19/02/2019
Lankavatara Sutra pag.21
Il Beato rispose: “I cinque Dharma sono: apparenza, nome, discriminazione, rettaconoscenza,
e la Realtà. Per apparenza si intende ciò che rivela se-stessa ai sensi ed alla
mente discriminante, ed è percepita come forma, suono, odore, gusto, e tatto. Da queste
apparenze, si formano idee, come creta, acqua, vaso ecc. per cui si dice: questa è tale e tale
cosa, e nient’altro, - e questo è il nome. Quando le apparenze si contrappongono e si
paragonano i nomi, come quando diciamo: questo è un elefante, questo è un cavallo, un
carro, un pedone, un uomo, una donna, oppure, questa è la mente e ciò che le appartiene, -
si dice che le cose così chiamate siano discriminate. Siccome queste discriminazioni
vengono viste come reciprocamente condizionantesi, come non-nate, come prive di autosostanza,
e quindi vengono ad essere viste come esse veramente sono, ovvero, come
manifestazioni della stessa mente, - questa è la retta cono-scenza. Da ciò, il saggio cessa di
considerare apparenze e nomi come realtà.
Quando apparenze e nomi sono messi da parte e ogni discriminazione cessa, ciò che
rimane è la vera ed essenziale natura delle cose e, poiché nulla può essere affermato come
l’essenza-natura, essa è chiamata la "Talità" della Realtà. Questa universale,
indifferenziata, imperscrutabile "Talità" è la sola e unica Realtà, che è diversamente
caratterizzata da Verità, Essenza-Mente, Intelligenza Trascendente, Nobile Saggezza, ecc
Il sistema-mente, che è il più caratteristico
marchio della personalità, originato dall'ignoranza, discriminazione, desiderio, e
dall’azione (karma), e le sue attività, vengono perpetuati grazie al percepire, afferrare e
divenire attaccati agli oggetti come se essi fossero reali. La memoria di queste
discriminazioni, desideri, attaccamenti ed atti, è immagazzinata nella Mente Universale da
tempi senza inizio, e si sta ancora accumulando, allorché essa condiziona l'apparire della
personalità ed il suo ambiente, e provoca dei continui cambiamenti e distruzione,
momento per momento Le manifestazioni sono come un fiume, un seme, una lampada,
una nube, il vento; la Mente Universale, nella sua voracità di ingoiare tutto, è come una
scimmia mai sazia, come una mosca sempre in cerca di cibo, e senza parzialità, come un
fuoco che non è mai esaurito, come un’argano che continua incessantemente a circolare. La
Mente Universale contaminata dall’energia dell’abitudine, è come un mago che fa apparire
e muovere persone e cose fantasmagoriche. Una completa comprensione di queste cose è
necessaria per capire l’assenza di ego delle persone.
Vi sono quattro tipi di Conoscenza: conoscenza apparente, conoscenza relativa, conoscenza
perfetta, e l’Intelligenza Trascendente. La conoscenza apparente appartiene agli ignoranti
ed agli ingenui, che sono assuefatti alla nozione di essere e non-essere, e che sono
spaventati al pensiero di essere non-nati. Essa è prodotta dalla concordanza della tripla
combinazione e si lega alla molteplicità degli oggetti; è caratterizzata da acquisizione e
accumulazione; è soggetta a nascita e distruzione. La conoscenza apparente appartiene agli
imbonitori mondani che si dilettano in discriminazioni, asserzioni e negazioni.
La conoscenza relativa appartiene al mondo mentale dei filosofi. Essa sorge dall'abilità
della mente a sistemare, combinare ed analizzare queste relazioni con i suoi poteri di logica
discorsiva e immaginazione, a causa della quale è in grado di sbirciare nel significato e nel
senso delle cose.
La Conoscenza Perfetta (jnana) appartiene al mondo dei Bodhisattva che rico-noscono che
tutte le cose non sono altro che manifestazioni della mente; che capiscono chiaramente la
vacuità, la non-nascita, l'assenza-di-ego di tutte le cose; e che sono penetrati nella
comprensione dei Cinque Dharma, della duplice assenza-di-ego, e della Verità
inimmaginabile. La Perfetta-Conoscenza differenzia gli stadi del Bodhisattva, ed è
l’ingresso al sentiero dell’alto livello di auto-realizzazione della Nobile Saggezza. La
Perfetta-Conoscenza (jnana) appartiene ai Bodhisattva che sono completamente liberi dal
dualismo di essere e non-essere, non-nascita e non-annientamento, da qualunque tipo di
asserzioni e negazioni e che, grazie all’auto-realizzazione, hanno ottenuto una intuizione
profonda nella verità dell’inimmaginabile assenza-di-ego. Essi non fanno più
discriminazioni riguardo al mondo, come soggetto alla causalità: essi vedono la causalità
che regola il mondo come un qualcosa di simile alla favolosa città dei Gandharva. Per essi,
il mondo è come una visione in un sogno, è come la nascita e la morte del figlio di una
donna sterile; per essi non c’è niente che si svolge e nulla che scompare.
I saggi che possiedono la Perfetta-Conoscenza, possono essere divisi in tre classi, discepoli,
maestri ed Arhant. I comuni discepoli sono separati dai maestri, in quanto essi continuano
a mantenere la nozione di individualità e generalità; i maestri nascono dai comuni
discepoli quando abbandonano gli errori di individualità e generalità, seppure essi si
aggrappano ancora alla nozione di un'ego-anima, a causa della quale vanno poi a ritirarsi
in solitudine. Gli Arhant sorgono quando viene realizzato ogni errore della
discriminazione. L’errore, essendo discriminato dal saggio, si trasforma in Verità in virtù
del “ribaltamento” che ha luogo nella più profonda coscienza. Allora la Mente, così
emancipata, entra nella perfetta auto-realizzazione della Nobile Saggezza.
Tuttavia, Mahamati, se tu asserisci che c'è una cosa come la Nobile Saggezza, non va più
bene, perché niente di ciò che è asserito come qualcosa partecipa della natura dell’essere
ed è quindi caratterizzato con la qualità della nascita. La vera asserzione: "Tutte le cose
sono non-nate" distrugge la veridicità di essa. Lo stesso è per le asserzioni: "Tutte le cose
sono vuote", e "Tutte le cose sono prive di auto-natura", Entrambe sono insostenibili
quando messe nella forma di asserzioni. Ma quando è indicato che tutte le cose sono come
un sogno ed una visione, si intende che in un modo esse sono percepite, ed in un altro
modo, esse non sono percepite; ovvero, nell’ignoranza esse sono percepite ma nella
Perfetta-Conoscenza, esse non sono affatto percepite come tali.