18/11/2020
In merito alle metatarsalgie occorre come sempre differenziare l’eziopatogenesi del disturbo così da indicare al paziente la miglior soluzione terapeutica.
Le metatarsalgie nella fattispecie descrivono un quadro algico localizzato ad una o più teste metatarsali, principalmente ad origine biomeccanica e/o di altra natura.
Le cause biomeccaniche sono fondamentalmente sostenute da alterazioni e dismorfismi che possono inficiare i rapporti retroavampodalici nei casi di piede piatto, piede cavo anteriore, posteriore (raro), misto e cavo anteriore mediale, piede trasverso-cavo o cavo anteriore di Villadot, ma anche insufficienza del primo raggio e talvolta del primo e quinto raggio, formule metatarsali, ecc. Va specificato tuttavia che alcune alterazioni biomeccaniche che inducono metatarsalgia sono secondarie anche a patologia neurogena (Charcot-Marie-Tooth, Friederich, ecc).
Le metatarsalgie non biomeccaniche, benché talvolta di difficile individuazione, originano invece a seguito di eventi di natura traumatica, microtraumatica, infiammatoria di interesse sistemico su base autoimmune, ma anche neurovascolare, infettiva, neoplastica, ecc.
Contestualmente si differenziano il trattamento ed il follow up che devono necessariamente tener conto delle variabili osservate.
In alcuni casi la terapia ortesica può normalizzare la biomeccanica di base e quindi migliorare il quadro clinico, tuttavia in alcuni casi il loro apporto può rivelarsi inutile o addirittura controproducente.
All’esame obiettivo è fondamentale osservare tra le altre cose la tensione dei tendini estensori delle dita normalmente non osservabili specie a riposo e le griffe digitali, condizioni queste presenti nel cavismo, come anche l’assenza dell’impronta al podoscopio della falange prossimale dell’alluce. Altro importante riferimento è costituito dalla presenza di eventuali ipercheratosi dell’avampiede (callosità) circoscritte alle articolazioni metatarso-falangee, interfalangee dorsali ed alle estremità digitali cutanee.