AME - Associazione Medici Endocrinologi

AME - Associazione Medici Endocrinologi Nasce dall'esigenza di aggregare chi opera nel settore dell'Endocrinologia Clinica in Italia

L'AME nasce dall'esigenza di aggregare chi opera quotidianamente nel settore dell'Endocrinologia Clinica nel nostro paese e promuove iniziative mirate ad una crescita costante della stessa avendo come principali obiettivi il miglioramento dell'assistenza e la difesa della Endocrinologia quale disciplina. E' una associazione di non profitto che ha lo scopo di:
- Tutelare l'immagine professionale e l'identità operativa e culturale dell'Endocrinologo;
- Promuovere la cultura e l'aggiornamento in Endocrinologia attraverso convegni e seminari eventualmente organizzati in collaborazione con altre associazioni mediche specialistiche;
- Promuovere iniziative scientifiche e di coordinamento per il progresso nella ricerca endocrinologica;
- Privilegiare gli aspetti clinici dell'Endocrinologia con il contributo di chi opera in questa specialità medica;
- Curare i rapporti sia con il territorio che con l'Università. Nell'ambito della formazione e dell'aggiornamento l'AME promuove ed organizza periodici incontri, corsi e giornate di studio specificamente rivolti agli aspetti clinico-pratici. Particolare attenzione viene posta a rendere disponibili per i Soci Linee-guida, banche-dati e strumenti conoscitivi per la gestione dell'attività clinica e della ricerca applicata. Possono aderire all'AME tutti i medici che operano nel campo della Endocrinologia Clinica in Italia.

I nuovi   per la cura e la gestione del   e dell’  si arricchiscono di una nuova formulazione.Il Comitato per i medicina...
21/09/2025

I nuovi per la cura e la gestione del e dell’ si arricchiscono di una nuova formulazione.
Il Comitato per i medicinali per uso umano ( ) dell’ ha approvato infatti l’aggiornamento della scheda di Rybelsus® (semaglutide orale) per includere i benefici cardiovascolari emersi dallo studio di fase 3b SOUL. Il farmaco diventa così il primo e unico agonista recettoriale del GLP-1 disponibile per via orale nell’Unione Europea per il trattamento del diabete di tipo 2 con indicazione di beneficio cardiovascolare.

Lo studio SOUL, condotto su 9.650 persone con diabete di tipo 2 e malattia cardiovascolare aterosclerotica e/o malattia renale cronica, ha mostrato una riduzione del 14% del rischio di eventi cardiovascolari maggiori – morte cardiovascolare, infarto e ictus – rispetto al placebo, in aggiunta allo standard di cura. L’indicazione cardiovascolare per Rybelsus è attualmente all’esame anche negli Stati Uniti, con una decisione attesa entro l’anno. Novo Nordisk ha inoltre presentato domanda di autorizzazione per una formulazione orale da 25 mg di semaglutide (Wegovy® in compresse), da assumere una volta al giorno, per la gestione del peso negli adulti con obesità o sovrappeso e malattia cardiovascolare. La decisione è prevista a inizio 2026: se approvato, sarebbe il primo agonista GLP-1 orale indicato per la gestione cronica del peso.

19/09/2025

In Piemonte le persone che soffrono di sono 320mila (dato del Registro Regionale Diabete), il 5% della popolazione, un dato è in crescita: di questi, il 91% soffre di diabete di tipo 2, il 5% di diabete di tipo 1, il restante sono forme di diabete secondarie ad altre patologie. A Torino sono 60.000 i diabetici. La Rete diabetologica piemontese è tra le più forti, in particolare è una rete che coinvolge diversi specialisti occupandosi sia di adulti e sia di bambini.

“L'assistenza diabetologica ai pazienti diabetici cronici – commenta Salvatore A. Oleandri, direttore SC endo-diabetologia ASL Città di Torino - dipende da molti fattori. Uno dei più determinanti nell'ultimo periodo è stato l'organizzazione dei percorsi di presa in carico dei pazienti sia nella loro fase acuta che nella loro fase cronica. Tutto questo è stato gestito nella Regione Piemonte con la costituzione di una rete endocrino-diabetologica che ha messo insieme i percorsi diagnostici e assistenziali rendendo omogenea l'assistenza in tutto il territorio della Regione, in particolare nella città di Torino.
Il nostro è un percorso con la presa in carico non soltanto della diabetica e delle sue complicanze ma anche di quelli dedicati alla patologia nodulare tiroidea, al tumore maligno, alla retinografia, al diabete in gravidanza, all'osteoporosi, alla dislipidemia creando una collaborazione strutturata con i colleghi di altre discipline. Abbiamo inoltre cercato di evitare il più possibile quella criticità che dovendo afferire a centri di specialità differenti spesso si perde più tempo nelle prenotazioni che non nella cura, spiega Oleandri.

Il diabetologo diventa il regista che invia il paziente direttamente all'oculista, al cardiologo, al neurologo senza la necessità che il paziente si riprenoti. Inoltre siamo strutturati con una collaborazione importante con la medicina generale che è l'interfaccia dei nostri pazienti e con il medico di famiglia – conclude Oleandri - lavorando in maniera sinergica e molto costruttiva per cercare di gestire al meglio la salute del paziente e le risorse della sanità.

La patologia nodulare bilaterale del surrene comprende due forme principali: la micro-nodulare (PPNAD) e la macro-nodula...
13/09/2025

La patologia nodulare bilaterale del surrene comprende due forme principali: la micro-nodulare (PPNAD) e la macro-nodulare (BMAD). Entrambe possono determinare sindrome di Cushing ACTH-indipendente, ma con caratteristiche epidemiologiche, cliniche e genetiche differenti.
La PPNAD colpisce più spesso bambini e giovani adulti, con prevalenza femminile, ed è classicamente associata al complesso di Carney. È caratterizzata da noduli pigmentati multipli, piccole dimensioni dei surreni e ipercortisolismo spesso ciclico. La base genetica più frequente è una mutazione autosomica dominante del gene PRKAR1A, che porta a disregolazione della via PRKA/cAMP.
La BMAD interessa invece adulti più anziani (V-VI decade), con fenotipo clinico variabile da secrezione autonoma modesta (MACS) a Cushing conclamato. I surreni sono molto ingranditi con noduli voluminosi. Dal punto di vista genetico, la mutazione più rilevante riguarda il gene oncosoppressore ARMC5, che può associarsi anche a meningiomi; in alcune forme pasto-dipendenti si riscontra alterazione di KDM1A.
Il meccanismo di ipersecrezione di cortisolo nella PPNAD è legato soprattutto alla disregolazione della via PRKA/cAMP, con possibile ruolo di serotonina locale e risposta paradossa al desametasone. Nella BMAD, invece, hanno un ruolo i “recettori illeciti” (per ormoni come LH/hCG, GIP o vasopressina), che stimolano la secrezione autonoma di cortisolo.
La diagnosi di PPNAD si basa su sospetto clinico, alterazioni dei test di primo livello e imaging che evidenzia piccoli noduli ipodensi. La BMAD si riconosce per surreni aumentati di volume con noduli >10 mm, ACTH ridotto e mancata soppressione al desametasone.
Il trattamento è prevalentemente chirurgico. Nella PPNAD si esegue solitamente bisurrenectomia. Nella BMAD, se presente Cushing florido, si procede con mono- o bisurrenectomia a seconda dell’imaging, mentre nei MACS con comorbilità può bastare la mono-surrenectomia. I farmaci (ketoconazolo, metirapone, osilodrostat, mitotane, mifepristone) hanno ruolo limitato e spesso temporaneo.
Nonostante i progressi, resta complessa la gestione a lungo termine. Fondamentale il counseling genetico e lo screening familiare, vista la frequente base ereditaria. La terapia di scelta rimane la chirurgia, mentre la ricerca sui meccanismi molecolari potrebbe in futuro portare a terapie mirate.

Sono stati da poco pubblicati gli abstract del “Joint Congress of the European Society for Paediatric Endocrinology (ESP...
09/09/2025

Sono stati da poco pubblicati gli abstract del “Joint Congress of the European Society for Paediatric Endocrinology (ESPE) and the European Society of Endocrinology (ESE) 2025”.



Consultabili anche dal sito di AME presentano il meglio dell’endocrinologia europea.

Tra i più interessanti interventi la lettura premiata da The European Journal of Endocrinology Award” di Kashyap Patel, dell’Institute of Biomedical and Clinical Science, University of Exeter, UK sul diabete monogenic in età adulta (MODY).



Il “Maturity Onset Diabetes of the Young” (MODY) è una forma rara e particolare di , diversa sia dal diabete di tipo 1 che dal tipo 2.

E’ causato da mutazioni in specifici geni che regolano la produzione e la funzione dell’ . Si trasmette con modalità autosomica dominante, quindi basta ereditare la mutazione da un solo genitore per avere un rischio elevato di svilupparlo. Compare in genere prima dei 25 anni, spesso già in adolescenza o nella prima età adulta. Non è legato all’ o alla resistenza insulinica come il diabete di tipo 2 e a differenza del diabete di tipo 1, non è dovuto a un processo autoimmune e di solito non porta a distruzione completa delle cellule beta del pancreas, il quale produce ancora insulina, ma in quantità o modalità alterata.

Esistono oltre 10 forme di MODY, numerate (MODY 1, 2, 3, ecc.), ognuna dovuta a mutazioni in geni diversi (ad esempio HNF1A, HNF4A, GCK). I diversi tipi hanno caratteristiche e trattamenti differenti.

“Questa presentazione – spiega Kashyap Patel - evidenzia la necessità di perfezionare i pannelli genici includendo i geni con una forte evidenza di MODY ed eliminando quelli con un supporto insufficiente. Ciò garantisce che un maggior numero di pazienti riceva una diagnosi corretta, evitando al contempo diagnosi errate e trattamenti inappropriati. Ottimizzare il rapporto costo-beneficio dei test genetici richiede anche un'attenta selezione dei pazienti.

La presentazione discute i criteri clinici e familiari che aumentano la probabilità di identificare una causa monogenica del diabete. Inoltre, una penetranza ridotta – in cui gli individui con varianti patogene non sviluppano diabete – è sempre più riconosciuta nel MODY e in altre patologie monogeniche. Ciò ha importanti implicazioni per l'interpretazione dei risultati genetici, in particolare negli individui non affetti. Nuove evidenze suggeriscono che il rischio poligenico possa influenzare la penetranza, sfidando la visione tradizionale del MODY come malattia puramente monogenica. Questa presentazione esplora le recenti scoperte sull'interazione tra fattori monogenici e poligenici, facendo luce sulla complessità genetica del MODY. Queste intuizioni hanno implicazioni significative per la diagnosi, la gestione e la consulenza genetica, aprendo la strada a cure più precise ed efficaci per i pazienti con MODY e altre forme di diabete.

La sindrome dell’ovaio policistico ( ) rappresenta la patologia endocrina più frequente nelle donne in età riproduttiva....
04/09/2025

La sindrome dell’ovaio policistico ( ) rappresenta la patologia endocrina più frequente nelle donne in età riproduttiva.
Ma è tuttora presente in Europa una diffusa difformità nella pratica clinica, dal punto di vista diagnostico e terapeutico.
“Molteplici sono i fattori che intervengono: i diversi criteri diagnostici applicabili, la natura complessa della sindrome stessa, la difficoltà ad attuare in modo sistematico le raccomandazioni presenti nelle attuali , la presenza di differenti fenotipi patologici e il fatto che se ne occupino diversi specialisti ( , , , ...)» afferma Veronica Calabrò, della Commissione Endocrinologia Ginecologica coordinata da Cecilia Motta. “Ciò può causare frustrazione tra le pazienti, interruzione del e sospensione delle terapie, con possibili effetti negativi sulla salute a lungo termine».
Veronica Calabrò e i colleghi hanno commentato la recente survey promossa online dalla ( ), realizzata con la finalità di fornire una fotografia della condotta clinica nella gestione della . L’obiettivo esplorare le 4 caratteristiche fenotipiche sulla base dei criteri diagnostici in relazione alle caratteristiche mestruali, alla presenza di e alla morfologia ovarica policistica ( ):
A. oligomenorrea, iperandrogenismo e PCOM;
B. cicli mestruali regolari, iperandrogenismo e PCOM;
C. oligomenorrea, iperandrogenismo e ovaie normali;
D. oligomenorrea, assenza di iperandrogenismo e PCOM.
Il sondaggio ha coinvolto 505 endocrinologi europei, il 64% dei quali erano donne, con un’età media di 47 ± 11.6 anni. Riguardo ai criteri diagnostici e ai fenotipi, l’85% degli intervistati ha utilizzato i . Le motivazioni principali delle visite mediche erano l’iperandrogenismo clinico (40%) e le (32%). I fenotipi identificati sono stati: B (60.8%), A (57.4%), C (21.2%) e D (21.0%).
Nell’87.1% dei casi, l’età alla diagnosi di era compresa tra i 20 e i 40 anni. Per quanto concerne la valutazione dell’iperandrogenismo e dell’anovulazione, i sintomi considerati sono stati: (84.4%, con il 27.7% dei medici che si affidava all’auto-valutazione della paziente), (62.2%) e (59%).
Rispetto a un’indagine simile condotta dieci anni fa si osserva un miglioramento nella comprensione della , con un passaggio dall’uso dei criteri ai criteri di , ora adottati dall’85% degli specialisti.
I principali problemi individuati dai partecipanti come associati alla sono (54.1%), iperandrogenismo (51.7%), (45.9%) e (43.6%).
La gestione varia a seconda della sintomatologia prevalente: per l’iperandrogenismo la terapia più usata sono gli con o senza anti-androgeni (49.1%), mentre per l’anovulazione si preferisce la (86%) e la (82.4%).

Sono state da poco pubblicate le nuove linee guida internazionali sull’insufficienza ovarica precoce ( ) di qualsiasi ez...
26/08/2025

Sono state da poco pubblicate le nuove linee guida internazionali sull’insufficienza ovarica precoce ( ) di qualsiasi eziologia (idiopatica, autoimmune, iatrogena, genetica), che si presenti come primaria o secondaria, in donne con età inferiore a 40 anni.

Sono a cura di European Society of Human Reproduction and Embryology (ESHRE), in collaborazione con il Centre for Research Excellence in Women’s Health in Reproductive Life (CRE WHiRL), l’American Society for Reproductive Medicine (ASRM) e l’International Menopause Society (IMS).

Si tratta di un aggiornamento delle precedenti LG del 2015. Il panel di esperti ha formulato 145 raccomandazioni per rispondere a 40 domande chiave su diagnosi, trattamento e follow-up delle pazienti con POI.

Questi sono i punti che differenziano queste LG dalle precedenti che potete approfondire sul sito ESRHE.
Per la : dosaggio di FSH prevede la presenza di cicli mestruali irregolari o amenorrea per almeno 4 mesi, associati ad un singolo dosaggio di FSH > 25 UI/L.
Se la diagnosi non è certa, può essere effettuato un secondo prelievo a distanza di 4-6 settimane. Le LG non raccomandano anche il dosaggio di estradiolo, ma rilevano come l’ipoestrogenismo, in combinazione con FSH elevato, fornisce ulteriore conferma alla diagnosi di POI. Il dosaggio di ormone anti-mulleriano (AMH) non deve essere utilizzato come primo test per la diagnosi di POI, ma eventualmente come test di conferma. Studi finalizzati a valutare l’accuratezza diagnostica del dosaggio di AMH ne hanno dimostrato una buona sensibilità (92.5%) e specificità (90%), con valore soglia di 0.25 ng/mL per la diagnosi di POI.

Un capitolo riguarda un aggiornamento anche della definizione eziologica.
In tutte le donne con POI non iatrogena sono raccomandate analisi cromosomiche e test per la premutazione di FMR1. Se il cariotipo e la ricerca per FMR1 sono negativi, ove disponibile e previo counseling, andrebbe richiesto un pannello NGS (Next Generation Sequencing) per i geni associati a POI (da aggiornare costantemente con le nuove mutazioni identificate),non è attualmente disponibile nella routine clinica.

Nelle LG viene dedicato un lungo capitolo alle cause genetiche di POI ed enfatizzato l’importanza delle terapie, in primis ormonale sostitutiva ( ) per il trattamento dei sintomi e la prevenzione delle complicanze. Tale terapia andrebbe iniziata più rapidamente possibile dopo la diagnosi e continuata almeno fino alla fisiologica età della menopausa. Gli autori forniscono inoltre indicazioni su quale tipo di farmaci utilizzare (estrogeni, progestinici), quale posologia e quale schema di somministrazione.

https://www.eshre.eu

Bibliografia
ESHRE, ASRM, CREWHIRL and IMS Guideline Group on POI; Panay N, Anderson RA, Bennie A, et al. Evidence-based guideline: premature ovarian insufficiency. Climacteric 2024, 27: 510-20. Hum Reprod Open 2024, 2024: hoae065. Fertil Steril 2025, 123: 221-36.

A cura di Fedra Mori e Marianna Cacciapuoti e commissione endocrinologia ginecologica.
Coordinatrice Cecilia Motta.

22/08/2025

“Dalla scoperta dell'insulina nel 1921 fino ad oggi abbiamo fatto passi da gigante per quanto riguarda le tecniche di iniezione delle : si è passati dalla siringa alla penna ai microinfusori, afferma Annunziata Lapolla – professore associato Università di Padova.
Lo stesso sviluppo tecnologico si è avuto per i sistemi di monitoraggio passando dalla capillare con la puntura sul dito ai sistemi di monitoraggio in continuo che ci permettono di ottenere i valori di glicemia durante tutto il giorno e tutta la notte.
L'ultima novità è un sistema che associa il monitoraggio in continuo della glicemia “giorno e notte” al sistema di infusione dell’insulina, vuol dire che sulla base dei valori delle proprie glicemie il decide quanta insulina erogare.
Questo sistema è risultato particolarmente importante da utilizzare soprattutto nelle pazienti con DMT1 e 2 che vogliono avere una gravidanza o già in maternità.
Questi sistemi sono utilissimi per garantire durante tutto il corso della gravidanza dei livelli di glicemia quasi normali, riducendo gli episodi di ipoglicemia e iperglicemia.
La letteratura scientifica pubblica una serie di studi in cui questi sistemi integrati sono stati utilizzati soprattutto nella donna con DMT1 dimostrando che la glicemia migliora durante il giorno e durante la notte riducendo l'ipertensione e con essa si riduce il rischio di nascite di bambini che pesano più di quattro chili spesso asfittici. Per quanto invece riguarda il DMT2 dobbiamo inserire questi sistemi già prima della gravidanza perché spesso le pazienti sono ancora in terapia con ipoglicemizzanti orali che non sono indicati in maternità. Gli studi
dimostrano anche in questo caso importanti risultati favorevoli sulle nascite.
Ma possiamo ancora migliorare, conclude la professoressa Lapolla - se infatti la tecnologia ci aiuterà con sensori ancora più precisi che stabiliscano settimana per settimana e nelle varie fasce orarie quali sono i migliori livelli delle glicemie”.

È stato recente pubblicato dalla commissione editoria di AME questo articolo dedicato alla “SALUTE OSSEA NEGLI ADULTI CO...
19/08/2025

È stato recente pubblicato dalla commissione editoria di AME questo articolo dedicato alla “SALUTE OSSEA NEGLI ADULTI CON PRIMA E DOPO INTERVENTI PER ” a cura della dr.ssa Silvia Irina Briganti, ricercatrice Università San Raffaele - Roma. Ne riportiamo una breve sintesi.

“Numerosi approcci terapeutici sono attualmente disponibili per il trattamento dell’obesità, tuttavia il può ripercuotersi negativamente sulla dell’osso. Scopo di questa revisione è stato esplorare la complessa relazione fisiopatologica tra metabolismo osseo e obesità e l’impatto dei diversi approcci terapeutici disponibili per la perdita di peso sulla densità minerale ossea (BMD) e sull’incidenza di fratture da fragilità. Nei con obesità, le fratture sono determinate principalmente da due fattori: maggiore stress a carico dello scheletro secondario al peso in eccesso e aumentato rischio di cadute. L’incremento della BMD che si osserva nei soggetti con obesità è la manifestazione dell’adattamento scheletrico al maggiore stress meccanico.

Tuttavia, la capacità adattativa della BMD diminuisce drasticamente per valori di BMI > 30 kg/m2 , a conferma della limitata capacità adattativa dello scheletro. Il tessuto adiposo è molto attivo metabolicamente e produce citochine con proprietà pro-infiammatorie: • infiltra il tessuto muscolare e ne modifica negativamente le capacità meccaniche e funzionali; • quello viscerale è inversamente correlato alla BMD; • quello sotto-cutaneo, risultato direttamente correlato alla BMD, è considerato protettivo nei confronti delle fratture, agendo come “ammortizzatore” in caso di caduta.

I principali fattori di rischio fratturativo sono rappresentati da precoce, riduzione dell’attività fisica, , carenza di vitamina D e comorbilità (in particolare DMT2, soprattutto se complicato da neuropatia e osteo-artrosi). La terapia per l’osteoporosi è tendenzialmente meno utilizzata: solo il 27% delle donne con obesità riceve una prescrizione vs il 41% delle sovrappeso e il 57% di quelle sotto-peso.

Lo studio HORIZON-PFT ha dimostrato che la terapia con acido zoledronico riduce l’incidenza di fratture vertebrali e non vertebrali in tutte le categorie di BMI, mentre lo studio FREEDOM ha dimostrato che la terapia con denosumab riduce l’incidenza delle sole fratture vertebrali.

Ecco l’mpatto di condotte finalizzate al calo ponderale sulla salute ossea:

• Restrizione calorica;

• Chirurgia bariatrica;

• Farmaco-terapia GLP-1/GIP RA.

In conclusione nel paziente con obesità è fondamentale un approccio terapeutico finalizzato alla perdita del peso, che sia personalizzato sulle caratteristiche cliniche e sul contesto anamnestico. Per evitare gli eventi fratturativi sono fondamentali un follow-up regolare, lo screening per l’osteoporosi e l’adeguata supplementazione vitaminica e proteica.

15/08/2025

La 3° edizione dell’ “Obesity Day” di ha riunito nella sala convegni dell’ospedale Regina
Apostolorum (Rm) oltre 500 specialisti per un aggiornamento sulle ultime novità in tema di trattamenti farmacologici e patologie correlate all’obesità.
La multidisciplinarietà è sempre più richiesta nelle strutture specializzate.
Ne parla Gabriele Coppa, direttore generale Ospedale Regina Apostolorum (Roma) che ha
ospitato l’evento.

“È molto interessante ascoltare diversi specialisti come gli , ,
, che raccontano le loro esperienze di lavoro di gruppo multidisciplinare nell'attenzione nei confronti del .
Il gruppo Lifenet Healthcare nel Lazio ha due strutture importanti come l'ospedale Regina Apostolorum, centro di riferimento oncologico per le patologie della tiroide, del colon-retto,
della prostata, della vescica, dell'utero e del polmone con un percorso di cura in stretta collaborazione con l’Università Policlinico Torvergata. La seconda è l'ospedale Città di Aprilia
con un Pronto Soccorso da oltre 38.000 accessi l'anno e un centro di primo livello in ostetricia con circa 520 nascite.
L’obiettivo è quello di prendere in carico il paziente tra le due strutture e utilizzare al meglio i
nostri specialisti e i percorsi che stiamo implementando.
Nel caso specifico abbiamo attivato nel mese di maggio 2025 all'interno dell'ospedale Città di
Aprilia un centro di obesità e nutrizione clinica col professor Marco Chianelli, coordinatore
della commissione obesità di AME. Studiando i dati, infatti, abbiamo visto che la popolazione dell’area di Aprilia ha un'incidenza maggiore di persone affette da diabete e obesità.
Il nostro modello – conclude Gabriele Coppa - è la presa in carico dei pazienti che vengono prima visitati nelle due strutture e poi dirottati e presi in carico presso quella che ha una maggiore capacità di assistenza. Successivamente il paziente torna in cura e follow up nell'ambulatorio dove è stato visitato la prima volta, questo anche per favorire un miglioramento delle condizioni del suo stile di vita”.

L'  è un noto fattore di rischio per numerosi  . Lo Studio   (European Prospective Investigation Into Cancer and Nutriti...
12/08/2025

L' è un noto fattore di rischio per numerosi .
Lo Studio (European Prospective Investigation Into Cancer and Nutrition) (1) pubblicato su JAMA conferma come la dieta mediterranea riduca il rischio di tumori legati all’obesità. La dieta mediterranea (MedDiet) è già stata associata a diversi benefici per la salute, tra cui la riduzione del peso e il miglioramento dei parametri metabolici.

L’obiettivo è indagare l'associazione tra l'aderenza alla MedDiet e il rischio di tumori correlati all'obesità (ORC), valutando anche il ruolo dell'adiposità, intesa come eccesso di tessuto adiposo, clinicamente caratterizzata da aumento del BMI o del rapporto vita-fianchi (waist to hip ratio, WHR) come possibile mediatore.

Lo studio, di coorte prospettico, è stato condotto in 10 paesi europei su una popolazione di 450.111 partecipanti (età media 51.1 anni, 70.8% donne).

L’ esposizione, come aderenza alla MedDiet, è valutata con un punteggio da 0 a 9 (bassa 0-3 punti, media 4-6 e alta 7-9). Outcome primario l’incidenza di ORC secondo i criteri IARC (2). Il follow-up: mediano 14.9 anni.

Risultati principali hanno permesso di affermare che il rischio di sviluppare ORC era del 6% inferiore tra i partecipanti con alta aderenza alla MedDiet (7-9 punti) rispetto a quelli con bassa aderenza (HR = 0.94, IC 95% 0.90-0.98). Anche un'aderenza media (4-6 punti) mostrava un effetto protettivo. Non è stata trovata associazione tra riduzione del rischio e BMI o WHR.
La riduzione del rischio era più evidente per tumori colon-rettali, renali ed epato-carcinoma. Non è stata osservata associazione significativa con tumori ormono-correlati nelle donne (es. K mammario post-menopausale).

La MedDiet dunque potrebbe ridurre il rischio di alcuni tumori legati all'obesità, indipendentemente dall'impatto sul peso corporeo; l’effetto protettivo osservato anche con aderenza moderata, suggerisce che possano essere utili anche piccoli cambiamenti nello stile di vita. Naturalmente c’è la necessità di ulteriori studi per chiarire i meccanismi biologici coinvolti.
Questo studio rafforza l'evidenza che la maggiore aderenza alla MedDiet possa ridurre il rischio di ORC, anche senza una riduzione diretta del peso corporeo. Le implicazioni per la salute pubblica suggeriscono che la promozione della MedDiet potrebbe rappresentare una strategia utile nella prevenzione oncologica.

BIBLIOGRAFIA
1. Aguilera-Buenosvinos I, Morales Berstein F, González-Gil EM, et al. Adherence to the Mediterranean Diet and obesity-linked cancer risk in EPIC. JAMA Netw Open 2025, 8: e2461031.
2. Lauby-Secretan B, Scoccianti C, Loomis D et al. Body fatness and cancer-viewpoint of the IARC working group. N Engl J Med 2016, 375: 794-8.

AME News a cura di Ludovica Verde della Commissione Obesità di AME (coord.Marco Chianelli)

09/08/2025

In occasione del 3° Obesity update di AME si è parlato del ruolo della Associazioni Pazienti e dell’advocacy verso le Istituzioni.“La nostra Associazione – spiega Alessandro Tempesta, presidente SIPOD Salute, Informazione, Prevenzione di Obesità e Diabete”, nasce per sostenere le persone con queste patologie in continuo aumento.Nel Lazio la popolazione in sovrappeso è molto molto elevata e le strutture che attualmente sono a disposizione non sono sufficienti né per quanto riguarda la numerosità né per quanto riguarda la qualità, perché all'interno non tutte hanno le professionalità necessarie per poter trattare l'obesità in modo adeguato. Le nostre attività sono principalmente rivolte all'attenzione delle Istituzioni della Regione Lazio e delle ASL per trovare insieme soluzioni che siano anche sostenibili. L’obesità, infatti, ha anche un costo economico molto elevato per ogni cittadino che “paga” 282 euro all'anno come quota-tasse per la patologia dell'obesità e le patologie correlate. Il messaggio è quindi fare una prevenzione partendo dai più giovani, per evitare che in futuro vadano verso complicanze con patologie cardiorespiratorie e verso il diabete, conclude Tempesta - risparmiando risorse per poter incrementare il numero di centri medico-sanitari e renderli più adatti a quelle che sono le necessità di questi pazienti”.

La stretta collaborazione tra geriatri ed endocrinologi è fondamentale per discutere, condividere, formulare e diffonder...
08/08/2025

La stretta collaborazione tra geriatri ed endocrinologi è fondamentale per discutere, condividere,
formulare e diffondere indicazioni aggiornate sulle patologie endocrine nell’anziano.
Su questo tema si è pertanto recentemente costituito un tavolo inter-societario tra AME
(Associazione Medici Endocrinologi), SIE (Società Italiana di Endocrinologia) e Società Italiana di
Geriatria e Gerontologia (SIGG) con una survey online condotta tra i soci delle tre società che ha
evidenziato come la patologia tiroidea sia quella di più frequente riscontro nella pratica clinica
quotidiana.

Risultati survey
Sono state poste tre domande:
1. sei interessato/a a tematiche legate all'endocrinologia geriatrica?
2. in quale area ritieni di avere maggiore competenza nell’ambito dell’endocrinologia geriatrica?
3. sei interessato/a ad approfondire ulteriori tematiche o patologie non menzionate nell'ambito
dell'endocrinologia geriatrica?

Dalle 487 risposte si può evidenziare che oltre l’87% degli intervistati mostra interesse per
l’endocrinologia geriatrica e meno del 2% riferisce di non essere interessato a questo argomento.
In età geriatrica i partecipanti ritengono di aver maggior competenza riguardo ai disturbi del
metabolismo e della tiroide; seguono i disturbi del metabolismo muscolo-scheletrico.
La maggior parte dei partecipanti (oltre il 40%) ritiene che i disturbi della tiroide nel paziente
anziano e l’approccio clinico alle tireopatie necessitino di approfondimento.
Pertanto, come primo tema da trattare nell’ambito del tavolo inter-societario, sì è posto l’obiettivo di
arrivare a formulare delle indicazioni aggiornate e condivise tra specialisti geriatri ed endocrinologi
per la gestione della popolazione anziana con disfunzioni tiroidee subcliniche. In particolare,
trattare e dirimere gli aspetti ancora controversi, come i cut-off di riferimento del TSH circolante
età-dipendenti, il processo diagnostico e la gestione della terapia, tenendo conto non solo dell’età,
ma anche delle comorbilità e del grado di fragilità.
Tavolo intersocietario AME-SIE-SIGG “Patologie endocrine nell’anziano”

Per AME: Patrizia Del Monte - Giuseppe Reimondo - Vincenzo Triggiani

Indirizzo

Vicolo Sottomonte, 34
Udine
33100

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 17:00
Martedì 09:00 - 17:00
Mercoledì 09:00 - 17:00
Giovedì 09:00 - 17:00
Venerdì 09:00 - 12:00

Telefono

+390432204050

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