
05/08/2025
"Uccido 80 maiali al giorno.
Torno a casa e mia figlia mi chiede di accarezzare il nostro cagnolino.
Mi chiamo Massimo, lavoro in un allevamento intensivo.
Sono la mano. Sono il boia.
L’ingranaggio che trasforma il terrore in silenzio.
Qui non entra mai il sole.
Le giornate le scandiscono gli odori:
cloro, m***a, sangue.
Ogni giorno. Tutti i giorni.
Loro arrivano.
Li chiamiamo “il materiale”.
Ammassati, uno sull’altro. Esausti. Terrorizzati.
È il loro ultimo giorno: lo capiscono perfettamente.
Scariche elettriche.
Qualche bastonata.
Poi colpo in testa.
Lama in gola.
Qualcuno resta cosciente, ma tanto in 5 minuti finisce tutto.
È un valzer.
Un, due, tre: si guarda intorno. Gli do la scossa.
Un, due, tre: capisce cosa sta per accadere. Bastonata.
Un, due, tre: vuole fuggire. Gli blocco la testa.
Un, due, tre: urla. Colpo in testa e lama.
Ogni anno in Italia ne “lavoriamo” così 13 milioni.
La chiamano filiera produttiva.
La catena di montaggio della morte.
Ieri però un “materiale” si è comportato in modo diverso.
Era immobile. Silenzioso.
Mi fissava negli occhi.
Poi, con il muso bagnato, mi ha leccato la mano.
Una supplica? Una disperata richiesta di pietà? Si, è il messaggio finale di chi sa che è finita.
Poi il capo ha urlato:
“Ci sono delle scadenze!”
Colpo e lama.
Dicono che sono intelligenti come bambini di tre anni, sai?
Capiscono. Sentono. Sperano.
Riconoscono il loro nome.
Tre anni. Come Sophia.
È per lei che lo faccio.
Quando apro la porta, lei mi corre incontro:
“Papà, fai una carezza ad Artù!”
Artù mi lecca.
Mi guarda fisso negli occhi.
Si fida di me.
Artù mi guarda e si fida di me...
Ha lo stesso sguardo, preciso, cristallino, innocente: lo stesso sguardo prima del colpo.
Allora stamattina non era pietà?
Perché mi guardava negli occhi?
Quel bastardo non voleva pietà: voleva fidarsi.
Come ha osato farlo?
Come ha osato fidarsi proprio di me, maledetto?
Mi manca il respiro.
Qualche minuto dopo sono a tavola.
Mia moglie ha cucinato le salsicce.
“Mangiale che si fanno fredde”.
Scusa.
Ma stasera non posso.
Non ci riesco."
Massimo ha lavorato 15 anni nel macello di un allevamento intensivo lombardo.
Oggi non mangia più animali.
(Adamo Romano)