03/08/2024
“Il suo passato l’ha reso quello che è…non c’è nulla da aggiustare”
Una delle attività che meglio riesce alla nostra mente, è il cosiddetto “what if”.
Se solo potessi tornare indietro
Se solo potessi agire diversamente
Cosa sarebbe successo se fossi nato in un altra famiglia?
E se avessi deciso diversamente quella volta?
Pensieri innocenti. Normali diremmo.
Salvo quando costruiscono multiversi di sensi di colpa, che neanche nei sogni più reconditi della Marvel.
Alla nostra mente piace da matti costruire realtà alternative, soprattutto se sottolineano ogni nostra mancanza e conseguente catastrofe certa.
Ovviamente aprendo la strada alla flagellazione eterna.
E poiché la nostra mente è un vero asso nella risoluzione di problemi, quei multiversi non solo li costruisce, no.
Li smonta, e li piega incastrandoli insieme come un Frankenstein cognitivo, per tentare di aggiustare. Risolvere. Buttare giù e creare da zero, senza tante sottigliezze.
Ma ciò che è stato in un particolare momento della nostra vita, era nientemeno che il frutto di valutazioni, ragionamenti e soprattutto RISORSE possedute IN QUEL MOMENTO.
Non siamo rotti, indegni, stupidi o str**** durante quello che solo DOPO, sembrerà un errore: abbiamo un quadro limitato a un momento storico, emotivo, situazionale e cognitivo.
Un buco della serratura, in pratica.
Guardiamo quello che abbiamo sotto gli occhi: quali risorse, quali conoscenze (e perché no, anche quali “portate in faccia” precedenti) e quali condizioni abbiamo ORA.
Facciamo lo spazio dovuto al prodotto del buco della serratura precedente, magari per allargare la visuale di quello che abbiamo oggi sotto agli occhi.
Il senso di colpa ha un valore evolutivo solo se non ci massacra, altrimenti è solo un costosissimo horror che siamo costretti a guardare con i bastoncini negli occhi.
E come il buon Logan, prendiamoci tutto l’affetto che ci arriva, perché di perfetto non c’è neanche un universo tra tanti.
Ma c’è del buono proprio in tutti.