21/07/2025
Più sono bugiardi, più si offendono. È una dinamica sottile, quasi teatrale, che si consuma nell’invisibile spazio tra la menzogna e la paura di essere smascherati. Chi mente spesso, non lo fa solo per ingannare gli altri, ma per proteggere un’immagine fragile di sé, una versione costruita a fatica che rischia di crollare al primo sguardo troppo attento. E così, quando anche solo sfiori quella finzione con la punta della verità, reagiscono con rabbia, si offendono, si chiudono. Perché nel fondo sanno che stai vedendo qualcosa che loro stessi non vogliono vedere.
L’offesa diventa allora uno scudo, un modo per spostare l’attenzione, per ribaltare i ruoli e far sentire colpevole chi ha avuto il coraggio di dubitare. È un riflesso istintivo: il bugiardo, in realtà, è spesso il primo a temere la verità, perché sa che una sola crepa potrebbe far crollare l’intero castello di carte.
Eppure, dietro ogni menzogna c'è quasi sempre una ferita. Nessuno mente davvero per piacere. Si mente per paura, per vergogna, per bisogno disperato di essere accettati. Ma quando la menzogna diventa abitudine, quando sostituisce la verità nella relazione con gli altri, allora si diventa incapaci di sostenere lo specchio dell'onestà. E ci si offende, come se la sincerità altrui fosse un'aggressione, un'invasione.
In fondo, chi si offende facilmente davanti alla verità, non si difende da chi parla, ma da sé stesso. Perché le parole più scomode sono spesso quelle che, se ascoltate fino in fondo, ci costringerebbero a cambiare. E non tutti sono pronti.