29/09/2025
Ogni relazione amorosa si regge su un delicato equilibrio tra trasparenza e mistero. Non tutto di noi può essere offerto allo sguardo dell’altro, e non tutto deve esserlo. In questo senso, il segreto custodito da uno dei partner non è sempre una minaccia, ma può rappresentare una dimensione necessaria della soggettività.
Mantenere per sé un pensiero, un ricordo, un desiderio non condiviso può avere un valore positivo. Preserva lo spazio dell’Io dentro la coppia, evitando che l’amore si trasformi in fusione simbiotica. Consente di mantenere viva la differenza, che è condizione del desiderio: l’altro non è mai del tutto posseduto, rimane parzialmente enigmatico. Può proteggere il partner da una verità che in quel momento sarebbe più distruttiva che costruttiva.
In termini psicodinamici, il segreto diventa così una forma di custodia dell’intimità personale e un atto, paradossalmente, di cura nei confronti della relazione.
Al tempo stesso, il non detto porta con sé un’ambiguità. Se il segreto cresce e occupa troppo spazio, può diventare una barriera invisibile tra i due partner, incrinando la spontaneità del legame. Può alimentare ansia, senso di colpa, vissuti persecutori: ciò che viene taciuto comincia a pesare tanto su chi lo custodisce quanto sulla qualità della relazione. Quando il partner percepisce «che qualcosa non torna», il segreto rischia di generare sospetto e distanza, anche senza essere svelato. Il rischio, allora, è che il segreto diventi una frattura silenziosa, un varco che progressivamente indebolisce la fiducia reciproca.
Come spesso accade in psicoanalisi, la questione non si risolve con un «tutto o niente». Non ogni segreto è dannoso, e non ogni confessione è salutare. Ciò che conta è la funzione che quel segreto svolge: se serve a difendere uno spazio vitale dell’Io, può essere tollerato e persino utile. Donald Winnicott scriveva: «Non si può essere vivi senza qualche area segreta dentro di sé.» Il segreto, in questa prospettiva, non è una colpa da sradicare, ma un luogo interno necessario, che garantisce continuità e autenticità all’esperienza del Sé. Se invece il segreto si pone come barriera alla comunicazione e mina la fiducia, allora rischia di diventare distruttivo.
Come scriveva Rilke, «l’amore consiste nel custodire la solitudine dell’altro»: il segreto, in questa prospettiva, non è un tradimento, ma una forma di solitudine che l’altro deve accettare, se vuole davvero amare.