
13/09/2025
Ti sei mai chiesto quante delle parole che porti dentro non sono davvero tue?
Quelle frasi che hanno segnato la tua infanzia — “non vali abbastanza”, “sei un peso”, “non sei mai all’altezza” — non sono nate in te, ti sono state consegnate. E spesso diventano ferite invisibili che condizionano il modo in cui ti guardi, ti giudichi e ti rapporti agli altri.
Molti di noi hanno imparato a crescere sotto il peso di sguardi svalutanti, parole dure, silenzi che facevano più male di un rimprovero. Abbiamo interiorizzato quel linguaggio, e senza accorgercene rischiamo di trasmetterlo a chi viene dopo di noi, anche se lo odiamo. È questo il ciclo che si ripete: dolore che genera altro dolore, convinzioni che si trasformano in catene.
Ma c’è una possibilità diversa.
Puoi fermarti, riconoscere quel peso e scegliere di non farlo arrivare oltre te. Interrompere il ciclo non significa cancellare ciò che hai vissuto, ma trasformarlo. Significa diventare consapevole che ciò che hai subito non definisce ciò che darai.
Dire a un figlio “sei importante così come sei” non è solo un atto d’amore: è una rivoluzione psicologica. È un modo per riscrivere i circuiti neuronali che un tempo registravano paura e svalutazione, aprendo spazio a sicurezza, fiducia e libertà. È un’eredità nuova, che non nasce dall’assenza di ferite, ma dal coraggio di non trasmetterle.
Ricorda: il dolore ereditato non è una condanna, è una materia che puoi trasformare.
Tu puoi essere il punto di svolta
💭Facciamone esperienza