Chiara Vittorini

Chiara Vittorini Psicologa
Libroterapeuta
Conduttrice di classi di bioenergetica.

Perché a volte, per trovare noi stessi, dobbiamo tornare dove tutto è iniziato ✨~~Le fiabe che abbiamo amato hanno accol...
22/01/2025

Perché a volte, per trovare noi stessi, dobbiamo tornare dove tutto è iniziato ✨
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Le fiabe che abbiamo amato hanno accolto le nostre angosce più profonde, hanno dato loro forma, ci hanno aiutati a crescere e ad affrontare le sfide di sviluppo a cui siamo stati esposti. Sono state uno strumento potente i cui insegnamenti portiamo ancora dentro e che ancora modulano e influenzano i nostri comportamenti adulti.
Il gruppo di fiabaterapia ti permette di:
✨restituire un senso ai personaggi e alle storie che ti hanno colpito e cambiato, comprendendo più profondamente te stesso e le tue scelte;
✨recuperare parti di te stesso che hai smarrito per strada;
✨scoprire, grazie allo scambio col gruppo, nuove prospettive di crescita e sviluppo;
✨riaprirti alla vitalità e spontaneità.
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Quando ho visto l’ombra che il mio ficus proiettava sul muro mi è venuto da sorridere.È una pianta maestosa, resistente,...
16/10/2024

Quando ho visto l’ombra che il mio ficus proiettava sul muro mi è venuto da sorridere.
È una pianta maestosa, resistente, che può crescere fino a oltre 40 metri in natura e che tollera molte condizioni ambientali sfavorevoli.
Come il mio ficus anche noi spesso incontriamo condizioni ambientali difficili, che mettono a dura prova la nostra resistenza e sopravvivenza psico fisica. A volte, quando veniamo feriti impariamo a chiudere il nostro cuore per proteggerlo da altri danni. Il petto si irrigidisce creando una gabbia toracica contratta e tesa. Irrigidendo il petto riduciamo le sensazioni che possono arrivare in questa zona delicata. Questo ci protegge dal dolore ma ci isola anche dall’amore.
È l’amore, per Lowen, che scioglie il petto e guarisce il cuore. Tuttavia quando ci chiudiamo e irrigidiamo stiamo in realtà allontanandoci dalla possibilità di guarire le nostre ferite.
La paura di apparire deboli e mostrare le nostre fragilità ci convince a mostrare solo la parte forte e resistente di noi, nascondendo il cuore e le parti più vulnerabili di noi.
Tuttavia anche il maestoso ficus non ha paura a mostrare il suo cuore, questo perché è l’essere in contatto con le nostre fragilità che ci rende davvero forti. È il poter essere in connessione autentica con noi stessi e con gli altri che ci permette di riaprirci all’amore e guarire le ferite del nostro cuore.
Come il mio ficus dovremmo recuperare il grounding, il radicamento a chi siamo: individui pieni di forza e resilienza e tuttavia portatori di un cuore vulnerabile e fragile che chiede solo di essere amato.
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L e fiabe fanno male?~~Spesso i genitori si chiedono se la violenza di certe fiabe non possa accrescere l’aggressività d...
06/09/2024

L e fiabe fanno male?
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Spesso i genitori si chiedono se la violenza di certe fiabe non possa accrescere l’aggressività dei propri figli. Tuttavia è proprio il contrario: le fiabe aiutano a comprendere e contenere la propria aggressività, grazie alla possibilità di darle un volto e una rappresentazione chiara e precisa.
Attraverso la vicenda dell’eroe e del cattivo il bambino apprende il processo interno di superamento e gestione delle proprie componenti più aggressive, gelose, volitive e violente.
Il bambino si sente rassicurato a vedere che certi suoi impulsi sono normali e vengono rappresentati insieme a tutti gli altri; senza fiabe il bambino resta in preda ad angosce e paure a cui non sa dare un nome o una collocazione. Questo lo porta a sentirsi sbagliato e cattivo.
Grazie alle fiabe, invece, gli insegniamo ad accettare e riconoscere tutte le sue parti, dandogli gli strumenti adatti per mantenere un equilibrio di quelle positive e vitali.
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Le illusioni dell’amore pt.1~Ciascuno di noi nutre e coltiva dentro di sé specifiche illusioni e convinzioni su cosa sia...
16/06/2024

Le illusioni dell’amore pt.1
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Ciascuno di noi nutre e coltiva dentro di sé specifiche illusioni e convinzioni su cosa sia l’amore.
Spesso queste diventano canovacci rigidi che riguardano le esperienze più precoci che abbiamo vissuto, determinando le modalità con cui ci rapportiamo ancora oggi.
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La prima illusione è “Con il tuo amore mi salverai”.
Quando un individuo cresce senza un adeguato nutrimento affettivo manterrà dentro di sé uno stato carenziale, un vuoto da riempire. Il bisogno infantile di potersi finalmente abbandonare all’altro totalmente. In questi casi allora il dipendente affettivo idealizza il partner, lo vede come una figura onnipotente e salvifica (come il genitore di cui avrebbe avuto bisogno). Si aggrappa all’idea che questo partner perfetto potrà magicamente cancellare il passato, i vuoti e i sentimenti profondi di tristezza e angoscia. La spinta all’amore, qui, si basa sul bisogno di affidarsi completamente al partner, consegnandogli la presa in carico totale di sé stessi. È un bisogno di fusione, di riprendersi quell’amore incondizionato e totale che nell’infanzia non si è ricevuto.
Tuttavia questa è un’illusione: l’amore salvifico non esiste. La devozione incondizionata di una madre che non si è ottenuta nell’infanzia non può essere replicata completamente da adulti. “Nessun adulto può amare un altro adulto rieditando uno schema di attaccamento che è biologicamente predisposto per l’accudimento della prole” (Borgioni, 2022). Il partner potrà comprenderci e sintonizzarsi con noi, ma non nella maniera totale e incondizionata di un genitore. L’altro a cui ci volgiamo da adulti è sempre portatore di limiti, difetti e bisogni personali di calore e accudimento. L’individuo sostenuto da un adeguato senso di sé cerca un completamento al proprio essere, il dipendente affettivo invece cerca qualcuno che si sostituisca del tutto a lui, in una modalità ricettiva e passiva. “Restituiscimi l’amore che non ho avuto e cancella il dolore che ho passato”.
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Restituire energia al nostro diavolo ~~Spesso le nostre ombre ci fanno talmente paura che impariamo a reprimerle e nasco...
28/05/2024

Restituire energia al nostro diavolo
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Spesso le nostre ombre ci fanno talmente paura che impariamo a reprimerle e nasconderle. Forse facevano paura ai nostri genitori, forse abbiamo imparato ad averne paura anche noi.
In bioenergetica ci riferiamo a queste parti come ai nostri “diavoli” interni, che rappresentano due movimenti essenziali dell’uomo: aggressività e sessualità. (Aggressività nel senso di affermazione di sé, espansione, movimento attivo nell’espressione dei propri bisogni e desideri).
Spesso questi due movimenti sono repressi o bloccati: nascondiamo sotto al tappeto le parti più oscure di noi che abbiamo imparato a temere e non sappiamo gestire. Il “diavolo” in bioenergetica si riferisce al dibuk ebraico: una sorta di alleato mistico capace di aiutare l’asceta a tirar fuori l’energia che gli abita dentro e che altrimenti rischierebbe di restare inesplosa e quindi di implodere.
Ognuno di noi possiede lati oscuri ed ombre: la terapia ci insegna a percepirli come alleati in grado di favorire la nostra espansione e felicità. Il punto fondamentale diventa allora quello di integrare e incorporare il nostro “diavolo”, riprenderne consapevolezza senza più doverlo reprimere o negare. Quando lo nascondiamo sotto al tappeto, infatti, esso continuerà a vivere nell’ inconscio, producendo i suoi effetti in modo spesso impulsivo e distruttivo, poiché non integrato e padroneggiato consapevolmente.
La terapia ci insegna a riprenderci la forza del nostro diavolo interiore, cioè a ri-possedere e liberare quell’energia bloccata e repressa della nostra sessualità e aggressività.
Riprendendo contatto con la nostra forza bloccata saremo individui più consapevoli e capaci di vivere in maniera congrua e coerente con ciò che sentiamo profondamente.

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«L’impulso ad amare può essere profondamente sepolto e represso con forza, ma non può essere totalmente assente».~~L’amo...
27/05/2024

«L’impulso ad amare può essere profondamente sepolto e represso con forza, ma non può essere totalmente assente».
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L’amore ci ammorbidisce e scioglie ma essere morbidi significa essere anche vulnerabili, e questo può far paura, sopratutto quando si è stati feriti nel cuore.
La rigidità corporea allora diventa la difesa per tenere il cuore al riparo: la muscolatura volontaria si contrae come una corazza, l’armatura degli antichi cavalieri. Questa rigidità, nata per proteggere il cuore, impedisce però di lasciarsi andare fino in fondo alla tristezza, di abbandonarsi completamente all’amore. Questa rigidità limita la possibilità di farsi pervadere dalla profonda gioia e piacere.
Arrendersi al corpo significa rinunciare alle difese che bloccano l’apertura alla vita, riaprendo la strada al proprio flusso vitale. Arrendersi al corpo significa riconquistare ed affermare il proprio diritto a protendersi verso il proprio piacere e il proprio amore, recuperando una loro integrità e unione. Arrendersi al corpo significa ammorbidire la corazza e permettersi finalmente di piangere e ridere pienamente, fino in fondo.
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L’amore che fa paura ~~Molti hanno paura dell’amore. Come il re che considera cadere dalla sella una perdita di potere c...
26/05/2024

L’amore che fa paura
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Molti hanno paura dell’amore. Come il re che considera cadere dalla sella una perdita di potere così tante persone hanno paura che innamorarsi le renda fragili. Come se l’amore fosse una debolezza, una caduta. Non è un caso che in inglese innamorarsi si dica “falling in love”, letteralmente “cadere in amore”.
Questo succede quando la nostra vulnerabilità ci spaventa, quando siamo stati feriti profondamente e abbiamo imparato a difenderci per non provare mai più un dolore così grande. Per difenderci dall’amore impariamo a trattenerci, a limitare il nostro sentire con blocchi e tensioni croniche, proteggendo il cuore con muraglie che, per tenerci al sicuro, ci rendono al contempo sempre più soli e isolati.
È quello che vive Mattia, protagonista di Quei marinai. Spaventato dall’amore e dai rischi che comporta, vive chiuso nel proprio dolore. L’unico che ha accesso al suo nucleo morbido e spaventato è il gemello, Gabriele. Il dolore subito è stato talmente grande che Mattia ha chiuso il suo cuore, ponendo a guardia strati di rabbia e aggressività. Quando incontra Elisa le sue convinzioni traballano, l’amore segregato esplode dentro di sé costringendolo a fare i conti con i propri sentimenti a lungo trattenuti. Elisa (e ciò che prova per lei) diventa allora la nemica che lo obbliga a sentire dentro di sé parte di quella vulnerabilità che lo spaventa e annienta.
La violenza, la rabbia sono allora il risvolto della sua profonda paura e il tentativo distruttivo di proteggersi da un dolore talmente grande da minacciare la sua sopravvivenza.
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Quei marinai è disponibile su Amazon e sui siti delle maggiori librerie italiane.

https://www.lafeltrinelli.it/quei-marinai-libro-chiara-vittorini/e/9791255991212

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Una luce nella notte 💡Un   per superare la   ~•Betty è una bambina molto coraggiosa mentre Cosmo è un orsetto che ha pau...
11/05/2024

Una luce nella notte 💡
Un per superare la
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•Betty è una bambina molto coraggiosa mentre Cosmo è un orsetto che ha paura del buio. La bimba gli mostra tutte le belle cose che si possono fare quando c’è l’oscurità e nel mostrargliele raggiungono una “caverna senza nome”.
•Questa caverna è la parte più buia e oscura di noi, quella che non vogliamo vedere, le paure e angosce che neghiamo, e a cui non possiamo quindi a dare un nome.
•Man mano che procedono l’oscurità si fa più pressante. A un certo punto un cartello dice loro di Spegnere tutte le luci.
•Spegnere le luci significa mollare, arrendersi alle nostre profondità interiori, abbandonare l’illusione di controllare tutto e affidarsi a quel che c’è dentro di noi. (Non è un caso che molti adulti continuano a dormire con qualche lucetta accesa!)
•Betty si affida a se stessa e spegne la torcia: davanti a loro si apre un mondo di luci magiche e splendenti. Scendendo dentro noi stessi possiamo scoprire la luce che alberga in noi e che ci illumina da dentro.
•Dopo aver visto e visitato la loro caverna Betty e Cosmo tornano nel mondo e scoprono che adesso quella luce interiore la portano sempre con sé. Se ne sono riappropriati.
• La caverna ha finalmente acquistato un nome:“La caverna di Cosmo”.
Solo dopo aver attraversato e visitato la nostra interiorità possiamo dare un nome a ciò che proviamo e che sentiamo e questo ci fa riacquistare la forza della nostra luce interiore.
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Un libro bellissimo che ci ricorda quanto sia importante prenderci cura di tutte le nostre parti, di tutta la nostra interiorità, perché è nella completezza che ci possiamo sentire integri.
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Vallecrosia

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