Carlo Rosso Psichiatra

Carlo Rosso Psichiatra Medico, specialista in psichiatria, psicoterapeuta, sessuologo.

Da anni studia e cura le problematiche legate all'umore, all'ansia, al panico, al desiderio e agli esiti del’ADHD nell’adulto.

29/09/2025

Ogni relazione amorosa si regge su un delicato equilibrio tra trasparenza e mistero. Non tutto di noi può essere offerto allo sguardo dell’altro, e non tutto deve esserlo. In questo senso, il segreto custodito da uno dei partner non è sempre una minaccia, ma può rappresentare una dimensione necessaria della soggettività.
Mantenere per sé un pensiero, un ricordo, un desiderio non condiviso può avere un valore positivo. Preserva lo spazio dell’Io dentro la coppia, evitando che l’amore si trasformi in fusione simbiotica. Consente di mantenere viva la differenza, che è condizione del desiderio: l’altro non è mai del tutto posseduto, rimane parzialmente enigmatico. Può proteggere il partner da una verità che in quel momento sarebbe più distruttiva che costruttiva.
In termini psicodinamici, il segreto diventa così una forma di custodia dell’intimità personale e un atto, paradossalmente, di cura nei confronti della relazione.
Al tempo stesso, il non detto porta con sé un’ambiguità. Se il segreto cresce e occupa troppo spazio, può diventare una barriera invisibile tra i due partner, incrinando la spontaneità del legame. Può alimentare ansia, senso di colpa, vissuti persecutori: ciò che viene taciuto comincia a pesare tanto su chi lo custodisce quanto sulla qualità della relazione. Quando il partner percepisce «che qualcosa non torna», il segreto rischia di generare sospetto e distanza, anche senza essere svelato. Il rischio, allora, è che il segreto diventi una frattura silenziosa, un varco che progressivamente indebolisce la fiducia reciproca.
Come spesso accade in psicoanalisi, la questione non si risolve con un «tutto o niente». Non ogni segreto è dannoso, e non ogni confessione è salutare. Ciò che conta è la funzione che quel segreto svolge: se serve a difendere uno spazio vitale dell’Io, può essere tollerato e persino utile. Donald Winnicott scriveva: «Non si può essere vivi senza qualche area segreta dentro di sé.» Il segreto, in questa prospettiva, non è una colpa da sradicare, ma un luogo interno necessario, che garantisce continuità e autenticità all’esperienza del Sé. Se invece il segreto si pone come barriera alla comunicazione e mina la fiducia, allora rischia di diventare distruttivo.
Come scriveva Rilke, «l’amore consiste nel custodire la solitudine dell’altro»: il segreto, in questa prospettiva, non è un tradimento, ma una forma di solitudine che l’altro deve accettare, se vuole davvero amare.

19/09/2025

Un recente studio clinico internazionale ha testato un farmaco innovativo, la liafensina, su pazienti con depressione resistente ai trattamenti. La particolarità? Non tutti i pazienti, ma solo quelli portatori di una variante genetica specifica, il gene ANK3. I risultati sono sorprendenti: nei pazienti “selezionati geneticamente” la liafensina ha ridotto i sintomi depressivi in modo significativo, con miglioramenti già dopo una sola settimana. E senza alcuni degli effetti collaterali gravi che conosciamo in altri trattamenti disponibili. Perché è importante? Perché questo è il primo studio in psichiatria guidato con successo da un biomarcatore genetico. Significa che, in futuro, la cura della depressione potrebbe diventare sempre più personalizzata, basata non solo sulla storia clinica ma anche sul profilo genetico del paziente. Un passo verso la cosiddetta medicina di precisione, che promette di trasformare la psichiatria come già sta accadendo in oncologia o in cardiologia. Non siamo ancora all’applicazione quotidiana – servono altri studi e conferme – ma la direzione è chiara: meno tentativi a vuoto, più trattamenti su misura.

04/09/2025

Il recente scandalo dei gruppi online “Mia Moglie” e “Phica” ci mette davanti a una verità scomoda: la sessualità, nell’era digitale, può facilmente trasformarsi in terreno di violenza, possesso e denigrazione.

Il gesto di esporre pubblicamente l’immagine intima di una donna – che sia una compagna, una moglie o una figura pubblica – non è soltanto una mancanza di rispetto individuale, ma un fenomeno culturale che affonda le radici in una visione patriarcale del corpo femminile come oggetto di cui potersi appropriare. Il digitale non crea questa logica, ma la amplifica, la moltiplica e la normalizza. In questi spazi, la comunità online diventa una comunità del consenso alla violenza: il numero dei partecipanti produce l’illusione di legittimità, trasformando il degrado in appartenenza.

Quando parliamo di questi comportamenti – la diffusione non consensuale di immagini intime, l’esposizione pubblica e degradante del corpo dell’altro – possiamo leggerli come un “acting out”. In psicoanalisi con questo termine indichiamo un agito che porta nel reale ciò che non riesce a trovare parola o simbolizzazione. L’angoscia, la pulsione o il bisogno di conferma narcisistica, invece di essere elaborati, vengono scaricati sul corpo dell’altro, che diventa contenitore e bersaglio di ciò che non può essere sostenuto dentro di sé.

In termini più semplici: la violenza digitale non è solo mancanza di rispetto o di empatia. È anche un modo patologico di regolare le proprie tensioni interne, spostandole all’esterno e riversandole sulla persona più vicina o più esposta. Qui la sessualità non è vissuta come incontro tra due soggetti desideranti, ma come esercizio di dominio. L’altro non viene riconosciuto come soggetto con un proprio desiderio, ma degradato a oggetto da esibire, da usare, da svilire. In questo senso, la sessualità diventa il luogo in cui non si costruisce un legame, ma lo si annulla: non c’è riconoscimento reciproco, ma solo il tentativo di colmare un vuoto interiore con un atto di possesso. Lacan ci ha insegnato che il godimento (jouissance) si distingue dal desiderio proprio perché ignora l’Altro come persona e lo riduce a objet petit, un frammento su cui scaricare la pulsione. È in questa logica che il fenomeno assume i tratti della perversione clinica: non come deviazione morale, ma come modalità strutturale in cui il soggetto, incapace di confrontarsi con la mancanza, trasforma l’altro in supporto del proprio narcisismo.

Così il digitale diventa non solo un mezzo, ma un amplificatore: crea spazi in cui l’anonimato e il numero dei partecipanti producono una legittimazione collettiva. Ciò che individualmente sarebbe vissuto come colpa o vergogna, nel gruppo diventa appartenenza, complicità, persino motivo di orgoglio.

08/08/2025

“E la libertà?”. “La libertà sta qui” disse l’uomo puntandosi un dito al centro della fronte.
(Leonardo Sciascia)

Negli ultimi decenni, la psichiatria si è man mano avvicinata a un concetto biologico più ampio e sistemico della mente....
25/07/2025

Negli ultimi decenni, la psichiatria si è man mano avvicinata a un concetto biologico più ampio e sistemico della mente.
È sempre più evidente che i disturbi psichici non nascono esclusivamente nel cervello, ma coinvolgono, e forse iniziano, in altre sedi corporee. Tra queste l’intestino si è guadagnato un ruolo di protagonista silenzioso.
Parlare oggi di microbiota intestinale significa entrare in un campo affascinante dove immunologia, neurobiologia, endocrinologia e psichiatria si intrecciano.
E se in passato questo interesse si concentrava soprattutto sulla depressione maggiore e sui disturbi d’ansia, oggi sappiamo che anche il disturbo bipolare potrebbe essere influenzato – e forse in parte modulato – dalla composizione del microbiota intestinale. Vediamo perché:

Negli ultimi decenni, la psichiatria si è lentamente (ma con decisione) avvicinata a un concetto biologico più ampio e sistemico della mente. È sempre più evidente che i disturbi psichici non nascono esclusivamente nel cervello, ma coinvolgono, e forse iniziano, in altre sedi corporee. Tra quest...

Siamo in estate, il tempo delle vacanze. E per molti, vacanza significa anche viaggio in aereo. Ma, per alcune persone, ...
14/07/2025

Siamo in estate, il tempo delle vacanze. E per molti, vacanza significa anche viaggio in aereo. Ma, per alcune persone, l’idea di salire su un aereo non evoca leggerezza o avventura, bensì ansia, tensione, a volte puro terrore. Parliamo della paura di volare, o «aviofobia», una delle fobie specifiche più comuni.
Dal punto di vista psicodinamico, la paura di volare può essere letta come una perdita del controllo, una resa simbolica al vuoto e all’ignoto. Volare implica affidarsi a un Altro, il pilota, la macchina, le leggi della fisica. Inconscio e simbolico si incontrano: l’aereo rappresenta la separazione, il distacco dalla terra-madre, il confine tra contenimento e abbandono.
In alcune persone, soprattutto con una struttura fobica o ansiosa, l’aereo diventa il teatro della riattivazione di antiche angosce: paura di morire, perdere il controllo, impazzire. Volare toglie punti d’appoggio e, per chi ha bisogno di tenere tutto sotto controllo, questo è intollerabile.
La paura di volare è un disagio serio, che ha radici profonde, ma che può essere affrontato. Le soluzioni esistono, dal lavoro sulla mente a quello sul corpo. E anche se l’aereo rimane un contenitore denso di simboli, imparare a volare – dentro e fuori – è possibile.

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Siamo in estate, il tempo delle vacanze. E per molti, vacanza significa anche viaggio in aereo. Ma, per alcune persone, l’idea di salire su un aereo non evoca leggerezza o avventura, bensì ansia, tensione, a volte puro terrore. Parliamo della paura di volare, o «aviofobia», una delle fobie spec...

04/07/2025

Cos’è specifico della relazione d’amore? Cosa la rende particolare rispetto ad altri modi d’essere in relazione? Non il sesso, non la condivisione, non la reciproca protezione, non l’affetto. Questi aspetti possono animare anche altri tipi di costruzioni relazionali. Ciò che consente a una relazione d’essere d’amore è la capacità di entrambi i suoi attori di porsi innanzi all’Altro senza difese. Ciò non può accadere nella continuità della vita di coppia, ma non di meno deve scandirla, consentendole così di percepirsi
nel segno dell’amore.

25/06/2025

La colpa è sapere e permettere. L’errore, invece, è ignorante. Si sbaglia perché non si sa.

Sono sempre più numerosi i casi di persone che si innamorano di un chatbot, con cui spesso intrattengono anche conversaz...
05/06/2025

Sono sempre più numerosi i casi di persone che si innamorano di un chatbot, con cui spesso intrattengono anche conversazioni a sfondo sessuale. Ma cosa ci spinge a preferire un rapporto sessuale con un partner virtuale piuttosto che con un umano?

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Sono sempre più numerosi i casi di persone che si innamorano di un chatbot, con cui spesso intrattengono anche conversazioni a sfondo sessuale

Solo quando iniziamo a «guardare dentro» al nostro bagaglio – cioè ad analizzare i significati, le parole e i desideri c...
26/05/2025

Solo quando iniziamo a «guardare dentro» al nostro bagaglio – cioè ad analizzare i significati, le parole e i desideri che ci sono stati trasmessi dagli altri (genitori, società, cultura) – possiamo iniziare a capire chi siamo davvero e cosa desideriamo veramente. Altrimenti, rischiamo di vivere portando avanti desideri che non sono nostri, ma che sono ereditati, imposti o mai messi in discussione.
In questo senso, «attraversare il proprio bagaglio simbolico» significa fare chiarezza, sciogliere i nodi inconsci e, magari, liberarsi da ciò che ci fa soffrire senza che ne comprendiamo il motivo. Solo così possiamo avvicinarci a un desiderio più autentico, che non sia più una risposta cieca all’aspettativa dell’altro, ma una scelta consapevole e nostra.

Carlo Rosso è medico, psichiatra e psicoterapeuta. Da anni studia e cura i disturbi dello spettro depressivo, bipolare panico/fobico, oltre ai disturbi d’ansia, alle disfunzioni del comportamento sessuale e ai disturbi della concentrazione e dell’iperattività correlati all’ADHD nell’adulto...

14/05/2025

«La vita sessuale è in primo luogo immaginativa; è nell’immaginazione che essa nasce, è di immaginazione che si alimenta e continua ad alimentarsi. È un pensiero di James Hillmann, lo psicoanalista e scrittore americano (deceduto nel 2011), che sintetizza con efficacia dove abita il fuoco sessuale nelle coppie che ambiscono a conservarlo una volta emancipatesi dallo stato «drogato» dell’innamoramento. È così, l’intreccio dei corpi si accende e si significa solo se in esso si infiltra la fantasia. Non vi è alternativa al dialogo delle fantasie e, se questo è sterile, l’incendio di un tempo presto diventa brace. Potremmo consolarci raccontandoci che è arrivata l’abitudine, l’andropausa e la menopausa. Sì, possiamo farlo, ma conviene per paura e pigrizia non darci un’occasione?

Il doppio è la testimonianza che l'identità non è mai piena né definitiva. Ogni essere umano è attraversato da una sciss...
05/05/2025

Il doppio è la testimonianza che l'identità non è mai piena né definitiva. Ogni essere umano è attraversato da una scissione originaria: ciò che mostriamo al mondo e ciò che rimane nell’ombra convivono in un equilibrio instabile. Il doppio non è un semplice riflesso, ma una parte viva e attiva dell’Io, che ne mette in discussione la coerenza apparente. In esso si manifesta il rimosso, il desiderio inconfessabile, l’errore, la possibilità altra.

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C. So Galileo Ferraris 109
Turin

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