
01/09/2025
Importanza e urgenza non sono affatto sinonimi: una buona consapevolezza sull’organizzazione e gestione delle priorità sul lavoro riduce il rischio di stress e burnout.
Il 76% dei lavoratori risponde alle mail entro un’ora, mentre il 32% lo fa addirittura entro 15 minuti. Questi dati, tratti dallo studio di Laura M. Giurge (London Business School) e Vanessa K. Bohns (Cornell University), evidenziano quanto la rapidità nella gestione delle comunicazioni digitali sia diventata una norma diffusa negli ambienti di lavoro contemporanei. Ma cosa si cela dietro questa apparente efficienza?
Secondo la ricerca, la pressione a rispondere rapidamente alle email non nasce solo da esigenze organizzative o da una reale urgenza dei messaggi ricevuti. Piuttosto, si tratta di una vera e propria “email response bias”: la convinzione, spesso infondata, che chi ci scrive si aspetti una risposta quasi immediata. Questo bias porta i lavoratori a sovrastimare l’importanza della tempestività e a sottovalutare la tolleranza dei mittenti rispetto ai tempi di risposta. In realtà, lo studio mostra che chi invia una mail si aspetta una risposta molto meno rapida rispetto a quanto credano i destinatari.
Il risultato è un circolo vizioso: i lavoratori, per paura di essere percepiti come poco reattivi o poco professionali, finiscono per controllare la posta elettronica in modo compulsivo, interrompendo spesso le attività principali e riducendo la capacità di concentrazione. Questa iper-reattività può portare a un aumento dello stress, a una minore produttività e a una costante sensazione di urgenza, anche quando non ce n’è reale bisogno.
Inoltre, la rapida risposta alle email viene spesso interpretata come segno di dedizione e affidabilità, ma lo studio suggerisce che questa abitudine rischia di diventare controproducente. La gestione continua delle interruzioni digitali può infatti compromettere la qualità del lavoro svolto e aumentare il rischio di burnout. Gli autori invitano quindi le organizzazioni a ripensare le proprie aspettative sulla comunicazione digitale, promuovendo una cultura che valorizzi la qualità delle risposte più che la loro velocità.
Riconoscere e correggere l’"email response bias" potrebbe migliorare il benessere dei lavoratori e la qualità del lavoro, senza compromettere l’efficacia della comunicazione aziendale.