29/09/2025
26 settembre:
ricordando Mauro Rostagno, il sogno di una rivoluzione pacifica
Il 26 settembre ricorre l’anniversario dell’uccisione per mano mafiosa di Mauro Rostagno, assassinato nel 1988, socio fondatore insieme a Francesco Cardella e Chicca Roveri delle Comunità Saman. A Trapani come ogni anno, gli operatori, insieme ai ragazzi delle nostre Comunità, si recano al cimitero di Valderice, sulla sua tomba, per deporre un fiore. Siamo sicuri che lui avrebbe voluto essere ricordato così: con un gesto semplice, un fiore sulla sua tomba, portato dai nostri ragazzi, i suoi ragazzi.
È un rito che si rinnova ogni anno, ma che non perde mai intensità. Perché dietro quel fiore c’è gratitudine, c’è memoria, e c’è la consapevolezza che il sogno di Mauro, una società capace di accogliere e di restituire dignità, continua a vivere dentro i cammini di chi oggi cerca riscatto.
Ogni anno, in questo giorno, il Responsabile della Comunità, Gianni Di Malta, amico e collaboratore di Mauro — racconta ai nostri ospiti la sua storia. Non solo per ricordare l’uomo, ma per mostrare quanto le radici delle Comunità Saman siano intrecciate al suo pensiero e alla sua vita. Ribadire questo legame è importante: se oggi tante persone hanno la possibilità di intraprendere un percorso di cura all’interno di un luogo accogliente, terapeutico e riabilitativo, lo si deve al fatto che, tanti anni fa, Mauro Rostagno, Francesco Cardella e Chicca Roveri, decisero di fondare la prima Comunità Terapeutica proprio in Sicilia. E quella realtà esiste ancora, ed è viva e pulsante e porta avanti ogni giorno la battaglia iniziata da Mauro: dare a chi vive il dramma della dipendenza un’opportunità di riscatto, una possibilità concreta di liberarsi dalla sostanza e dallo stigma che l’accompagna.
Mauro amava ripetere: “ non voglio trovare e un posto in questa società, ma costruire una società in cui valga la pena di trovare un posto”. Invitava i ragazzi ad amare e rispettare la comunità, a custodirla come un bene prezioso. Credeva che il compito delle Comunità Terapeutiche fosse quello di mantenere il bello: non solo nelle strutture o negli spazi, ma soprattutto nei sentimenti, nell’accoglienza, nell’ascolto, nell’empatia.
Per lui, le Comunità dovevano essere un piccolo Paradiso per i ragazzi, perché l’Inferno, quello della dipendenza e della sofferenza, lo avevano già conosciuto.
Ricordare Mauro significa anche ricordare la sua coerenza. Negli anni del ’68 e di Lotta Continua, quando una parte del movimento imboccò la via della lotta armata, lui scelse di tirarsi indietro. Non era quella la rivoluzione che sognava: non armi, ma intelligenza, pensiero critico, solidarietà, pace.
La sua eredità ci interroga ogni giorno: siamo all’altezza del suo pensiero, del suo coraggio, della sua visione? Non lo sappiamo. Ma una cosa è certa: il nostro impegno, come gruppo di lavoro, è rivolto a questo, a mantenere viva la sua memoria, a percorrere la strada che lui ha tracciato, a tenere accese le comunità, affinché restino luoghi di bellezza, di accoglienza e di riscatto.
Mauro, siamo ancora alla tua altezza? Non possiamo dirlo con certezza. Ma il nostro impegno, giorno dopo giorno, continua a tendere verso di te.