18/01/2018
Sorridere e ridere in terapia. (di Dra Annalisa DiLuca)
E' un tema che mi ha appassionata da sempre. A volte si possono affrontare cose anche molto difficili sorridendo e ridendo. Nel 2006 avuto la fortuna di incontrare ad un convegno internazionale sull’uso dell’umorismo nelle terapie Hunter Doherty "Patch" Adams noto medico, attivista e scrittore statunitense.E' una persona speciale che con la sua associazione ogni anno organizza gruppi di volontari, provenienti da tutto il mondo, per recarsi presso vari ospedali di diversi Paesi del mondo, travestiti da clown, con l'obiettivo di far riscoprire l'umorismo agli orfani e agli ammalati. È generalmente riconosciuto come l'ideatore di una terapia molto particolare: quella del sorriso, anche nota come clownterapia. Quella che è stata una grande intuizione riguarda, a mio giudizio, anche la psicoterapia. L'evidenza scientifica ci mostra come alla base dell'efficacia di un trattamento, di qualsiasi orientamento teorico si voglia, è fattore fondamentale una buona e franca relazione terapeutica. Anche le ultime riflessioni riguardanti gli esiti da disturbo post traumatico indicano come, a prescindere dalle tecniche elaborative utilizzate, è particolarmente importante la relazione terapeutica perché consente di influire sui livelli di funzionamento metacognitivo, in modo da rendere la persona più capace di far emergere le proprie risorse. Ricerche cliniche hanno ripetutamente dimostrato come l’alleanza terapeutica sia un potente fattore predittivo dell’esito del trattamento psicoterapeutico.Le caratteristiche personali e le capacità individuali del terapeuta che favoriscono l’alleanza o che, al contrario, ne rendono più probabile la compromissione, sono state oggetto di numerose indagini. Diverse ricerche hanno evidenziato numerosi attributi favorenti l’alleanza, tra i quali: capacità di esplorare temi interpersonali, elevato livello di metacognizione, tendenza a favorire l’espressione di emozioni in un’atmosfera di sostegno e attivo incoraggiamento, la capacità di assumere un ruolo collaborativo nel dialogo col paziente, la genuinità dell’interesse per l’esperienza del paziente.L’uso dell’ironia può assumere un ruolo importante per la costruzione e il mantenimento di una buona alleanza terapeutica. La capacità di ridere è una caratteristica dell’essere umano; è stato scientificamente provato che quando ridiamo e scherziamo vengono attivate molteplici reazioni chimiche che favoriscono l’apprendimento, la memoria e la capacità attentiva, oltre a consentire l’acquisizione di nuovi punti di vista.Durante una terapia la percezione dell’umorismo può variare in base a vari fattori: l’argomento affrontato, lo stato emotivo e mentale del paziente e ancor più rilevante, la fase della terapia che si sta affrontando. Maggior sarà la conoscenza e la complicità tra terapeuta e cliente, maggiore sarà la possibilità di cogliere aspetti umoristici della situazione in esame. Non esiste la ricetta per un corretto utilizzo dell’ironia e dell’umorismo e molto dipende dalle personalità in gioco e dalle capacità empatiche del terapeuta.Affinché l’umorismo produca effetti benefici, è dunque importante che il terapeuta lo usi consapevolmente come strumento aggiuntivo alla sua cassetta degli attrezzi professionali.L’umorismo può concorrere nel favorire la creazione della relazione, mettendo la persona a proprio agio e riducendo lo stress legato all’impatto emotivo della problematica riportata dallo stesso. Deve essere chiaro che insegnare a vedere un lato divertente e surreale di una situazione che ci riguarda non significa che quello che si sta provando o vivendo sia di poco conto, ma può essere occasione di riflessione sulle emozioni provate, trasformandole da negative in positive. L’umorismo è pertanto un’efficace strategia di coping ( dall’inglese to cope: fronteggiare, combattere) che può essere appresa in terapia e concorrere al processo riparativo che può permettere alla persona di leggere differentemente le cose che accadono: visioni apparentemente incompatibili vengono prese in considerazione, erodendo progressivamente la ferita percepita e dando respiro alla creatività e alla capacità di narrare le nostre difficoltà e la nostra storia.