AME - Associazione Medici Endocrinologi

AME - Associazione Medici Endocrinologi Nasce dall'esigenza di aggregare chi opera nel settore dell'Endocrinologia Clinica in Italia

L'AME nasce dall'esigenza di aggregare chi opera quotidianamente nel settore dell'Endocrinologia Clinica nel nostro paese e promuove iniziative mirate ad una crescita costante della stessa avendo come principali obiettivi il miglioramento dell'assistenza e la difesa della Endocrinologia quale disciplina. E' una associazione di non profitto che ha lo scopo di:
- Tutelare l'immagine professionale e

l'identità operativa e culturale dell'Endocrinologo;
- Promuovere la cultura e l'aggiornamento in Endocrinologia attraverso convegni e seminari eventualmente organizzati in collaborazione con altre associazioni mediche specialistiche;
- Promuovere iniziative scientifiche e di coordinamento per il progresso nella ricerca endocrinologica;
- Privilegiare gli aspetti clinici dell'Endocrinologia con il contributo di chi opera in questa specialità medica;
- Curare i rapporti sia con il territorio che con l'Università. Nell'ambito della formazione e dell'aggiornamento l'AME promuove ed organizza periodici incontri, corsi e giornate di studio specificamente rivolti agli aspetti clinico-pratici. Particolare attenzione viene posta a rendere disponibili per i Soci Linee-guida, banche-dati e strumenti conoscitivi per la gestione dell'attività clinica e della ricerca applicata. Possono aderire all'AME tutti i medici che operano nel campo della Endocrinologia Clinica in Italia.

È stato recente pubblicato dalla commissione editoria di AME questo articolo dedicato alla “SALUTE OSSEA NEGLI ADULTI CO...
19/08/2025

È stato recente pubblicato dalla commissione editoria di AME questo articolo dedicato alla “SALUTE OSSEA NEGLI ADULTI CON PRIMA E DOPO INTERVENTI PER ” a cura della dr.ssa Silvia Irina Briganti, ricercatrice Università San Raffaele - Roma. Ne riportiamo una breve sintesi.

“Numerosi approcci terapeutici sono attualmente disponibili per il trattamento dell’obesità, tuttavia il può ripercuotersi negativamente sulla dell’osso. Scopo di questa revisione è stato esplorare la complessa relazione fisiopatologica tra metabolismo osseo e obesità e l’impatto dei diversi approcci terapeutici disponibili per la perdita di peso sulla densità minerale ossea (BMD) e sull’incidenza di fratture da fragilità. Nei con obesità, le fratture sono determinate principalmente da due fattori: maggiore stress a carico dello scheletro secondario al peso in eccesso e aumentato rischio di cadute. L’incremento della BMD che si osserva nei soggetti con obesità è la manifestazione dell’adattamento scheletrico al maggiore stress meccanico.

Tuttavia, la capacità adattativa della BMD diminuisce drasticamente per valori di BMI > 30 kg/m2 , a conferma della limitata capacità adattativa dello scheletro. Il tessuto adiposo è molto attivo metabolicamente e produce citochine con proprietà pro-infiammatorie: • infiltra il tessuto muscolare e ne modifica negativamente le capacità meccaniche e funzionali; • quello viscerale è inversamente correlato alla BMD; • quello sotto-cutaneo, risultato direttamente correlato alla BMD, è considerato protettivo nei confronti delle fratture, agendo come “ammortizzatore” in caso di caduta.

I principali fattori di rischio fratturativo sono rappresentati da precoce, riduzione dell’attività fisica, , carenza di vitamina D e comorbilità (in particolare DMT2, soprattutto se complicato da neuropatia e osteo-artrosi). La terapia per l’osteoporosi è tendenzialmente meno utilizzata: solo il 27% delle donne con obesità riceve una prescrizione vs il 41% delle sovrappeso e il 57% di quelle sotto-peso.

Lo studio HORIZON-PFT ha dimostrato che la terapia con acido zoledronico riduce l’incidenza di fratture vertebrali e non vertebrali in tutte le categorie di BMI, mentre lo studio FREEDOM ha dimostrato che la terapia con denosumab riduce l’incidenza delle sole fratture vertebrali.

Ecco l’mpatto di condotte finalizzate al calo ponderale sulla salute ossea:

• Restrizione calorica;

• Chirurgia bariatrica;

• Farmaco-terapia GLP-1/GIP RA.

In conclusione nel paziente con obesità è fondamentale un approccio terapeutico finalizzato alla perdita del peso, che sia personalizzato sulle caratteristiche cliniche e sul contesto anamnestico. Per evitare gli eventi fratturativi sono fondamentali un follow-up regolare, lo screening per l’osteoporosi e l’adeguata supplementazione vitaminica e proteica.

15/08/2025

La 3° edizione dell’ “Obesity Day” di ha riunito nella sala convegni dell’ospedale Regina
Apostolorum (Rm) oltre 500 specialisti per un aggiornamento sulle ultime novità in tema di trattamenti farmacologici e patologie correlate all’obesità.
La multidisciplinarietà è sempre più richiesta nelle strutture specializzate.
Ne parla Gabriele Coppa, direttore generale Ospedale Regina Apostolorum (Roma) che ha
ospitato l’evento.

“È molto interessante ascoltare diversi specialisti come gli , ,
, che raccontano le loro esperienze di lavoro di gruppo multidisciplinare nell'attenzione nei confronti del .
Il gruppo Lifenet Healthcare nel Lazio ha due strutture importanti come l'ospedale Regina Apostolorum, centro di riferimento oncologico per le patologie della tiroide, del colon-retto,
della prostata, della vescica, dell'utero e del polmone con un percorso di cura in stretta collaborazione con l’Università Policlinico Torvergata. La seconda è l'ospedale Città di Aprilia
con un Pronto Soccorso da oltre 38.000 accessi l'anno e un centro di primo livello in ostetricia con circa 520 nascite.
L’obiettivo è quello di prendere in carico il paziente tra le due strutture e utilizzare al meglio i
nostri specialisti e i percorsi che stiamo implementando.
Nel caso specifico abbiamo attivato nel mese di maggio 2025 all'interno dell'ospedale Città di
Aprilia un centro di obesità e nutrizione clinica col professor Marco Chianelli, coordinatore
della commissione obesità di AME. Studiando i dati, infatti, abbiamo visto che la popolazione dell’area di Aprilia ha un'incidenza maggiore di persone affette da diabete e obesità.
Il nostro modello – conclude Gabriele Coppa - è la presa in carico dei pazienti che vengono prima visitati nelle due strutture e poi dirottati e presi in carico presso quella che ha una maggiore capacità di assistenza. Successivamente il paziente torna in cura e follow up nell'ambulatorio dove è stato visitato la prima volta, questo anche per favorire un miglioramento delle condizioni del suo stile di vita”.

L'  è un noto fattore di rischio per numerosi  . Lo Studio   (European Prospective Investigation Into Cancer and Nutriti...
12/08/2025

L' è un noto fattore di rischio per numerosi .
Lo Studio (European Prospective Investigation Into Cancer and Nutrition) (1) pubblicato su JAMA conferma come la dieta mediterranea riduca il rischio di tumori legati all’obesità. La dieta mediterranea (MedDiet) è già stata associata a diversi benefici per la salute, tra cui la riduzione del peso e il miglioramento dei parametri metabolici.

L’obiettivo è indagare l'associazione tra l'aderenza alla MedDiet e il rischio di tumori correlati all'obesità (ORC), valutando anche il ruolo dell'adiposità, intesa come eccesso di tessuto adiposo, clinicamente caratterizzata da aumento del BMI o del rapporto vita-fianchi (waist to hip ratio, WHR) come possibile mediatore.

Lo studio, di coorte prospettico, è stato condotto in 10 paesi europei su una popolazione di 450.111 partecipanti (età media 51.1 anni, 70.8% donne).

L’ esposizione, come aderenza alla MedDiet, è valutata con un punteggio da 0 a 9 (bassa 0-3 punti, media 4-6 e alta 7-9). Outcome primario l’incidenza di ORC secondo i criteri IARC (2). Il follow-up: mediano 14.9 anni.

Risultati principali hanno permesso di affermare che il rischio di sviluppare ORC era del 6% inferiore tra i partecipanti con alta aderenza alla MedDiet (7-9 punti) rispetto a quelli con bassa aderenza (HR = 0.94, IC 95% 0.90-0.98). Anche un'aderenza media (4-6 punti) mostrava un effetto protettivo. Non è stata trovata associazione tra riduzione del rischio e BMI o WHR.
La riduzione del rischio era più evidente per tumori colon-rettali, renali ed epato-carcinoma. Non è stata osservata associazione significativa con tumori ormono-correlati nelle donne (es. K mammario post-menopausale).

La MedDiet dunque potrebbe ridurre il rischio di alcuni tumori legati all'obesità, indipendentemente dall'impatto sul peso corporeo; l’effetto protettivo osservato anche con aderenza moderata, suggerisce che possano essere utili anche piccoli cambiamenti nello stile di vita. Naturalmente c’è la necessità di ulteriori studi per chiarire i meccanismi biologici coinvolti.
Questo studio rafforza l'evidenza che la maggiore aderenza alla MedDiet possa ridurre il rischio di ORC, anche senza una riduzione diretta del peso corporeo. Le implicazioni per la salute pubblica suggeriscono che la promozione della MedDiet potrebbe rappresentare una strategia utile nella prevenzione oncologica.

BIBLIOGRAFIA
1. Aguilera-Buenosvinos I, Morales Berstein F, González-Gil EM, et al. Adherence to the Mediterranean Diet and obesity-linked cancer risk in EPIC. JAMA Netw Open 2025, 8: e2461031.
2. Lauby-Secretan B, Scoccianti C, Loomis D et al. Body fatness and cancer-viewpoint of the IARC working group. N Engl J Med 2016, 375: 794-8.

AME News a cura di Ludovica Verde della Commissione Obesità di AME (coord.Marco Chianelli)

09/08/2025

In occasione del 3° Obesity update di AME si è parlato del ruolo della Associazioni Pazienti e dell’advocacy verso le Istituzioni.“La nostra Associazione – spiega Alessandro Tempesta, presidente SIPOD Salute, Informazione, Prevenzione di Obesità e Diabete”, nasce per sostenere le persone con queste patologie in continuo aumento.Nel Lazio la popolazione in sovrappeso è molto molto elevata e le strutture che attualmente sono a disposizione non sono sufficienti né per quanto riguarda la numerosità né per quanto riguarda la qualità, perché all'interno non tutte hanno le professionalità necessarie per poter trattare l'obesità in modo adeguato. Le nostre attività sono principalmente rivolte all'attenzione delle Istituzioni della Regione Lazio e delle ASL per trovare insieme soluzioni che siano anche sostenibili. L’obesità, infatti, ha anche un costo economico molto elevato per ogni cittadino che “paga” 282 euro all'anno come quota-tasse per la patologia dell'obesità e le patologie correlate. Il messaggio è quindi fare una prevenzione partendo dai più giovani, per evitare che in futuro vadano verso complicanze con patologie cardiorespiratorie e verso il diabete, conclude Tempesta - risparmiando risorse per poter incrementare il numero di centri medico-sanitari e renderli più adatti a quelle che sono le necessità di questi pazienti”.

La stretta collaborazione tra geriatri ed endocrinologi è fondamentale per discutere, condividere, formulare e diffonder...
08/08/2025

La stretta collaborazione tra geriatri ed endocrinologi è fondamentale per discutere, condividere,
formulare e diffondere indicazioni aggiornate sulle patologie endocrine nell’anziano.
Su questo tema si è pertanto recentemente costituito un tavolo inter-societario tra AME
(Associazione Medici Endocrinologi), SIE (Società Italiana di Endocrinologia) e Società Italiana di
Geriatria e Gerontologia (SIGG) con una survey online condotta tra i soci delle tre società che ha
evidenziato come la patologia tiroidea sia quella di più frequente riscontro nella pratica clinica
quotidiana.

Risultati survey
Sono state poste tre domande:
1. sei interessato/a a tematiche legate all'endocrinologia geriatrica?
2. in quale area ritieni di avere maggiore competenza nell’ambito dell’endocrinologia geriatrica?
3. sei interessato/a ad approfondire ulteriori tematiche o patologie non menzionate nell'ambito
dell'endocrinologia geriatrica?

Dalle 487 risposte si può evidenziare che oltre l’87% degli intervistati mostra interesse per
l’endocrinologia geriatrica e meno del 2% riferisce di non essere interessato a questo argomento.
In età geriatrica i partecipanti ritengono di aver maggior competenza riguardo ai disturbi del
metabolismo e della tiroide; seguono i disturbi del metabolismo muscolo-scheletrico.
La maggior parte dei partecipanti (oltre il 40%) ritiene che i disturbi della tiroide nel paziente
anziano e l’approccio clinico alle tireopatie necessitino di approfondimento.
Pertanto, come primo tema da trattare nell’ambito del tavolo inter-societario, sì è posto l’obiettivo di
arrivare a formulare delle indicazioni aggiornate e condivise tra specialisti geriatri ed endocrinologi
per la gestione della popolazione anziana con disfunzioni tiroidee subcliniche. In particolare,
trattare e dirimere gli aspetti ancora controversi, come i cut-off di riferimento del TSH circolante
età-dipendenti, il processo diagnostico e la gestione della terapia, tenendo conto non solo dell’età,
ma anche delle comorbilità e del grado di fragilità.
Tavolo intersocietario AME-SIE-SIGG “Patologie endocrine nell’anziano”

Per AME: Patrizia Del Monte - Giuseppe Reimondo - Vincenzo Triggiani

06/08/2025

Le intercorrenti nel Mellito di Tipo 1 determinano una a volte anche severa e pertanto i devono essere informati e educati a gestire queste questi rialzi glicemici che possono essere anche gravi, per evitare di arrivare alle complicanze acute.La cheto acidosi diabetica ( ), ad esempio, è uno stato patologico caratterizzato da iperglicemia, acidosi metabolica, chetonuria e chetonemia. La DKA insieme allo stato iperglicemico iperosmolare, rappresenta la complicanza metabolica più seria ed impegnativa del Diabete Mellito. “Nell'ambito delle malattie intercorrenti, commenta la dr.ssa Silvia Taroni - dirigente medico U.O. endocrinologia AUSL Romagna - le infezioni, gli eventi traumatici ma anche le malattie cardiovascolari, inducono una iperglicemia che portano all'attivazione di tutti gli “ormoni controinsulari” in primis catecolamine e cortisolo. Sono questi ormoni che vengono prodotti in maniera significativa proprio in corso di eventi acuti andando a simulare poi la produzione di glucagone, inducono una iperglicemia che può essere più o meno severa”.“Pertanto – conclude la dr.ssa Silvia Taroni - l'obiettivo è quello di rendere consapevoli i pazienti che in fase acuta, in situazioni di malattie intercorrenti, si verificherà un fenomeno diiperglicemia. A loro e al personale sanitario andranno forniti strumenti per la gestione per evitare di arrivare a complicanze acute più gravi”.

30/07/2025

L'attività fisica offre notevoli vantaggi per il benessere fisico ed emozionale. Per le persone con diabete di tipo 1, l'attività fisica regolare offre il beneficio aggiuntivo di aiutare a gestire la glicemia.Naturalmente la pianificazione dell’attività va concordata con il proprio team diabetologico, anche in considerazione del proprio stato di salute e dei device eventualmente in uso.Se ne è parlato al “9° Diabetes Update” di AME. “Ci siamo soffermati sulla gestione dell'attività fisica che può essere di tipo sia aerobico che anaerobico nei pazienti in terapia micro infusionale, spiega Silvia Irina Briganti, endocrinologa-ricercatrice presso l’Università San Raffaele di Roma.Abbiamo presentato una panoramica dei dispositivi che si possono utilizzare per la micro infusione di insulina, il rapporto di diversi tipi di utilizzo sia con ansa aperta che con ansa chiusa.Per i principali tipi di dispositivo abbiamo inoltre esaminato quelle che sono le indicazioni e i suggerimenti utili che si possono dare per cercare di minimizzare sia il rischio di ipoglicemia durante dopo la seduta di allenamento, sia il rischio di iperglicemia durante e dopo l'allenamento.In particolare a sottolineare la differenza della gestione dell'attività fisica anaerobica rispetto a quella aerobica, differenza non da dare per scontata in quanto molto spesso oggetto di dubbi da parte non solo dei pazienti ma anche del personale sanitario.” Nelle persone con diabete di tipo 1 esistono dunque vari fattori che possono influire sulla gestione della glicemia durante e dopo l'attività fisica. Tra questi figurano il livello di insulina nel sangue, il livello di glicemia e l'ultimo pasto consumato prima di svolgere l'attività. Anche il tipo e la durata dell'esercizio possono influire sui livelli di glicemia.

ACCESSO ALLA SALUTE: DISEGUAGLIANZE SANITARIE TRA NORD E SUD IN CRESCITA"Il rapporto SDGs 2025 conferma l’ampliarsi dell...
23/07/2025

ACCESSO ALLA SALUTE: DISEGUAGLIANZE SANITARIE TRA NORD E SUD IN CRESCITA
"Il rapporto SDGs 2025 conferma l’ampliarsi delle differenze tra nord e sud in tema di indicatori socio-sanitari, commenta Andrea Frasoldati - presidente AME.
A farne le spese, e’ soprattutto il territorio con le sue realtà più periferiche, lontane dalle aree metropolitane. Nell’ambito della nostra area specialistica, la preoccupazione maggiore non può non essere rivolta alla cura delle “grandi cronicità” prima fra tuttte il diabete e le sue sequele cardio e nefrovascolari. Cio’ può apparire paradossale in un’epoca contrassegnata da grandi progressi sul piano tecnologico e farmaceutico. Occorre pertanto, afferma Frasoldati, che il massimo sforzo sia oggi dedicato a favorire la rapida implementazione di modelli assistenziali innovativi (es. la telemedicina) in grado di attenuare il gap che il report tratteggia come inesorabile. L’aggiornamento e la formazione dei professionisti possono ancora una volta fare la differenza in un contesto segnato dalla contrazione delle risorse e dalle difficoltà di reclutamento del personale".

I DATI.
Nel Mezzogiorno oltre il 60% degli indicatori SDGs considerati si colloca in posizione peggiore rispetto al valore medio italiano. Le aree più penalizzate risultano Campania, Calabria e Sicilia, dove le criticità si sommano in più ambiti: povertà, accesso ai servizi sanitari, istruzione, occupazione e salute. In queste tre regioni, la quota di popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale supera il 40%, contro valori inferiori al 15% in quasi tutte le regioni settentrionali.

La dotazione di infrastrutture sanitarie riflette il divario: nel Sud, la disponibilità di posti letto ospedalieri è di 27,1 ogni 10mila abitanti, contro i 32,5 del Nord-Ovest. Una forbice che si traduce in maggiori difficoltà nell’accesso alle cure e in tempi di attesa più lunghi, in particolare per prestazioni specialistiche e diagnostiche.

La situazione si aggrava nelle aree interne e nei piccoli comuni, dove i servizi sanitari risultano spesso sottodimensionati o assenti. Il Rapporto sottolinea come, in queste zone, la carenza di offerta pubblica renda più difficile la presa in carico delle patologie croniche, in un contesto segnato anche da invecchiamento demografico e mobilità sanitaria passiva.
Secondo le analisi territoriali del Rapporto, nelle regioni del Nord (Valle d’Aosta, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia) oltre la metà degli indicatori SDGs risulta in posizione migliore della media nazionale. All’estremo opposto, solo un quarto delle misure nelle regioni del Sud evidenzia un posizionamento favorevole.

20/07/2025

L’ultima edizione dell’“ Update” organizzato da AME, ha riportato l’attenzione sul tema dello stigma legato all’ .“Assistiamo, nei confronti dei pazienti con obesità, a pregiudizi e stigmatizzazione esternalizzata – afferma la dott.ssa Anna Nelva, Coordinatrice della Commissione Lipidologia e Metabolismo di AME - che si ripercuotono ad esempio sul mondo del lavoro portando a stimare che la persona con sia priva di disciplina e di organizzazione, con effetti penalizzanti in termini di assunzione ma anche di avanzamento di carriera o a pregiudizi in ambito sociale, famigliare, in contesti scolastici con atti di bullismo fino a ripercussioni in contesti assistenziali in cui un con obesità potrebbe ricevere follow-up meno ravvicinati rispetto a persone normopeso. Dall’altro l'internalizzazione dei pregiudizi induce la persona con obesità ad accettare stereotipi negativi che ne minano l’autostima e innescano stati d’ansia e depressione, a loro volta causa di alterazioni dell’alimentazione che peggiorano l'obesità stessa, oltre che di maggiore difficoltà a accedere alle cure appropriate. Società, personale sanitario, educatori, Società Scientifiche, Istituzioni devono unire gli sforzi per contrastare pregiudizi e stigma che fanno ritenere l’obesità una conseguenza di scelte e comportamenti individuali determinati dal libero arbitrio, non da condizione patologica quale è l’obesità. Bisognerà lavorare anche per rimuovere i pregiudizi che spesso circondano chi si avvale di terapia farmacologica o della chirurgia bariatrica, come se avesse scelto "la via più facile" invece di affrontare il problema con volontà e autocontrollo. La disponibilità di questi nuovi farmaci così efficaci nel contrastare l'obesità – conclude Anna Nelva - è diventata anche un'occasione per una riflessione fra i clinici sugli effetti causali rilevanti di caratteristiche genetiche e pressioni di un ambiente obesogeno, oltre a far accrescere la consapevolezza su questa condizione."

L’   maschile è una condizione spesso trascurata ma frequente nei   oncologici, che può compromettere significativamente...
18/07/2025

L’ maschile è una condizione spesso trascurata ma frequente nei oncologici, che può compromettere significativamente la qualità della vita (QoL). Con il miglioramento delle antitumorali, la sopravvivenza è aumentata, rendendo prioritario considerare anche gli effetti collaterali delle cure.

Tra questi effetti, l’ipogonadismo può manifestarsi con astenia, disfunzione sessuale, anemia, atrofia muscolare e alterazioni metaboliche. Una recente meta-analisi (Massa et al., 2024) ha analizzato 28 studi per valutare prevalenza e natura dell’ipogonadismo nei maschi in trattamento per cancro avanzato.

I farmaci coinvolti includono TKI, immunoterapici (ICI) e chemioterapici, con risultati variabili. I TKI, come sunitinibe crizotinib, sono stati associati a ipogonadismo in contesti come il carcinoma renale e polmonare, con effetti spesso non univoci. Con ICI, l’ipogonadismo è spesso secondario a ipofisite autoimmune, ma può anche essere primario (es. orchite).

La chemioterapia è correlata a ridotti livelli di testosterone, specialmente con farmaci come sali di platino e fluorouracile, con un impatto rilevante sulla funzione sessuale. Altri trattamenti come PRRT o mitotane hanno mostrato effetti endocrini complessi.

Nonostante ciò, la terapia sostitutiva con testosterone (TRT) è poco utilizzata, anche se potrebbe migliorare QoL e sintomi, in assenza di controindicazioni. Tuttavia, mancano studi definitivi, e la pratica clinica non considera sistematicamente questa condizione.

La diagnosi di ipogonadismo è complicata da criteri non uniformi, tempi di prelievo non standardizzati, e da possibili cause confondenti non sempre escluse. Serve maggiore consapevolezza da parte dei clinici e studi più robusti per valutare ruolo e benefici della TRT nei pazienti oncologici in trattamento attivo.

14/07/2025

Al 3° AME Obesity Update si è parlato dell’arrivo di nuovi trattamenti farmacologici per l’ , a fianco di quelli che agiscono su GLP-1 (glucagon-like peptide-1) e i dual-agonisti GLP-1 e GIP (glucose-dependent insulinotropic peptide).“La farmacologica sta sviluppando nuove molecole che agiscono contemporaneamente sia su GIP, GLP-1 e sul glucagone – spiega Dario Pitocco, professore di endocrinologia Università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma - sfruttando così la riduzione dell’apporto calorico indotta da GIP e GLP-1, insieme all’aumento del dispendio energetico mediato dal glucagone.Trattare l'obesità vuol dire non solo ridurre il peso corporeo ma ridurre soprattutto il rischio di sviluppare tutte quelle condizioni che si correlano all'obesità come il e le cardiovascolari. Sia nel trial SELECT, con semaglutide in pazienti obesi non diabetici con malattia cardiovascolare, sia nello studio SUMMIT, con tirzepatide in pazienti obesi affetti da HFpEF, si è osservata una significativa riduzione del rischio cardiovascolare – rispettivamente del 20 % nei MACE per semaglutide e circa il 38% di eventi legati a insufficienza cardiaca e morte CV per tirzepatide. A breve avremo a disposizione anche farmaci come CagriSema, che unisce due molecole con azioni complementari su percorsi ormonali: semaglutide, che stimola il senso di sazietà, e cagrilintide, che riduce l’impulso della fame. Gli studi clinici hanno mostrato riduzioni del peso corporeo intorno al 15 % nella fase II, e fino al 20 % o più nei più recenti trial di fase III.Tra le novità arriverà sul mercato farmaceutico anche un agonista recettore del GLP1 “non peptidico” per via orale, “orfoglipron”, che potrà essere somministrato senza limitazioni come il digiuno e lontano dai pasti, cautele necessarie per favorire l'assorbimento di queste classi di farmaci.L'obesità e tutte le patologie ad esse correlate comportano un aumento dei costi sanitari – conclude il prof. Dario Pitocco.In Italia recentemente la Camera dei Deputati ha riconosciuto come patologia l’obesità per inserirla nei LEA, ora aspettiamo la conferma del Senato.

La   può essere molto utile nei casi di diabete gestazionale contribuendo a limitare, e in alcuni casi a evitare, il ric...
11/07/2025

La può essere molto utile nei casi di diabete gestazionale contribuendo a limitare, e in alcuni casi a evitare, il ricorso alla somministrazione di . È quanto ha evidenziato una ricerca osservazionale condotta in Italia i cui risultati preliminari sono stati presentati di recente a Milano al 9th AME Diabetes Update "Fra Linee Guida e Frontiere Terapeutiche".

"Il gestazionale risulta essere in forte crescita nel nostro Paese" – spiega Olga Eugenia Disoteo – Coordinatrice della commissione diabetologia di AME Associazione Medici Endocrinologi. La malattia riconosce molte cause come obesità, insulino resistenza, alimentazione ricca di alimenti ultraprocessati, età più avanzata delle donne in o ricorso a tecniche di procreazione assistita. Gli elevati livelli di zucchero nel sangue possono aumentare il rischio di complicanze sia per il bambino che per la madre. Più del 20% delle future mamme al momento della diagnosi è in sovrappeso o obeso. I neonati sono a rischio di distress respiratorio, ipoglicemia, ipocalcemia, iperbilirubinemia, policitemia e iperviscosità". Un nutraceutico composto dagli estratti di due alghe marine (Ascophyllum nodosum e Fucus vesiculosus) e da Cromo picolinato, possiede un meccanismo di azione efficace, inibisce l'attività degli enzimi che scindono gli zuccheri e gli amidi rallentando l'assorbimento dei carboidrati.

"In vari studi clinici il nutraceutico ha dimostrato di ridurre i picchi glicemici post prandiali mantenendoli nel range di normalità – prosegue Olga Eugenia Disoteo - ciene per questo già utilizzato per la prevenzione del diabete e come adiuvante nelle diete volte a ridurre l'eccesso ponderale o in associazione alle terapie specifiche per il diabete per potenziarne l'azione. Qualora la sua azione non fosse sufficiente a ottimizzare il controllo glicemico, che in gravidanza è stringente e richiede il raggiungimento di obiettivi particolarmente bassi, può essere associato a terapia insulinica. Ridurre dose e frequenza delle somministrazioni di insulina in gravidanza è sicuramente un grande vantaggio per la donna, che vive sempre con ansia la terapia insulinica in questo momento della vita così delicato".

Indirizzo

Vicolo Sottomonte, 34
Udine
33100

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 17:00
Martedì 09:00 - 17:00
Mercoledì 09:00 - 17:00
Giovedì 09:00 - 17:00
Venerdì 09:00 - 12:00

Telefono

+390432204050

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