti Maya, ed i suoi due figli molto giovani.
L’ultima mia stagione di permanenza in Nepal sono riuscito a fare il Charas dalle piante cresciute liberamente nella mia terra insieme a Franco Casalone, il guru italiano della Cannabis.
Non sapevo ancora che da li a non molto tempo avrei dovuto lasciare il Nepal per un po’ dato che non sarei più riuscito a rinnovare il Visto per stare nel paese.
Khandabis – ogni fine è un nuovo inizio
Ci ho messo un po’ a riadattarmi alle condizioni di vita nel mio paese. L’esperienza vissuta gli ultimi 3 anni e mezzo mi ha definitivamente cambiato dentro. In Nepal ci avrei vissuto davvero volentieri e non è detto che, un giorno, la Vita non mi faccia la grazia di riuscirci.
In Italia le cose funzionano diversamente. Per questo motivo è nata Khandabis. La mia ufficiale attività libero professionale con cui esercitare la Medicina in Scienza e Coscienza, così come ho giurato il giorno della mia iscrizione all’albo, il giorno in cui, in un certo senso, si diventa “Dottori” ufficialmente, in cui si prende il serio impegno giurato di rispettare dei principi vecchi come l’uomo. Un giuramento che mette al primo posto l’uomo ed i discepoli e non la malattia e la vana speranza di miracolosa guarigione data dalle tecnologie disponibili.
Nella medicina che intendo praticare la componente tecnica e fisica che ho approfonditamente studiato è solo una delle parti di cui è composto l’uomo. L’Anima e lo Spirito completano la triade necessaria allo sviluppo della vita umana come la conosciamo. Lascio gli approfondimenti di questi temi ad un primo sguardo inusuali, a chi vorrà conoscermi di persona. Ci sono cose che non si possono spiegare con le parole. L’unico modo di comprenderle è farne esperienza.
Bom Bolenath.
Simone.