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Dott. Francesco Ioppolo  Ortopedico In punta di piedi blog Non ci sono radici ai nostri piedi, essi sono fatti per muoversi. (David Le Breton)

21/09/2025

Rethinking Orthopedics: from tissue damage to cellular injury by Francesco Ioppolo In orthopedic practice, we are trained to treat what we see and what we can measure: • We relieve pain, swelling, stiffness • We repair tendons, fractures, nerve compressions • We manage osteoporosis by correcti...

21/09/2025

Oltre il tessuto: ripensare l’Ortopedia a partire dal danno cellulare.
di Francesco Ioppolo

Nel nostro quotidiano di ortopedici, affrontiamo le patologie dell’apparato muscolo-scheletrico secondo due principali prospettive operative:
🔹 Sintomatica, cioè intervenendo per ridurre dolore, rigidità, edema, tumefazioni o limitazioni funzionali;
🔹 Tissutale, attraverso la riparazione o la rimozione del danno visibile: suturiamo tendini, fissiamo fratture, decomprimiamo nervi, correggiamo deformità.

Anche di fronte alle patologie metaboliche, come l’osteoporosi, il nostro obiettivo rimane spesso quello di "normalizzare" i numeri: il T-score della DEXA, i valori di vitamina D, calcio o markers ossei.

Tuttavia, in nessuno di questi approcci entriamo davvero nel cuore del problema: il danno cellulare e molecolare che precede e determina il danno tissutale.

🔍 Un cambio di paradigma necessario?

Ogni tessuto lesionato è la manifestazione di un’alterazione più profonda: la sofferenza o la morte delle cellule che lo compongono. I condrociti degenerano prima che la cartilagine si consumi. Le cellule osteoblastiche e osteoclastiche perdono l’equilibrio prima che la densità ossea cali. Le cellule sinoviali si attivano molto prima che la sinovia diventi visibilmente infiammata.

Eppure, la medicina ortopedica continua a intervenire "a valle" del danno.

La domanda, allora, è semplice ma cruciale:
👉 Perché non iniziare a considerare – e curare – il danno ortopedico a partire dal suo stadio cellulare o molecolare?

🧪 La frontiera biologica dell’ortopedia

In altri ambiti della medicina – oncologia, neurologia, reumatologia – l’approccio molecolare è ormai imprescindibile. Si identificano biomarcatori, si modificano pathways intracellulari, si attivano meccanismi di riparazione endogeni. In ortopedia, siamo ancora (salvo rare eccezioni) legati a una visione macroscopica della malattia.

Eppure, le evidenze scientifiche in merito ai processi degenerativi cellulari dell’apparato muscolo-scheletrico stanno crescendo rapidamente:

Stress ossidativo e apoptosi nei condrociti artrosici

Infiammazione silente nelle entesi

Alterazioni mitocondriali nelle cellule muscolari senescenti

Squilibrio delle citochine nella degenerazione tendinea

Danno endoteliale precoce nella sofferenza ossea subcondrale

Sono solo alcuni esempi di come le malattie ortopediche inizino ben prima della loro evidenza clinica o radiologica.

🧠 Ripensare la clinica, rigenerare la medicina

Questo non significa abbandonare la chirurgia o la terapia sintomatica. Significa piuttosto completare il nostro arsenale terapeutico.
Significa integrare la medicina rigenerativa, le terapie cellulari, i farmaci mirati alla biologia tissutale.

Significa, soprattutto, iniziare a porci nuove domande:

Come possiamo identificare precocemente il danno cellulare?

Quali strumenti diagnostici molecolari possiamo integrare nella pratica clinica?

Quali interventi (farmacologici, biologici, nutrizionali o tecnologici) possono modulare la risposta cellulare e prevenire il danno tissutale?

🔄 Conclusione: dal visibile all’invisibile

L’ortopedia è nata come branca "visiva" della medicina: il gesto tecnico, l’immagine radiografica, la lesione evidente.
Ma oggi, forse più che mai, abbiamo bisogno di guardare l’invisibile: la cellula, il mitocondrio, la via di segnalazione.
Perché solo curando il danno alla sua radice potremo davvero parlare di prevenzione, e non solo di riparazione.

19/06/2025
Cure igieniche e ginniche del piede: una routine sottovalutata per il benessere generale.di Francesco Ioppolo La cura de...
15/06/2025

Cure igieniche e ginniche del piede: una routine sottovalutata per il benessere generale.
di Francesco Ioppolo

La cura del piede non si limita all’uso di calzature adeguate o alla prevenzione delle patologie più note. Le pratiche quotidiane di igiene e ginnastica del piede hanno un impatto diretto sul benessere generale, in termini di prevenzione, comfort, mobilità e anche salute psicofisica.

1. Igiene del piede: una barriera contro infezioni e disfunzioni-
La pelle del piede è spesso sottoposta a condizioni favorevoli allo sviluppo di infezioni micotiche e batteriche, come sudorazione e attrito. Una corretta igiene quotidiana riduce il rischio di dermatiti, micosi, verruche plantari e infezioni ungueali.

Principi di igiene efficaci:
° lavaggio quotidiano con detergenti delicati, seguito da asciugatura accurata, soprattutto negli spazi interdigitali,
° controllo periodico delle unghie, tagliate in modo corretto per prevenire unghie incarnite,
° ispezione regolare di eventuali callosità, tagli, arrossamenti o lesioni (fondamentale nei pazienti diabetici),
° uso di calzature traspiranti e cambio frequente dei calzini, preferibilmente in fibre naturali.
Trascurare l’igiene del piede può portare a infezioni locali che, nei soggetti fragili o immunodepressi, possono evolvere in complicanze sistemiche.

2. La ginnastica specofica del piede, mirata alla attivazione neuromuscolare, è uno strumento semplice ma potentissimo nella prevenzione e nella riabilitazione.
Piccoli esercizi quotidiani migliorano:
° la propriocezione, ossia la percezione del proprio corpo nello spazio, utile per l’equilibrio,
° la circolazione venosa e linfatica, contrastando gonfiore e senso di pesantezza,
° il tono e l’elasticità muscolare, riducendo il rischio di crampi, rigidità e instabilità,
° la mobilità articolare, preservando una corretta funzione del piede con l’età

Esempi di esercizi utili:
- sollevare od afferrare oggetti con le dita dei piedi,
- camminare scalzi su superfici irregolari (tappeti propriocettivi, sabbia),
- rotazioni della caviglia e flessioni/estensioni delle dita
- stretching del polpaccio e della fascia plantare,
La ginnastica del piede può essere particolarmente utile in condizioni come il piede piatto funzionale, la fascite plantare, l’instabilità cronica di caviglia e nelle fasi iniziali della sindrome del tunnel tarsale.

3. La sensazione di comfort e funzionalità a livello del piede ha anche un impatto psicoemotivo. Piedi sani e curati migliorano la qualità della vita ed in particolare:
- autopercezione e immagine corporea,
- qualità del sonno, riducendo formicolii e crampi notturni
- motivazione al movimento, fondamentale nella prevenzione della sedentarietà.
In ambito geriatrico, la cura quotidiana del piede è associata a una maggiore autonomia funzionale e a una minore incidenza di cadute.

Conclusione
L’adozione di semplici routine di igiene e ginnastica del piede rappresenta una strategia a basso costo, priva di effetti collaterali e altamente efficace per promuovere salute e benessere.
Nella prevenzione delle patologie muscoloscheletriche, nella gestione del dolore cronico e persino nel miglioramento della salute mentale, il piede gioca un ruolo troppo spesso trascurato ma fondamentale. Investire pochi minuti al giorno nella sua cura è un gesto di consapevolezza verso l’equilibrio complessivo del corpo.

Il piede come specchio della salute: Condizioni del Piede e Benessere Generaledi Francesco IoppoloIl piede, struttura co...
14/06/2025

Il piede come specchio della salute: Condizioni del Piede e Benessere Generale
di Francesco Ioppolo

Il piede, struttura complessa costituita da 26 ossa, 33 articolazioni e oltre 100 muscoli, tendini e legamenti, rappresenta una base biomeccanica essenziale per l’equilibrio e la locomozione: eppure, troppo spesso viene trascurato nelle valutazioni cliniche generali.

Studi clinici e biomeccanici evidenziano come le condizioni del piede influenzino profondamente non solo la postura e la deambulazione, ma anche il benessere psico-fisico complessivo.
In questo articolo esaminiamo i principali legami tra patologie del piede, postura, dolore cronico e salute sistemica.

1. Anatomia e funzioni del piede: una base dinamica

Il piede è progettato per assolvere funzioni complesse:
°Supporto del peso corporeo
°Assorbimento degli urti
°Propulsione nella camminata e nella corsa
°Adattamento alle superfici irregolari
Qualsiasi alterazione strutturale o funzionale — come il piede piatto, il piede cavo o l’alluce valgo — può compromettere questa meccanica, generando compensazioni ascendenti a livello del ginocchio, dell’anca e della colonna vertebrale.

2. Patologie del piede e impatto sistemico
Molti disturbi del piede possono agire come fattori predisponenti o aggravanti di problematiche posturali e dolori cronici:

°Piede Piatto
La pronazione eccessiva del calcagno, con conseguente collasso dell’arco plantare, determina ripercussioni sulla catena cinetica come sovraccarico mediale del ginocchio, dolori lombari per compensazione del bacino, alterazioni del baricentro
°Piede Cavo
Contrariamente al piede piatto, il piede cavo comporta un appoggio ristretto e rigido, con minore capacità di ammortizzazione: ne conseguono rischio aumentato di dolore al tallone, instabilità alla caviglia, stress meccanico sulle ginocchia e sulla colonn
°Deformità dell’avampiede come alluce valgo, dita a martello o metatarsalgie sono correlate a dolore plantare cronico, ridotta mobilità delle dita, compromissione del cammino soprattutto negli anziani
° Parologie neurologiche o muscolari

Piede e Postura: un asse bidirezionale
Le alterazioni dell'appoggio plantare influenzano direttamente la postura e viceversa. Valutazioni baropodometriche e analisi del passo hanno mostrato che le disfunzioni posturali possono essere sia causa sia effetto di problematiche podaliche. Un’asimmetria d’appoggio può, ad esempio, indurre una scoliosi funzionale, mentre una dismetria degli arti inferiori non trattata può generare sovraccarichi sul piede “lungo”.

4. Relazioni con la salute generale
°Diabete Mellito: nei pazienti diabetici, la neuropatia periferica e l’angiopatia portano a gravi complicanze al piede (ulcere, infezioni, amputazioni) tanto che il "piede diabetico" è una delle principali cause di ospedalizzazione.

°Artrite Reumatoide: le prime manifestazioni articolari dell’artrite reumatoide si localizzano spesso nei piedi, con dolore, rigidità e deformità che limitano la deambulazione e compromettono l’autonomia.

°Obesità: ilsovraccarico meccanico sul piede nei soggetti obesi favorisce la degenerazione articolare e l’insorgenza di fascite plantare, con un impatto rilevante sulla capacità motoria e sulla qualità della vita.

5. Prevenzione e Intervento: il ruolo del clinico
Un attento esame obiettivo ed una anamnesi attenta, entrambe compito dello specialista ortopedico del piede, sono il primo atto preventivo: alcuni esami strumentali (rx tradizionale, ecografia, TAC, scintigrafia ed RMN) aiutano a raggiungere una diagnosi precisa.

Le strategie preventive includono:
uso di plantari su misura
esercizi propriocettivi e di rinforzo muscolare
attenzione alla scelta delle calzature
monitoraggio regolare nei pazienti diabetici, reumatici e anziani

Conclusione
Il piede è molto più di una struttura periferica: è un crocevia biomeccanico e clinico che riflette e condiziona la salute dell’intero organismo.
Prendersi cura dei piedi significa investire nella postura, nella mobilità, nella prevenzione del dolore cronico e nel benessere globale.
Il monitoraggio precoce, la correzione delle disfunzioni e l’educazione al movimento rappresentano strumenti efficaci per una medicina realmente preventiva.
Francesco Ioppolo

Sai cos'è bello, qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordin...
14/06/2025

Sai cos'è bello, qui?
Guarda: noi camminiamo,
lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia,
e loro restano lì, precise, ordinate.
Ma domani, ti alzerai,
guarderai questa grande spiaggia
e non ci sarà più nulla,
un'orma, un segno qualsiasi, niente.
Il mare cancella, di notte.
La marea nasconde.
È come se non fosse mai passato nessuno.
È come se noi non fossimo mai esistiti.
Se c'è un luogo, al mondo,
in cui puoi pensare di essere nulla,
quel luogo è qui.
Non è più terra, non è ancora mare.
Non è vita falsa, non è vita vera.
È tempo.
Tempo che passa.
E basta.

~Alessandro Baricco - Oceano mare

👞 Scarpe in morbida pelle dell’epoca vichinga (IX–XI secolo), ritrovate a York nel 1984 🏺 Un incredibile esempio di arti...
12/06/2025

👞 Scarpe in morbida pelle dell’epoca vichinga (IX–XI secolo), ritrovate a York nel 1984 🏺 Un incredibile esempio di artigianato: il cuoio veniva tagliato, cucito e poi rovesciato per nascondere le cuciture all’interno. Un dettaglio di stile… vecchio di oltre mille anni!

°La malattia di LedderhoseChiamata anche fibromatosi plantare, è una patologia rara della fascia plantare del piede e ca...
12/06/2025

°
La malattia di Ledderhose
Chiamata anche fibromatosi plantare, è una patologia rara della fascia plantare del piede e caratterizzata da un ispessimento del tessuto connettivo profondo, tale da poter essere rilevato alla palpazione, ed è causa di dolore acuto al piede con difficoltà a calzare le scarpe e a camminare.

Ad una predisposizione congenita ( malattia autosomica dominante) che provoca una proliferazione incontrollata di cellule fibroblastiche nel contesto della fascia plantare, possono contribuire altri fattori a scatenare la sintomatologia, come microtraumi ripetuti da attività ginnico-sportiva, uso di scarpe antinfortunistica o comunque rigide alla suola, patologie sistemiche (diabete, obesità, epatopatie) , in corso di trattamenti farmacologici ( barbiturici, isoniozile, antiepilettici) .

La malattia di Ledderhose è elencata come una “malattia rara” dall’Office of Rare Diseases (ORD) del National Institutes of Health (NIH), il che significa che colpisce meno di 200.000 persone nella popolazione degli Stati Uniti: si verifica più frequentemente nei soggetti maschi di mezza età (30-50 anni) e l’incidenza aumenta con l’avanzare dell’età.
Il coinvolgimento bilaterale è stato osservato nel 25% dei pazienti

La sintomatologia è caratterizzata dalla comparsa di uno o più noduli nella parte mediale della fascia plantare del piede, cui può conseguire dolore acuto e difficoltà a calzare le scarpe e più raramente manifestazioni irritative sul ramo plantare mediale del Nervo tibiale : non in tutti i pazienti si manifesta sintomatologia dolorosa e non si osserva retrazione delle dita.

La visita specialistica rileva alla palpazione del piede le dimensioni di noduli e cordoni, che possono andare da un chicco di riso ad una grossa noce, la presenza o meno di sintomatologia dolorosa, alterazione del cammino per evitare la pressione sui noduli .

La diagnosi si completa con alcuni esami strumentali delle parti molli (ecografia ed esame RMN) per meglio delineare i margini e la profondità di invasione dei tessuti molli da parte di queste lesioni e per la diagnosi differenziale con alcune forme neoplastiche quali il fibrosarcoma, il leiomioma, il rabdomioarcoma, il liposarcoma e il neurofibroma .

Il trattamento della fibromatosi plantare è conservativo nella maggior parte dei pazienti e consiste nello stretching, nella fisioterapia, nell’uso di calzature non rigide alla suola: utile per ridurre il dolore la somministrazione di farmaci antinfiammatori o di cortisone per via infiltrativa locale: nessun trattamento però arresta la progressione della malattia, comunque a lentissima evoluzione.

Le lesioni dolorose o molto voluminose sono suscettibili di trattamento chirurgico, attraverso una aponeurectomia totale, cioè la rimozione completa della fascia plantare.

• La fascite plantare è la causa principale delle tallodinie ed anche se il termine ( fascite) induce a pensare che si t...
12/06/2025

• La fascite plantare è la causa principale delle tallodinie ed anche se il termine ( fascite) induce a pensare che si tratti di patologia infiammatoria in realtà è una patologia degenerativa.

• la fascia plantare è una “aponeurosi” cioè una grossa fascia a forma di lamina costituita da fibre longitudinali ed ordinate di tessuto connettivale (un po’ come gli spaghetti all’interno della loro scatola) , flessibile ma nel contempo resistente alla trazione, che a causa di traumatismi o di processi infiammatori, ripetuti nel tempo o singoli, cambiano aspetto e di disorganizzano trasformando le cellule che producono il tessuto aponeurotico in in cellule più adatte a produrre osso o cartilagine , alterando così la funzione della fascia
• La fascite plantare è sostenuta dalla ripetitività del processo traumatico od infiammatorio ed anche se può svilupparsi senza una causa ovvia, alcuni fattori di rischio possono aumentare il rischio di sviluppare questa condizione:
° Età. La fascite plantare è più comune tra i 40 e i 60 anni.
° Alcuni tipi di esercizi. Le attività che provocano microtraumi ripetuti sulla regione calcaneare o sollecitano molto il tallone e il tessuto fasciale inserito , come la corsa a lunga distanza, la danza classica e la danza aerobica, lo step ed i salti, il basket od il tennis, possono contribuire all’insorgenza della fascite plantare.
° Meccanica del piede. I piedi piatti, un arco alto o persino un qualsiasi disturbo della deambulazione possono influire sul modo in cui il peso viene distribuito in piedi e possono aggiungere ulteriore stress alla fascia plantare.
° Obesità. I chili in eccesso stressano ulteriormente la fascia plantare.
° Occupazioni che costringono a stare in piedi per lungo tempo. Operai, insegnanti e altri lavoratori che trascorrono la maggior parte delle ore di lavoro camminando o in piedi su superfici dure possono danneggiare la fascia plantare.
°Disturbi metabolici ( diabete, malattie della tiroide, gotta) o malattie reumatiche.
°Uso di calzature rigide ( scarpe antinfortunistica, scarponi rigidi alla suola) .

La sintomatologia della fascite plantare è caratterizzata da un dolore lancinante che compare di solito con i primi passi non appena ci si alza dal letto, o quando ci si mette in piedi dopo essere stati seduti su una sedia, per poi ridursi man mano che si cammina.
Ha carattere inizialmente acuto per poi cronicizzarsi

La diagnosi è essenzialmente clinica e lo specialista Ortopedico dovrà escludere altre cause di dolore al tallone; un esame radiografico puo’ rilevare la presenza di uno sperone osseo (osteofita) chiamato “spina calcaneare” e cui viene spesso dal paziente attribuita, erroneamente, la causa del dolore, mentre esami più approfonditi, come TAC ed RMN servono a dirimere casi resistenti alle terapie convenzionali e alla diagnosi differenziale da neoplasie o fratture .

Il trattamento è dapprima conservativo ed in genere risolve la quasi totalità dei casi : farmaci antinfiammatori ed un trattamento fisioterapico che può essere strumentale (onde d’urto, laser) o caratterizzato da esercizi mirati a ripristinare la elasticità della fascia: utile l’uso di talloniere ammortizzanti o plantari nelle forme legate alla presenza di una alterazione di appoggio plantare ( piede piatto o cavo).

Nei casi in cui il dolore è tenace alle cure conservative, come nelle forme croniche, vengono proposti due tipi di intervento chirurgico: il primo meno invasivo che consiste nel perforare , attraverso la pelle, la fascia plantare, utilizzando un apparecchio a radiofrequenza (TOPAZ), stimolando così la formazione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi) che favoriscono la rigenerazione di tessuto connettivo sano.
il secondo assai più invasivo che consiste nella fasciotomia selettiva , cioè nella disinserzione di un quarto della sua inserzione, allo scopo di ridurne la tensione.

Paziente donna di 60 anniDiagnosi: alluce valgo metatarso-falangeo e lussazione del 2° dito Trattamento: osteotomia dist...
06/06/2025

Paziente donna di 60 anni
Diagnosi: alluce valgo metatarso-falangeo e lussazione del 2° dito
Trattamento: osteotomia distale del 1° metatarsale e artrodesi 2° dito
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UN SPINA CHE NON PUNGE: LA “SPINA” CALCANEARETra le patologie che spingono il paziente a consultare un ortopedico specia...
05/06/2025

UN SPINA CHE NON PUNGE: LA “SPINA” CALCANEARE

Tra le patologie che spingono il paziente a consultare un ortopedico specialista del piede, una delle più frequenti è rappresentata dalle “tallodinie”, ovvero sia una serie di condizioni, diverse per manifestazione clinica e per eziologia (neurologica, infiammatoria, tumorale, traumatica o degenerativa), che hanno in comune la sintomatologia dolorosa al tallone.

In genere il paziente affetto da dolore al tallone, dopo aver assunto farmaci antidolorifici senza però alcuna risoluzione della sintomatologia, decide di sottoporsi ad un esame radiografico che, in alcuni casi, può rilevare la presenza sul calcagno di una o più escrescenze ossee, impropriamente chiamate (purtroppo anche in ambiente medico) “spine calcaneari”.

La spina calcaneare viene considerata dal paziente la causa del dolore al tallone ma solo in rare circostanze lo è direttamente: essa in realtà non è un processo patologico ma un adattamento fisiologico del nostro osso che reagisce alle trazioni che riceve da legamenti, fasce e tendini o come risposta a ripetuti stress meccanici (runner, militari, utlilizzatori di scarpe antinfortunio) producendo osso lamellare compatto (quello del calcagno è osso “spugnoso”) particolarmente spesso laddove tali tensioni o stress si esercitano: nel caso del piede a livello della inserzione sul calcagno del tendine di Achille o della inserzione della Fascia plantare .

Per tale motivo essa è definita “ossificazione reattiva” alla inserzione di un tendine o di una fascia (entesite) e, secondo letteratura scientifica, il 70% degli esseri umani cui radiograficamente è stata rivelata la presenza di questa escrescenza non denunciano alcun sintomo doloroso.

Compito dello specialista ortopedico, nello studio di una tallodinia, è pertanto riuscire a fare una diagnosi differenziale tra le diverse forme e cause della patologia per giungere poi ad una scelta terapeutica individualizzata.

Perché reggono l’intero peso.Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.Perché sanno correre sugli scogli e neanch...
27/05/2025

Perché reggono l’intero peso.

Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.

Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.

Perché portano via.

Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.

Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.

Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica.

Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.

Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.

Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.

Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.

Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio.

Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.

Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella.

Perché non sanno accusare e non impugnano armi.

Perché sono stati crocefissi.

Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l’appoggio.

Perché, come le capre, amano il sale.

Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.

(Erri De Luca)

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