
19/08/2025
È stato recente pubblicato dalla commissione editoria di AME questo articolo dedicato alla “SALUTE OSSEA NEGLI ADULTI CON PRIMA E DOPO INTERVENTI PER ” a cura della dr.ssa Silvia Irina Briganti, ricercatrice Università San Raffaele - Roma. Ne riportiamo una breve sintesi.
“Numerosi approcci terapeutici sono attualmente disponibili per il trattamento dell’obesità, tuttavia il può ripercuotersi negativamente sulla dell’osso. Scopo di questa revisione è stato esplorare la complessa relazione fisiopatologica tra metabolismo osseo e obesità e l’impatto dei diversi approcci terapeutici disponibili per la perdita di peso sulla densità minerale ossea (BMD) e sull’incidenza di fratture da fragilità. Nei con obesità, le fratture sono determinate principalmente da due fattori: maggiore stress a carico dello scheletro secondario al peso in eccesso e aumentato rischio di cadute. L’incremento della BMD che si osserva nei soggetti con obesità è la manifestazione dell’adattamento scheletrico al maggiore stress meccanico.
Tuttavia, la capacità adattativa della BMD diminuisce drasticamente per valori di BMI > 30 kg/m2 , a conferma della limitata capacità adattativa dello scheletro. Il tessuto adiposo è molto attivo metabolicamente e produce citochine con proprietà pro-infiammatorie: • infiltra il tessuto muscolare e ne modifica negativamente le capacità meccaniche e funzionali; • quello viscerale è inversamente correlato alla BMD; • quello sotto-cutaneo, risultato direttamente correlato alla BMD, è considerato protettivo nei confronti delle fratture, agendo come “ammortizzatore” in caso di caduta.
I principali fattori di rischio fratturativo sono rappresentati da precoce, riduzione dell’attività fisica, , carenza di vitamina D e comorbilità (in particolare DMT2, soprattutto se complicato da neuropatia e osteo-artrosi). La terapia per l’osteoporosi è tendenzialmente meno utilizzata: solo il 27% delle donne con obesità riceve una prescrizione vs il 41% delle sovrappeso e il 57% di quelle sotto-peso.
Lo studio HORIZON-PFT ha dimostrato che la terapia con acido zoledronico riduce l’incidenza di fratture vertebrali e non vertebrali in tutte le categorie di BMI, mentre lo studio FREEDOM ha dimostrato che la terapia con denosumab riduce l’incidenza delle sole fratture vertebrali.
Ecco l’mpatto di condotte finalizzate al calo ponderale sulla salute ossea:
• Restrizione calorica;
• Chirurgia bariatrica;
• Farmaco-terapia GLP-1/GIP RA.
In conclusione nel paziente con obesità è fondamentale un approccio terapeutico finalizzato alla perdita del peso, che sia personalizzato sulle caratteristiche cliniche e sul contesto anamnestico. Per evitare gli eventi fratturativi sono fondamentali un follow-up regolare, lo screening per l’osteoporosi e l’adeguata supplementazione vitaminica e proteica.